sabato 28 novembre 2009

Riconoscimento all’Italia da Bruxelles


Va dato atto che nel giro di 7 giorni Josè Manuel Barroso, presidente confermato della Commissione UE, di aver centrato, con le sue capacità di saper bilanciare le aspettative dei grandi e i desideri dei piccoli paesi che compongono l’Europa, l’obbiettivo di aver costruito un team molto ben assortito fra uomini, donne e partiti di diversa ispirazione ideale. Le aperture ai paesi dell’est Europa, ultimi entrati in ordine di tempo a far parte dei 27 con un romeno all’agricoltura e un ungherese alle entrate fiscali, completano il bilancio di equilibrata presenza. E’ giusto ricordare che la nomina dell’italiano Antonio Tajani all’industria sono anche il riconoscimento di un lavoro ben fatto nella scorsa legislatura. Di competenza di questo settore sono l’industria, le PMI, l’auto il manifatturiero, l’aerospazione, il turismo e i satelliti con il progetto Galileo. Ma dove il lavoro non mancherà, e sarà la vera sfida che il commissario Tajani dovrà affrontare, sarà la costruzione di una nuova strategia comunitaria di sviluppo per la UE2020.

I mercati finanziari e la memoria labile


La bolla immobiliare sta facendo altre vittime nel mondo. Si è partiti a fine 2007 dagli USA con il calo delle vendite e quindi l’arretramento dei valori immobiliari, la crisi dei derivati, dei prestiti subprime che hanno travolto numerose banche americane e europee, con il fallimento di alcune di esse e l’entrata massiccia nel capitale di fondi statali. Dopo circa due anni, dopo aver fatto il giro del globo, la crisi è arrivata in Medio Oriente con la richiesta di moratoria di un ente di stato il “Dubai World”, per un deficit a breve scadenza di 59 mld di dollari, rispetto a un debito dichiarato di 90 mld. Il Dubai è uno piccolo stato della federazione degli Emirati Arabi Uniti, che ha programmato il suo sviluppo su un’espansione del settore immobiliare senza precedenti nel mondo.Infatti campi di sci nel deserto, grattacieli più alti del mondo,hotel anche a 7 stelle, la compagnia aerea che ha spiccato l’ordine più sostazioso del superjumbo A380. Inoltre attraverso una sua consociata ha in costruzione 3 isole artificiali sulla costa. Questo paese sarà alle prese, fra poco, come corollario conseguente al rarefarsi degli acquirenti d’immobili, le cui vendite sono crollate del 50%, con la diminuzione della vendita dei servizi connessi, del turismo e sulla capacità di attrarre capitali . Fra l’altro non si hanno ancora certezze sui riflessi che una stretta economica governativa possa avere sugli investimenti all’estero di questo stato, se saranno mantenuti o alienati per fare cassa.
Sui mercati internazionali le reazione sono state più soft e diluite nel tempo anche a causa della chiusura di giovedì per il Thanksgiving e per il lungo ponte conseguente.Si appannano le borse, diminuisce la pressione sul rialzo dell’oro, che perde a fine serara 20 dollari l’oncia dopo essere andato giù in qualche momento anche di 60 dollari. Si rivaluta la moneta americana sull’ Euro. L’indirizzo di fondo rimane un calo del mercato immobiliare negli Usa. Seguito in Europa dalla Spagna che, negli ultimi due anni ha visto, in alcuni casi, dimezzare il valore degli immobili, soprattuto dove si è costruito troppo e velocemente a danno della qualità. Le 5 principali aziende costruttrici del paese Martinsa Gadese,Metrovacesa, Vallerhermoso,Reyal Urbis, Colonial hanno registrato nei primi 10 mesi del 2009 un meno 2 mld di euro di vendita, con un calo del 37% negli ultimi 2 anni.

venerdì 27 novembre 2009

Dubai. La crisi sta finendo, ma le bolle no


Ha ragione il governatore della Banca d’Italia, quale presidente del FSB, che occorrono nuove regole, urgenti per stabilizzare i mercati. Ha ragione il ministro Tremonti che da qualche hanno interviene nei consessi internazionali per dire che occorre un nuovo “legal standard” più o meno universalmente accettato per definire una cornice nel quale muoversi con un minimo di correttezza. Ma al G8 dei ministri delle finanze, svoltosi a Roma come riunione propedeutica al G8 dell’Aquila, fra i titolari dei ministeri finanziari un secco no arrivò proprio dagli USA. Il problema è che troppo finanzieri d’assalto non riescono a frenare un’avidita che ha come limite, solo il massacro del mercato e gli improvvidi risparmiatori che sperano di arricchirsi seguendo i consigli di giovani analisti che traggono le loro informazioni dalla lettura dei quotidiani convincendosi l’un l’altro che il titolo sia da comprare.In questo campo anche i rating offerti dalle varie società di settore non aiutano a raccapezzarsi in quanto sono buoni finchè non diluvia, tranne abbassarli di colpo il giorno che crollano. A corollario del quadro si riscontrano nel pantano dei 59 miliardi di dollari per cui l’ente di stato Dubai World ha chiesto una moratoria del pagamento sino a maggio de 2010, ci sono sempre le stesse banche: HSBC, Lloyd Group, la Banca reale di Scozia,Barclays, Standard Chartered, poco o per niente implicate le banche italiane. La cartina di tornasole che c’è poca chiarezza in borsa viene dal riscontro che tutte le borse ieri hanno perso, particolarmente colpito il settore finanziario e le banche, senza una verifica di chi è implicato di più e chi meno.

