mercoledì 31 marzo 2010

Come scegliere un mutuo per comprare casa

Una casa, soprattutto la prima è un passo importante della propria vita, ma non bisogna preoccuparsi più di tanto. Bastano alcune regole e una scelta oculata, pensata con calma prendendosi anche una settimana di tempo per la scelta definitiva che va fatta dopo aver raccolto il maggior numero d' informazioni possibili sui prodotti presenti sul mercato visitando più banche e chiedendo a ciascuna di loro l’Esis (European stan­dard information sheet) che è un modulo standardiz­zato e personalizzato in cui per il mutuo richiesto è indicato l’Isc, indicatore sintetico di costo, calco­lato con gli interessi e tutte le spese. Dopo aver confrontato tutte le offerte bisogna fare la prima scelta tra tasso variabile o fisso. Il tasso variabile è da preferire in periodi in cui si prevedono riduzioni nei tassi d’in­teresse di mercato o si valuta che nel prossimo futuro non ci siano grandi sconvolgimenti monetari. In questo momento lo scudo dell’Euro funziona abbastanza bene come ombrello. E comunque, quando si sceglie il variabile, bisogna sempre essere consapevoli che si tratta di un prodotto rischioso e che la sua rata può aumentare nel tempo. Per questo motivo il consiglio è di scegliere il tasso variabile solo se po­tete permettervi una eventuale crescita dell’attuale rata mensile fino al 30%. La scelta finale deve essere fatta confrontando l’Isc (Indicatore sintetico di costo) delle varie offerte di mutuo. Per calcolare l’Isc dovete considerare oltre che il tasso a regime del mutuo anche tutti gli oneri ac­cessori del contratto: come perizie, assicurazioni vita e incendio obbligatorie per la durata del mutuo. Ci sono banche che nell’erogazione del mutuo non fanno pagare queste spese accessorie (es.: Ing Direct). Nel momento in cui scriviamo, il nostro consiglio è di scegliere tra fisso e variabile quello più conveniente, sa­pendo che se in futuro la scelta dovesse diventare trop­po onerosa col cambiare della situazione di mercato c’è sempre la possibilità di trasferire il mutuo in un’altra banca a costo zero Di seguito alcuni esempi di mutui:
Cariparma offre un mutuo variabile con opzione a fisso. Lo spread applicato è molto conveniente (es. 1,20% fino a 30 anni) e si può decidere quando si vuole di trasformare il mutuo a tasso fisso, senza spese né penali.
Mutuo BNL 2x1; blocchi oggi il tasso fisso. Si tratta di un mutuo per i primi due anni a tasso variabile (spread di 1,95%), poi tasso fisso (es. 5,65% per durata 30 anni) per il resto della durata. Altri esempi tra i più interessanti di tassi variabili
Durata: 20 anni Barclays Euribor Taeg 1,71 rata mensile per 1000 €.4,87; Ing Direct : Taeg 1,80 rata mensile per 1000 €4,96. Banco Popolare Taeg 1,94 5,01.
Nella raccolta d’informazione bisogna sempre farsi dare da tutte le banche i prospetti aggiornati e su quelli orientarsi per le scelte. La prima cosa è di scegliere una rata sostenibile prima di chiedere il pre­stito alla banca. Capitale finanziato e durata del mutuo sono le incognite da sciogliere. Come? Il capitale offerto dalla banca è pari solitamente a un massimo dell’80% del valore di perizia dell’immobile da acquistare. Il capitale ottenibile è legato alla rata mensile massima che la banca è disposta a concedere e che il mutuatario può sostenere considerando il suo reddito. Infatti, la rata non può superare il 33% del reddito mensi­le. Per valori più alti sono necessarie altre garanzie come la fideiussione di un terzo garante. La durata del mutuo va senza problemi dai 5 anni ai 30 anni; alcuni operatori arrivano anche a 40 anni. Ovviamente maggiore è la durata minore sarà la singola rata, ma gli interessi saranno superiori sia perché si allunga il piano di ammortamento sia perché è più alto lo spread (cioè la percentuale che rappresenta il guadagno della banca sulla rata).
Tasso d’ingresso e tasso a regime. Spesso gli istituti di credito pubblicizzano tassi ci­vetta che restano validi solo nei primi mesi di vita del mutuo. Bisogna scegliere il mutuo sulla base del tasso a regime che deve essere indicato nel mo­dulo Esis e nel foglio informativo.
Periodo di preammortamento. È facile confondere il periodo di preammortamen­to con quello di ammortamento. Il preammorta­mento può essere previsto all’inizio del mutuo e di solito vale per i primi due mesi. Ancora un esempio concreto:
Valore di perizia della casa: 200.000 €. Capitale da finanziare: 100.000 euro
Reddito mensile: 2.000 euro.Tasso d’interesse: 5,70%
Rata massima concedibile: 660 euro
Capitale per una durata di 20 anni: 90.000 euro, per un capitale di 100.000 euro: la durata deve essere di 25 anni.
Per l’estinzione parziale o totale bisogna tenere presente che è un vostro diritto estinguere in ogni momento il vostro mutuo, par­zialmente o totalmente.
Con un’estinzione parziale si versa il capitale che serve a ridurre quello residuo del finanziamen­to e la rata del mutuo sarà ricalcolata diventando ovviamente più bassa. Attenzione alcune banche offrono un mutuo alla francese che nel caso di estinzione parziale, non riduce la rata mensile, ma la durata del mutuo. Nel caso di estinzione totale, invece, si versa alla banca tutto il capitale residuo.
Mutui stipulati dopo il 2/2/2007. Il decreto legge n. 7 del 31/1/2007 (meglio noto come Bersani bis) ha eliminato le penali per l’estinzione dei contratti di mutuo per l’acquisto della prima casa (abitazione principale) stipulati dal 2 febbraio 2007 in avanti. La legge di conversione (n. 40 del 2/2/2007) ha esteso l’estinzione della penale agli altri contratti di mutuo anche se erogati da enti diversi dalle banche.
Mutui stipulati prima del 2/2/2007. Il 2 maggio del 2007, l’Abi (associazione che rappre­senta le banche italiane) e le associazioni di consu­matori si sono accordate per fissare penali massime per i mutui stipulati prima del 2 febbraio 2007. È il mutuatario che deve attivarsi per chiedere la ri­negoziazione del mutuo e la banca non può rifiutarsi di rinegoziare la penale entro i limiti massimi stabiliti dall’accordo e che dipendono dalla tipologia di tasso del mutuo e dalla data di stipula. È prevista una clausola di salvaguardia: se la pena­le del contratto di mutuo è pari o uguale al massimo definito dall’accordo, la penale è ridotta dello 0,20%. Per esempio, se la penale di contratto è lo 0,50%, di­venta lo 0,30% e poi zero già dal terz’ultimo anno.

lunedì 29 marzo 2010

Immigrazione come risorsa

L’Italia è uno dei 27 paesi dell’Unione Europea che incomincia a fare i conti con una presenza massiccia di extracomunitari e che si deve apprestare al più presto ad un confronto con questa realtà. Questa problematica che è rimasta latente sino a questo momento, rispetto ad altri paesi europei, da la sensazione di aver sottovalutato che oltre le braccia, qualche volta sfruttate a poco prezzo, sono arrivate anche delle persone. Oggi s’incomincia ad accettare l’idea che l'Italia ha bisogno di una fondamentale e lungimirante strategia d’integrazione degli immigrati e che c’è bisogno di avere una consolidata legislazione in materia prima che scoppino altre situazioni come già si sono viste a Rosarno in Calabria o a via Padova a Milano. Non siamo ancora a livello di Schaerbeek, nella regione di Bruxelles, dove vivono 110.000 persone, di cui un abitante su tre si professa musulmano ed è immigrato dalla Turchia o dal Maghreb, dove quasi tutti i fine-settimana la polizia deve intervenire con idranti per calmare le discussione tra i locali ed immigrati. C’è Rosengard, vicino a Malmoe, in Svezia di 22.000 abitanti con una popolazione d’immigrati al 12% sulla popolazione locale, che arriva al 60% calcolando l’immigrazione di prima e seconda generazione. La Germania è al 12,3%, la Francia al 10,1%, la Grecia all’8%, l’Irlanda quasi al 15% e l’Olanda al 10%. Ognuna di queste nazioni chiede ai neo-immigrati di fare uno sforzo d’integrazione frequentando, è il caso dell’Olanda, un corso di lingua, ma anche di assistere ad un film dove si vedono scambi in pubblico di baci anche fra omosessuali e si fa vedere loro una spiaggia per nudisti. Il tutto allo scopo di far comprendere che se vogliono rimanere in un paese europeo questo è il sistema e le usanze con cui sono chiamati a convivere e che devono imparare ad accettare. In Francia è recente la codificazione della legge che vieta alle donne d’indossare in pubblico il burka. Ora per l’Italia questa forza lavoro rappresenta in media circa il 9% della popolazione, con punte più alte in alcune zone industrializzate del Nord. Producono, secondo alcuni studi sindacali, una percentuale quasi identica di PIL nazionale ed inviano rimesse ai loro paesi d’origine di circa 6 miliardi di Euro l’anno. In alcuni settori di lavoro sono diventati indispensabili, basti pensare al lavoro di assistenza domiciliare come colf e badanti. Come società italiana bisogna trova una soluzione per accogliere questi immigrati evitando le cosiddette "isole etniche" per non far si che una determinata zona di città (o del territorio) diventi, anche in breve tempo, un ambiente separato che dà il senso di estraneità a chi ci vive. Per far tutto questo occorre muoversi per tempo e attrezzarsi mediante un sapiente monitoraggio urbano che consenta tempi più rapidi d’iniziative di ricomposizione, così da mantenere ragionevolmente miscelate le provenienze e sufficientemente coesa la cittadinanza"

