giovedì 31 dicembre 2009

Bollicine italiane superano nelle vendite le bollicine francesi


Sono 4 o 5 anni che che lo spumante italiano, metodo classico, ha continuato a rosicchiare quote di mercato alle bottiglie francesi di Champagne. Già nel 2008 le quote di mercato nel mondo si erano equilibrate, ma quest’anno complice la crisi economica delle famiglie, la stragrande maggioranza dei consumatori brinderà con bottiglie italiane. Un forte aiuto per le vendite è arrivata dalla campagna pubblicitaria voluta dal Ministero delle politiche agricole con lo spot televisivo “Brindo Italiano” L’apertura in diretta di bottiglie formato 3 l. ha trainato le vendite e le molte bottiglie di prosecco di Valdobbiadene stappate in diretta fornite dal Consorzio tutela di Conegliano hanno aiutato ad incrementare le vendite del 5%. Ma tutte le zone produttrici, soprattuto nel Nord Italia hanno beneficiato d’ incrementi simili. Vale la pena di ricordarle da Asti all’Oltrepo Pavese, dalla Franciacorta alla zona di Trento con il suo “Trento doc”. La carta vincente dei prodotti italiani è stata la continua cura nell’innovazione e nella controllo qualità del prodotto e, per queste ragioni, il confronto qualità-prezzo è stato assolutamente vincente. In Francia alcune catene di supermercati hanno esposto bottiglie di Champagne a prezzi intorno ai 9-10 €. avendo come effetto un disorientamente della clientela abituato a prezzi almeno doppi per le “Maison” di larga diffusione. Il crollo nelle vendite di tale prodotto ha raggiunto quote del 26% nel mercato interno, e del 66% dell’esportazione verso l’Italia che resta comunque il 3° mercato per valore e 5° per quantità. Questo dato è importante non sottovalutarlo perché indica lo spazio che ancora esiste per la diffusione del prodotto italiano nel nostro paese.

martedì 29 dicembre 2009

2010 Novità per il mondo del lavoro


Voucher saranno utilizzabili anche nel settore pubblico e negli enti locali nell’ambito del lavoro accessorio e nel rispetto dei vincoli di contenimento della spesa del personale.
Cocopro aumenta dal 20 al 30% del reddito 2009 l’una tantum prevista per i collaboratori a progetto disoccupati da almeno 2 mesi (tetto massimo € 4.000) la richiesta va fatta direttamente alla gestione separata dell’Inps. Il mancato versamento delle trattenute previdenziali diventa illecito penale.
Apprendistato: la finanziaria prevede uno stanziamento di 100 mln di € sia per i corsi di formazione e istruzione, sia per l’acquisizione di un diploma o frequenza a corsi di alta qualificazione. I C.C.N.L. sottoscritti nel 2010 potranno prevedere la fissazione di retribuzione con percentuali commisurate alla retribuzione dei lavoratori con mansioni equivalenti e il loro graduale incremento in rapporto all’anzianità di applicazione.
Pari opportunità la legislazione italiana fa sua la direttiva europea che prevede in caso di discriminazione multe a carico del datore di lavoro sino a 500.000 € e pene detentive sino a 6 mesi. Una particolare tutela è prevista per i genitori che vogliono adottare un bambino nel periodo precedente l’adozione, in caso di assenza dal posto di lavoro.
Staff leasing. Le agenzie di lavoro interinale, dopo 2 anni di fermo, potranno, assumere a tempo indeterminato personale che successivamente lavoreranno presso imprese e clienti, mediante accordi tra agenzie e aziende. E’ previsto l’estensione di questa pratica a colf e badanti mediante medesimo accordo.
Incentivi particolari sono previsti per le aziende che assumono disoccupati o lavoratori disabili.

lunedì 28 dicembre 2009

Pensioni. Aumenti e nuove regole


Con il 1° gennaio 2010 ecco le novità nel campo pensioni
Per effetto della rivalutazione automatica annuale le minime aumenteranno a € 460,97.
Le pensioni con maggiorazione (quelle attestate al vecchio milione di lire) a € 597,41. Per le pensioni superiori al minimo l’aumento sarà dello 0,7% sino a 2.288 € mensili, oltre questo livello la percentuale di rivalutazione sarà dello 0,525%.
Nel 2010 i pensionati che ricevono assegni legati al reddito familiare non dovranno più presentare il Red.
Le relative informazioni riguardante i redditi da pensione saranno comunicate direttamente all’Inps dagli uffici pubblici che ne sono in possesso.
Le nuove pensioni calcolate con il sistema misto tra il retributivo e il contributivo saranno più leggere in quanto il calcolo del sistema contributivo conteggia i versamenti effettivamente versati nel corso degli ultimi anni.
Dal 1° gennaio le donne dipendenti dallo stato, compreso il settore sanità e infermieristico, potranno andare in pensione di vecchiaia solo a 61 anni. L’innalzamento del requisito dell'età si sposterà in avanti di un anno ogni due sino ad arrivare a 65 anni nel 2018, come per i maschi. Ovviamente non vale per chi compie 60 anni entro il 31/12/2009, con almeno 20 anni di contributi.
Anche i collaboratori parasubordinati (ex co.co.co) iscritti alla gestione separata Inps subiranno un aumento del prelievo sulle retribuzioni dal 25,72% al 26,72% per effetto dell’ultimo adeguamento previsto dalla legge 247 del 2007. Il contributo alla gestione separata rimane al 17% per coloro che hanno un’altra copertura previdenziale o sono già in pensione e continuano la loro attività lavorativa.
Per l’invalidità civile le domande dovranno essere presentate direttamente all’Inps via internet e non più all’ASL, la stessa prassi varrà anche per i medici che rilasciano i relativi certificati. La proiezioni è di ridurre i tempi della concessione dei benefici, pensionistici o dell’ assegno di accompagnamento, del 50%.

Scocca l’ora dei saldi


Inizia l’era dei saldi con il 2 gennaio del prossimo anno. Qualcuno si chiede se sono saldi d’inizio stagione o di qualche fine periodo. In effetti l’inverno è iniziato da qualche settimana, caso mai è finita la tredicesima. D’altra parte con tutti gli outlet in giro per l’Italia e qualcuno anche nelle grandi città, ai quali si aggiungono le vendite speciali per fallimento o per chiusura di fine anno diventa sempre più difficile distinguere bene quando finisce un periodo e ne inizia un altro. A queste considerazione bisogna aggiungere che con le vendite di Natale molti consumatori hanno dato fondo alle proprie riserve economiche, per cui dovranno aspettare nuove entrate o nuovi risparmi per riprendere con lena acquisti al di fuori delle necessità più urgenti. Da questo punto di vista è possibile, data la vicinanza alle festività natalizie appena trascorse, un calo delle vendite. Alcuni esperti del settore, anche all’interno della Confcommercio, incominciano a pensare che una correzione di rotta nel settore va fatta, enfatizzando meno i saldi più o meno continui, ma inviando ai consumatori messaggi più chiari. Le vendite speciali si dovrebbero liberalizzare nel corso dell’anno ogni volta che un commerciante ne ha la necessità specificando se si tratta di vendita speciale per chiusura di negozio, cambio di gestione o fine serie di alcuni prodotti. Lasciando i saldi al vero cambio di stagione per i quali le date sono universalmente conosciute

venerdì 25 dicembre 2009

Auto. Settore in ristrutturazione


La necessità di ridurre la sovraproduzione di auto nel mondo, sta portando inevitabilmente alla cancellazione di alcune fabriche e di alcuni marchi storici. In Italia ha fatto scalpore l’intervento dell’ A.D. della Fiat Marchionne che il giorno 23 dicembre, presentando il piano industriale al governo e alle parti sociali per il prossimo triennio 2010-2012, ha fatto presente che in questo contesto, nonostante investimenti per 8 mld di €, di cui 2/3 terzi in Italia, non c’è spazio per lo stabilimento di Termini Imerese, in Sicilia, che cesserà la produzione di auto nel 2011. Troppo costosa per vari problemi, anche logistici, la produzione in quel sito che carica un sovraprezzo di 1000 € su ogni autovettura rispetto ai costi industriali ottenuti negli altri stabilimenti Fiat nel mondo. In Polonia, con un solo stabilimento e una forza lavoro di circa 6/7000 dipendenti si fabricano circa 650.000 autovetture l’anno, l’equivalente che si raggiunge in Italia con il triplo di addetti. In USA, la GM, per la necessità di sopravvivenza, ha annunciato la soppressione di 2 marchi famosi come la Pontiac, nota per alcuni modelli sportivi come la GTO e la Firebird, e della Saturn, nata soltanto nel 1990, come contraltare per resistere all’invasione delle piccole e medie cilindrate europee e giapponesi. La Ford ha annunciato che, nel primo trimestre 2010, venderà la svedese Volvo ai cinesi della Gely per solo 2 mld di dollari, con una minusvalenza di 4,4 mld rispetto al prezzo pagato nel 1999. Ancora non è chiaro l’approdo finale della svedese Saab, contatti in corso ci sono con la cinese BAIC. Altre acquisizioni, con profonde ristrutturazione, sono previste dalla Volkswagen, che ultimamente ha acquisito una partecipazione significativa nella giapponese Suzuki. Ma altri cambiamenti premono sul settore e riguardano la necessità di ridurre al minimo l’emissioni inquinanti e i costi d’esercizio. Negli ultimi 6 mesi c’è stato un crescendo di offerte d’auto alimentate a GPL o metano. Le vendite rispetto al 2008 sono aumentate del 30% in questo segmento che vede in totale percentuali ancora ridotte con una media nazionale di circa il 5,5% del parco vetture. La causa di questa limitata penetrazione è costituita dal numero insufficiente di pompe eroganti, soprattutto nel regioni del sud Italia. L’altra variazione che può riportare nel giro di un quinquennio ad un nuovo rimescolamento del settore e dei siti produttivi nel mondo sarà la vettura ibrida alimentata in parte con carburante fossile e in parte elettrica. I passi avanti che la tecnologia del settore batterie ha fatto in questi 2/3 anni fa ben sperare in una riduzione di emissioni nocive con un miglioramento del clima e su risparmi significativi di carburante.

mercoledì 23 dicembre 2009

Economia. Nuovi spazi per l’Europa


Il risultato non eccellente della riunione dell’ONU sul clima di Copenaghen ha evidenziato la creazione di una direzione del mondo a geometria variabile, che però evidenzia la presenza sempre più incisiva di nuovi protagonisti a livello internazionale come la Cina. l’India e il Brasile. Sempre più spesso si trovano sigle nuove come G2, G4 che riprendono il numero dei” players” in campo e una perdita di incisività della UE. In questi giorni sui giornali si da un grande risalto al protagonismo dei paesi africani e alle loro risorse petrolifere. Con la riunione di fine aprile a Barcellona, dopo 7 anni di lavoro e 9 mln di € di spesa, 5 paesi europei che si affacciano sulla sponda nord del mediterraneo Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Grecia e 5 paesi della sponda nord africana, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto hanno dato il via alla nascita di “Euromed-marchè” con sede a Parigi, e possibile spostamento della sede in una città del sud Italia , che ha l’obbiettivo di adottare tutte quelle misure per sostenere una zona di libero scambio. Mentre al momento attuale altri paesi si muovono per aderire velocemente a questa zona, nuovi concorrenti-investitori, come i paesi del Golfo, si sono affacciati alla ribalta con investimenti che negli ultimi 5 anni hanno raggiunto la cifra di 70 mld di € in tutta la fascia sud del Mediterraneo partendo dai paesi del Maghreb sino al Libano e alla Siria, compresi Cipro, Malta e Israele. Praticamente investendo in tutti i settori, dalla banche alle infrastrutture, dalla logistica alla fabbriche. Anche l’UE ha fatto la sua parte, sia pure investendo in ordine sparso. La cifra va triplicata mettendo nel conto gl’investimenti europei già effettuati, con alcune accelerazioni previste dai nuovi accordi che l’Italia ha siglato soprattutto con Libia, Egitto e Algeria. L’acquisizioni e il trasporto di quantità di petrolio e gas, mediante nuovi oleodotti che collegheranno le due sponde del Mediterraneo, svilupperà ancor di più i legami commerciali in atto. Alle spalle di questi paesi della prima fascia ci sono altri paesi che hanno grandi giacimenti di petrolio. L’Angola, che solo negli ultimi 20 anni, nonostante la guerriglia, ha scoperto nuovi giacimenti che gli hanno consentito di conquistare con 1,8 mgb di petrolio al giorno il primo posto nella classifica dei produttori africani con possibilità d’incremento del 30% nei prossimi 2 anni. Poi c’è la Nigeria, con i 2 mbg, incrementabili di 1 mgb, guerriglia della zona delta del Niger permettendo. Il Ghana, una paese forte di un governo democratico efficiente, già grande esportatore di cacao, metterà in produzione Jubilee, una giacimento off-shore dal prossimo anno. La Sierra Leone, la Liberia e la Costa d’Avorio, hanno scoperto di recente di avere off-shore giacimenti ricchi di petrolio da mettere in produzione nel giro di 2/3 anni. Sono tutte realtà che se saranno capaci di utilizzare al meglio le risorse a favore delle condizioni di vita delle loro popolazioni, potranno essere i nuovi partners di una Europa coesa nel guardare al sud del mondo, e fermare le ondate di emigrazioni, con il miglioramento delle condizioni di vita locale


domenica 20 dicembre 2009

Firmato nuovo C.C.N.L. dei chimici 2010/2012


Con qualche giorno di anticipo rispetto allla naturale scadenza del 31/12/2009 i sindacati CGIL-CISL-UIL ,,unitariamente e la Federchimica-Farmaindustria, hanno firmato l’ipotesi di accordo di rinnovo del contratto del settore della chimica, che andrà a pieno regime dopo l’approvazione delle assemblee dei lavoratori. La durata triennale della parte economica prevede un aumento di 135 €, pagabili in 3 rate annuali, la prima di 38 €, la seconda di 48 € e la terza di 49 €. Questa differenzazione in crescendo degli aumenti, tiene conto delle aspettative di miglioramento della situazione economica del paese. L’aumento prevede l’assorbimento degli scatti di anzianità, sia come condizione di avvicinamento della prassi retributiva italiana a quella europea, sia motivata anche dalla necessità che i miglioramenti economici seguano l’aggiornamento professionale dei lavoratori correlato all’introduzione di nuove tecnologie. Altri miglioramenti sono previsti con contributi integrativi al fondo pensioni e a quello sanitario.