mercoledì 25 novembre 2009

Il mondo cambia le banche no


Strano questo fine 2009, su tutti i giornali si possono leggere articoli in cui tanta gente, imprenditori veri si sforzano di trovare soluzioni per uscire dalla crisi, aumentano le rappresentanze d’imprenditori che organizzano meeting e fiere, in tutte le parti del mondo, per tirar fuori dalle secche il proprio paese, ma le banche sembrano ancora non essersi rese conto che il loro mestiere è sostenere l’imprenditoria nello sforzo di far ripartire la locomotiva e non percorrere le vie della vecchia e selvaggia speculazione. Sembra quasi che la specializzazione maturata nel passato di utilizzare i capitali ieri privati, oggi la liquidità monetaria pompata dalla banche centrali, sia rimasto il loro business preferito. Prendono il danaro a costo quasi zero e lo investono in bond di stato lucrando quei 2/3 punti netti di guadagno. Spesso lo offrono a società finanziarie che continuano le speculazioni, sull’oro arrivato al 1180 dollari l’oncia, o sul barile di petrolio o sulle commodity facendo aumentare in modo insostenibile i generi di prima necessità affamando quindi sempre di più le popolazioni più povere del terzo o quarto mondo.Colpisce quanto reso noto dalla Fdic, Federal Deposit Insurance Corporation che negli USA alla fine del terzo trimestre gli istituti bancari in difficoltà erano 552 rispetto ai 416 della fine del 2 trimestre e ai 305 di marzo. Le cose non cambiano molto in GB visto i flussi di denaro pubblico arrivato alle banche più grandi di quella nazione, e, le cose non cambiano molto in Cina visto che la Banca centrale ha invitato le banche cinesi ha ricapitalizzare i propri patrimoni, più che sostenere, con aggressività, l’espansione del credito all’esportazione dato anche la prospettiva al ribasso del PIL USA. Risultato dello spavento dei banchieri cinesi è che la l’indice della borsa di Shangai ha perso il 3,5% di valore. Da questo punto di vista i suggerimenti e le analisi di mercato che in vista di una ripresa lenta, invitano a puntare su una economia dallo sviluppo sostenibile, attenta anche ai bisogni del territorio, di una economia meno distruttiva delle risorse del globo e più attenta a tutto ciò che rispetta l’ambiente, trova ancora una insufficienza attenzione.

lunedì 23 novembre 2009

Tav. Treno ad alta velocità

Il 5 dicembre partirà in via sperimentale la nuova tratta Torino-Milano che permetterà di percorrerre i 130 km circa che separano le due città in 50 m’, e dal 13 dicembre con un lancio pubblicitario dei costi il tratto Milano-Roma in 3 ore e, solo in 2 ore e45‘ tra MI-Rogoredo e Roma-Tiburtina, utilizzando il nuovo percorso quasi tutto in galleria fra Bologna e Firenze, 90 km in 45 m’. Per questa ultima tratta Trenitalia ha previsto un grosso numero di biglietti a prezzo simbolico di 2,50 €. L’Italia così avra i suoi primi 1.000 km di alta velocità dopo circa 10 anni della vicina Francia. che ne ha il quadruplo. In questo comparto siamo stati battuti perfino dalla Spagna. Tutto bene dunque? No per il 5 dicembre è prevista a Torino una manifestazione anti-tav dai no-global della Alta Val Susa insieme ai pendolari che lamentano la debole frequenza dei treni sulla tratta se non il peggioramento del servizio stesso, sembra che all'inizio saranno solo 7 le coppie di treni TAV al giorno.Come al solito quando si mischiano i problemi diventa poi difficile venirne a capo. Tutte le parti politiche, con esclusione dell’estrema sinistra è d’accordo che l’Italia debba avere le sue linee ferroviarie ad alta velocità di trasporto, pena la mortificazione non solo dell’immagine del paese, ma anche della necessità di un trasporto comodo, veloce, moderno e meno inquinante anche dello stesso trasporto aereo, come un qualsiasi paese industriale del primo mondo. Da questo punto di vista l’allacciamento attraverso la Torino-Lione all’alta velocità europea è diventata una esigenza primaria del nostro paese. Un’altra cosa è il venire incontro alle giuste richieste di chi utilizza il treno per andare a lavorare. Il sotto-utilizzo di questo mezzo moderno è incomprensibile, ma da questo punto di vista il tempo, anche se ridotto, esiste per venire incontro alle popolazioni interessate dal tratto in questione.

domenica 22 novembre 2009

Ritorno all’antico e all’essenziale


Dopo la recente abbuffata in economia, fatta di tanti debiti, tante carte di credito, di debito, revolving, tanti viaggi, tanto lusso, s’incominciano a vedere molti segnali di ripensamento e riposizionamento. E’ di questi giorni l’OPA lanciata a Wall Street dalla Berkshire Hathaway sulla Burghiton Northen Santa Fe, seconda ferrovia americana che ha raddoppiato il suo valore in borsa. Una scelta che fa intravedere la necessità che anche in USA il trasporto passaggeri debba trasferirsi dalla gomma, grande divoratrice di carburante, alla rotaia. Il ritorno in auge dell’oro, quale bene rifugio classico da improvvise fiammate d’inflazione. Il comparto delle commodity, con le azioni delle società maggiormente rappresentative del settore che hanno visto un salto del+ 43%, circa due volte e mezzo superiore al 16% dei finanziari. Idem nel settore del trasporto aereo. Le uniche compagnie che hanno aumentato il loro fatturato e ottenuto profitti sono i vettori europei low cost come Ryanair e Easyjet e la texana Southwest che pur non in grosso attivo è riuscita anche quest’anno a pagare il 133emo dividendo trimestrale continuativo. Queste compagnie hanno tagliato su tutto, tranne che sulla sicurezza. Giornali, riviste, bibite panini, tutto si paga in volo, check-in ridotti all’osso, vendita di biglietti direttamente on-line, saltando tutti gl’intermediari. Da questo punto di vista internet è stato e sarà sempre di più il mezzo del futuro più efficace per velocizzare e produrre economie. Anche il settore turismo, saltando il veicolo agenzie, sta conoscendo una crescita nella vendita on-line di prodotti e servizi che nel 2009 toccherà il 19% di tutte le transazioni. Difficilmente nel prossimo futuro vedremo boom economici come nel passato. Sotto molti aspetti è positivo il fatto che si riscoprono certe virtù del passato, andare avanti con giudizio sempre e applicandole ovunque, guardando con un pizzico di scetticismo a quei titoli che hanno crescite e cadute repentine, privilegiando le azioni di quelle aziende che nel tempo hanno continuato a distribuire dividendi.