sabato 27 marzo 2010

Nuovo contratto di lavoro per il settore Gomma - Plastica

Per i circa 130.00 lavoratori addetti al settore gomma, industrie trasformatrici delle materie plastiche, ricostruzione dei pneumatici, riciclo, cavi elettrici e affini, dalla prossima settimana e fino al 15 aprile potranno partecipare alle assemblee per discutere la bozza di contratto siglata il 18 marzo scorso, fra Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil e la Federazione Gomma- Plastica della Confindustria. La bozza siglata coprirà il triennio 1 gennaio 2010 – 31 dicembre 2012 a fronte di un contratto scaduto il 31 dicembre 2009. Le aziende interessate sono circa 2500 di piccole e medie dimensioni, insieme ad alcuni colossi come Azimut, , Bridgestone, Michelin, Pirelli, Prismyan Cavi, ecc.. Elementi principali dell’intesa sono: un aumento medio sui minimi salariali di 122 euro pagabili in tre tranche per un montante globale nei tre anni di 3007 euro al livello F. Viene positivamente definita la nuova regolamentazione sul mercato del lavoro in riferimento all’utilizzo dei contratti a termine, definendo una percentuale massima del 25% per il loro utilizzo nella singola azienda e per un tempo massimo di 44 mesi, superato il quale gli addetti saranno assunti a tempo indeterminato. Inoltre è stata introdotta, per la prima volta, l’inserimento di una percentuale del 3% per l’utilizzo di lavoratori in part-time e un miglioramento della normativa sul trattamento di malattia per i lavoratori apprendisti. Altri punti dell’intesa prevedono un incremento a carico delle imprese del contributo per la previdenza complementare, la costituzione del fondo dell’assistenza sanitaria integrativa con contributo paritetico tra le parti e la definizione del nuovo minimo contrattuale per ogni livello professionale, attraverso il conglobamento dei tre istituti della retribuzione ( paga base, contingenza,E.D.R.).

venerdì 26 marzo 2010

Accordo per il contratto del settore energia e gas

In data 24 marzo è stato raggiunto un accordo unitario tra Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil e Confindustria Energia per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto il 31 dicembre 2009. L'ipotesi di accordo, riferita al triennio 2010-2012, interessa circa 35000 dipendenti di una sessantina di aziende tra cui il Gruppo Eni, la Esso, l’ Erg, la Shell, Total, Q8, Api-Ip, e il Gruppo Saras. L'intesa sottoscritta prevede un aumento medio sui minimi di 136 euro mensili, pagabili in tre rate: la prima dal 1 aprile 2010, 38 euro; la seconda dal 1 gennaio 2011, 42 euro; e la terza dal 1 gennaio 2012, pari a 56 euro. Inoltre, sono previsti 120 € come una-tantum per coprire il periodo di vacanza contrattuale 1 gennaio – 31 marzo 2010. In effetti, nel triennio 2010-2012, i lavoratori riceveranno in buste paga 3562 € in più, cifra superiore al risultato conseguito nel precedente biennio 2008-2009. L'ipotesi di accordo prevede anche – a totale carico delle imprese – uno 0,3% in più (7,5 euro) per le prestazioni previdenziali complementari, a favore del fondo di previdenza di settore, Fondenergia, che conta oltre 41.000 iscritti. Ulteriori aumenti retributivi sono previsti per i quadri, circa il 30% del settore, con un aumento di 15 euro/mese, come pure sale di un 1% l'indennità per i lavoratori impiegati nei turni più disagiati, come notturni feriali e festivi. Inoltre il nuovo contratto fornisce un ulteriore impulso alla contrattazione di 2° livello, rafforzando il ruolo delle RSU e dei sindacati territoriali. Sul capitolo del mercato del lavoro, la novità è che i sindacati hanno ottenuto un significativo miglioramento rispetto alle precedenti norme, abbassando al 20% il ricorso dei contratti a tempo determinato. Di rilievo infine l’impegno delle parti di studiare la realizzazione di un contratto unico del comparto energetico, unificando il settore energia, petrolio, gas e acqua. L’accordo come da prassi sarà presentata al più presto all’approvazione delle assemblee dei lavoratori.

giovedì 25 marzo 2010

Aspettative settimanali in economia

Europa. Grande attesa per la riunione del Consiglio Europeo che potrebbe risultare molto significativa per la crisi greca. Sembra che l’accordo trovato da Germania e Francia di un prestito, fornito su base volontaria dai paesi dell’Eurozona di circa 22 mld €, piu altri 10 mld di € forniti dal FMI, non piace troppo alla BCE. L'occupazione nei 16 paesi della zona euro nel 4°trimestre 2009 ha visto un calo trimestrale dello 0,2% con un tendenziale annuo di -2,0%. Nel mese di febbraio l'inflazione dell'eurozona è salita dello 0,3% sul mese precedente e dello 0,9% su base annua. In gennaio la bilancia commerciale dell'Eurozona ha registrato un deficit di 8,9 miliardi di € rispetto a un surplus di 4,1 miliardi in dicembre e a un deficit di 12,1 miliardi nel gennaio 2009. Per l’UE deficit di 22,5 miliardi a gennaio contro 2,5 miliardi in dicembre 2009.
Italia. Il tasso di disoccupazione nel 4° trimestre 2009 si è attestato all’ 8,3% dal precedente 7,8%. Le vendite al dettaglio che a gennaio avevano segnalato un modesto rialzo, nel mese di febbraio sono diminuite del 2,6%, quasi tutte concentrate nel settore alimentare.
Grecia. I mercati finanziari sono in attesa di un piano di intervento da parte dei paesi dell’Euro circostanziato nel caso dovessero emergere difficoltà nel finanziare il proprio debito. Questo piano di finanziamento, servirebbe a ridurre il costo dei prestiti a copertura del debito grazie ad una pronta disponibilità in caso di serie difficoltà del paese a reperire le risorse necessarie. L’ipotesi ventilata dalle Autorità greche di rivolgersi al Fondo Monetario Internazionale, pur consapevoli dell’impatto negativo sul progetto euro, è considerata da alcuni commentatori come il grimaldello utilizzato per ottenere in realtà un progetto specifico di sostegno dall’Europa e in tal modo assicurarsi tassi di mercato più bassi ai quali finanziarsi.
USA. In aumento le vendite di beni durevoli dello 0,5%. Sono attesi anche i dati di febbraio relativi al mercato immobiliare, in termini di vendita di case esistenti e di nuove abitazioni; in entrambi i casi il mercato stima un incremento rispetto a gennaio. Inoltre, è prevista la lettura finale del PIL del 4° trimestre 2009, confermato in crescita del 5,9% . La Federal Reserve, la Fed ha mantenuto invariati i tassi d’interesse nell’intervallo 0-0,25%, segnalando il rafforzamento della ripresa, la stabilizzazione del mercato del lavoro e la ripresa della spesa per investimenti, sebbene i datori di lavoro rimangano riluttanti ad assumere e l’avvio di nuovi cantieri resti a livelli contenuti. La produzione industriale ha registrato una crescita mensile dello 0,1% a febbraio, La capacità produttiva utilizzata è stata del 72,7%, leggermente superiore alla stima di 72,5%. Il dato di gennaio è stato leggermente rivisto al ribasso da 72,6% a 72,5% . A livello aggregato i flussi netti di capitale, in direzione degli asset statunitensi, mostrano a gennaio un'uscita pari a 33,4 miliardi di dollari, in netta controtendenza rispetto all'attivo di 53,6 miliardi rivisti a dicembre.
Giappone. La Banca del Giappone, seppure con una decisione non unanime, conferma una politica monetaria espansiva, fissando l’overnight stabile a 0,1% e raddoppiando a 20 mila miliardi di yen i fondi a disposizione delle banche per i prestiti a tre mesi. Questa decisione sottolinea la posizione sempre meno accomodante della BoJ rispetto alle pressioni del Governo, che in maniera chiara richiede misure più esplicite per favorire un deprezzamento dello yen e di conseguenza favorire il settore delle esportazioni.
Petrolio e materie prime. Dopo la riunione OPEC di Vienna il WTI resta sotto gli 81 dollari al barile, anche se alcuni membri fanno fatica a restare nel target di produzione concordato e desiderosi di cogliere i guadagni dell’aumento del prezzo del barile e della rivalutazione del dollaro. Anche l’India, uno dei paesi del BRIC sta pensando alla costituzione di un fondo sovrano che meglio consenta al paese di cogliere le opportunità di approvvigionamento globale di energia in competizione con la Cina stessa.
I Metalli Industriali hanno beneficiato di una rivalutazione dei prezzi di circa l’1,5%.
I Metalli Preziosi +0,1% e degli Agricoli che registrano un discreto +1,1%.