Misery Index. Uno strumento nuovo da interpretare


Non si può vivere tranquilli, diceva un vecchio messaggio pubblicitario. Questo nuovo indice che misura la ricchezza dei popoli ha vissuto diverse peripezie. Inventato ai tempi del presidente Usa J. Carter da Arthur Okun, più conosciuto come presidente del Council of Economic Advisors, sommava il tasso d’inflazione di un paese a quello di disoccupazione, ma non fu utile al presidente che per primo lo usò ai fini di una campagna elettorale contro lo sfidante repubblicano R. Regan. La debolezza di quell’indice stava nel fatto che non sono facilmente paragonabili tra loro e tra le nazioni le percentuali d’inflazione indistinte se di origine interna o importata. Il nuovo indice introdotto da un gruppo di ricercatori della società di rating Moodys somma il deficit pubblico alla percentuale di disoccupati. Sempre da fonte della stessa società stime calcolate per il 2010 vedono con la migliore performance la Repubblica Ceca, circa il 13%, al secondo posto l’Italia con il 15% e al terzo posto la Germania con una percentuale leggermente superiore all’Italia. Con percentuali superiori ci sono nazioni come USA, GB e all’ultimo posto con la peggiore performance pari al 30% la Spagna. La quota spagnola viene raggiunta con un 20% di disoccupati e 10% di deficit del PIL . Forse è un primo faticoso passo in avanti nel tentativo di paragonare dati comprensibili e più o meno omogenei. Diversamente dal PIL che tiene semplicemente conto della ricchezza prodotta da un paese, senza tener conto dei settori sotto bolla di speculazione, come nel caso degli USA nel settore azionario o la Spagna nel settore immobiliare solo per parlare dei ultimi casi più eclatanti, in ordine di tempo. Spesso il rigonfiamento dei prezzi crea illusioni di disponibilità finanziarie superiori alla realtà, a cui fa seguito, con lo scoppio della bolla speculativa un perdita di ricchezza, aumento della disoccupazione e la necessità di sostenere l’economia con interventi finanziari a carico dello Stato. Il nuovo indice potrà essere migliorato, quando comprenderà, oltre il deficit dello stato vero e proprio anche quello degli enti locali e di tutte quelle aziende pubbliche che erogano servizi ai cittadini. Il tutto aiutato dallo stato patrimoniale dello stato stesso. Un esempio per tutti, l’Italia ha un patrimonio archeologico e artistico ineguagliabile nel mondo. Si valuta che il 50% dei “giacimenti archeologici” della terra si trovano nel “Bel Paese”. Quale stato può vantare una simile ricchezza? Avanti con giudizio, forse è la volta buona.

mercoledì 16 dicembre 2009

USA – UE Due mondi due filosofie


Il giorno in cui si potrà davvero valutare il welfare di un popolo, nella sua massima estensione, sarà veramente un grande giorno, se mai verrà. La Gran bretagna, prima in Europa, ha emanato una disposizione per cui i bonus dei grandi manager bancari dovranno essere tassati al 50%. La decisione è stata subito sottoscritta dalla Francia e dalle Germania. Negli USA l’appello del presidente Obama ad un maggior senso di parsimonia rivolto ai grassi gatti, fat cats, come sono stati apostrofati i grandi dirigenti bancari, ha fatto eclissare quest’ultimi dal summit convocato a Washington per la presentazione di un programma di rilancio degl’investimenti soprattutto verso le PMI che nell’ultimo decennio hanno creato il 50% di nuovi posti di lavoro e alleviare la disoccupazione giunta intorno al 10% . Le banche Usa invece stanno facendo a gara per restituire al Tesoro americano i fondi Tarp (Troubled asset relief programm) ricevuti nel 2008. Dei 245 mld di dollari erogati alle circa 700 banche o istituzione finanziarie queste si sono impegnate di restituirne 185 nei primi 6 mesi del prossimo anno. La lettura come al solito può avere diverse sfaccettature. La prima è che la situazione stia veramente cambiando, per cui i flussi d’investimento verso le banche aumentano, ritorna la fiducia, e questo permette alle banche di restituire i prestiti ricevuti dallo stato. L’altra versione può essere che la speculazione, approfittando dei tassi molto bassi sta speculando alla grande, fornendo nei tempi brevi munizioni per ulteriori aumenti speculativi, es. l’oro, la ripresa della vendita di derivati etc.. Tuttociò, comunque, ha per conseguenza che aumenta l’autonomia dei grandi gruppi bancari da un controllo dello stato, e dalle sollecitazioni dei governanti di aiutare le imprese, vere produttrici di ricchezza. Nella UE, la BCE, sia pure lentamente, tenta un exit strategy, diminuendo le cifre messe all’asta, riducendo la massa monetaria. In Italia l’intervento del Ministro dell’Economia Tremonti al convegno odierno indetto da Cisl e Uil, presente la presidente della Confindustria sulle riforme urgenti ha ribadito la necessità di modernizzare le tassazioni prospettando una riforma fiscale in cui ci siano, bonus per la famiglia, e per il settore delle energie pulite, e malus per la speculazione finanziaria e per tutte le attività che consumano o inquinano l’ambiente.
Nell’ultimo G20 i paesi dell’OCSE hanno affidato all’Italia il compito di preparare un documento da presentare alla prossima riunione.

lunedì 14 dicembre 2009

Occhio alla pensione



Molti giornali in questi giorni richiamano l’attenzione dei lettori sulle riduzioni dell’ammontare delle pensione che riceveranno qualora nel corso del 2010 dovessero lasciare il lavoro. Non sono novità, già la riforma voluta dal governo Dini, poi il centro sinistra di Prodi, poi ultimamente il Ministro Sacconi, con l’aggancio fra qualche anno all’aspettativa di vita, hanno costantemente limato l’agognata rata pensionistica che ogni lavoratore aspetta di ricevere al momento che da una vita di lavoro passa al meritato riposo. Senza fare un riepilogo di tutte le possibili soluzioni o variazioni del problema, il meccanismo di fondo si può riassumere dicendo che rispetto all’ultimo stipendio qualora si può contare su 40 anni di contributi, e 57 anni di età , non ci sono grandi variazioni perché si ha diritto a usufruire dei conteggi con il sistema retributivo. Le diminuzioni incominciano ad incidere quando ci si allontana da uno dei pilastri, cioè gli anni di contribuzioni e gli anni di età, soprattutto se nel 1995 non si avevano già 18 anni di contributi versati, in quanto il conteggio viene fatto su due trance ante 1995 con il sistema retributivo, e post 1995 con il sistema contributivo che falcidia i conteggi. Un altro problema che spesso si sottovaluta è che le pensioni sono legate per la loro rivalutazioni non ai contratti di lavoro che si rinnovano ogni 2/4 anni, ma alla inflazione programmata, che purtroppo è spesso la metà di quella che eufemisticamente viene definita “avvertita”. Di qui la necessità a partire dai quarantenni di oggi di valutare un uso appropriato del TFR da investire in fondi, magari di categoria se ci sono, usufruendo anche dei contributi aziendali previsti dai contratti di lavoro, o qualora mancano pochi anni alla pensione una scelta potrebbe essere quello di usare il TFR per un investimento ad hoc, quale l’acquisto di una casa per abitazione o titoli di stato a tasso fisso per avere un’ulteriore entrata per sostenere il reddito della pensione

domenica 13 dicembre 2009

Tredicesima in arrivo. C‘è spazio per investimenti


Come tutti gli anni fra pochi giorni saranno pagate le tredicesime per i lavoratori dipendenti pubblici e privati e per i pensionati. E’ una massa di circa 35 miliardi di euro, quindi una cifra non proprio da trascurare. Secondo le associazioni di consumatori i ¾ avranno una destinazione predestinata, in bollette, mutui e rate, ma rimarrano a disposizione dei consumatori comunque circa 9 miliardi di Euro per regali, viaggi e perché no per qualche investimento per il futuro. A questo punto inizia la gimkana fra le varie possibili scelte. Mentre chi ha già messo da parte un gruzzolo, magari all’estero è impegnatissimo,in questi giorni a riportarlo in Italia approfittando dello scudo fiscale, visto che i soldi è meglio tenerseli vicini, che affidarli a finanziarie o banche estere più difficili da controllare data la lontananza, bisogna pure decidere cosa fare. La gamma di scelta è abbastanza varia. Azioni, fondi azionari, fondi obbligazionari, titoli di stato a tasso fisso o CCT. Dipende dall’ammontare del gruzzolo. Sotto i 50.000 Euro sarebbe da preferire titoli di stato con una ripartizione tra BTP e CCT, e volendo garantirsi ancora di più, si può investire un 20% in Bund tedeschi, lasciando il resto in titoli italiani. Con scadenze anche a medio tempo (4/5 anni), solo dei cataclismi mondiali potrebbero mettere in discussione la nostra appartenenza alla zona Euro, ma in questo caso la vita non sarebbe facile per alcuno. Fra l’altro nel panorama finanziario mondiale di questi mesi, ci sono economie che abbiamo sempre guardato con rispetto che sono, considerando la somma del loro debito pubblico più il debito dei privati in condizioni peggiori delle finanze italiane. Per cifre superiori ai 50.000 Euro, si aprono scenari d’investimenti ancora più ampli, in azioni, fondi azionari, fondi obbligazionari, fondi monetari e immobiliari. Il termine usato in questo caso è quello di crearsi un “giardinetto” dal quale attingerere, in caso di bisogno, vendendo quei titoli sui quali si è sviluppatto una plusvalenza. Un’ultima attenzione, qualora si è sicuri di poter contare su entrate continue superiori alle proprie necessità quotidiane, è la scelta di sottoscrivere un PAC , cioè un pacchetto di investimento programmato in un fondo, ma bisogna leggere attentamente prima della sottoscrizione le condizioni di acquisto, valutando bene i costi che vengono caricati sulle quote rateizzate. In qualche caso se sono eccessive, conviene soprassedere.

venerdì 11 dicembre 2009

Default Grecia. No grazie


Complessa ma non irrimediabilmente compromessa la situazione economica greca. Due giorni orsono davanti alla commissione economica UE, il vice ministro delle Finanze Philippos Sahinidis ha spiegato che il debito pubblico della Grecia ha raggiunto l’ammontare complessivo di «300 miliardi di euro», il livello «più rilevante della storia della Grecia moderna». Oltre a questo debito ci sono i milioni di prestiti contrattati con le banche europee e italiane come il Partenone Bond acquistato a man bassa da fondi italiani perché aveva un rendimento di 2 punti base superiore ad altre obbligazioni. Le notizie a carattere allarmistiche apparse a piene mani sui giornali di questi giorni purtroppo viaggiavano in parallelo con le pessime notizie che altri paesi della zona UE versano in condizioni altrettanto precarie della Grecia, aumentando così la drammaticità della situazione. Si fanno i nomi del Portogallo, Spagna, Irlanda e di paesi altri due paesi di recente adesione. Al vertice europeo di ieri, le parole del cancelliere tedesco Angela Merkel, hanno definitivamente chiarito il quadro della situazione fornendo ai mercati finanziari quelle rassicurazioni di cui si sentiva il bisogno. L’Europa ha una moneta unica comune e una politica di finanza pubblica multipolare. Ciò che succede ad una delle nazioni della zona Euro, ha,comunque, dei riflessi su tutti gli altri paesi, per cui il cordone di sicurezza previsto dalla adesione alla moneta unica è pronto a dar man forte alla nazione greca. Da questo punto di vista sia il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Junker che Josè Barroso, presidente della Commissione UE si sono detti pronti ad attivarsi perché la crisi si risolva nel più breve tempo possibile.