venerdì 20 novembre 2009

Nautica. Una miniera per l’ Italia

Il nostro paese con i suoi 8.500 km di costa ha un giacimento prezioso per crescere nel settore della nautica, delle imbarcazioni , delle forniture nautiche e del charter nautico, da far invidia a tanti paesi che per il momento hanno saputo sviluppare meglio di noi il loro patrimonio marittimo. La sensibilizzazione portata avanti dalle varie associazioni di categorie verso lo stato e la stessa cultura, che cambia, ha fatto si che la nautica,negli ultimi anni, fosse vista non solo come un passatempo per classi privilegiate, ma un settore di grande sviluppo economico, grazie anche all’eccellenza dei cantieri navali sorti lungo tutta la penisola, che hanno sfornato imbarcazioni di tutti i tipi, grandezza e per tutte le tasche, trascinandosi dietro l’indotto, sino a coinvolgere , per barche di un certo livello, arredatori, grandi firme, produttori d’interni, come divani e cucine. Segnali confortanti di di risveglio sono arrivati ai primi di novembre da Miami, USA, durante la 50° edizione del Boat Show di Fort Lauderdale. Negli Stati Uniti si vendono circa il 45% delle barche prodotte nel mondo. A questa mostra erano presenti moltissimi cantieri nautici Italiani. Da Azimut a Benetti, da Perini a Picchiotti, con una gamma molto vasta soprattutto di target alto con motor-yacht anche di 73 m. fuori tutto. Anche la partecipazione di equipaggi italiani alle regate internazionali danno lustro al lavoro italiano. A Nizza, dove domenica 22 novembre si concluderà il Louis Vuitton Trophy Nice Cote d’Azur, il team Azzurra è in testa insieme ad un equipaggio degli Emirati Team New Zeland in una serie di gare che presto si potranno vedere anche in Italia alla Maddalena. Questo equipaggio è probabile che gareggerà insieme a Mascalzone Latino alla più antica regata del mondo che è la Coppa America.
Infine dal 2005, grazie agli investimenti pubblici e privati, il numero dei posti barca nei porti turistici italiani si è avvicinato in percentuale per km di costa, a livello della nazioni più sviluppate. La Liguria può vantare di aver all’attivo ben 26.000 posti barca, la Toscana 21.000, il Friuli Venezia-Giulia 18.000 e via via le altre regioni che fanno sperare che alla fine del 2009 i posti-barca attrezzati possano arrivare alla soglia di 172.000. Infine secondo il Ministro Matteoli, ognuno di questi attracchi fa nascere 4 nuovi posti di lavoro ai quali bisognerebbe aggiungere il business abitativo e di servizi di confort che fa da corollario ai porti turistici.

giovedì 19 novembre 2009

Pochi movimenti, tante occasioni. Avanti con cautela


Sono sempre di più i banchieri che dichiarano che il fondo della crisi è stato toccato e che s’intravede la fine del tunnel e la risalita dell’economia. In effetti l’oro dopo aver toccato il suo massimo con 133 dollari l’oncia ha innestato da qualche giorno la retromarcia, il petrolio staziona in un range tra i 75 e gli 80 dollari a barile, gli USA che denunciano una lenta ripresa dei prezzi al consumo con un + 0,2% nel mese di ottobre, anche se scontano ancora un calo dello 0,3% su base annuale sono segnali che vanno nella direzione giusta. In Italia si conferma in ottobre uno + 0,6% di aumento del PIL qualcosa in meno delle attese, ma comunque da non sottovalutare di questi tempi. L’Eurozona a un + 0,4%,la Germania a + 0,7%, la Francia +0,3%, rimane solo la Spagna in zona negativa con -0,3%, questa situazione in un quadro di stabilità dei tassi prevista per tutto il 1° trimestre del 2010. I mercati azionari, sostenuti dall’abbondante liquidità mantengono in Europa e nel mondo una stabilità in crescendo con alcune note positive. Tornano a crescere le sottoscrizioni dei fondi soprattutto di quelli immobiliari, segno che il mattone ha sempre il suo fascino o che i prezzi incominciano ad essere interessanti. La crisi del credito non ha permesso quello slancio necessario al mondo delle PMI per il loro decollo, ma i settori assicurativi hanno potuto beneficiare di un aumento delle vendite di polizze Vita e sui risparmi ottenuti dalle polizze RCA, per la diminuzione dell’incidenza dei danni dovute anche al kilometraggio ridotto delle autovetture. Tra le società che hanno riportato i trimestrali migliori, rispetto alle aspettative ci sono la statunitense AIG e l’europea Allianz. Buoni gli utili del settore bancario.

mercoledì 18 novembre 2009

Cina. L’affermazione internazionale di un gigante


La visita del presidente degli USA, Obama, in questi giorni in estremo Oriente, e la sua sosta in Cina ha riportato sotto i fari del mondo economico e industriale i progressi di questo paese sullo scenario globale. Forte di una parsimoniosa economia all’interno, ai limiti del dumping sociale ed ecologico, ma capace di assorbire un 26esimo del debito pubblico americano, con una moneta lo yuan, ampliamente sottovalutato , continua a far crescere il proprio PIL a ritmi di oltre il 9% annuo. E’ indubbio che la storia del mondo è fatto di corsi e ricorsi. Nel 1820 il PIL della Cina rappresentava il 30% della ricchezza mondiale, poi l’espansione in Europa sostenuta dalle scoperte tecnologiche, le centrali termiche, l’elettricità, lo sviluppo della meccanica pesante e dell’industria tessile fecero decollare l’Europa dove si affermò come prima potenza economica la Gran Bretagna e la sua moneta, la sterlina. Corollario a questo sviluppo fu la crescita degli USA e l’immigrazione che rese grande quel paese. Ai primi del ‘900 abbiamo il sorpasso degli USA sulla Gran Bretagna e la sostituzione della sterlina con il dollaro come moneta di riferimento. Oggi a qualche hanno della fine della seconda guerra mondiale abbiamo una nuova situazione in trasformazione. Cala nel mondo la fiducia negli USA.Troppi debiti, elevato il livello dei consumi rispetto alla capacità di risparmio, l’aumento della forbice delle ineguaglianze sociali, poca voglia di farsi carico del pagamento delle tasse, tuttociò sta minando la fiducia nel dollaro. Alcune banche centrali come l’India la Russia stanno tramutando una parte delle loro riserve comprando oro. La Cina al contrario, anche allo scopo di migliorare la propria immagine, lancia una specie di Piano Marshall alla cinese, soprattutto nei paesi africani, abolendo per alcuni i debiti pregressi, impegnandosi a costruire le grandi infrastrutture a prezzi di favore o con mutui anche 40ennali. Tuttociò anche per evitare una rivalutazione della propria moneta e nello stesso tempo per evitare l’accusa di fare incetta di materie prime a prezzi troppo favorevoli. La notizia curiosa di questi giorni viene dalla Lombardia, fra i vari corsi istituiti dalla Regione per i cassaintegrati e/o disoccupati in genere, con un fondo forte di 350 mln di € vi sono anche corsi di lingua cinese. A tutti coloro che frequenteranno con profitto i suddetti corsi verrà riconosciuto un trattamento economico mensile di 350 €. E’ vero che a Milano c’è una delle più grandi comunità cinesi in Italia, ma anche questo può essere un segno dei tempi.