Le valute sulle montagne russe

In questi giorni non è solo l’euro a perdere quota, ma a causa della crisi e della necessità di sostenere le industrie nazionali e l’esportazioni dei propri manufatti, le banche centrali fanno venire meno il sostegno alle proprie monete. A questo si aggiunge le manovre degli speculatori finanziari che nel trade continuo tentano di occupare tutti gli spazi che consentono un ritorno di guadagni veloci. Oggi per un euro bastavano 121,58 yen e 0,8957 di sterlina. La quotazione euro/dollaro oscillava su 1,33. L’euro ha perso ancora qualche centesimo quando la società Fitch ha tagliato il rating del Portogallo, portandolo da AA ad AA-, con outlook negativo e possibili nuovi tagli in mancanza di una inversione di tendenza di politica economica. In questo momento, con un dibattito ancora tutto aperto tra le nazioni di Eurolandia, con le difficoltà della Germania di accedere ad una soluzione tutta interna alla zona euro, l’orizzonte a breve non appare molto chiaro e così sarà sino al vertice di oggi e domani a Bruxelles. La posizione molto dura della Cancelliera Merkel è dovuta alla preoccupazione che un intervento interno alla zona euro, potrebbe scontrarsi a breve con un ricorso di ambienti tedeschi alla Corte Federale di Giustizia perchè l’attuale trattato di Maastricht non consente salvataggi interni. Altre voci provenienti dal ministero delle Finanze tedesco prospettano la possibilità di un accordo con la Francia per coinvolgere il Fondo Monetario Internazionale, di cui i paesi dell’Euro sono tra i maggiori sottoscrittori. L’intervento del Ministro Tremonti della settimana scorsa condivideva questa apertura. Oggi il membro italiano dell’ esecutivo della BCE l’economista Lorenzo Bini Smaghi, in una intervista al giornale tedesco Die Zeit, ha espresso contrarietà per una richiesta d’intervento al FMI pena un ulteriore indebolimento dell’Euro. Sempre la cancelliera Merkel, in una dichiarazione di timida apertura sull’aiuto alla Grecia ha fatto presente della necessita di porre delle condizioni molto drastiche a questo tipo d’intervento che va considerato comunque di ultima istanza qualora il mercato internazionale non riesca a finanziarie la Grecia e dopo un sostegno molto robusto del FMI. Nel frattempo le percentuali d’aumento delle esportazioni tedesche segnano un andamento positivo grazie al deprezzamento dell’euro. Insomma non siamo ancora a politiche aggressive monetarie pro svalutazioni competitive, ma negli USA si parla sempre meno di un dollaro forte, in GB un aumento delle vendite all’estero grazie alla svalutazione della sterlina non dispiace perché può contribuire alla ripresa economica e quindi tonificante per il partito laburista in vista anche delle prossime elezioni.

martedì 23 marzo 2010

Riforma sanitaria USA

Giudizio fortemente positivo per lo sforzo che il partito democratico americano ha fatto in quest’ultima settimana per avvicinare le fasce più deboli della popolazione ad una copertura sanitaria migliore e ad un welfare di tipo europeo. La cosa curiosa è che mentre esponenti della destra repubblicana, fortemente liberista in economia e quindi resistente a forme di socialità, che alcuni di loro hanno denunciato come socialisteggiante, la Borsa di Wall Street, dopo una partenza cauta, ha preso vigore dalle notizie che la riforma sanitaria faceva dei passi in avanti. Tutto il settore dell’Healthcare ha fatto un balzo all’insù dell’1%, tra i principali indici a stelle e strisce, il Nasdaq ha chiuso con un guadagno dello 0,91%, il Dow Jones dello 0,56%, l'S&P500 dello 0,55% convinto che sia le compagnie assicurative, che le cliniche private , che le aziende farmaceutiche ne avrebbero beneficiato. Questa legge che avrà un costo di 950 miliardi di dollari spalmati in 10 anni, era nei programmi elettorali del Partito Democratico USA da circa 40 anni, ma le resistenze delle varie lobbie non aveva mai permesso neanche a personaggi come Hillary Clinton, ai Kennedy di portare a casa un traguardo così positivo. C’è riuscito il presidente Barack Obama, togliendo al mercato borsistico le timidezze e le incertezze dello sviluppo, grazie all’impegno di un team guidato dallo Speaker della Camera Nancy Pelosi e dal Vice-presidente degli USA, Joe Biden, come ha voluto sottolineare nel suo discorso di ringraziamento il Presidente Obama. Egli ha fatto presente alla nazione che l’approvazione del disegno di legge di oggi, è solo un primo passo sulla strada dell’eliminazione degli eccessi che alcune compagnie assicurative perpetravano ai danni delle fasce più deboli, negando molto spesso la copertura per malattie croniche, poco interessanti a livello di business profittevole. In effetti questa migliore copertura assicurativa per 32 milioni di americani che concede crediti d’imposta per alleggerire il costo delle polizze, sostiene un livellamento verso l’alto della qualità della vita, di risparmi sociali e di un investimento per il futuro nella sanità quando nel corso degli anni la riforma andrà a regime.

lunedì 22 marzo 2010

Energia pulita dal sole del deserto

Nel 2009 a Monaco di Baviera è nata un jont-venture tra alcune grandi aziende del settore elettro-meccanico, di alta tecnologia e del settore finanziario, che con un investimento di circa 10 miliardi all’anno di € per i prossimi 40 anni dovrebbe studiare la fattibilità di portare in Europa una parte della produzione elettrica che immense distese di pannelli a concentrazione solare e torri eoliche, montati nei deserti africani potrebbero produrre. Questa produzione, dopo aver soddisfatto i bisogni energetici del MENA, nuovo acronimo che sta per Nord Africa e Medio Oriente, dovrebbe arrivare in Europa a mezzo cavi sottomarini in corrente continua. I nomi coinvolti sono di tutto rispetto come per es.: Abb, Abengoa Solar, Siemens, Schott solar, Cevital, Deutsche Bank, Hsh Nordbank etc , e da quest’anno, come socio fondatore, è entrata a farne parte anche l’italiana Enel Green Power. La tecnologia applicata, e già sperimentata, è quelle di far muovere delle turbine dal vapore prodotto da liquidi speciali che circolano in radiatori riscaldati dai pannelli solari. Il progetto chiamato Desertech ha fatto da levatrice per altri grandi progetti del Nord Europa che vanno dal ricercare sinergie per lo sfruttamento alla configurazione di reti in comune di trasmissione, anche sottomarine, che portino l’energia prodotta negli impianti eolici dei mare del Nord o dal vento che soffia sulle coste della Danimarca in stati diversi da dove l’energia viene prodotta. Questo sviluppo mette in evidenza la necessità di avere sempre di più reti intelligenti di distribuzioni bidirezionali che automaticamente si adeguano alle esigenze di traffico e di consumo. L’Italia nel corso del 2009 a mezzo dell’Enea ha già firmato accordi con l’Egitto per l’esportazione di energia con collaborazioni diversificate su varie piattaforme e un primo collegamento via cavo è previsto tra Creta e l’Egitto. Con la Tunisia oltre a un accordo per la costruzione d’ impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili è allo studio con Terna la posa di un cavo sottomarino per il trasporto di energia dal 2015. Esiste già un cavo che collega l‘Algeria alla Spagna. Da un punto di vista geografico l’Italia con la sua posizione nel Mediterraneo, con 30 milioni di contatori elettrici intelligenti già installati e l’esperienza già acquisita in migliaia d’impianti fotovoltaici e eolici, non parte da zero e se il nuovo conto energia allo studio del governo, dovesse andare incontro alle necessità dei consumatori, potremmo avvicinarci velocemente ai primi posti della graduatoria dei paesi produttori di energia da fonti rinnovabili.