mercoledì 9 dicembre 2009

Vendite di Natale, in attesa della tredicesima

Nonostante le previsioni non prevedono incrementi di vendite superiori al 2% i grandi centri commerciali hanno visto un afflusso record di acquirenti. A Milano per la Fiera dell’Artigianato, che si tiene nei nuovi locali del polo di Rho-Fiera,sino al 13 dicembre, gli annunci pubblicitari consigliano di non raggiungere la mostra con la propria autovettura, in quanto i circa 5000 posti macchina non sono sufficienti a garantire un piazzale di sosta. Parecchi Outlet del Nord-Italia garantiscono bus-traghetti per facilitare l’accesso ai punti vendita. In questi giorni è l’elettronica il settore che raggiunge le percentuali più alte d’incremento, per la concentrazione nel periodo natalizio degli acquisti.Molti soprattuto in Lombardia si stanno apprestando a rinnovare i televisori in vista del passaggio al digitale che sarà entro giugno del 2010. A livello nazionale anche l’arrivo di nuove tecnologie come tv Lcd-Led Pc-monitor stimolano i consumatori a nuovi acquisti. I giocattoli mantengono uno standard di spesa in linea con gli anni scorsi, gli alimentari stanno consolidando percentuali d’incremento di circa il 3%, qualche leggero decremento nel settore abbigliamento, forse complice il tempo che ancora non ha raggiunto le punte massime di freddo. A queste spese, molti aggiungeranno qualche giorno di meritato riposo, magari sulle piste di sci, o in qualche agriturismo.

Sciare che passione. Inverno 2009 primo ponte festivo


Con oggi termina il primo ponte invernale. Già ieri si sono avute lunghe code per il rientro nelle grandi città che per le strade convergenti sui grandi centri hanno segnato dei veri e propri record. Dalla Valtellina su Milano code da 50 km, su Torino dal Sestriere 20 km. Il record l’ha battuto l’autostrada del Brennero, con unica coda da Bolzano alla svincolo di Verona per circa Km 150. La tradizione dei mercatini natalizi e il buon innevamento naturale delle piste di sci ha fatto da turbo all’affluenza di turisti e sciatori soprattutto in Alto-Adige. Inutile dire la soddisfazione degli operatori di settore perché intravedono in questo successo di inizio stagione, una buona prospettiva per tutta il periodo invernale. Alcuni cambiamenti rispetto agli anni passati sono evidenti.Il 90% degli Italiani è rimasto in patria, la presenza degli stranieri è stata di qualche punto sotto la media. Bisogna anche rammentare che gli stranieri non hanno gli stessi ponti festivi degli italiani e che poi preferiscono, in genere, le settimane bianche anche per ammortizzare meglio gli spostamenti D’altra parte un grande sforzo organizzativo è stato affrontato da albergatori e stazioni sciistiche in genere, mantenendo per quanto possibile inalterato il costo dei pernottamento e dei biglietti di risalita, magari offrendo anche più momenti di relax non solo di giorno, ma anche di notte. Un altro notevole sforzo è stato fatto nell’aumentare e pubblicizzare meglio le varie offerte promozionali. In espansione eccezionale la pubblicità turistica effettuata dalle varie catene di supermercati, quasi come attività parallela alla vendita di prodotti tradizionali.




martedì 8 dicembre 2009

Fondi, fondi, tanti fondi, ma chi ci guadagna


Con la ripresa della borsa italiana e il toro nel mondo, è ripreso il coro che investire in fondi è conveniente, si guadagna, è l’unica cosa saggia da fare. Le osservazioni da fare sono tante. Intanto la ripresa è lenta, bisogna aspettare il 2010 per avere la certezza che i mercati si stabilizzino. E’ certo che dopo i ribassi, ci sono sempre i rialzi, ma il mercato mondiale non è omogeneo. Se oggi i maggiori rialzi si vedono nelle borse asiatiche, per il maggior trend di crescita di quei paesi è possibile che nuove bolle speculative si possono avere proprio in quei paesi. Una breve ricognizione storica ci può ricordare che dopo i massimi raggiunti nel 2000, inizia un trend di discesa continua. Le borse in questi anni sono attraversate da avvenimenti choc per l’opinione pubblica. Nel 2001 l’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York. Poi, sempre nel 2001, ad ottobre c’è l’inizio della guerra in Afghanistan, nel 2003 l’invasione dell’Irak e da qui riparte la risalita delle varie borse, sino al 2007 anno dello scoppio della bolla dei mutui subprime cioè quei mutui concessi a debitori poco solventi. Da gennaio di questo anno, ma soprattutto da maggio la curva in salita riprende vigore con recuperi pari a 62% dei fondi azionari dei Paesi emergenti (indice MSCI) del 28% circa per i Fondi azionari europei, il +18,33% per i fondi Azionari Italia Tutti questi recuperi non assorbono le perdite subite in questi tre anni di calo. In questa curva fatta di salite e discese che grosso modo ha una espansione di tempo di un arco di 3-4 anni il calcolo è fatto matematicamente bene sulle percentuali, ma non in assoluto. Per meglio precisare l’idea, se l'acquisto di una quota di un fondo parte da un valore di 100 € e perde il 50% vale 50 €, se recupera anche il 60% e va a 80 € di valore, mancano sempre 20 €, pari al 25% del valore di partenza, che era 100. Senza contare che ogni investimento dovrebbe anche avere un ritorno di utile. Forse nel meccanismo di enfatizzazione dei recuperi si dovrebbe ricordare un valore di partenza dell’investimento che ogni risparmiatore purtroppo fa a proprie spese.

domenica 6 dicembre 2009

Copenaghen. Inizia il confronto sul clima


Che il 2009 era stato scelto dalle Nazioni Unite come l’Anno del Clima, si sapeva da un pezzo. Meno certezza invece si ha sul finale della Conferenza delle Nazioni Unite che si terrà a giorni a Copenaghen. Interessi contrapposti tra paesi produttori di prodotti energetici fossili, voglia di bruciare i tempi della propria crescita economica da parte di paesi che oggi si affacciano sull’agone del mondo industriale, rende difficile la navigazione verso un risultato che freni o mitighi la percentuale di cambiamenti climatici imputabili all’uomo e alle sue scelte. Alcuni sconvolgimenti climatici avutisi in varie parti del mondo come l’intensificazione di uragani non solo nelle zone caraibiche, ma anche in altri parti del mondo insieme ad alluvioni con frequenza e intensità inusuale come in Cina, Vietnam, India e tutta la zona dell’estremo oriente, sembra che stiano convincendo la maggioranza dei paesi che producono CO2 a intraprendere azioni positive. Partendo dal fatto che non è possibile cambiare tutto e subito, alcune strade si dovranno percorrere. Nel settore trasporti la riconversione dei mezzi di trasporto a benzina o a gasolio con un maggior uso di mezzi a trazione elettrica e a gas possono dare un primo aiuto. L’energia solare e quella fotovoltaica incomincia ad espandersi, anche grazie agli incentivi erogati dai vari paesi, stanno guadagnando punti percentuali sostanziosi nel campo del riscaldamento degli edifici per abitazioni e piccole industrie. Un aumento della produzione di energia nucleare, fatte le debite scelte di sicurezza, alla luce dello sviluppo tecnologico odierno, possono dare un contributo significativo nell’arco di un decennio, con abbattimenti nell’ordine del 30% nell’emissione dei gas-serra. Altri guadagni indiretti si possono avere dalla minor esposizione dei paesi importatori di petrolio ad atti terroristici contro le infrastrutture e depositi, più un una migliore difesa nel campo economico dalle incursioni speculative sul prezzo del petrolio . Anche i paesi poveri dell’Africa, dell’America Latina, e di tutte quelle parti del mondo che usano poco i combustibili fossili hanno molto da guadagnare dall’acquisizione di tecnologia alternativa e dai trasferimenti dei fondi per aiutare una minore deforestazione, e difendere meglio il proprio patrimonio forestale.

sabato 5 dicembre 2009

Giappone. Un paese straordinario di difficile lettura


Con una superficie di 377.872 kmq, il Giappone è la sessantaduesima nazione del mondo per dimensioni, ma decima per numero di abitanti, con 128 milioni di persone. Tokyo, con oltre 35 milioni di residenti, è la più grande area metropolitana del mondo. La sua economia è la seconda dopo gli Usa. Con una forte presenza di grandi aziende private, e popolazione con un altro tasso scolastico caratterizzata da forte lealtà verso l’impresa, ha conosciuto un grande balzo in avanti dal 1950 al 1990 Negli anni 90 il Giappone ha visto un forte rallentamento della sua economia.Tra il 1992 ed il 1999 il PIL è cresciuto ad un tasso medio di dello 0,8%, arrivando ad un -0,5% nel 2001. Tra le cause di questo declino vi sono l'eccessiva burocratizzazione, relazioni industriali troppo rigide, un mercato interno ancora arretrato. A ciò si aggiunse la politica economica seguita durante gli anni ottanta, con un basso costo del denaro che, unita a risparmi molto elevati, produsse un'enorme massa di liquidità che facilitò le speculazioni, in particolare nel settore edile e finanziario. Quando nel 1989 la Banca centrale decise di alzare il tasso di sconto, i prezzi degli immobili e delle azioni crollò, portando al fallimento di banche ed imprese. La domanda interna si ridusse e ciò, unito alle difficoltà nelle esportazioni per la concorrenza degli altri Paesi asiatici, indusse le imprese a tagliare i costi licenziando personale. La stagnazione sviluppatasi in quegli anni, secondo alcuni economisti somiglia moltissimo alla crisi che il mondo sta vivendo in questo momento. Grande liquidità finanziaria, indici elevati di disoccupazione, rallentamento dell’economia. Una strada che si può percepire come via d’uscita, in questo momento nell’economia giapponese e la ricerca di alleanze con l’industria occidentale. Già da tempo è in atto un partenariato tra Nissan e Renault, in cui quest’ultima ha il 44,4% del capitale Nissan e la Nissan che ne possiede il 15%. L'alleanza sviluppa una strategia di crescita profittevole con l’ obiettivo di sviluppare una coopresenza in tutto il mondo. E’ notizia di questi giorni che la Peugeot sceglie come alleato la Mitsubishi, di cui vuole rilevare il 30-50% del capitale. Le grandi compagnie aeree Usa, fanno la corte alla JAL compagnia di bandiera. Per cui si può evincere che questo paese abbia scelto come “exit strategy” per uscire dalla crisi e dalla stagnazione una politica delle grandi alleanze e di conseguenti ristrutturazioni

I soldi BCE. Uso e consumo


Durante questi mesi la BCE ha immesso nel circuito bancario la bella cifra di 620 mld di Euro secondo le stime dall’Istituto Roubini Global Economics, rilevate dai bollettini delle singole banche centrali europee per alleviare le difficoltà che le imprese hanno incontrato a finanziarsi sul mercato interbancario. Nel novero dei paesi che hanno prelevato,i fondi a tassi privilegiati all’1% ci sono paesi grandi e piccoli. I piccoli come Cipro, Grecia e Irlanda li hanno utilizzati per difficoltà di cassa, data la crisi pesante in atto nei loro paesi. Lo stesso si può pensare per gli 82,00 mld prelevati dalle banche spagnole vista anche lo scoppio della bolla immobiliare in atto in quel paese. Colpiscono i 175,00 mld prelevati dalle banche tedesche pari al 28% del totale dei fondi erogati e i circa 95,00 mld presi dal sistema finanziario francese pari al 15,40% dei finanziamenti. I rumors in giro dicono che che le banche più speculative hanno continuato a prelevare denaro a basso costo per investire in borsa facendo “carry trade” cioè acquistando azioni e soprattuto titoli di Stato per speculare sul differenziale tra costo del danaro della BCE e rendimento dei titoli . Ridotto al minimo il prelievo della banche italiane che non ha superato il 3,60% del totale erogato.Una buona lezione di stile ma sarà difficile che sarà compresa e imitata nel futuro dai banchieri europei, e poi qualcuno parla male dell’Italia.