martedì 17 novembre 2009

Italia-Brasile. Tentativo di rilancio


Di questi tempi in Italia sembra di moda il Brasile. Questo paese che copre buona parte dell’ America del Sud, già oggi decima potenza economica mondiale, sta vivendo un boom economico con una moneta, il Rials, in forte recupero che vale circa 0,50 cents di dollaro e 0,33 di €. Il forte rilancio industriale e d’immagine è dovuto alla politica liberale del presidente Lula e al traino che gli viene dalla necessità di velocizzare gl’investimenti in campo logistico delle grandi infrastrutture, nella costruzione di nuovi alberghi, stadi e altro perchè nel 2014 si giocheranno in Brasile i mondiali di calcio che coinvolgeranno ben 12 città e nel 2016 le Olimpiadi a Rio de Janeiro. Questo sviluppo sostenuto da un PAC, Piano di Crescita Accelerato, prevede un programma d’investimenti di 215 mld di €. Ancora relativamente poco sfruttato è il settore del turismo, dove ci sono ampli spazi di crescita. Il paese ha magnifiche spiagge, grandi foreste pluviali e una storia con molti punti in comune con la cultura europea e italiana in particolare. Su 190 milioni di abitanti, circa 30 sono di origine italiana. L’interscambio commerciale con il nostro paese nell’ultimo lustro è passato dai 5 mld di € del 2004 a quasi 10 del 2008. Già nel 2003 al Brasile, insieme al altri e paesi (Russia, Cina e India),fu riconosciuta la possibilità di uno straordinario potenziale economico tanto che coniarono il termine BRIC dalle iniziali dei paesi. I dati più brillanti negli ultimi due anni si sono avuti nel settore agro-alimentare, che occupa il 20% della manodopera, con una crescita del 10%, il settore industriale dal 2002 al 2006 ha avuto un incremento di quasi il 100%. Oggi il Brasile è il primo esportatore nel mondo di caffè, zucchero, soia, carne di manzo, succo d’arancio. Quinto paese come popolazione ha una densità di solo 20 abitanti per kmq. Già oggi per alcune aziende italiane è fondamentale per il fatturato prodotto in loco. Vale per la Fiat, che produce più auto in Brasile che in Italia, per l’Enel che è proprietaria al 49% della società Endesa e della società Enel Green Power che ha una presenza di tutto rispetto nelle energie pulite. La conseguenza logica di questo effervescenza industriale è la visita di circa 316 imprenditori industriali italiani in questo giorni guidati dal Ministro Scaiola alla ricerca di consolidamento e di sviluppo di questi rapporti.

lunedì 16 novembre 2009

GDO. Cambiamenti in vista


Dopo le aperture a raffica degli anni scorsi di grandi supermarket con superfici superiori anche ai 2.500 mq, soprattutto da parte delle grandi multinazionali di settore come la francese Carrefour, le tedesche Lidl e Metro, che sembravano mettere in difficoltà le catene italiane, alcune delle quali sono state assorbite da quest’ultime, qualcosa incomincia a cambiare nella loro politica di “customers satisfacion”cercando magari con superfici più ridotte un’avvicinamento alla clientela. Diversi fattori esterni e interni sono interventi in questi ultimi anni che hanno pesato nelle scelte commerciali. Alcuni fattori esterni possono essere individuati nei costi kilometrici di spostamento, che alla fine incidono sui costi vivi della spesa, senza possibilità di recupero su di essa. Non si sono avverate le promesse di una nuova politica di razionalizzazione delle stazioni di servizio e quindi la possibilità di vendere carburante con il “brand” della catena commerciale a prezzi fortemente scontati, le difficoltà di avere a disposizione grosse aree di parcheggio nei centri città, cosa comoda perché la dislocazione nei centri abitati comunque garantisce una certa fidelizzazione della clientela, l’invecchiamento della popolazione e la rarefazione dei nuclei familiari, spesso si arriva a percentuali superiori al 40% per famiglie composte da 1 o 2 unità. Problemi interni possono essere, senza una priorità specifica di peso nella scelta. La sopravvivenza di negozi specializzati nella produzione e/o vendita di determinati prodotti come panetterie, formaggerie,ma anche nel bricolage e nell’abbigliamento, dove a un rapporto privilegiato con il consumatore fa riscontro un assortimento maggiore dei prodotti desiderati. La necessità, che la crisi ha acuito di offrire un prezzo più basso, percorso che ha prodotto molti generi di largo consumo con il nome della catena commerciale, arrivando nei supermercati della Coop ha coprire il 25% delle vendite, mantenendosi al 15% nelle altre catene. Questi cambiamenti hanno schiacciato le vendite e i margini delle marche più famose che sino al 2007 dettavano legge sul mercato. Diversi sono anche i tentativi di fidelizzare la clientela con raccolte punti per ottenere doni anche di un certo valore. Con queste premesse fa ben sperare la notizia di fonte:” Scenari Immobiliari” della prevista apertura di 76 nuovi centri commerciali nel biennio 2010-2011 in tutto il paese, anche se la parte del leone la faranno il Piemonte, la Lombardia, il Lazio e la Campania con 54 nuovi centri, è indubbio che si va verso una razionalizzazione del settore e quindi in una maggiore produttività.