domenica 21 marzo 2010

Aumenta la frequenza degli scioperi nelle compagnie aeree

I dipendenti della British Airways hanno iniziato da ieri uno sciopero di tre giorni a cui faranno seguito altri 4 giorni a partire dal prossimo 27 marzo. Nel primo giorno di sciopero circa la metà dei voli, 900 su 2000 sono stati cancellati, nonostante che la compagnia ha spostato più di mille impiegati dagli uffici alla prima linea dei banchi accettazione degli aeroporti e dopo aver preso in affitto aerei dalle compagnie concorrenti. Nonostante questo forzo tratte importanti come Milano, Madrid, New York e Parigi sono rimaste scoperte da collegamenti. L’aeroporto di Roma –Fiumicino ha visto operativo solo il 50% dei voli. Il terminal BA dell’aeroporto londinese di Heathrow questa mattina era praticamente deserto, mentre arrivavano lamentele praticamente da tutti gli altri scali della compagnia aerea britannica. Lunedì 22 marzo aumenteranno le difficoltà di chi vuole viaggiare, perché il personale di volo, assistenti e piloti aderenti alla CGIL di 2 compagnie italiane Alitalia e Meridiana-Fly sciopereranno per 4 ore dalle 12 alle 16. In Alitalia, parteciperanno anche i membri aderenti all’ Ipa e Anpac, per alcune sigle sindacali sono previste azioni di sciopero dei servizi a terra. Le perdite economiche per le Compagnie aeree sono enormi, nell’ordine dei 30 milioni di € per la BA che potrebbero raddoppiare alla fine dello sciopero. Le ragioni dell’astensione dal lavoro sono per la BA i tagli economici della retribuzione e l’intensificazione dei ritmi stessi che sono prodotti dalla diminuzione del personale utilizzato in cabina, a fronte anche di meno servizi offerti ai passeggeri durante il volo. Per Alitalia e Meridiana, per la mancata soddisfazione di impegni presi in sede contrattuale e non mantenuti nel frattempo. Comunque oltre alle rivendicazioni dei lavoratori dei vari settori, c’è un nodo venuto al pettine che bisogna affrontare. La forte concorrenza delle compagnie low-cost, non è alimentata solo da una maggior efficienza organizzativa, dalla capacità di contrattare con le autorità pubbliche locali, il volume di traffico che queste compagnie riescono a convogliare su aeroporti di medie dimensioni, quindi con benefici di creazione di nuovi posti di lavoro e di supporto al turismo locale. Al di là di queste pur doverose note vi è alla base della loro organizzazione una cultura diversa. Ormai l’alone del lavoro particolarmente qualificato e attraente del personale di volo per le compagnie aeree di nuova generazione non esiste più. La conseguenza è che fatta salva la retribuzione per il personale di alta specializzazione: piloti, tecnici di manutenzione etc., per il restante personale, anche se di volo le retribuzione sono allineate ai livelli più bassi, indennità comprese. Questa filosofia fa la differenza e rende possibile vendere biglietti a prezzi più bassi e rappresenta il vero banco di prova dei rinnovi contrattuali per i prossimi anni.

venerdì 19 marzo 2010

Aumenta il costo della benzina e del gasolio alla pompa

Nonostante l’impegno, gl’investimenti, le nuove scoperte di giacimenti e l’aumento delle loro dimensioni e riserve, non passa giorno che qualche centesimo in più non venga richiesto agli automobilisti quando si avvicinano alla pompa della benzina per il rifornimento di carburante. Oggi, le nuove tecnologie permettono la valorizzazione di giacimenti anche di sabbie bituminose, impensabile fino a qualche anno fa, o di andare a cercare il petrolio a profondità maggiori, magari lontano da postazioni con supporto da terra. A volte le navi specializzate per questo lavoro hanno costi d’esercizio che possono raggiungere gli 800.000 € giornalieri quando lavorano a pieno regime, 24 ore al giorno, ma questi costi non giustificano l’attuale prezzo del carburante di 82 dollari al barile, (60 €) che alla pompa ha raggiunto e superato € 1,42 per la benzina verde e 1,34 € per il gasolio, grazie anche al carico fiscale gravante. Alcune novità incominciano a percepirsi dal mercato che potrebbero avere effetti di contenimento dei picchi dei prezzi futuri. Negli Stati Uniti il Governo ha deciso che entro la fine dell’anno almeno l’8% del carburante consumato nel territorio debba provenire dalla lavorazione delle biomasse. In Brasile già oggi il 10% del consumo totale nazionale è fornito dall’etanolo. Programmi identici stanno per venire alla luce in Europa, anche se già oggi le grande utility municipali usano miscele di gasolio con prodotti di provenienza vegetale. Altri risparmi provengono dall’entrate in funzione, quasi mensile di centrali di energia da fonte rinnovabili, come eoliche, fotovoltaiche e geotermiche. Interessanti anche le quantità di centrali a gas, turbogas e a metano, dal bassissimo impatto ambientale che continuamente vengono inaugurate. Nel giro di questo decennio dovremmmo vedere l’entrata in funzione di nuove centrali nucleari di quarta generazione, forse anche in Italia. Le difficoltà vere di una diminuzione del prezzo del carburante per gli automobilisti sembra piuttosto venire fondamentalmente da due cause. La prima è l’aumento molto robusto dei consumi dei paesi emergenti: Brasile, Russia, Cina, Venezuela, India e Indonesia, per cui c’è un bilanciamento tra i risparmi dei paesi industrializzati e i nuovi consumi. La seconda causa proviene dalla scelta fatta da parte della finanza anche d’assalto, i cosiddetti hedge fund, di sostenere, non solo la speculazione, ma anche i titoli di quelle società che investono nella ricerca e nello sfruttamento di nuove aree, quasi fosse un nuovo bene rifugio. Da questo punto di vista è interessante le aspettative che ci sono in Italia dove l’ENI in collaborazione con altre multinazionali di settore attendono tutte le autorizzazioni necessarie per incrementare la produzione di petrolio in Basilicata, nello Jonio e nello stretto di Sicilia.

mercoledì 17 marzo 2010

Aspettative economiche della settimana

In Europa i dati fino ad ora riportati evidenziano un incremento degli utili del settore industriale accompagnato però da una flessione delle vendite pari al 6,1%. In calo di circa 2 punti il valore delle commesse nel settore delle costruzioni. da 45,1 a 43.
In Italia. La settimana in Italia sarà focalizzata sui dati del prodotto interno di febbraio (finale), che dovrebbero essere confermato a +1,2%.
In Grecia. Al momento la borsa sta beneficiando delle minori pressioni sul fronte della crisi, relativamente al problema della liquidità, il Governo ha annunciato che le entrate fiscali sono in deciso rialzo nei primi due mesi dell’anno, a fronte di una spesa in calo.
In Germania Una nota positiva viene dall’incremento delle vendite nei primi due mesi dell’anno da parte della Volkswagen: il gruppo ha, infatti, comunicato di aver registrato un incremento del 27% tra tutti i suoi marchi, ad un livello superiore rispetto all’andamento dell’intero mercato. Il gruppo è riuscito a bilanciare i deludenti risultati riportati dal marchio Audi, che ha archiviato l’esercizio 2009 con un utile netto in flessione del 39%, mentre per quanto riguarda la produzione industriale a gennaio è risultata in aumento mensile dello 0,6% l'inflazione è risultata a febbraio più sostenuta dell’attese, con un +0,4%.
In Francia La produzione industriale francese ha messo a segno un netto rimbalzo in gennaio: +1,6%
In USA. La Fed ha confermato i tassi nella forchetta tra 0,25% e 07% Vi è un calo delle scorte all’ingrosso in gennaio dell’0,2% Le richieste di sussidi alla disoccupazione nella settimana chiusasi il 6 marzo sono state pari a 462 mila, il deficit commerciale scende a 37,3 miliardi di dollari -6,6%, il dato è riferito a gennaio. Le attese erano per un deficit di 41 miliardi di dollari. Le vendite al dettaglio sono cresciute dello 0,3% nel mese di febbraio.
In Giappone. Per Banca del Giappone (BoJ) i tassi restano fermi tra la forchetta 0,0-0,10%, il mercato però scommette su ulteriori manovre espansive dell'istituzione, viste le forti pressioni esercitate dal Governo nipponico, contrario a uno yen forte e preoccupato dalla deflazione.
Valute. Settimana sul mercato dei cambi caratterizzata dalle indiscrezioni circa la creazione di un fondo di emergenza europeo volto ad aiutare i singoli membri dell'Unione in caso di difficoltà. La risoluzione della situazione greca consente all'euro di rafforzarsi contro dollaro proseguendo il trend della scorsa settimana dopo l'apprezzamento del mercato nei confronti delle misure varate dal Governo greco; il cambio euro/dollaro è previsto oltre area 1,37. Per quanto riguarda la sterlina, si chiude una settimana di ulteriore indebolimento; la valuta è sotto pressione dopo un rapporto dell’agenzia di rating Moody's che sottolinea che la Gran Bretagna è vicina al momento del ritiro delle misure di sostegno al settore bancario, sarà importante capire quali saranno i tempi di questa procedura. La valuta giapponese ha toccato il minimo da due settimane nei confronti dell'euro, ed è molto vicina a tale livello anche nei confronti del dollaro. Anche qui si aspettano di capire quali operazioni speciali la Boj effettuerà sul mercato monetario, visto che lo stesso Governo sta esercitando forti pressioni per ottenere supporto nel contrasto alla deflazione. Il Governo ha migliorato le prospettive sulla situazione economica del paese per la prima volta da otto mesi, ma ha ribadito, negli ultimi giorni, che la deflazione rappresenta un pericolo e ha invitato la Banca centrale a dare ulteriore supporto all'economia, in vista del meeting monetario. La flessione dello yen potrebbe essere tuttavia limitata dal flusso di capitali che dall'estero rientreranno a breve in Giappone in vista della chiusura dell'anno fiscale, il 31 marzo.