venerdì 4 dicembre 2009

Italia-Russia. PMI modello da esportare


Incontri megagalattici tra i due paesi. Al vertice romano di questi giorni, erano presenti ben 24 ministri, un vero e proprio summit. D’altra parte la carne al fuoco era tanta e se pure gl’incontri erano confortati da una grande cordialità, la necessità di approfondire i campi d’intervento era ovvia. Bisogna dire che dal 2005 al 2009 l’export italiano verso la Russia è passato da 6.075 mdl di euro al doppio, l’import si prevede che a fine anno arrivi intorno ai 18.500 dagli 11.700 del 2005. L’Italia esporta soprattutto macchine e apparecchi meccanici, quasi il 31% dell’export, prodotti tessili, abbigliamento, mobili, prodotti in cuoio, metalli, macchine elettriche, l’importazione è fatto al 71,2% di petrolio, gas, poi metalli e carbone. Al di là dell’ accordo siglato fra Technimont e Tolbosk-Polymer per uno stabilimento petrochimico da 2 mld di dollari sono le prospettive per i futuri insediamenti in Russia di Aziende italiane che hanno fatto la parte del leone. La realizzazione del grandissimo gasdotto in comune tra Eni e Gazprom denominato SouthStream, la possibile collocazione in quel paese della nascita di un nuovo stabilimento per una vasta gamma di autovetture della nuova azienda Fiat-Chrysler, lo sviluppo dell’intesa tra Finmeccanica e Sukhoi per il Superjet 100, lo sviluppo della Zao Banca Intesa pronta a sostenere gli sviluppi della presenza italiana, la realizzazione che August-Westland sta portando a buon fine con la russa Oboron Prom, per la costruzione in loco di un elicottero sono stati gli accordi messi a fuoco. A questo punto su tutto spicca la scelta di politica industriale del presidente russo di potenziare, nel tempo più rapido possibile lo sviluppo delle Piccole e Medie Industrie. Questo settore, che sotto molto aspetti, se ben organizzato produce anche stabilità nel tessuto economico del paese, secondo i desideri e le scelte del gruppo dirigente russo dovrebbe passare dall’attuale 20/22% del PIL, nel giro di dieci anni ai due terzi dell’intero PIL russo. Da questo punto di vista sarebbe un balzo in avanti eccezionale e lo sforzo per toccare questo traguardo sarà enorme, ma anche l’interscambio fra i nostro due paesi ne trarrebbe un enorme vantaggio.

mercoledì 2 dicembre 2009

Scudo fiscale 2009. No problems

Più i giorni passavano e si avvicinava la scadenza del 15 dicembre, quale termine ultimo per la sanatoria e il rientro dei capitali italiani dall’estero, più aumentavano le fibrillazioni di chi, si pure con qualche sofferenza, desiderava aderire alla sanatoria, perché vedeva aumentare in modo insormontabile il livello delle difficoltà frapposte dei depositari stranieri. Qualche ostacolo vero, infatti esisteva e diventava davvero difficile disinvestire in un mese, quanto investito in fondi, gioielli, immobili, imbarcazioni , quadri etc se non pagando un prezzo veramente eccessivo alla speculazione acquirente.
Alle difficoltà vere si dovevano poi aggiungere la poca disponibilità della finanza straniera a collaborare a questo deflusso di ricchezza verso l’Italia che qualche settimana fa “Plus 24” del Il Sole 24 Ore ipotizzava vicino alla robusta quota di 90 miliardi di euro. No problems. La circolare n. 50/E di lunedì 30 luglio della Agenzia delle Entrate, ha tolto gli italiani dalle ambasce. Entro il 15/12 bisognerà comunque fare la denuncia con una dichiarazione provvisoria, entro il 18/12 il versamento del 5%, anticipando ovviamente i soldi, poi ci sarà tempo un anno, sino al 31/12/2010 per regolarizzare tutto e fare la dichiarazione definitiva. E’ ovvio che chi fa la dichiarazione sarà responsabile del lavoro di rimozione di tutto ciò che nella prima fase ha fatto da ostacolo al completamento entro dicembre di chiusura pratica. Gl’intermediari e le banche che assisteranno i clienti italiani per l’emersione si faranno carico della parte burocratica iniziale e definitiva. Fra le righe sembrano esistere due cuscinetti. Il primo, qualora la cifra del 5% anticipata a dicembre di quest’anno dovesse essere superiore a quanto di spettanza del fisco, gl’intermediari e le banche restituiranno la differenza, il secondo, poiché la circolare non parla dei redditi prodotti nel 2009, la dichiarazione finale dovrà comprendere anche questa. Per cui lo spazio per correzioni d’errori di stima, se non cambiano le cose ci sono. D’altra parte è prassi di non dover dichiarare cespiti di un anno ancora non terminato. Questa apertura, molto appropriata, da parte del fisco italiano, lascerà l’amaro in bocca a quanti operatori stranieri speravano di aver trovato il grimaldello per affossare l’operazione scudo fiscale 2009.

martedì 1 dicembre 2009

Il futuro corre sui binari


Con la pubblicazione odierna del bando di Trenitalia per l’acquisto di 50 nuovi treni in grado di viaggiare a 300 km orari entra nel vivo la competizione treno - aereo sui percorsi serviti dalla alta velocità con distanze inferiori ai 600/800 km. La nostra rete odierna ad alta velocità non supera i 1000 km che arriverano a 1300 quando sarà completata la Milano-Venezia e il terzo valico sulla Milano- Genova.La commessa del valore di 1,2 miliardi di euro, aperta a tutti i costruttori prevede il soddisfacimento di priorità quale una forte flessibilità nella composizione dei convogli, l’operatività per poter viaggiare in tutta l’Europa, e con tutte le soluzione tecnologiche che i costruttori vorranno offrire all’attenzione della committente. Non si conosce ancora bene l’impatto che si potrà avere con realtà come Torino-Milano, o come Firenze-Bologna raggiungibili l’un l’altra in meno di un’ ora. Ci potranno essere nuove forme di pendolarismo, spostamenti e/o ristrutturazioni aziendali? Sono nuove vicinanze tutte da scoprire e studiare.

Shopping di Natale


Chi l’avrebbe mai detto che un centinaio di bancarelle con prodotti più o meno locali avrebbe fatto da trainer ad una serie di manifestazione, gite, appuntamenti pre-natalizi in tante parti del mondo. Ormai la gita per il ponte dell’Immacolata della prima decade di dicembre e relativa sosta in albergo ha assunto proporzioni tali da consentire ad alcune località più famose d’Italia, il pienone. Diversi alberghi dell’Alto Adige da Vipiteno, a Bressanone, da Merano a Campo di Trens da diverse settimane non accettano più prenotazioni e brindano al tutto esaurito. In questo riscoprire piccoli e caratteristici paesi, spicca Vipiteno primo borgo tirolese entrando in Italia dal Brennero. Ma sono tutti fortemente accoglienti, perché dotati di un ottima attrezzature turistica. Altrettanto succede in Val D’Aosta , che oltre al capoluogo di regione annovera Chatillon, famosa per la rassegna di prodotti alimentari della valle da scoprire negli stand del Petit Marchè del Borgo, Bard dove il 6 dicembre si s’inaugura oltre a una straordinaria esposizione di prodotti locali anche una ricca rassegna di presepi. La lista si fa lunga girando per la penisola. Da menzionare sono le due esposizioni di Milano con la Manifestazione dell’Artigianato in Fiera della durata di 9 giorni nei locali della nuova fiera, con la presenza di prodotti di 107 paesi e la mostra di OBej O Bej vicino alla centrale chiesa di S. Ambrogio. Altre gite vengono organizzate dai tour operators per visitare e soggiornare a Innsbruk, Monaco di Baviera. Stoccarda e magari a Zurigo, che per molti è il più grande mercato natalizio d’Europa. Diventa difficile stimare il giro d’affari che questo turismo mette in moto, tra trasporti, occupazione alberghiera, pasti, acquisti di prodotti, ma basta considerare i richiami pubblicitari sulla stampa e depliants per valutare consistente l’apporto economico per queste località. Da non sottovalutare che la neve preannunciata in questi giorni aiuta a riempire molte di queste stazioni turistiche, dando così inizio alla stagione invernale. Da segnalare come in un periodo che in tutto il mondo si tende alla omologazione, si adottano le stesse usanze, si mangiano gli stessi hamburgers e ci si veste con gli stessi abiti, per qualche giorno si abbandonano i grandi centri commerciali e si ritorna un pò all’antica con gli acquisti sulla bancarella del mercato, magari non proprio sottocasa.

sabato 28 novembre 2009

Riconoscimento all’Italia da Bruxelles


Va dato atto che nel giro di 7 giorni Josè Manuel Barroso, presidente confermato della Commissione UE, di aver centrato, con le sue capacità di saper bilanciare le aspettative dei grandi e i desideri dei piccoli paesi che compongono l’Europa, l’obbiettivo di aver costruito un team molto ben assortito fra uomini, donne e partiti di diversa ispirazione ideale. Le aperture ai paesi dell’est Europa, ultimi entrati in ordine di tempo a far parte dei 27 con un romeno all’agricoltura e un ungherese alle entrate fiscali, completano il bilancio di equilibrata presenza. E’ giusto ricordare che la nomina dell’italiano Antonio Tajani all’industria sono anche il riconoscimento di un lavoro ben fatto nella scorsa legislatura. Di competenza di questo settore sono l’industria, le PMI, l’auto il manifatturiero, l’aerospazione, il turismo e i satelliti con il progetto Galileo. Ma dove il lavoro non mancherà, e sarà la vera sfida che il commissario Tajani dovrà affrontare, sarà la costruzione di una nuova strategia comunitaria di sviluppo per la UE2020.

I mercati finanziari e la memoria labile


La bolla immobiliare sta facendo altre vittime nel mondo. Si è partiti a fine 2007 dagli USA con il calo delle vendite e quindi l’arretramento dei valori immobiliari, la crisi dei derivati, dei prestiti subprime che hanno travolto numerose banche americane e europee, con il fallimento di alcune di esse e l’entrata massiccia nel capitale di fondi statali. Dopo circa due anni, dopo aver fatto il giro del globo, la crisi è arrivata in Medio Oriente con la richiesta di moratoria di un ente di stato il “Dubai World”, per un deficit a breve scadenza di 59 mld di dollari, rispetto a un debito dichiarato di 90 mld. Il Dubai è uno piccolo stato della federazione degli Emirati Arabi Uniti, che ha programmato il suo sviluppo su un’espansione del settore immobiliare senza precedenti nel mondo.Infatti campi di sci nel deserto, grattacieli più alti del mondo,hotel anche a 7 stelle, la compagnia aerea che ha spiccato l’ordine più sostazioso del superjumbo A380. Inoltre attraverso una sua consociata ha in costruzione 3 isole artificiali sulla costa. Questo paese sarà alle prese, fra poco, come corollario conseguente al rarefarsi degli acquirenti d’immobili, le cui vendite sono crollate del 50%, con la diminuzione della vendita dei servizi connessi, del turismo e sulla capacità di attrarre capitali . Fra l’altro non si hanno ancora certezze sui riflessi che una stretta economica governativa possa avere sugli investimenti all’estero di questo stato, se saranno mantenuti o alienati per fare cassa.
Sui mercati internazionali le reazione sono state più soft e diluite nel tempo anche a causa della chiusura di giovedì per il Thanksgiving e per il lungo ponte conseguente.Si appannano le borse, diminuisce la pressione sul rialzo dell’oro, che perde a fine serara 20 dollari l’oncia dopo essere andato giù in qualche momento anche di 60 dollari. Si rivaluta la moneta americana sull’ Euro. L’indirizzo di fondo rimane un calo del mercato immobiliare negli Usa. Seguito in Europa dalla Spagna che, negli ultimi due anni ha visto, in alcuni casi, dimezzare il valore degli immobili, soprattuto dove si è costruito troppo e velocemente a danno della qualità. Le 5 principali aziende costruttrici del paese Martinsa Gadese,Metrovacesa, Vallerhermoso,Reyal Urbis, Colonial hanno registrato nei primi 10 mesi del 2009 un meno 2 mld di euro di vendita, con un calo del 37% negli ultimi 2 anni.