domenica 15 novembre 2009

Settore immobiliare. Alla ricerca del rilancio

Varie sono le le strade che gli operatori del settore stanno percorrendo per tirare fuori dalla stagnazione il settore immobiliare, ovviamente con politiche nazionali diverse, dato che alcune nazioni come l’Italia e la Germania, nel terzo trimestre 2009 hanno totalizzato il 63% del movimento. I problemi sono diversi e complessi. Carattere prioritario, che facilità la compra-vendita, è la qualità dell’immobile, il suo collocamento centrale, in un’area sviluppata e ben collegata. La qualità della vita, l’accessibilita all’assistenza sanitaria, la notorietà del luogo in campo nazionale e internazionale. Da questo punto di vista le due nazioni prima citate hanno avuto buon gioco per garantirsi una priorità nelle scelte degli acquirenti. Oltre le località italiane note hanno ricevuto particolare attenzione in Francia la Costa Azzurra e alcune località sciistiche della Svizzera. Ragioni diverse e soprattutto commerciali sono state le spinte per l’acquisizioni d’immobili in Germania e nelle capitali europee. Nel campo commerciale si è attenuata la corsa alle aperture di grandi centri commerciali con uno spostamento dell’interesse di questo tipo di business verso i Balcani. L’apertura di 2 grossi centri a Mosca, denominati Golden Babylon Rostokino e Vegas Mall per un totale di 294.000 mq.;
a Cracovia in Polonia per 101.000 mq., e Istanbul Forum Istanbul e Forum Marmara per un totale di 338.000 mq., sono le prime cartine di tornasole dell’interesse sviluppatosi in queste aree. Le tendenze emergenti nelle economie occidentali è l’ attenzione per l’implementazione delle nuove tecnologie nelle costruzioni. Un edificio ben coinbentato, con recupero di energia a mezzo pannelli solari o cellule foto-voltaiche ha un costo superiore del 10/12%, ma permette di risparmiare sino al 40% sui costi energetici con ricadute sostanziali sui costi d’esercizio. In questa corsa al nuovo l’Italia, è ben messa visti i progetti pubblici e privati presentati in questo scorcio d’anno di riqualificazione ambientale. 8 mld di € a Milano con la riqualificazione della sede storica della vecchia Fiera, della zona Isola-Garibaldi-Varesine; dell’Area Falk a Sesto S.Giovanni; di Milano Fiori, e di Rogoredo. Altri progetti per 2,5 mld sono previsti a Bologna e 5mld a Roma e provincia.Nelle nuove strade per facilitare l’usufrutto di spazi commerciali e uffici, numerose sono le aziende che offrono locazioni di spazi per periodi anche brevi, come in caso di esposizione tematiche o fiere, e uffici da occupare anche a ore o per qualche giorno alla settimana completi di strumentazioni, ufficio di segreteria e di traduzioni e di comfort.

sabato 14 novembre 2009

Exit strategy


Notizie buone sul fronte della ripresa. Dopo 5 trimestri negativi il 3° trimestre di quest’anno presenta nel suo complesso un segno positivo dello 0,6%. L’opposizione di centro sinistra e la CGIL, che oggi ha manifestato a Roma contro l’inerzia del governo che fa troppo poco per spingere il pedale dell’accelleratore della ripresa e rilanciare i consumi, probabilmente sottovalutano alcuni dati di fondo. Se è vero, come dicono che il governo ha fatto poco e nonostante questo ci sono segnali positivi, significa che la ripresa è reale e non drogata da incentivi e dagli stimoli provenienti dalla liquidità che altri paesi europei e non, hanno immesso nell’economie nazionali per spingerle fuori dalle secche della crisi. Cosa succederà quando questi incentivi verranno meno? Gli Stati Uniti viaggiano nel 2009 con un deficit di bilancio del 10%, l’Italia a 5,2%. L’Italia ha un fisco più pesante del 5% di quello USA che preleva con le tasse solo il 17% del PIL. Può sembrare irrealistico questo dato, visto il bombardamento mediatico sulla funzionalità del fisco americano, ma poi si scopre che l’evasione esiste dappertutto e forse in percentuale maggiore che nella penisola. La domanda è: migliora il sistema Italia o peggiora e, come qualcuno sussurra, s’italianizza quello estero? Forse ha ragione il governatore di Bankitalia, Mario Draghi quando, come presidente del Financial Stability Board, suggerisce regole più omogenee a livello internazionale, per rendere più trasparenti le transazioni finanziarie e più stabile la crescita che s’intravede in questi giorni. Il rischio è che senza queste regole globalmente condivise, una crescita sostenuta soltanto dalla liquidità, alla prima stretta creditizia effettuata dalla banche centrali dei grandi paesi per bloccare eventuali fiammate inflazionistiche, si ricomincia con il solito girone infernale, di dantesca memoria, di stop and go.

venerdì 13 novembre 2009

Monete, chi sale e chi scende


Negli ultimi dieci anni c’è stato un vorticoso aumento delle transazione monetarie salite da 1,5 trilioni di dollari a circa 3 trilioni.
Il mercato degli scambi ha rapprensentato una correzione continua dei valori delle monete, spinte momentaneamente dalla speculazione e dalle notizie di aumenti delle esportazioni nazionali e da altre voci ricorrenti, ma nel lungo periodo i valori hanno rappresentato anche una fotografia della forza di una nazione o di una area com’è Euro-zona. Otto anni orsono, quando debuttò l’Euro fu quotato sopra il cambio alla pari con il dollaro, infatti occorrevano 1,16 cents di dollaro per avere un 1 euro. Per qualche giorno l’Euro tenne il valore d’emissione, poi scese sino a valere 0,870 di un dollaro. Poi lentamente l’euro recuperò, grazie all’azione della BCE , alle politiche nazionali anche ingabbiate dal trattato di Maastricht che vietava di superare il tetto di un 3% di deficit rispetto al bilancio nazionale, pena richiami ufficiali e pesanti multe. Oggi il cambio si aggira su un 1,5 dollaro per euro. Cosa pesa sulla moneta USA oltre la crisi di cui si parla? Questa crisi è causa o effetto di un profondo sbilanciamento dell'economia americana, che oggi viaggia su un deficit del 10% sul bilancio? L’Italia viaggia al 5% circa, tutta l’Eurozona intorno al 6%. L’entrate del fisco americano sono pari al 17% del PIL e bastano per pagare gli interessi del debito pubblico, le pensioni, la spesa sanitarie e le spese della macchina militare. Il resto che serve a costruire strade,ferrovie, sicurezza interna, giustizia e istruzione va sostenuta con nuovi debiti. L’aumento della disoccupazione, la stagnazione del commercio e l’aumento delle scorte di greggio danno la sensazione che la strada della ripresa è tutta in salita.