martedì 16 marzo 2010

Come sopravvivere alle contravvenzioni stradali

Non è difficile prendere una multa per la non osservanza di uno dei 50 divieti puniti con una multa di 38 €, più spese postali di notifica verbale. Vale per la mancanza momentanea dei documenti di circolazione, dimenticati a casa, alla sosta prolungata in autostrada, per un triangolo non regolamentare, per una marmitta troppo rumorosa, per un’apertura delle porte senza guardare ai mezzi sopravvenienti, per una svolta senza azionamento della freccia, per il superamento dei limiti di velocità di soli 10 km, per velocità troppo bassa, per una fermata vietata, per circolazione senza catene o gomme da neve, per fermata al semaforo oltre la striscia d’arresto e così via. Sino allo scorso anno era più facile opporre ricorso al prefetto o al giudice di pace. Ora, nel momento in cui i ricorsi ai giudici di pace sono divenuti talmente numerosi da intasare il lavoro delle cancellerie, il governo ha chiesto un contributo amministrativo pari a 38 € per adire il giudice. Cifra che potrebbe essere recuperata nel futuro a carico del soccombente qualora il giudice riscontrasse l’errata erogazione della multa stessa. Bisogna tener presente che spesso ci possono essere il rimborso delle spese del legale assistente, non obbligatorio, e eventuali perizie per giustificare l’errata comminazione. I tempi del rimborso sono sempre più problematici, visto le esigue risorse a disposizione delle istituzioni comunali o provinciali. Più difficile sembra l’altra alternativa, cioè quella del ricorso al prefetto competente per luogo. Il ricorso che va fatto in carta semplice entro 60 gg. dall’infrazione va inviato con raccomandata A/R, ulteriori spese e perdita di tempo. Il prefetto ha 120 gg. di tempo per decidere e 150 gg. per notificare le sue decisioni. In caso di rigetto il contravventore dovrà pagare il doppio della multa comminata più le spese. Eventuali perizie, assistenza legale, sempre non obbligatorie rimarranno a carico del soccombente. Dopo si potrà sempre decidere di ricorrere al giudice di pace, pagando i contributi sopraspecificati, sperando ancora una volta nella buona stella di trovare un ufficio del giudice di pace non sovraffollato ed efficiente al servizio del contribuente.

lunedì 15 marzo 2010

Nelle GDO cambia il trend delle vendite

Tutte le grandi catene delle Grande Distribuzione Organizzata, in Italia sono sotto pressione perché sostenere le vendite in un periodo di vacche magre diventa sempre più difficile. Le capacità d’acquisto della classe media si riduce lentamente, ma costantemente e nuove esigenze da soddisfare trovano nuove vie da sperimentare per aumentare le proprie capacità di acquisto, magari trovando forme di collaborazione tra le famiglie e quindi di risparmio. Si va dai GAS, gruppi d’acquisti solidali, in cui più famiglie magari dello stesso condominio e/o legati da vincoli d’amicizia o familiari si mettono d’accordo per raggiungere volumi d’acquisto più significativi. Altri consumatori trovano conveniente gli acquisti a kilometro zero, contattando cascine o contadini nell’area di circa 20 km della propria abitazione, per cui si risparmia utilizzando poco la propria autovettura. A volte sono i produttori che vanno incontro ai consumatori aprendo, per latte riso e formaggi piccoli stand automatizzati in modo da vendere direttamente i propri prodotti a prezzi abbordabili. La fantasia è noto agli italiani non manca ed è probabile che altre forme si vedranno nei prossimi mesi. D’altra parte nelle grandi catene distributive alcune delle forme di vendite che nel passato hanno dato buone soddisfazioni per i livelli raggiunti, come il 3X2, hanno esaurito la loro capacità d’attrazione in quanto le famiglie formate sempre più da single o comunque da poche unità, magari anziane, non gradiscono fare grandi scorte. Altra forma che per il momento tiene, ma si ritiene eccessivamente pesante per le Aziende è quella dei forti sconti promozionali, che comunque riducono i margini di redditualità. La strada che s’incomincia a intravedere, praticata dalle grandi catene come Auchan, Carrefour, Conad e Iper è quella di trovare sempre più spazi dedicati alla valorizzazione dei prodotti enogastronomici regionali, di prodotti a marchio proprio o dedicati, e infine quello di soddisfare tutte le esigenze di particolari categorie di consumatori come prodotti etnici, per ciliaci etc..Maggior spazio viene dedicato ai prodotti parafarmaceutici, ottica, e finalmente distributori per carburanti. Un segmento particolare viene coperto dagli ipermercati COOP, che sta sviluppando una gamma di prodotti a marchio proprio d’intimo e di abbigliamento,di servizi di telefonia a basso prezzo con Coop voce. Ovviamente tutti sono impegnati ad aprire nuovi punti vendita appena se ne presenta la possibilità.

Il FME e la sua nascita travagliata

I risultati elettorali di questi giorni in Francia con l’aumento dell’assenteismo degli elettori e l’arretramento del partito del Presidente Sarkosy non aiuteranno la discussione sulla nascita del Fondo Monetario Europeo. Altri problemi s’intravedono in Germania per una perdita di smalto della Cancelliera Angela Merkel, che fra alcuni mesi affronterà una tornata elettorale non molto facile. L’Italia sta vivendo questa tornata elettorale, per usare una espressione molto utilizzata dai politici nostrani, in un’ atmosfera avvelenata per liste mal presentate, ricorsi e controricorsi, ma purtroppo i nodi vengono al pettine e bisogna affrontarli. La nascita dell’Euro e la costruzione della BCE non conteneva tutte le regole e soprattutto le norme di una possibile verifica, qualora uno o più stati non avessere ottemperato correttamente al patto di stabilità firmato a Maastricht, di cui poi ha preso il nome, e che aveva alla base un limite nello sforamento del deficit annuo del 3% dei conti pubblici rispetto all’entrate e una politica di contenimento del deficit statale, che prevedeva come limite ottimale un debito che non superasse il 60% del PIL. L’Italia fu accettata perché s’impegnò con uno stretto controllo sulle uscite di chiudere ogni anno il suo bilancio statale con un avanzo primario tale che gli permettesse il rientro entro tempi accettabili. L’evolversi della situazione e il passare degli anni, oggi, obbligano i paesi a moneta comune a fare un passo avanti sulle regole e sulle sanzioni da applicare agli stati che non si attengono al trattato di Maastricht, anche a costo di una ulteriore limitazione della sovranità nazionale, pena la perdita di credibilità dell’Euro stesso, che nessuno vuole. E’ impensabile, e chi lo fa dovrebbe spiegare il suo orizzonte economico, auspicare l’intervento in zona Euro del FMI. Certo la cosa è fattibile sul piano legale per salvare, come hanno detto alcuni economisti, un paese come la Grecia, da un possibile default, perché non si è in presenza di uno stato federale o di una confederazione di stati, ma sul piano della credibilità mondiale sarebbe micidiale per la moneta Euro.Con tutti i limiti sopradescritti, chi pensa che l’Europa debba crescere, non potrà mai accettare un intervento del FMI all’interno dell’Eurozona, come non è pensabile un intervento del FMI all’interno della Confederazione USA per salvare la California o un altro stato confederale.
Il paragone è un po’ forzato allo stato attuale delle cose, ma bisogna pensare sempre di più all’urgenza di scrivere le nuove regole dell’appartenenza all’Eurozona, per gli stati che già vi appartengono e per quelli che stanno arrivando.