venerdì 27 novembre 2009

Dubai. La crisi sta finendo, ma le bolle no


Ha ragione il governatore della Banca d’Italia, quale presidente del FSB, che occorrono nuove regole, urgenti per stabilizzare i mercati. Ha ragione il ministro Tremonti che da qualche hanno interviene nei consessi internazionali per dire che occorre un nuovo “legal standard” più o meno universalmente accettato per definire una cornice nel quale muoversi con un minimo di correttezza. Ma al G8 dei ministri delle finanze, svoltosi a Roma come riunione propedeutica al G8 dell’Aquila, fra i titolari dei ministeri finanziari un secco no arrivò proprio dagli USA. Il problema è che troppo finanzieri d’assalto non riescono a frenare un’avidita che ha come limite, solo il massacro del mercato e gli improvvidi risparmiatori che sperano di arricchirsi seguendo i consigli di giovani analisti che traggono le loro informazioni dalla lettura dei quotidiani convincendosi l’un l’altro che il titolo sia da comprare.In questo campo anche i rating offerti dalle varie società di settore non aiutano a raccapezzarsi in quanto sono buoni finchè non diluvia, tranne abbassarli di colpo il giorno che crollano. A corollario del quadro si riscontrano nel pantano dei 59 miliardi di dollari per cui l’ente di stato Dubai World ha chiesto una moratoria del pagamento sino a maggio de 2010, ci sono sempre le stesse banche: HSBC, Lloyd Group, la Banca reale di Scozia,Barclays, Standard Chartered, poco o per niente implicate le banche italiane. La cartina di tornasole che c’è poca chiarezza in borsa viene dal riscontro che tutte le borse ieri hanno perso, particolarmente colpito il settore finanziario e le banche, senza una verifica di chi è implicato di più e chi meno.

mercoledì 25 novembre 2009

Il mondo cambia le banche no


Strano questo fine 2009, su tutti i giornali si possono leggere articoli in cui tanta gente, imprenditori veri si sforzano di trovare soluzioni per uscire dalla crisi, aumentano le rappresentanze d’imprenditori che organizzano meeting e fiere, in tutte le parti del mondo, per tirar fuori dalle secche il proprio paese, ma le banche sembrano ancora non essersi rese conto che il loro mestiere è sostenere l’imprenditoria nello sforzo di far ripartire la locomotiva e non percorrere le vie della vecchia e selvaggia speculazione. Sembra quasi che la specializzazione maturata nel passato di utilizzare i capitali ieri privati, oggi la liquidità monetaria pompata dalla banche centrali, sia rimasto il loro business preferito. Prendono il danaro a costo quasi zero e lo investono in bond di stato lucrando quei 2/3 punti netti di guadagno. Spesso lo offrono a società finanziarie che continuano le speculazioni, sull’oro arrivato al 1180 dollari l’oncia, o sul barile di petrolio o sulle commodity facendo aumentare in modo insostenibile i generi di prima necessità affamando quindi sempre di più le popolazioni più povere del terzo o quarto mondo.Colpisce quanto reso noto dalla Fdic, Federal Deposit Insurance Corporation che negli USA alla fine del terzo trimestre gli istituti bancari in difficoltà erano 552 rispetto ai 416 della fine del 2 trimestre e ai 305 di marzo. Le cose non cambiano molto in GB visto i flussi di denaro pubblico arrivato alle banche più grandi di quella nazione, e, le cose non cambiano molto in Cina visto che la Banca centrale ha invitato le banche cinesi ha ricapitalizzare i propri patrimoni, più che sostenere, con aggressività, l’espansione del credito all’esportazione dato anche la prospettiva al ribasso del PIL USA. Risultato dello spavento dei banchieri cinesi è che la l’indice della borsa di Shangai ha perso il 3,5% di valore. Da questo punto di vista i suggerimenti e le analisi di mercato che in vista di una ripresa lenta, invitano a puntare su una economia dallo sviluppo sostenibile, attenta anche ai bisogni del territorio, di una economia meno distruttiva delle risorse del globo e più attenta a tutto ciò che rispetta l’ambiente, trova ancora una insufficienza attenzione.

lunedì 23 novembre 2009

Tav. Treno ad alta velocità

Il 5 dicembre partirà in via sperimentale la nuova tratta Torino-Milano che permetterà di percorrerre i 130 km circa che separano le due città in 50 m’, e dal 13 dicembre con un lancio pubblicitario dei costi il tratto Milano-Roma in 3 ore e, solo in 2 ore e45‘ tra MI-Rogoredo e Roma-Tiburtina, utilizzando il nuovo percorso quasi tutto in galleria fra Bologna e Firenze, 90 km in 45 m’. Per questa ultima tratta Trenitalia ha previsto un grosso numero di biglietti a prezzo simbolico di 2,50 €. L’Italia così avra i suoi primi 1.000 km di alta velocità dopo circa 10 anni della vicina Francia. che ne ha il quadruplo. In questo comparto siamo stati battuti perfino dalla Spagna. Tutto bene dunque? No per il 5 dicembre è prevista a Torino una manifestazione anti-tav dai no-global della Alta Val Susa insieme ai pendolari che lamentano la debole frequenza dei treni sulla tratta se non il peggioramento del servizio stesso, sembra che all'inizio saranno solo 7 le coppie di treni TAV al giorno.Come al solito quando si mischiano i problemi diventa poi difficile venirne a capo. Tutte le parti politiche, con esclusione dell’estrema sinistra è d’accordo che l’Italia debba avere le sue linee ferroviarie ad alta velocità di trasporto, pena la mortificazione non solo dell’immagine del paese, ma anche della necessità di un trasporto comodo, veloce, moderno e meno inquinante anche dello stesso trasporto aereo, come un qualsiasi paese industriale del primo mondo. Da questo punto di vista l’allacciamento attraverso la Torino-Lione all’alta velocità europea è diventata una esigenza primaria del nostro paese. Un’altra cosa è il venire incontro alle giuste richieste di chi utilizza il treno per andare a lavorare. Il sotto-utilizzo di questo mezzo moderno è incomprensibile, ma da questo punto di vista il tempo, anche se ridotto, esiste per venire incontro alle popolazioni interessate dal tratto in questione.

domenica 22 novembre 2009

Ritorno all’antico e all’essenziale


Dopo la recente abbuffata in economia, fatta di tanti debiti, tante carte di credito, di debito, revolving, tanti viaggi, tanto lusso, s’incominciano a vedere molti segnali di ripensamento e riposizionamento. E’ di questi giorni l’OPA lanciata a Wall Street dalla Berkshire Hathaway sulla Burghiton Northen Santa Fe, seconda ferrovia americana che ha raddoppiato il suo valore in borsa. Una scelta che fa intravedere la necessità che anche in USA il trasporto passaggeri debba trasferirsi dalla gomma, grande divoratrice di carburante, alla rotaia. Il ritorno in auge dell’oro, quale bene rifugio classico da improvvise fiammate d’inflazione. Il comparto delle commodity, con le azioni delle società maggiormente rappresentative del settore che hanno visto un salto del+ 43%, circa due volte e mezzo superiore al 16% dei finanziari. Idem nel settore del trasporto aereo. Le uniche compagnie che hanno aumentato il loro fatturato e ottenuto profitti sono i vettori europei low cost come Ryanair e Easyjet e la texana Southwest che pur non in grosso attivo è riuscita anche quest’anno a pagare il 133emo dividendo trimestrale continuativo. Queste compagnie hanno tagliato su tutto, tranne che sulla sicurezza. Giornali, riviste, bibite panini, tutto si paga in volo, check-in ridotti all’osso, vendita di biglietti direttamente on-line, saltando tutti gl’intermediari. Da questo punto di vista internet è stato e sarà sempre di più il mezzo del futuro più efficace per velocizzare e produrre economie. Anche il settore turismo, saltando il veicolo agenzie, sta conoscendo una crescita nella vendita on-line di prodotti e servizi che nel 2009 toccherà il 19% di tutte le transazioni. Difficilmente nel prossimo futuro vedremo boom economici come nel passato. Sotto molti aspetti è positivo il fatto che si riscoprono certe virtù del passato, andare avanti con giudizio sempre e applicandole ovunque, guardando con un pizzico di scetticismo a quei titoli che hanno crescite e cadute repentine, privilegiando le azioni di quelle aziende che nel tempo hanno continuato a distribuire dividendi.

venerdì 20 novembre 2009

Nautica. Una miniera per l’ Italia

Il nostro paese con i suoi 8.500 km di costa ha un giacimento prezioso per crescere nel settore della nautica, delle imbarcazioni , delle forniture nautiche e del charter nautico, da far invidia a tanti paesi che per il momento hanno saputo sviluppare meglio di noi il loro patrimonio marittimo. La sensibilizzazione portata avanti dalle varie associazioni di categorie verso lo stato e la stessa cultura, che cambia, ha fatto si che la nautica,negli ultimi anni, fosse vista non solo come un passatempo per classi privilegiate, ma un settore di grande sviluppo economico, grazie anche all’eccellenza dei cantieri navali sorti lungo tutta la penisola, che hanno sfornato imbarcazioni di tutti i tipi, grandezza e per tutte le tasche, trascinandosi dietro l’indotto, sino a coinvolgere , per barche di un certo livello, arredatori, grandi firme, produttori d’interni, come divani e cucine. Segnali confortanti di di risveglio sono arrivati ai primi di novembre da Miami, USA, durante la 50° edizione del Boat Show di Fort Lauderdale. Negli Stati Uniti si vendono circa il 45% delle barche prodotte nel mondo. A questa mostra erano presenti moltissimi cantieri nautici Italiani. Da Azimut a Benetti, da Perini a Picchiotti, con una gamma molto vasta soprattutto di target alto con motor-yacht anche di 73 m. fuori tutto. Anche la partecipazione di equipaggi italiani alle regate internazionali danno lustro al lavoro italiano. A Nizza, dove domenica 22 novembre si concluderà il Louis Vuitton Trophy Nice Cote d’Azur, il team Azzurra è in testa insieme ad un equipaggio degli Emirati Team New Zeland in una serie di gare che presto si potranno vedere anche in Italia alla Maddalena. Questo equipaggio è probabile che gareggerà insieme a Mascalzone Latino alla più antica regata del mondo che è la Coppa America.
Infine dal 2005, grazie agli investimenti pubblici e privati, il numero dei posti barca nei porti turistici italiani si è avvicinato in percentuale per km di costa, a livello della nazioni più sviluppate. La Liguria può vantare di aver all’attivo ben 26.000 posti barca, la Toscana 21.000, il Friuli Venezia-Giulia 18.000 e via via le altre regioni che fanno sperare che alla fine del 2009 i posti-barca attrezzati possano arrivare alla soglia di 172.000. Infine secondo il Ministro Matteoli, ognuno di questi attracchi fa nascere 4 nuovi posti di lavoro ai quali bisognerebbe aggiungere il business abitativo e di servizi di confort che fa da corollario ai porti turistici.

giovedì 19 novembre 2009

Pochi movimenti, tante occasioni. Avanti con cautela


Sono sempre di più i banchieri che dichiarano che il fondo della crisi è stato toccato e che s’intravede la fine del tunnel e la risalita dell’economia. In effetti l’oro dopo aver toccato il suo massimo con 133 dollari l’oncia ha innestato da qualche giorno la retromarcia, il petrolio staziona in un range tra i 75 e gli 80 dollari a barile, gli USA che denunciano una lenta ripresa dei prezzi al consumo con un + 0,2% nel mese di ottobre, anche se scontano ancora un calo dello 0,3% su base annuale sono segnali che vanno nella direzione giusta. In Italia si conferma in ottobre uno + 0,6% di aumento del PIL qualcosa in meno delle attese, ma comunque da non sottovalutare di questi tempi. L’Eurozona a un + 0,4%,la Germania a + 0,7%, la Francia +0,3%, rimane solo la Spagna in zona negativa con -0,3%, questa situazione in un quadro di stabilità dei tassi prevista per tutto il 1° trimestre del 2010. I mercati azionari, sostenuti dall’abbondante liquidità mantengono in Europa e nel mondo una stabilità in crescendo con alcune note positive. Tornano a crescere le sottoscrizioni dei fondi soprattutto di quelli immobiliari, segno che il mattone ha sempre il suo fascino o che i prezzi incominciano ad essere interessanti. La crisi del credito non ha permesso quello slancio necessario al mondo delle PMI per il loro decollo, ma i settori assicurativi hanno potuto beneficiare di un aumento delle vendite di polizze Vita e sui risparmi ottenuti dalle polizze RCA, per la diminuzione dell’incidenza dei danni dovute anche al kilometraggio ridotto delle autovetture. Tra le società che hanno riportato i trimestrali migliori, rispetto alle aspettative ci sono la statunitense AIG e l’europea Allianz. Buoni gli utili del settore bancario.