mercoledì 11 novembre 2009

Il Toro in Borsa


Spigolando fra le varie notizie sui giornali di oggi balzano all’occhio molte notizie positive. Nel settore bancario degno di nota è il risultato di Banca Intesa San Paolo che nel terzo trimestre raggiunge un utile di 674 mln di euro, con un aumento secco rispetto al secondo di ben 161 mln. La BPM, Banca Popolare di Milano chiude il periodo gennaio/settembre con 182 mln di utili + 27,5%. Il risparmio gestito è di 24,771 mld con un aumento rispetto al 2008 del 44,3%. Per passare al settore corporate bond la Fiat ha lanciato una emissione di 1,5 mld di euro e ha raccolto richieste per 7,5 mld con una cedola al 6,85%. Fra l’altro questa è la terza emissione in 4 mesi con tassi sempre calanti. Si è passati dal 9,45% della prima emissione di luglio , al 7,75% della seconda di settembre al 6,85 di oggi. La borsa italiana è ai massimo da marzo. Wall Street al top da 13 mesi e può inanellare un + 60% dai minimi di marzo. La raccolta di fondi va bene. All’Ecofin di ieri a Bruxelles i 27 ministri delle finanze hanno rinviato a gennaio del 2011 le prime mosse per il rientro della grande liquidità che le banche centrali di tutto il mondo hanno messo a disposizione delle stesse per agevolare la loro sopravvivenza. La proposta del premier britannico Gordon Brown al G20 di St.Andrews di far pagare una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali per costituite un fondo per eventuali default di banche si è arenata subito. Il ministro italiano Tremonti ha dichiarato che le bolle preferisce prevenirle anziché inseguirle. Il governatore della Banca d’Italia, nella sua qualità di presidente del Financial Stability Board ha suggerito una supervisione per gli Istituti che operano su più mercati dando ovviamente i dovuti poteri alle autorità internazionali di intervenire.In effetti di fronte alle performance del settore bancario internazionale ci sono le difficoltà dell’industria, l’aumento della cassa integrazione, la stagnazione dei consumi, le difficoltà delle famiglie, le lamentale delle PMI che non trovano sufficienti prestiti per superare i punti più critici della crisi, gli agricoltori che protestano perché i loro ricavi sono scesi talmente in basso da non coprire i costi, l’alta percentuale di disoccupati di qua e al di la dell’Atlantico. La sensazione, e molti analisti finanziari incominciano a darla come certezza, è che molte banche, nel mondo, stiano utilizzando la liquidita messa a loro disposizione per agire come hanno fatto nel passato, prima che la bolla delle varie speculazione scoppiasse.

lunedì 9 novembre 2009

Prodotti alimentari di alta gamma. Motori d’economia e del made in Italy

Anche la gastronomia, i vini tradizionali e con bollicine, gl’insaccati, le paste, le pizze e tanti altri prodotti della terra fanno bene all’export con riflessi positivi sull’ immagine d’Italia all’interno e all’estero. In questi giorni sugli scaffali dei negozi specializzati e nei supermercati appaiono le prime bottiglie di vino “novello 2009”. Prodotto partito in sordina nel 2002, oggi selezionato al massimo nella qualità, raggiunge la cifra di 15 mln di bottiglie all’anno con un prezzo che varia dai 3 agli 8 € cadauna. Dai giornali della settimana scorsa si è appreso che negli USA le bottiglie con le bollicine hanno sorpassato nelle vendite di un 20% le classiche bottiglie di Champagne. I prodotti alimentari italiani spesso vengono contraffatti o nelle migliori delle ipotesi copiati. La domanda che molti si fanno è come l’industria del settore tenta di difendere i propri marchi. Hanno iniziato i produttori di vino creando e facendo registrare alcune sigle che ormai i consumatori conoscono a memoria. Sono 55 i prodotti coperti dal marchio IGP, indicazione geografica protetta;104 le bottiglie di vini DOC, Denominazione di origine controllata che indica anche il territorio di provenienza; dopo 5 anni di DOC si può avere la sigla DOCG vini che sottostanno ad attenti controlli di laboratorio dopo la vinificazione e hanno ben specificato l’ambito territoriale di provenienza. Alcuni dei più famosi nomi dei nostri vini si fregiano di questa ambita sigla. Basta pensare al Brunello di Montalcino della provincia di Siena, al Barolo piemontese, al Sagrantino di Montefalcone in Umbria etc.I prodotti alimentari come formaggi, salumi e particolari specialità di frutta da qualche anno sono coperti dalla sigla DOP (109), denominazione di origine protetta. Ultima sigla nata in casa europea è la STG, cioè specialità tradizionale garantita. Questo marchio introdotto dalla comunità europea, si rifesce al metodo di produzione o alla composizione legata alle tradizioni di una zona. In questo momento abbiamo 2 prodotti coperti dal marchio e sono la mozzarella STG (mozzarella di bufala) e la pizza napoletana Presto si dovrebbero affiancare il cioccolato artigianale e il gallo ruspante.

Carte di credito. Tanta abbondanza.