sabato 13 marzo 2010

La Cina del futuro, locomotiva o panzer

In questi giorni la Cina è di moda su molti giornali perché molti si domandano se le sue percentuali di sviluppo cinque/sei volte superiori a quelle occidentali, faranno da traino all’economia o schiaccerà la ripresa di questa parte del mondo. La loro moneta, il renminbi, dal 1997 al 2005 è stato ancorata al dollaro Usa ad un tasso fisso di 8,28 RMB per USD. Il 21 luglio 2005 la Banca Popolare Cinese ha sganciato il renminbi dal dollaro USA, ancorandolo a un paniere di valute internazionali, e istituendo un regime di cambio a fluttuazione controllata, cosicché il tasso di cambio reale può ora fluttuare entro un margine di 0,3% del valore di riferimento. Di conseguenza, in quei giorni il tasso di cambio si rivalutò immediatamente sugli 8,11 renminbi per dollaro statunitense. Il cambio attuale della valuta cinese è di circa 6,83 renminbi per dollaro USA e di 9,32 per 1 €; il valore di un renminbi corrisponde quindi a circa quindici centesimi del dollaro USA. Questo tasso di cambio è al centro di un teso dibattito internazionale. I calcoli effettuati sulla base della teoria della parità dei poteri d'acquisto (il metodo più affidabile per effettuare un paragone tra diverse valute) suggeriscono infatti che il renminbi è fortemente sottovalutato. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, un dollaro statunitense era equivalente a circa 3,462 renminbi nel 2006, a 3,621 renminbi nel 2007 e a 3,798 renminbi nel 2008, valori che corrispondono a quasi il doppio del reale tasso di cambio. Un renminbi sottovalutato avvantaggia artificialmente le esportazioni cinesi, limitando al contempo le esportazioni degli altri paesi verso la Cina. Tutto ciò si traduce in una forte limitazione del mercato del lavoro nei paesi più sviluppati a vantaggio dell'occupazione cinese, nonché in continui attivi nella bilancia dei pagamenti cinese (e conseguenti passivi nelle bilance dei pagamenti dei paesi sviluppati) che hanno portato il paese ad accumulare quelle che sono di gran lunga le più ingenti riserve valutarie al mondo in termini di valore, si calcola che la Cina ha nelle sue riserve circa 2750 miliardi di dollari USA. Tuttavia questo stato di cose favorisce anche gli interessi di diverse imprese dei paesi sviluppati che hanno spostato la produzione in Cina. Un tasso di cambio sottovalutato rende molto più appetibili, sui mercati occidentali, le merci prodotte in Cina, consentendo alle multinazionali amplissimi margini di guadagno. Le autorità cinesi sostengono che l'abbandono del tasso di cambio fisso esporrebbe il paese ad attività di speculazione finanziaria, che destabilizzerebbe l'economia e ne danneggerebbe la crescita. Il Presidente Barack Obama ha recentemente intensificato i suoi appelli alla Cina chiedendo di rivalutare la sua moneta, sostenendo che più esportazioni verso l'Asia significherebbe "centinaia di migliaia, forse milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti". Esiste una stima del Peterson Institute of International Economics che descrive la valuta cinese sottovalutata del 41% nei confronti del dollaro. Questa valutazione ampiamente ripresa negli Stati Uniti, aggiunge che la Cina ha un grande e ingiusto vantaggio per uscire dalla crisi. Alcuni rumors finanziari parlano di un apprezzamento nel prossimo futuro della moneta cinese e questi rumors stanno diventando più forti dopo l’annuncio dell’aumento dell’inflazione al 2,7%. Nella realtà, la maggior parte degli economisti si aspettano solo un aumento molto modesto del valore del renminbi.
La Cina è attualmente la terza potenza economica del mondo in termini di dollari, subito dopo il Giappone. Le prospettive sono che a questo tasso di crescita presto diverrà la seconda e nel 2027 alcuni economisti prevedono che possa divenire la prima. Attualmente esiste un gap ecologico, previdenziale, sanitario e di qualità della vita globale, difficilmente superabile nell’arco di 10/20 anni. Soprattutto gl’investimenti per la difesa del territorio hanno ritorni molto lunghi.

giovedì 11 marzo 2010

Otto per mille

Si avvicina il periodo della dichiarazione dei redditi per cui le organizzazione religiose che hanno diritto in base a intese firmate con lo stato Italiano d’inviare messaggi pubblicitari per intercettare i fondi dell’8 per mille dell’Irpef destinato per legge a interventi su

• fame nel mondo
• calamità naturali
• assistenza ai rifugiati
• conservazione di beni culturali

Le quote dalle chiese sono utilizzate per:

• interventi assistenziali, umanitari o caritativi (tutte);
• interventi sociali e culturali (tutte);
• finalità religiose ed esigenze di culto (solo la Chiesa cattolica);
• sostentamento del clero (Chiesa cattolica e Chiesa luterana);
• tutela degli interessi religiosi degli Ebrei in Italia, tutela delle minoranze contro il razzismo.

Con i Patti Lateranensi del 1929, che codificavano i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica, lo Stato italiano si impegnava a pagare lo stipendio al clero cattolico tramite il meccanismo della Congrua. Tale meccanismo si fondava su un riconoscimento del pregiudizio economico subito dai cattolici italiani a causa delle molteplici confische di beni ecclesiastici. Con la firma del nuovo concordato (18 febbraio 1984) tra l'allora Presidente del Consiglio italiano Craxi e il Segretario di Stato del Vaticano Agostino Casaroli si stabilì che il sostegno dello Stato alla Chiesa avvenisse nel quadro della devoluzione di una frazione del gettito totale IRPEF (l'otto per mille, appunto) da parte dello Stato alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni (per scopi religiosi o caritativi) o allo Stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi. Negli anni successivi lo Stato italiano ha firmato intese analoghe anche con altre confessioni: nel 1986 con le Assemblee di Dio, con gli Avventisti nel 1993 con l'Unione delle Chiese metodiste e valdesi e con i Luterani (intesa ratificata nel 1995), nel 1996 con le Comunità ebraiche e ratificò una modifica all'intesa con gli Avventisti. Ad oggi sono sei le confessioni religiose che possono ricevere l'otto per mille. I Battisti hanno firmato un'intesa con lo stato nel 1993, ma solo da qualche anno accettano l’8x1000. Il 4 aprile 2007 la Presidenza del Consiglio ha firmato il concordato con l'Unione Buddista Italiana (UBI), l'Unione Induista Italiana, la Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova, la Chiesa dei Santi degli ultimi giorni (i cosiddetti "mormoni"), la Chiesa Apostolica in Italia, la Sacra Arcidiocesi d'Italia ed Esarcato per l'Europa meridionale (una chiesa "ortodossa"); nella stessa data ha anche firmato la modifica delle intese con la Tavola Valdese e con l'Unione delle Chiese cristiane avventiste del Settimo Giorno.

Nell’ultimo decennio questi sono stati i gettiti in milioni di € per la Chiesa cattolica

• 2001, 897 mln di euro
• 2002, 961 mln di euro
• 2003,1016 mln di euro
• 2004, 937 mln di euro
• 2005, 984 mln di euro
• 2006, 930 mln di euro
• 2007, 991 mln di euro
• 2008,1002 mln di euro

Anche l'otto per mille dell'IRPEF di chi non firma viene comunque ridistribuito tra cinque dei sette enti contendenti (vedi più avanti), secondo le percentuali calcolate in base a chi ha espresso una scelta. Le Assemblee di Dio in Italia non partecipano a questa spartizione e la loro quota viene assegnata allo Stato. Per alcuni anni anche la Chiesa valdese rifiutò di partecipare, ma nel 2001 il Sinodo approvò l'accettazione anche delle quote non espresse. Tale decisione è stata recepita dallo Stato nel 2005, con la modifica dell'intesa con la Chiesa valdese, che è stata approvata dal parlamento nel giugno del 2009.