mercoledì 18 novembre 2009

Cina. L’affermazione internazionale di un gigante


La visita del presidente degli USA, Obama, in questi giorni in estremo Oriente, e la sua sosta in Cina ha riportato sotto i fari del mondo economico e industriale i progressi di questo paese sullo scenario globale. Forte di una parsimoniosa economia all’interno, ai limiti del dumping sociale ed ecologico, ma capace di assorbire un 26esimo del debito pubblico americano, con una moneta lo yuan, ampliamente sottovalutato , continua a far crescere il proprio PIL a ritmi di oltre il 9% annuo. E’ indubbio che la storia del mondo è fatto di corsi e ricorsi. Nel 1820 il PIL della Cina rappresentava il 30% della ricchezza mondiale, poi l’espansione in Europa sostenuta dalle scoperte tecnologiche, le centrali termiche, l’elettricità, lo sviluppo della meccanica pesante e dell’industria tessile fecero decollare l’Europa dove si affermò come prima potenza economica la Gran Bretagna e la sua moneta, la sterlina. Corollario a questo sviluppo fu la crescita degli USA e l’immigrazione che rese grande quel paese. Ai primi del ‘900 abbiamo il sorpasso degli USA sulla Gran Bretagna e la sostituzione della sterlina con il dollaro come moneta di riferimento. Oggi a qualche hanno della fine della seconda guerra mondiale abbiamo una nuova situazione in trasformazione. Cala nel mondo la fiducia negli USA.Troppi debiti, elevato il livello dei consumi rispetto alla capacità di risparmio, l’aumento della forbice delle ineguaglianze sociali, poca voglia di farsi carico del pagamento delle tasse, tuttociò sta minando la fiducia nel dollaro. Alcune banche centrali come l’India la Russia stanno tramutando una parte delle loro riserve comprando oro. La Cina al contrario, anche allo scopo di migliorare la propria immagine, lancia una specie di Piano Marshall alla cinese, soprattutto nei paesi africani, abolendo per alcuni i debiti pregressi, impegnandosi a costruire le grandi infrastrutture a prezzi di favore o con mutui anche 40ennali. Tuttociò anche per evitare una rivalutazione della propria moneta e nello stesso tempo per evitare l’accusa di fare incetta di materie prime a prezzi troppo favorevoli. La notizia curiosa di questi giorni viene dalla Lombardia, fra i vari corsi istituiti dalla Regione per i cassaintegrati e/o disoccupati in genere, con un fondo forte di 350 mln di € vi sono anche corsi di lingua cinese. A tutti coloro che frequenteranno con profitto i suddetti corsi verrà riconosciuto un trattamento economico mensile di 350 €. E’ vero che a Milano c’è una delle più grandi comunità cinesi in Italia, ma anche questo può essere un segno dei tempi.

martedì 17 novembre 2009

Italia-Brasile. Tentativo di rilancio


Di questi tempi in Italia sembra di moda il Brasile. Questo paese che copre buona parte dell’ America del Sud, già oggi decima potenza economica mondiale, sta vivendo un boom economico con una moneta, il Rials, in forte recupero che vale circa 0,50 cents di dollaro e 0,33 di €. Il forte rilancio industriale e d’immagine è dovuto alla politica liberale del presidente Lula e al traino che gli viene dalla necessità di velocizzare gl’investimenti in campo logistico delle grandi infrastrutture, nella costruzione di nuovi alberghi, stadi e altro perchè nel 2014 si giocheranno in Brasile i mondiali di calcio che coinvolgeranno ben 12 città e nel 2016 le Olimpiadi a Rio de Janeiro. Questo sviluppo sostenuto da un PAC, Piano di Crescita Accelerato, prevede un programma d’investimenti di 215 mld di €. Ancora relativamente poco sfruttato è il settore del turismo, dove ci sono ampli spazi di crescita. Il paese ha magnifiche spiagge, grandi foreste pluviali e una storia con molti punti in comune con la cultura europea e italiana in particolare. Su 190 milioni di abitanti, circa 30 sono di origine italiana. L’interscambio commerciale con il nostro paese nell’ultimo lustro è passato dai 5 mld di € del 2004 a quasi 10 del 2008. Già nel 2003 al Brasile, insieme al altri e paesi (Russia, Cina e India),fu riconosciuta la possibilità di uno straordinario potenziale economico tanto che coniarono il termine BRIC dalle iniziali dei paesi. I dati più brillanti negli ultimi due anni si sono avuti nel settore agro-alimentare, che occupa il 20% della manodopera, con una crescita del 10%, il settore industriale dal 2002 al 2006 ha avuto un incremento di quasi il 100%. Oggi il Brasile è il primo esportatore nel mondo di caffè, zucchero, soia, carne di manzo, succo d’arancio. Quinto paese come popolazione ha una densità di solo 20 abitanti per kmq. Già oggi per alcune aziende italiane è fondamentale per il fatturato prodotto in loco. Vale per la Fiat, che produce più auto in Brasile che in Italia, per l’Enel che è proprietaria al 49% della società Endesa e della società Enel Green Power che ha una presenza di tutto rispetto nelle energie pulite. La conseguenza logica di questo effervescenza industriale è la visita di circa 316 imprenditori industriali italiani in questo giorni guidati dal Ministro Scaiola alla ricerca di consolidamento e di sviluppo di questi rapporti.

lunedì 16 novembre 2009

GDO. Cambiamenti in vista


Dopo le aperture a raffica degli anni scorsi di grandi supermarket con superfici superiori anche ai 2.500 mq, soprattutto da parte delle grandi multinazionali di settore come la francese Carrefour, le tedesche Lidl e Metro, che sembravano mettere in difficoltà le catene italiane, alcune delle quali sono state assorbite da quest’ultime, qualcosa incomincia a cambiare nella loro politica di “customers satisfacion”cercando magari con superfici più ridotte un’avvicinamento alla clientela. Diversi fattori esterni e interni sono interventi in questi ultimi anni che hanno pesato nelle scelte commerciali. Alcuni fattori esterni possono essere individuati nei costi kilometrici di spostamento, che alla fine incidono sui costi vivi della spesa, senza possibilità di recupero su di essa. Non si sono avverate le promesse di una nuova politica di razionalizzazione delle stazioni di servizio e quindi la possibilità di vendere carburante con il “brand” della catena commerciale a prezzi fortemente scontati, le difficoltà di avere a disposizione grosse aree di parcheggio nei centri città, cosa comoda perché la dislocazione nei centri abitati comunque garantisce una certa fidelizzazione della clientela, l’invecchiamento della popolazione e la rarefazione dei nuclei familiari, spesso si arriva a percentuali superiori al 40% per famiglie composte da 1 o 2 unità. Problemi interni possono essere, senza una priorità specifica di peso nella scelta. La sopravvivenza di negozi specializzati nella produzione e/o vendita di determinati prodotti come panetterie, formaggerie,ma anche nel bricolage e nell’abbigliamento, dove a un rapporto privilegiato con il consumatore fa riscontro un assortimento maggiore dei prodotti desiderati. La necessità, che la crisi ha acuito di offrire un prezzo più basso, percorso che ha prodotto molti generi di largo consumo con il nome della catena commerciale, arrivando nei supermercati della Coop ha coprire il 25% delle vendite, mantenendosi al 15% nelle altre catene. Questi cambiamenti hanno schiacciato le vendite e i margini delle marche più famose che sino al 2007 dettavano legge sul mercato. Diversi sono anche i tentativi di fidelizzare la clientela con raccolte punti per ottenere doni anche di un certo valore. Con queste premesse fa ben sperare la notizia di fonte:” Scenari Immobiliari” della prevista apertura di 76 nuovi centri commerciali nel biennio 2010-2011 in tutto il paese, anche se la parte del leone la faranno il Piemonte, la Lombardia, il Lazio e la Campania con 54 nuovi centri, è indubbio che si va verso una razionalizzazione del settore e quindi in una maggiore produttività.

domenica 15 novembre 2009

Settore immobiliare. Alla ricerca del rilancio

Varie sono le le strade che gli operatori del settore stanno percorrendo per tirare fuori dalla stagnazione il settore immobiliare, ovviamente con politiche nazionali diverse, dato che alcune nazioni come l’Italia e la Germania, nel terzo trimestre 2009 hanno totalizzato il 63% del movimento. I problemi sono diversi e complessi. Carattere prioritario, che facilità la compra-vendita, è la qualità dell’immobile, il suo collocamento centrale, in un’area sviluppata e ben collegata. La qualità della vita, l’accessibilita all’assistenza sanitaria, la notorietà del luogo in campo nazionale e internazionale. Da questo punto di vista le due nazioni prima citate hanno avuto buon gioco per garantirsi una priorità nelle scelte degli acquirenti. Oltre le località italiane note hanno ricevuto particolare attenzione in Francia la Costa Azzurra e alcune località sciistiche della Svizzera. Ragioni diverse e soprattutto commerciali sono state le spinte per l’acquisizioni d’immobili in Germania e nelle capitali europee. Nel campo commerciale si è attenuata la corsa alle aperture di grandi centri commerciali con uno spostamento dell’interesse di questo tipo di business verso i Balcani. L’apertura di 2 grossi centri a Mosca, denominati Golden Babylon Rostokino e Vegas Mall per un totale di 294.000 mq.;
a Cracovia in Polonia per 101.000 mq., e Istanbul Forum Istanbul e Forum Marmara per un totale di 338.000 mq., sono le prime cartine di tornasole dell’interesse sviluppatosi in queste aree. Le tendenze emergenti nelle economie occidentali è l’ attenzione per l’implementazione delle nuove tecnologie nelle costruzioni. Un edificio ben coinbentato, con recupero di energia a mezzo pannelli solari o cellule foto-voltaiche ha un costo superiore del 10/12%, ma permette di risparmiare sino al 40% sui costi energetici con ricadute sostanziali sui costi d’esercizio. In questa corsa al nuovo l’Italia, è ben messa visti i progetti pubblici e privati presentati in questo scorcio d’anno di riqualificazione ambientale. 8 mld di € a Milano con la riqualificazione della sede storica della vecchia Fiera, della zona Isola-Garibaldi-Varesine; dell’Area Falk a Sesto S.Giovanni; di Milano Fiori, e di Rogoredo. Altri progetti per 2,5 mld sono previsti a Bologna e 5mld a Roma e provincia.Nelle nuove strade per facilitare l’usufrutto di spazi commerciali e uffici, numerose sono le aziende che offrono locazioni di spazi per periodi anche brevi, come in caso di esposizione tematiche o fiere, e uffici da occupare anche a ore o per qualche giorno alla settimana completi di strumentazioni, ufficio di segreteria e di traduzioni e di comfort.

sabato 14 novembre 2009

Exit strategy


Notizie buone sul fronte della ripresa. Dopo 5 trimestri negativi il 3° trimestre di quest’anno presenta nel suo complesso un segno positivo dello 0,6%. L’opposizione di centro sinistra e la CGIL, che oggi ha manifestato a Roma contro l’inerzia del governo che fa troppo poco per spingere il pedale dell’accelleratore della ripresa e rilanciare i consumi, probabilmente sottovalutano alcuni dati di fondo. Se è vero, come dicono che il governo ha fatto poco e nonostante questo ci sono segnali positivi, significa che la ripresa è reale e non drogata da incentivi e dagli stimoli provenienti dalla liquidità che altri paesi europei e non, hanno immesso nell’economie nazionali per spingerle fuori dalle secche della crisi. Cosa succederà quando questi incentivi verranno meno? Gli Stati Uniti viaggiano nel 2009 con un deficit di bilancio del 10%, l’Italia a 5,2%. L’Italia ha un fisco più pesante del 5% di quello USA che preleva con le tasse solo il 17% del PIL. Può sembrare irrealistico questo dato, visto il bombardamento mediatico sulla funzionalità del fisco americano, ma poi si scopre che l’evasione esiste dappertutto e forse in percentuale maggiore che nella penisola. La domanda è: migliora il sistema Italia o peggiora e, come qualcuno sussurra, s’italianizza quello estero? Forse ha ragione il governatore di Bankitalia, Mario Draghi quando, come presidente del Financial Stability Board, suggerisce regole più omogenee a livello internazionale, per rendere più trasparenti le transazioni finanziarie e più stabile la crescita che s’intravede in questi giorni. Il rischio è che senza queste regole globalmente condivise, una crescita sostenuta soltanto dalla liquidità, alla prima stretta creditizia effettuata dalla banche centrali dei grandi paesi per bloccare eventuali fiammate inflazionistiche, si ricomincia con il solito girone infernale, di dantesca memoria, di stop and go.