Tra pochi giorni il 12 e 13 novembre si terrà, per la prima volta in Italia, a Roma presso l’Hotel Parco dei Principi, il” Summit europeo delle carte prepagate”, segnale tangibile della diffusione, anche nel nostro paese, di questo mezzo di pagamento.Nell’area dell’Italia del nord ormai la moneta elettronica, nei suoi vari aspetti e servizi ha conquistato spazi enormi. Nei vari negozi commerciali e nei supermercati un semplice controllo alle casse sulle persone in fila per pagare ci si accorge che su 20 persone più della metà paga con moneta elettronica. Questa percentuale abbastanza alta per cifre superiori ai 100 euro, diminuisce rapidamente quando le somme da pagare sono inferiori ai 30 euro, facendo scendere anche il nostro paese sotto la media europea. Tanti sono gli sforzi delle banche e delle istituzioni finanziarie per accellerare l’uso di questo mezzo, prevedendo anche storni delle proprie provvigioni a favore dei clienti. Alcune catene di supermercati incentivano le proprie carte con prezzi scontati sulle proprie merci e la concessione di raccolta-punti che, al raggiungimento di determinate quantità, si tramutano in gadget anche di valore.
Difficile fare una panoramica delle varie tipologie di carte che ormai tra bancarie, finanziarie, aziendali,superano la cifra di 300.
Le più comuni sono le carte di debito, più o meno bancomat, permettono di prelevare denaro contate dagli ATM e acquisti presso i negozi convenzionati di merci con addebito in conto corrente in tempo reale.
Carte di credito classiche, con un plafond concordato con la propria banca e addebito a fine mese delle spese effettuate.
Carte prepagate, con cifre preventivamente accreditate,hanno avuto come antesignane le carte telefoniche, hanno il vantaggio di fermare gli acquisti una volta raggiunto la cifra accreditata.
Carte revolving, con un plafond concordato, permettono di pagare a rate le spese del mese, dietro il pagamento di interessi che a volte sono robusti.
Buono il sistema di sicurezza. Si è passati dalla banda magnetica per la memorizzazione dei propri dati ai chips. Oggi molte banche prevedono un SMS che avvisa il cliente del pagamento a mezzo della propria carta, agli strumenti come i SecurCode che prevedono codici di sicurezza dedicati agli acquisti su internet.

sabato 7 novembre 2009

Settore immobiliare. Ombre e speranze


Nell’ultimo Consiglio dei Ministri, di questa settimana, il presidente Berlusconi ha fatto alcune considerazioni sulle dimensioni dell’Italia che con lo 0,6% delle terre emerse il 3,6 dell’economia mondiale è uno dei piu grossi contribuenti al bilancio europeo e dell’ONU e si è collocata, con il suo PIL di 2300 mld di dollari al 6° posto nella graduatoria mondiale delle economie davanti alla GB, che per effetto della crisi finanziaria, immobiliare e della svalutazione della sterlina arretra con 2280 mld di dollari al 7° posto. Le aspettative italiane di sviluppo sono sostenute dall’ aumento dei consumi, dalle immatricolazione delle auto, dall’aumento dei consumi dell’energia, manca all’appello il settore immobiliare, che sembra ancora non riprendersi dalla rivalutazione eccessiva del mattone avutasi sino al 2° trimestre del 2008 e successivo arretramento lento, ma costante di valori. Questo settore potrebbe dare carburante prezioso alla ripresa prevista per il 2010. Negli USA il mattone è sotto attenta osservazione, perchè nel passato, molti beneficiari di mutui si sono potuti autofinanziare chiedendo alle banche degli aggiornamenti di valore delle case così da auto-alimentare il boom.Oggi alcuni analisti finanziari,consigliano le banche USA di svalutare parzialmente i crediti nei confronti dei mutuari per evitare che la superliquidità fornita dal Tesoro alle banche, che ha consentito nell’ultimo semestre rivalutazioni in borsa di oltre il 50%, si tramuti in un’altra crisi finanziaria. In Italia si assiste ad uno scenario diverso. Vanno sempre bene le vendite di appartamenti di prestigio nelle grandi città e nelle località di villeggiatura famose. Si sono stabilizzati i prezzi nell’aree vicine alle grandi città, come Milano, Torino, Brescia, Genova, Roma, soprattutto quelle fornite di ottimi collegamenti con il capoluogo. Ci sono alcuni acquisti selettivi nelle altre aree, ma manca ancora una inversione di tendenza robusta. La speranza di molti operatori immobiliari è che, nei prossimi due mesi, per l’afflusso di soldi freschi delle tredicesime e stacchi di cedole di gennaio, avvenga la spinta decisiva.

venerdì 6 novembre 2009

L’orizzonte a breve si rasserena. Tutto bene?


In versione meteorologica si potrebbe dire “tempo bello per tutto il prossimo trimestre”. I tassi di sconto sono rimasti molto bassi, senza previsione di variabilità a breve. La Fed Usa ha lasciato il tasso di sconto allo 0,50%, la BCE il pronto contro termini al 1%, la GB allo 0,50% il tasso d’intervento, la Svizzera ha la sua banda di oscillazione tra 0-0,75% sul Libor a 3 mesi, la BOJ ha un tasso di riferimento allo 0,10%. Come ciliegina sulla torta oggi l’OCSE ha riferito che tutti i super-indici sulla economia sono in aumento del 2-3% su base annua, l’Italia addirittura del 10,80%, in buona compagnia della Germania, che è solo al 5,7% sempre su base annua. Il presidente del nostro consiglio dei Ministri ha ribadito che l’Italia ha superato la Gran Bretagna nel PIL, cosa che la settimana scorsa era stata riconosciuta dalla stessa GB. Tutto bene quindi? Agli addetti ai lavori preoccupano alcuni dati di rapida risalita degli indici del settore bancario, dopo i non pochi fallimenti al di la e al di qua dell’Atlantico. Dal 9 marzo 2009 giorno nero per le banche si sono avuti aumenti degli indici di settore di tutto rispetto. Il FT-Mib italiano ha visto un +77%, lo Standad & Poor USA + 55,5%, +51%lo Stoxx bancario europa. Tutto ciò ancora in mancanza di regole e parametri concordati a livello internazionale.

martedì 3 novembre 2009

La comunicazione interattiva, un motore per l’economia


Si tiene oggi 3 e domani 4 novembre, presso la Fiera di Milano City la due giorni di convegni sulla comunicazione interattiva organizzata dallo IAB Forum (Interactive Advertising Bureau) per dibattere e portare a conoscenza delle Istituzioni e degli operatori del settore le opportunità e il trend di crescita del settore Negli interventi odierni tenuti da esperti o responsabili ai massimi livelli aziendali molti sono stati gli argomenti illustrati. Layla Pavone, presidente dello IAB Italia,nel suo intervento odierno, ha sottolineato che oggi internet può contribuire notevolmente a risollevare le sorti dell’economia italiana, visto i quasi 23 mln di utenti collegati con la banda larga, che coprono il 43% della popolazione di cui il 55% di età compresa tra i 25 e 54 anni. Secondo alcuni analisti del mercato nel 2008 internet è stata la fonte principale d’informazione per la scelta di prodotti e servizi da acquistare. Percentuali simili si raggiungono nell’informazione editoriale e addirittura dell’80% nell’intrattenimento e negli acquisti di biglietti aerei. Nell’e-commerce un boom è previsto nella vendite di abbigliamento di target elevato. Gl’incrementi di spesa per investimenti pubblicitari previsti per il 2009 e 2010 sono del 9,3% in Italia e del 7,6% in Europa.