Vale la pena ricordare che questi fondi sono una parte degli introiti statali da parte delle confessione religiose. Altre somme possono erogate dalle istituzioni locali, in caso di ristrutturazioni di locali di culto storici, da fondazioni bancarie nel caso di ammodernamento di istituti di assistenza, scuole etc.. Per la Chiesa cattolica un buon sostegno economico a carico dello stato, viene dal pagamento delle retribuzioni degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole statali.

mercoledì 10 marzo 2010

Aspettative economiche della settimana

Europa. Poche le novità della settimana con i dati relativi alla produzione industriale di gennaio, in positivo con lo 0,7%. Per i singoli Paesi, in Germania si prevede a gennaio un 1,0% e a febbraio, uno 0,2% per la Francia e la Gran Bretagna, non si conoscono i dati relativi. Confermando il sostegno alla Grecia, ma non alla costruzione di un FME, Fondo Monetario Europeo, la BCE ha richiamato tutti i paesi dell'Euro alla necessità di riforme strutturali per il rispetto dei parametri di Maastricht. In Italia è positivo il dato della produzione industriale a 2,6% su gennaio.
Gran Bretagna. La Banca d'Inghilterra (BoE) ha lasciato il costo del denaro al minimo storico dello 0,5%, mantenendo invariato a 200 miliardi di sterline il programma di 'quantitative easing'.
Islanda. Con un 93,2% dei voti al referendum, gli islandesi si sono pronunciati contro il rimborso dei crediti degli inglesi e degli olandesi, clienti della banca privata islandese Icesave, a carico dello stato.
USA. Poche le novità della settimana statunitense vale la pena segnalare che la bilancia delle vendite al dettaglio di febbraio si è chiusa con uno 0,2%, mentre i consumi globalmente hanno fatto meglio con uno 0,5% L'occupazione riscontra un dato positivo in gennaio del 4,0%. In borsa il settore auto si rafforza, scontando la presentazione di nuovi modelli soprattuto ecologici.
Australia. La Reserve Bank of Australia (RBA) ha aumentato i tassi dello 0,25% portandoli al 4%. La prospettiva è di un futuro aumento degli stessi.
Valute. Il piano del Governo greco fatto di tagli retributivi ai dipendenti statali, di congelamento delle pensioni e di aumento dei contributi pensionistici ha parzialmente convinto il mercato riportando il cambio euro/dollaro a 1,36. Qualche preoccupazione rimane sulla tenuta della sterlina inglese, data la situazione di debolezza dei partiti e con la prospettiva che nuove elezioni non portino grandi cambiamenti.

martedì 9 marzo 2010

Traffico aereo, luci e ombre

Il complesso italiano mobilità area-industria aerea segna dei punti a favore del comparto evidenziando come uno sviluppo del settore ha bisogno delle sinergie di tutti, per svilupparsi sia in termini di fatturato che di penetrazione nel mondo, dopo la pausa seguita alla vicenda dell’Alitalia e al suo parziale ritiro dell’hub di Milano Malpensa. Nelle luci si possono annoverare senz’altro le iniziative dell’Enav, Ente Nazionale di assistenza al volo, che ha parzialmente ridisegnate le rotte, rendendole più dirette verso le destinazioni, permettendo così di ridurre le distanze e i relativi consumi di carburante. Altri risparmi sono avvenuti alzando l’altezza a cui viaggiano gli aerei grazie alla rarefazione dell’aria e a un minor attrito. Ultimo risparmio, ma non meno importante, si è ottenuto con la riduzione dei tempi di preparazione al decollo. In totale, secondo i calcoli Enav, nell’ultimo anno si sarebbero risparmiati circa 15 milioni di kg di kerosene e 8/9 milioni di €.
Domani 10 marzo ci sarà la firma tra la SEA , gestore dei due aeroporti milanesi di Malpensa e Linate e la Sacbo, società che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio, un accordo per la razionalizzazione del traffico fra i tre aeroporti posizionati, rispettivamente 2°, 3° e 4° posto nella graduatoria del traffico-passeggeri con 33 milioni di persone in transito all’anno. L’impossibilità di un cordinamento anche con Montichiari e Verona forse ha reso più facile l’accordo. In fondo si tratterà coordinare meglio e di esaltare la vocazione dei 3 aeroporti con la concentrazione su Malpensa dei voli a lungo raggio, su Linate le funzioni di City-Airport e ad Orio al Serio il low-cost dove già oggi la presenza di numerose compagnie del Nord Europa hanno consentito a questo aeroporto di posizionarsi al 4° posto in Italia per volume di traffico.
Poche le ombre, vanno migliorate le accessibilità e soprattutto vanno tenute sottocontrollo le tariffe dei servizi accessori come parcheggi, bar etc.. In qualche caso la differenza dei prezzi di Milano e Bergamo e quelli praticati negli aeroporti sono notevoli.
Di supporto a questo sostanzioso sviluppo, per la parte industriale c’è la concentrazione tra l’area di Varese, Foggia, Napoli e quella di Brindisi di numerose PMI con eccellenti specializzazioni nella fornitura ai grandi produttori di aeromobili di equipaggiamenti complessi e di pezzi importanti della carlinga.

domenica 7 marzo 2010

1 marzo 2010 primo sciopero dei lavoratori immigrati

Prima manifestazione pacifica in Italia di una presenza massiccia di lavoratori stranieri che hanno sostituito gli italiani in quasi tutti quei lavori che non gradiscono perché troppo faticosi e/o non sufficientemente remunerati, in una percentuale della popolazione attiva vicino al 9%, eppure necessari per un equilibrato funzionamento dell’economia di un paese posizionato al 6 posto nelle graduatoria mondiale dei paesi più sviluppati. Complessa la situazione, difficile la lettura del fenomeno, ma necessaria la comprensione degli avvenimenti e la loro gestione. Qualcuno tempo fa diceva: abbiamo chiesto della braccia, abbiamo scoperto di aver fra noi degli uomini e delle donne. A queste persone spesso noi affidiamo, come nel caso delle badanti i nostri anziani, nel caso delle colf, le nostre case. Nell’ultimo tentativo di regolarizzazione della situazione il numero delle domande di emersione sono state circa 300.000. Anche ammesso che non tutti avevano i requisiti richiesti, la cifra fa impressione, anche perché queste persone si aggiungono a coloro che già lavorano regolarmente e da tempo in Italia. Il settore dell’agricoltura affida buona parte della raccolta di prodotti stagionali come frutta e verdura a lavoratori africani o, come nelle regioni del Nord-Est, a lavoratori provenienti dall’Est Europa. In Lombardia ci sono intere comunità d’indiani che lavorano regolarmente nelle aziende zootecniche per la cura degli animali di allevamento. Calcoli delle varie associazione industriali e agricole valutano che il 6,5% del PIL è prodotto da lavoratori stranieri. Forse sarà difficile calcolare il valore aggiunto del lavoro di una badante o di una colf, comunque ad un problema vero, occorre dare una risposta reale. Forse partendo dalla scuola, aprendosi di più a culture, usi e costumi che hanno matrici millenarie, e chiedendo a loro l’accettazione del rispetto delle leggi del paese che li accoglie, si può marciare più speditamente sulla strada dell’integrazione. Per il futuro prossimo gl’Italiani devono prepararsi ad affrontare un problema nuovo con la prima generazione degl’immigrati. La loro cittadinanza italiana dovrà convivere con la forte l’influenza del paese di provenienza dei loro genitori. Si avrà quindi un meticciato fatto di persone che se pur parzialmente integrati, dovranno attendere un’altra generazione per un integrazione vera. Il loro numero sarà alto e porterà nuove tensioni, banlieu francese insegna.

sabato 6 marzo 2010

Informazione e pubblicità, l’on-line batte off-line

Dati, ricerche, investimenti, fusioni e partecipazioni nel settore dei web-media danno la certezza che lentamente, ma inesorabilmente la pubblicità si sposta sui canali on-line perché aumenta il tempo che gli utenti passano davanti ai PC e la richiesta di fruizione di servizi via Internet. Da questo punto di vista la Pubblica Amministrazione sta facendo degli sforzi encomiabili sulla strada di un progressivo trasferimento di servizi dalla fruizione su supporto cartaceo a quello elettronico. Nelle preferenze del pubblico le rubriche più interpellate su internet sono nell’ordine le situazioni metereologiche, la cronaca, le ricerche su salute e medicina, l’economia, quest’ultimo comparto ha nelle regione del centro-nord una consultazione più intensa a riguardo di conti correnti on-line e relative operazioni. Sino ad oggi hanno frenato lo sviluppo del settore soprattutto due fattori. Il primo è la mancanza di sensibilità sullo sviluppo di nuove tecniche di comunicazione, e una sorta di analfabetismo tecnologico che penalizza l’utilizzo della comunicazione aziendale nel mercato in cui deve operare. Il secondo: è la scarsa dimestichezza con i canali interattivi, quali l'ergonomia, la fluidità di navigazione, in poche parole, l'interazione uomo-macchina. La maturazione progressiva e l’ attenzione da parte dei manager per un trend di spostamento irreversibile verso il digitale permetteranno il raggiungimento, nei prossimi 4/5 anni, di aumenti di fatturato annuali nell’ordine del 15/20%, sino ad arrivare all’ 1% del Pil stimato per il 2014. Il Consiglio dei Ministri del 1 marzo c.a. ha approvato il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea sui servizi di media audiovisivi relativi ai quattro mercati dell’audiovisivo: servizi internet-web, home-video, televisione, video-mobile; con una diminuzione della televisione nell’attuale struttura, dell’home-video, cioè vendita e noleggio di film, e un aumento esponenziale della diffusione di audiovisivi nell’ordine del 60/70% annuo sul canale internet. Già oggi, negli USA l’informazione on-line supera quella fornita dall’off-line secondo una ricerca effettuata dal Pew Research Center. In Italia si pensa che questo traguardo si possa raggiungere nel giro di 4/5 anni.