venerdì 13 novembre 2009

Monete, chi sale e chi scende


Negli ultimi dieci anni c’è stato un vorticoso aumento delle transazione monetarie salite da 1,5 trilioni di dollari a circa 3 trilioni.
Il mercato degli scambi ha rapprensentato una correzione continua dei valori delle monete, spinte momentaneamente dalla speculazione e dalle notizie di aumenti delle esportazioni nazionali e da altre voci ricorrenti, ma nel lungo periodo i valori hanno rappresentato anche una fotografia della forza di una nazione o di una area com’è Euro-zona. Otto anni orsono, quando debuttò l’Euro fu quotato sopra il cambio alla pari con il dollaro, infatti occorrevano 1,16 cents di dollaro per avere un 1 euro. Per qualche giorno l’Euro tenne il valore d’emissione, poi scese sino a valere 0,870 di un dollaro. Poi lentamente l’euro recuperò, grazie all’azione della BCE , alle politiche nazionali anche ingabbiate dal trattato di Maastricht che vietava di superare il tetto di un 3% di deficit rispetto al bilancio nazionale, pena richiami ufficiali e pesanti multe. Oggi il cambio si aggira su un 1,5 dollaro per euro. Cosa pesa sulla moneta USA oltre la crisi di cui si parla? Questa crisi è causa o effetto di un profondo sbilanciamento dell'economia americana, che oggi viaggia su un deficit del 10% sul bilancio? L’Italia viaggia al 5% circa, tutta l’Eurozona intorno al 6%. L’entrate del fisco americano sono pari al 17% del PIL e bastano per pagare gli interessi del debito pubblico, le pensioni, la spesa sanitarie e le spese della macchina militare. Il resto che serve a costruire strade,ferrovie, sicurezza interna, giustizia e istruzione va sostenuta con nuovi debiti. L’aumento della disoccupazione, la stagnazione del commercio e l’aumento delle scorte di greggio danno la sensazione che la strada della ripresa è tutta in salita.

mercoledì 11 novembre 2009

Il Toro in Borsa


Spigolando fra le varie notizie sui giornali di oggi balzano all’occhio molte notizie positive. Nel settore bancario degno di nota è il risultato di Banca Intesa San Paolo che nel terzo trimestre raggiunge un utile di 674 mln di euro, con un aumento secco rispetto al secondo di ben 161 mln. La BPM, Banca Popolare di Milano chiude il periodo gennaio/settembre con 182 mln di utili + 27,5%. Il risparmio gestito è di 24,771 mld con un aumento rispetto al 2008 del 44,3%. Per passare al settore corporate bond la Fiat ha lanciato una emissione di 1,5 mld di euro e ha raccolto richieste per 7,5 mld con una cedola al 6,85%. Fra l’altro questa è la terza emissione in 4 mesi con tassi sempre calanti. Si è passati dal 9,45% della prima emissione di luglio , al 7,75% della seconda di settembre al 6,85 di oggi. La borsa italiana è ai massimo da marzo. Wall Street al top da 13 mesi e può inanellare un + 60% dai minimi di marzo. La raccolta di fondi va bene. All’Ecofin di ieri a Bruxelles i 27 ministri delle finanze hanno rinviato a gennaio del 2011 le prime mosse per il rientro della grande liquidità che le banche centrali di tutto il mondo hanno messo a disposizione delle stesse per agevolare la loro sopravvivenza. La proposta del premier britannico Gordon Brown al G20 di St.Andrews di far pagare una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali per costituite un fondo per eventuali default di banche si è arenata subito. Il ministro italiano Tremonti ha dichiarato che le bolle preferisce prevenirle anziché inseguirle. Il governatore della Banca d’Italia, nella sua qualità di presidente del Financial Stability Board ha suggerito una supervisione per gli Istituti che operano su più mercati dando ovviamente i dovuti poteri alle autorità internazionali di intervenire.In effetti di fronte alle performance del settore bancario internazionale ci sono le difficoltà dell’industria, l’aumento della cassa integrazione, la stagnazione dei consumi, le difficoltà delle famiglie, le lamentale delle PMI che non trovano sufficienti prestiti per superare i punti più critici della crisi, gli agricoltori che protestano perché i loro ricavi sono scesi talmente in basso da non coprire i costi, l’alta percentuale di disoccupati di qua e al di la dell’Atlantico. La sensazione, e molti analisti finanziari incominciano a darla come certezza, è che molte banche, nel mondo, stiano utilizzando la liquidita messa a loro disposizione per agire come hanno fatto nel passato, prima che la bolla delle varie speculazione scoppiasse.

lunedì 9 novembre 2009

Prodotti alimentari di alta gamma. Motori d’economia e del made in Italy

Anche la gastronomia, i vini tradizionali e con bollicine, gl’insaccati, le paste, le pizze e tanti altri prodotti della terra fanno bene all’export con riflessi positivi sull’ immagine d’Italia all’interno e all’estero. In questi giorni sugli scaffali dei negozi specializzati e nei supermercati appaiono le prime bottiglie di vino “novello 2009”. Prodotto partito in sordina nel 2002, oggi selezionato al massimo nella qualità, raggiunge la cifra di 15 mln di bottiglie all’anno con un prezzo che varia dai 3 agli 8 € cadauna. Dai giornali della settimana scorsa si è appreso che negli USA le bottiglie con le bollicine hanno sorpassato nelle vendite di un 20% le classiche bottiglie di Champagne. I prodotti alimentari italiani spesso vengono contraffatti o nelle migliori delle ipotesi copiati. La domanda che molti si fanno è come l’industria del settore tenta di difendere i propri marchi. Hanno iniziato i produttori di vino creando e facendo registrare alcune sigle che ormai i consumatori conoscono a memoria. Sono 55 i prodotti coperti dal marchio IGP, indicazione geografica protetta;104 le bottiglie di vini DOC, Denominazione di origine controllata che indica anche il territorio di provenienza; dopo 5 anni di DOC si può avere la sigla DOCG vini che sottostanno ad attenti controlli di laboratorio dopo la vinificazione e hanno ben specificato l’ambito territoriale di provenienza. Alcuni dei più famosi nomi dei nostri vini si fregiano di questa ambita sigla. Basta pensare al Brunello di Montalcino della provincia di Siena, al Barolo piemontese, al Sagrantino di Montefalcone in Umbria etc.I prodotti alimentari come formaggi, salumi e particolari specialità di frutta da qualche anno sono coperti dalla sigla DOP (109), denominazione di origine protetta. Ultima sigla nata in casa europea è la STG, cioè specialità tradizionale garantita. Questo marchio introdotto dalla comunità europea, si rifesce al metodo di produzione o alla composizione legata alle tradizioni di una zona. In questo momento abbiamo 2 prodotti coperti dal marchio e sono la mozzarella STG (mozzarella di bufala) e la pizza napoletana Presto si dovrebbero affiancare il cioccolato artigianale e il gallo ruspante.

Carte di credito. Tanta abbondanza.


Tra pochi giorni il 12 e 13 novembre si terrà, per la prima volta in Italia, a Roma presso l’Hotel Parco dei Principi, il” Summit europeo delle carte prepagate”, segnale tangibile della diffusione, anche nel nostro paese, di questo mezzo di pagamento.Nell’area dell’Italia del nord ormai la moneta elettronica, nei suoi vari aspetti e servizi ha conquistato spazi enormi. Nei vari negozi commerciali e nei supermercati un semplice controllo alle casse sulle persone in fila per pagare ci si accorge che su 20 persone più della metà paga con moneta elettronica. Questa percentuale abbastanza alta per cifre superiori ai 100 euro, diminuisce rapidamente quando le somme da pagare sono inferiori ai 30 euro, facendo scendere anche il nostro paese sotto la media europea. Tanti sono gli sforzi delle banche e delle istituzioni finanziarie per accellerare l’uso di questo mezzo, prevedendo anche storni delle proprie provvigioni a favore dei clienti. Alcune catene di supermercati incentivano le proprie carte con prezzi scontati sulle proprie merci e la concessione di raccolta-punti che, al raggiungimento di determinate quantità, si tramutano in gadget anche di valore.
Difficile fare una panoramica delle varie tipologie di carte che ormai tra bancarie, finanziarie, aziendali,superano la cifra di 300.
Le più comuni sono le carte di debito, più o meno bancomat, permettono di prelevare denaro contate dagli ATM e acquisti presso i negozi convenzionati di merci con addebito in conto corrente in tempo reale.
Carte di credito classiche, con un plafond concordato con la propria banca e addebito a fine mese delle spese effettuate.
Carte prepagate, con cifre preventivamente accreditate,hanno avuto come antesignane le carte telefoniche, hanno il vantaggio di fermare gli acquisti una volta raggiunto la cifra accreditata.
Carte revolving, con un plafond concordato, permettono di pagare a rate le spese del mese, dietro il pagamento di interessi che a volte sono robusti.
Buono il sistema di sicurezza. Si è passati dalla banda magnetica per la memorizzazione dei propri dati ai chips. Oggi molte banche prevedono un SMS che avvisa il cliente del pagamento a mezzo della propria carta, agli strumenti come i SecurCode che prevedono codici di sicurezza dedicati agli acquisti su internet.

sabato 7 novembre 2009

Settore immobiliare. Ombre e speranze


Nell’ultimo Consiglio dei Ministri, di questa settimana, il presidente Berlusconi ha fatto alcune considerazioni sulle dimensioni dell’Italia che con lo 0,6% delle terre emerse il 3,6 dell’economia mondiale è uno dei piu grossi contribuenti al bilancio europeo e dell’ONU e si è collocata, con il suo PIL di 2300 mld di dollari al 6° posto nella graduatoria mondiale delle economie davanti alla GB, che per effetto della crisi finanziaria, immobiliare e della svalutazione della sterlina arretra con 2280 mld di dollari al 7° posto. Le aspettative italiane di sviluppo sono sostenute dall’ aumento dei consumi, dalle immatricolazione delle auto, dall’aumento dei consumi dell’energia, manca all’appello il settore immobiliare, che sembra ancora non riprendersi dalla rivalutazione eccessiva del mattone avutasi sino al 2° trimestre del 2008 e successivo arretramento lento, ma costante di valori. Questo settore potrebbe dare carburante prezioso alla ripresa prevista per il 2010. Negli USA il mattone è sotto attenta osservazione, perchè nel passato, molti beneficiari di mutui si sono potuti autofinanziare chiedendo alle banche degli aggiornamenti di valore delle case così da auto-alimentare il boom.Oggi alcuni analisti finanziari,consigliano le banche USA di svalutare parzialmente i crediti nei confronti dei mutuari per evitare che la superliquidità fornita dal Tesoro alle banche, che ha consentito nell’ultimo semestre rivalutazioni in borsa di oltre il 50%, si tramuti in un’altra crisi finanziaria. In Italia si assiste ad uno scenario diverso. Vanno sempre bene le vendite di appartamenti di prestigio nelle grandi città e nelle località di villeggiatura famose. Si sono stabilizzati i prezzi nell’aree vicine alle grandi città, come Milano, Torino, Brescia, Genova, Roma, soprattutto quelle fornite di ottimi collegamenti con il capoluogo. Ci sono alcuni acquisti selettivi nelle altre aree, ma manca ancora una inversione di tendenza robusta. La speranza di molti operatori immobiliari è che, nei prossimi due mesi, per l’afflusso di soldi freschi delle tredicesime e stacchi di cedole di gennaio, avvenga la spinta decisiva.

venerdì 6 novembre 2009

L’orizzonte a breve si rasserena. Tutto bene?