lunedì 2 novembre 2009

Scudo fiscale, tensioni e speranze



Ormai è partita la macchina per il rientro giuridico o fisico di capitali dei risparmiatori italiani all’estero con disponibilità medie da 1,e mezzo a 3 milioni di euro. Difficile quantificare la dimensione del fenomeno anche se si parla di 45.000 unità fisiche o giuridiche che potranno aderire, tra liberi professionisti, imprenditori medi, artisti e sportivi, residenti soprattutto nelle regioni del Nord più qualche presenza significativa nel Lazio e in Campania. Altrettanto notevole è il numero degli intermediari finanziari, delle banche grandi e piccole,che sperano di rimpinguare i loro portafogli clienti. Basta leggere la pubblicità che in questi giorni si trova su tutti i giornali finanziari e non, con la puntuale elencazione dei servizi erogabili.
Altrettanto forte e diffusa è l’irritazione dei paesi confinanti come San Marino, il principato di Monaco e soprattutto la Svizzera che, un paio di giorni, fa ha dichiarato di voler interrompere i negoziati con l’Italia per un accordo nel settore. L’affronto, se così si può chiamare, è stato il controllo effettuato in territorio italiano da personale del Ministero delle Finanze e dell’ Agenzia dell’entrate, della correttezza d’informazione all’Archivio italiano dei rapporti finanziari. Questi adempimenti aiutano il fisco nella lotta all’evasione. La posta in palio è un rientro di capitali per circa 90 mld di euro e per le banche e il mondo dell’intermediazione tra gli 800 e i 900 milioni tra parcelle e possibili entrate sui capitali da gestire nei prossimi anni con incrementi sostanziali dei propri portafogli. Gli introiti, secondo stime della Boston Consulting Group verrebbe da provvigioni tra lo 0,65% e 0,75%. La difficoltà di definire con esattezza i possibili guadagni dell’intermediazione viene dalla complessita delle operazioni che permettono alle aziende di dichiarare che la personalizzazione necessaria dei servizi porta alla personalizzazione dei costi. Infine la la soddisfazione degli operatori di settore che, per anni hanno sofferto per il deflusso di clienti verso i lidi vicini,e che vedono il mercato muoversi in senso opposto.Il ritorno in patria di questi capitali ha numerosi vantaggi anche per i clienti italiani. Nel passato questa dislocazione lontano dei propri cespiti, quindi con difficoltà di monitoraggio e d’intervento, ha comportato anche grosse perdite per alcuni, per gestione troppo spericolate, per cui i benefici della mancata tassazione in Italia, si è rivelata inesistente. Inoltre il pagamento della penale per il rientro del 5%, molto esigua verrà ancora dimezzata per tutti coloro che vorranno investire nel capitale della propria azienda con il riconoscimento di un credito d’imposta previsto dal Ministero delle Finanze. E’ un’occasione d’oro per tutto il settore dell’ intermediazione finanziaria che dopo anni di difficoltà e bassa crescita potrebbe ottenere un rilancio definitivo.

domenica 1 novembre 2009

Capitali cinesi per le PMI italiane?


Nel mondo imprenditoriale milanese si parla spesso della capacità di espansione della comunità cinese di Milano con acquisizioni continue nel commercio, nella ristorazione e nei servizi in genere di questa realtà forte di oltre diecimila presenze. Stesso discorso vale anche per Prato e le altre China-town sparse per l’Italia. Spesso i loro rappresentanti d’affari girano con valigette piene di euro e concludono, quando possono velocemente, senza battere ciglio sulle richieste dei venditori pur di conquistare nuovi spazi e allargare il loro giro d’affari. Il vero salto di qualità che si sta prospettando in questi giorni è però l’annuncio dato dal Ministro dell’Economia Tremonti al convegno dei giovani imprenditori a Capri della creazione di un Fondo Private Equity del circa 3 mld di euro per lo sviluppo e la partecizione ad aumenti di capitali delle nostre PMI sostenuto dalle grandi banche d’interesse nazionale e dalla Cassa depositi e prestiti. Questo fondo potrebbe raddoppiare se si aprisse alla partecipazione della China Devolopment Bank (CDV), l’equivalente cinese della nostra CDP sul modello dell’accordo-quadro annunciato il 28 ottobre a Parigi. Questi movimenti fanno seguito a decisioni prese dal Club degli investitori di lungo periodo voluto dalla BEI e dalle casse depositi e prestiti di Francia ,Germania Italia e dai cosiddetti fondi sovrani di Marocco, Abu Dhabi, Cina, Dubai, Russia Canada. E’ evidente che questa scelta dovuto a un certo pragmatismo delle forze economiche in campo rappresentano una svolta epocale dell’approccio che i paesi europei incominciano ad avere con il gigante cinese. Si mettono da parte le critiche sul rispetto dei diritti umani, si minimizza sulla politica economica agressiva denunciata dalle organizzazioni umanitarie perseguita in Africa. L’acquisto di minerali a basso costo e l’esportazione di massicci quantitativi di manufatti come magliette, jeans che raggiungono in alcune realtà percentuali dell’80% che di fatto annulla la potenzialità della debole industria manifatturiera africana. Stesse quantità e percentuali per quanto riguarda l’elettronica di consumo come batterie, radio e telefoni a basso costo e qualità, e stessi risultati di azzeramento dell’industria locale. Anche nel sostegno finanziario ai governi o alle costruzioni di grandi opere pubbliche, che per ovvie ragioni vanno fatte in loco, primeggia la Exim-bank, la terza banca di credito del mondo che spesso ha soppiantato la Banca mondiale che ha per ragione sociale interventi di questo tipo. Si palesa così una bella sfida per il nostro mondo imprenditoriale e politico europeo e italiano. Speriamo che se in Italia saremo capaci di seguire il pragmatismo francese nell’accettare i capitali cinesi, saremo anche attenti a non sovvertire gli standardi di qualità a cui siamo abituati.