In versione meteorologica si potrebbe dire “tempo bello per tutto il prossimo trimestre”. I tassi di sconto sono rimasti molto bassi, senza previsione di variabilità a breve. La Fed Usa ha lasciato il tasso di sconto allo 0,50%, la BCE il pronto contro termini al 1%, la GB allo 0,50% il tasso d’intervento, la Svizzera ha la sua banda di oscillazione tra 0-0,75% sul Libor a 3 mesi, la BOJ ha un tasso di riferimento allo 0,10%. Come ciliegina sulla torta oggi l’OCSE ha riferito che tutti i super-indici sulla economia sono in aumento del 2-3% su base annua, l’Italia addirittura del 10,80%, in buona compagnia della Germania, che è solo al 5,7% sempre su base annua. Il presidente del nostro consiglio dei Ministri ha ribadito che l’Italia ha superato la Gran Bretagna nel PIL, cosa che la settimana scorsa era stata riconosciuta dalla stessa GB. Tutto bene quindi? Agli addetti ai lavori preoccupano alcuni dati di rapida risalita degli indici del settore bancario, dopo i non pochi fallimenti al di la e al di qua dell’Atlantico. Dal 9 marzo 2009 giorno nero per le banche si sono avuti aumenti degli indici di settore di tutto rispetto. Il FT-Mib italiano ha visto un +77%, lo Standad & Poor USA + 55,5%, +51%lo Stoxx bancario europa. Tutto ciò ancora in mancanza di regole e parametri concordati a livello internazionale.

martedì 3 novembre 2009

La comunicazione interattiva, un motore per l’economia


Si tiene oggi 3 e domani 4 novembre, presso la Fiera di Milano City la due giorni di convegni sulla comunicazione interattiva organizzata dallo IAB Forum (Interactive Advertising Bureau) per dibattere e portare a conoscenza delle Istituzioni e degli operatori del settore le opportunità e il trend di crescita del settore Negli interventi odierni tenuti da esperti o responsabili ai massimi livelli aziendali molti sono stati gli argomenti illustrati. Layla Pavone, presidente dello IAB Italia,nel suo intervento odierno, ha sottolineato che oggi internet può contribuire notevolmente a risollevare le sorti dell’economia italiana, visto i quasi 23 mln di utenti collegati con la banda larga, che coprono il 43% della popolazione di cui il 55% di età compresa tra i 25 e 54 anni. Secondo alcuni analisti del mercato nel 2008 internet è stata la fonte principale d’informazione per la scelta di prodotti e servizi da acquistare. Percentuali simili si raggiungono nell’informazione editoriale e addirittura dell’80% nell’intrattenimento e negli acquisti di biglietti aerei. Nell’e-commerce un boom è previsto nella vendite di abbigliamento di target elevato. Gl’incrementi di spesa per investimenti pubblicitari previsti per il 2009 e 2010 sono del 9,3% in Italia e del 7,6% in Europa.

lunedì 2 novembre 2009

Scudo fiscale, tensioni e speranze



Ormai è partita la macchina per il rientro giuridico o fisico di capitali dei risparmiatori italiani all’estero con disponibilità medie da 1,e mezzo a 3 milioni di euro. Difficile quantificare la dimensione del fenomeno anche se si parla di 45.000 unità fisiche o giuridiche che potranno aderire, tra liberi professionisti, imprenditori medi, artisti e sportivi, residenti soprattutto nelle regioni del Nord più qualche presenza significativa nel Lazio e in Campania. Altrettanto notevole è il numero degli intermediari finanziari, delle banche grandi e piccole,che sperano di rimpinguare i loro portafogli clienti. Basta leggere la pubblicità che in questi giorni si trova su tutti i giornali finanziari e non, con la puntuale elencazione dei servizi erogabili.
Altrettanto forte e diffusa è l’irritazione dei paesi confinanti come San Marino, il principato di Monaco e soprattutto la Svizzera che, un paio di giorni, fa ha dichiarato di voler interrompere i negoziati con l’Italia per un accordo nel settore. L’affronto, se così si può chiamare, è stato il controllo effettuato in territorio italiano da personale del Ministero delle Finanze e dell’ Agenzia dell’entrate, della correttezza d’informazione all’Archivio italiano dei rapporti finanziari. Questi adempimenti aiutano il fisco nella lotta all’evasione. La posta in palio è un rientro di capitali per circa 90 mld di euro e per le banche e il mondo dell’intermediazione tra gli 800 e i 900 milioni tra parcelle e possibili entrate sui capitali da gestire nei prossimi anni con incrementi sostanziali dei propri portafogli. Gli introiti, secondo stime della Boston Consulting Group verrebbe da provvigioni tra lo 0,65% e 0,75%. La difficoltà di definire con esattezza i possibili guadagni dell’intermediazione viene dalla complessita delle operazioni che permettono alle aziende di dichiarare che la personalizzazione necessaria dei servizi porta alla personalizzazione dei costi. Infine la la soddisfazione degli operatori di settore che, per anni hanno sofferto per il deflusso di clienti verso i lidi vicini,e che vedono il mercato muoversi in senso opposto.Il ritorno in patria di questi capitali ha numerosi vantaggi anche per i clienti italiani. Nel passato questa dislocazione lontano dei propri cespiti, quindi con difficoltà di monitoraggio e d’intervento, ha comportato anche grosse perdite per alcuni, per gestione troppo spericolate, per cui i benefici della mancata tassazione in Italia, si è rivelata inesistente. Inoltre il pagamento della penale per il rientro del 5%, molto esigua verrà ancora dimezzata per tutti coloro che vorranno investire nel capitale della propria azienda con il riconoscimento di un credito d’imposta previsto dal Ministero delle Finanze. E’ un’occasione d’oro per tutto il settore dell’ intermediazione finanziaria che dopo anni di difficoltà e bassa crescita potrebbe ottenere un rilancio definitivo.

domenica 1 novembre 2009

Capitali cinesi per le PMI italiane?


Nel mondo imprenditoriale milanese si parla spesso della capacità di espansione della comunità cinese di Milano con acquisizioni continue nel commercio, nella ristorazione e nei servizi in genere di questa realtà forte di oltre diecimila presenze. Stesso discorso vale anche per Prato e le altre China-town sparse per l’Italia. Spesso i loro rappresentanti d’affari girano con valigette piene di euro e concludono, quando possono velocemente, senza battere ciglio sulle richieste dei venditori pur di conquistare nuovi spazi e allargare il loro giro d’affari. Il vero salto di qualità che si sta prospettando in questi giorni è però l’annuncio dato dal Ministro dell’Economia Tremonti al convegno dei giovani imprenditori a Capri della creazione di un Fondo Private Equity del circa 3 mld di euro per lo sviluppo e la partecizione ad aumenti di capitali delle nostre PMI sostenuto dalle grandi banche d’interesse nazionale e dalla Cassa depositi e prestiti. Questo fondo potrebbe raddoppiare se si aprisse alla partecipazione della China Devolopment Bank (CDV), l’equivalente cinese della nostra CDP sul modello dell’accordo-quadro annunciato il 28 ottobre a Parigi. Questi movimenti fanno seguito a decisioni prese dal Club degli investitori di lungo periodo voluto dalla BEI e dalle casse depositi e prestiti di Francia ,Germania Italia e dai cosiddetti fondi sovrani di Marocco, Abu Dhabi, Cina, Dubai, Russia Canada. E’ evidente che questa scelta dovuto a un certo pragmatismo delle forze economiche in campo rappresentano una svolta epocale dell’approccio che i paesi europei incominciano ad avere con il gigante cinese. Si mettono da parte le critiche sul rispetto dei diritti umani, si minimizza sulla politica economica agressiva denunciata dalle organizzazioni umanitarie perseguita in Africa. L’acquisto di minerali a basso costo e l’esportazione di massicci quantitativi di manufatti come magliette, jeans che raggiungono in alcune realtà percentuali dell’80% che di fatto annulla la potenzialità della debole industria manifatturiera africana. Stesse quantità e percentuali per quanto riguarda l’elettronica di consumo come batterie, radio e telefoni a basso costo e qualità, e stessi risultati di azzeramento dell’industria locale. Anche nel sostegno finanziario ai governi o alle costruzioni di grandi opere pubbliche, che per ovvie ragioni vanno fatte in loco, primeggia la Exim-bank, la terza banca di credito del mondo che spesso ha soppiantato la Banca mondiale che ha per ragione sociale interventi di questo tipo. Si palesa così una bella sfida per il nostro mondo imprenditoriale e politico europeo e italiano. Speriamo che se in Italia saremo capaci di seguire il pragmatismo francese nell’accettare i capitali cinesi, saremo anche attenti a non sovvertire gli standardi di qualità a cui siamo abituati.

sabato 31 ottobre 2009

Exit strategy

La ripresa economica, anche se non seguita a ruota dalla ripresa occupazionale, incomincia a preoccupare alcuni governi e le rispettive banche centrali, per la loro carica inflazionistica. Il 24 agosto la Banca centrale di Israele ha aumentato il tasso di sconto dallo 0,5% al 0,75%. Il 6 ottobre l'Australia dal 3% al 3,25%, il 28 ottobre la Norvegia dall'1,25% all' 1,50%. Altri segnali arrivano dal Giappone con la decisione presa dalla BOJ che ha reso noto che da fine anno non comprerà più obbligazioni societarie e commercial papier e che da marzo 2010 non offrirà prestiti a un tasso agevolato dello 0,1%. Tutte queste misure sono palesemente segnali di fine sostegno al corporate finance in vista dell'esaurimento della crisi. Altri segnali, che possono sembrare slegati da questi singoli provvedimenti, ma che avranno la loro forte influenza sul rilancio dell'economia europea sono alcune decisioni politiche prese in questi giorni a Bruxelles e che faranno sentire i loro effetti nel primo semestre del 2010. La partenza di un governo europeo dal 1 gennaio 2010 con un presidente che rimane in carica 2 anni e mezzo, rieleggibile per un ugual periodo. Un unico rappresentante per la politica estera dell'Unione comunitaria. Con effetti, invece, più lontano nel tempo un mercato unico dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Quest'area decisa nel 1995 con l'accordo di Barcellona dovrebbe concludersi nel 2010 con uno spazio di libero scambio che include paesi come l'Algeria, la Libia, il Libano e Israele, che già hanno visto in questi 15 anni incrementare i loro scambi con la UE dal 300% al 400%. L'impasse di questi anni e quindi il rallentamento dl processo è dovuto anche al fatto che la UE è stata fortemente impegnata nel processo di razionalizzazione al suo interno, problema che con gli ultimi accordi sembrano essere stati superati. In questa ottica l'auspicio rilanciato dalla presidente dei giovani imprenditori, Federica Guidi nel convegno che si sta tenendo a Capri è una cartina di tornasole che una grande zona franca, senza barriere doganali a sud dell'Europa è una buona leva per il rilancio del nostro Mezzogiorno.

venerdì 30 ottobre 2009

Ritorna la fiducia sui mercati

USA Il PIL vede nel 3° trimestre (dati del 29 ottobre) un aumento del 3% su media annua. I consumatori americani si presentano ancora una volta come un popolo in grado di dare una spinta economica alla ripresa mondiale.
La Cina, lancia segnali di grande slancio economico e componente essenziale dell’economia mondiale. Con un incremento del proprio PIL che anche quest’anno si prevede in crescita del 8,9%, e produzione industriale del 13,9%, rispetto al 12,8 dell’anno 2008. A questa aspettativa si può aggiungere la constatazione che la Banca centrale si è fermata nell’opera di lenta rivalutazione della moneta locale. In Giappone il governatore Masaaki Shirakawa ha dichiarato in un incontro di pochi giorni a Tokyo che in Asia Orientale la ripresa ha iniziato a correre più veloce delle aspettative. In settimana si attendono i risultati macroeconomici europei e italiani. I segnali di fiducia vengono da alcuni settori, dove l’energia ha ricuperato spazi da quando il barile si è riportato a ridosso degli 80 dollari con qualche picco a 81,50. Buone le performance degli alimentari e telefonici.Nel settore automobilistico bene i risultati della Fiat e del settore ricambio come la Valeo francese, meno della Peugeot.

L’intelligenza italiana agguanta l’alta velocità

Dopo circa venti anni di studi, lotte, assemblee a un prezzo kilometrico superiore di 3 volte quello francese le ferrovie italiane dal 13 dicembre prossimo avranno circa 1200 km di alta velocità ferroviaria. Da Torino a Napoli, si potrà andare in 4 ore. Da Milano a Roma, senza fermate, in 2 e 59 minuti, 37’ da Bologna a Firenze.Le tariffe, sino ai prossimi aumenti del marzo 2010, sono fortemente competitive. I giornali di questi giorni hanno dato ampli spazi a paragoni sulle combinazione vincenti sulle varie tratte fra aerei, treni e auto. Occorre a questo punto qualche piccola riflessione sui tempi di attesa nei percorsi in città. Ad.es.: tra Milano- Rogoredo e Roma Tiburtina bastano 2 ore e 45 minuti, ma poco si dice quanto tempo occorre dal centro di Milano alla staz. Di Rogoredo? In alcuni momenti della giornate anche 1 ora e altrettanto da Tiburtina a p.za Venezia. E’ vero che alcune realtà come Milano hanno un collegamento con una linea metropolitana, ma il fatto fa emergere la necessità di un sostanziale miglioramento nei collegamenti pubblici in tutte le città in cui i nuovi mezzi di trasporto accelerano gli spostamenti,perchè una volta giunti a destinazione, ci sono i problemi di sempre. In una dimensione più grande il problema si ripresenta sulla grande opera del ponte che scavalca lo Stretto di Messina. Buona la scelta che farà risparmiare due ore ad ogni imbarco e traghettamento, con un notevole risparmio di soldi e inquinamento. Ma una volta giunta all’altra sponda occorre trovare una riorganizzazione degli spazi logistici all’altezza dei tempi.