venerdì 5 marzo 2010

Energia verde, l’Italia fa un balzo in avanti

Dopo una partenza al rallentatore degli anni 2000/2006 con gl’incentivi varati dal governo Prodi e rinnovati dall’attuale governo di centro-destra, l’Italia è riuscita a fare dei grandi passi in avanti nella produzione di energia solare da fotovoltaico piazzandosi, alla fine del 2009, al secondo posto in Europa dopo la Germania, sorpassando così la Spagna. Una numerosa delegazione delle aziende che operano nel settore parteciperà, dal 18 al 19 Marzo 2010, a Husum, in Germania, al primo summit mondiale per fare il punto della situazione. Un’atmosfera positiva si ritrova sia nella voglia di fare di tante piccole e medie imprese, che sono la punta di diamante del nostro sistema produttivo, sia nella disponibilità delle regioni. Una qualche preoccupazione proviene dal ritardo nell’annuncio delle nuove agevolazioni che saranno concesse con il Conto Energia rinviato a metà marzo. Queste comparto, in analogia con quanto avviene all’estero, ha bisogno di normative che garantiscono continuità nel settore per un periodo di 5/10 anni per avere un adeguato tempo di progettazione e di costruzione degli impianti. Anche le banche si gioverebbero di queste certezze per affrontare i rischi di un finanziamento e del suo ritorno economico. Una delle spinte maggiori nel settore potrebbe provenire da un cambio culturale dei progettisti, ingegneri e architetti, che dovrebbero avere sempre presente che tetti e facciate degli immobili sono superfici che possono produrre energia pulita. La produzione tecnologica odierna di vetri colorati, di silicio da spalmare sulle superfici,di micro foglie luminose da pareti, di inchiostri fotovoltaici, particolarmente adatti ad assorbire raggi solari è più che sufficiente per fare un salto di qualità adeguato alle necessità di oggi. Si tratta di accettare una sfida per l’integrazione architettonica nelle nuove costruzioni. Leggermente diversa è la situazione nel settore eolico. Intanto dal 15 al 17 giugno p.v. ci sarà la 9° Conferenza mondiale sull'energia eolica a Istanbul in Turchia, con un programma molto vasto che andrà dalla conoscenza delle applicazioni alle normative nelle diverse nazioni in materia di energia eolica e delle fonti di energia rinnovabili, le barriere, gli incentivi. Informazione e possibilità di finanziamento: capitale, prestiti, ecc., programmi internazionali di formazione e istruzione sono il necessario corollario della manifestazione. Attualmente la realizzazione di impianti eolici con potenze dell'ordine di MW, torri eoliche alte decine di metri, viene incentivata in Italia tramite il meccanismo dei Certificati verdi: ogni produttore di energia elettrica deve garantire che una piccola aliquota dell'energia da lui prodotta provenga da fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idroelettrico, ecc.). Se un produttore non possiede un impianto per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili “compra” i certificati verdi da un altro produttore che invece dispone di tali impianti. E' stato creato questo, parallelo, mercato dei certificati verdi, allo scopo di garantire che una determinata aliquota dell'energia elettrica prodotta e consumata in Italia, provenga da impianti che sfruttino le energie rinnovabili.

mercoledì 3 marzo 2010

Il punto economico della settimana

In Europa non si prevedono variazione sui tassi della BCE nell’incontro del 4 marzo, primo giovedì del mese. E’ probabile qualche segnale sulla strategia d’uscita dalla crisi con diminuzione della liquidità immessa precedentemente. Persiste una certa debolezza nel settore bancario, dopo l’annuncio di Commerzbank di un aumento degli accantonamenti su crediti, saliti a 1,32 miliardi di € rispetto ai 638 milioni di € del precedente esercizio. Analogamente, Royal Bank of Scotland ha incrementato le perdite su crediti a 13,9 miliardi di sterline rispetto ai 7,4 miliardi del 2008, condizionando il risultato operativo, che ha fatto segnare una perdita pari a 6,2 miliardi di sterline, anche se con un miglioramento rispetto ai 6,9 miliardi dell’anno precedente. Pesano sul settore anche le prospettive di applicazioni di nuove regole operative sulla copertura dei prestiti denominate “Basilea 3”.
In Francia i prezzi al consumo, a gennaio, hanno registrato un calo mensile -0,2% e la spesa globale ha accusato una flessione mensile del -2,7%, per l’impatto della riduzione degli incentivi sulle vendite di auto. In Germania l’indice IFO è calato a sorpresa a febbraio, a 95,2 da un precedente 95,8. Sempre in Germania i disoccupati sono aumentati (in termini destagionalizzati) di 7 mila unità a febbraio, facendo aumentare di un decimo, all’8,2%, il tasso di disoccupazione. La fiducia dei consumatori è in calo a 0,1% da -0,3%. Dopo circa un anno di crescita dei prezzi negativa o inferiore all’1%, l’inflazione europea è tornata a tale livello nel mese di gennaio. Più in dettaglio la crescita mensile dei prezzi al consumo è stata negativa per lo 0,8%, in linea con le attese e prevalentemente a causa di una stagionalità nel mese di gennaio. Escludendo alimentari ed energia, l’inflazione è risultata in calo allo 0,9% da 1,1%, ai minimi dal 2000.
Grecia. Notizie rilevanti sono pervenute dalle agenzie di rating con S&P che ha dichiarato mercoledì scorso che, entro un mese, potrebbe declassare il rating della Grecia (attualmente a BBB+) . Anche Moody’s ha segnalato che qualora il paese deviasse dal piano di consolidamento fiscale porterebbe il rating attuale da A2/Outlook Negativo a BBB+. L’annuncio odierno del governo greco di un ulteriori taglio delle spese del bilancio statale di 4,8 miliardi di €, con riduzione di quasi uno stipendio l’anno delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, del blocco delle pensioni e di un aumento dell’IVA sui carburanti e altri generi di non prima necessità dovrebbero rafforzare la situazione economica del Paese.
In Gran Bretagna, rispetto ad una previsione di massima che la BOE lasci invariato il tasso allo 0,50% sarà interessante conoscere come verrà affrontato il calo della sterlina, che sembra essere sotto-attacco da parte della speculazione internazionale.
Negli USA, dopo un leggero calo della disoccupazione al 9,7% rispetto al 10% di dicembre, esiste comunque una diminuzione di 50000 posti di lavoro nel primo bimestre dell’anno. Questo quadro di persistente debolezza, rispetto ad un miglioramento del PIL attestatosi globalmente al +4% dovrà essere affrontato dal Governo onde evitare tensioni sociali. A livello settoriale, mostra forza il Tecnologico, sulla scia dei risultati migliori delle attese grazie soprattutto alla divisione dei Semiconduttori. Bene anche il comparto dei Beni personali e per la casa sulle prospettive di una ripresa dei consumi dei beni di lusso. Tra i comparti peggiori Costruzioni, Auto e Bancari; i primi frenati dalla scarsa visibilità di una ripresa nel breve, seppur sostenuti dagli investimenti pubblici.

martedì 2 marzo 2010

L’Euro ha bisogno dell’Europa

La velocità di cambiamento delle situazioni economiche-finanziarie di un mondo globalizzato, non permettono i tempi lunghi della burocrazia europea, che purtroppo non brilla, anche per le decisioni di quei governi che hanno preferito scegliere un basso profilo nelle nomine dirigenziali pur di conservare i propri orticelli nazionali. Come ha detto Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea durante una lezione tenuta, in questi giorni, alla Università Bicocca di Milano questa Europa rischia di divenire un “Museo”, se non ritrova lo spirito dei padri fondatori. Intanto nel mondo, nuovi stati emergenti si presentano alla ribalta con un’ economia in forte espansione. Solo da qualche anno si sottolineava la presenza del Bric, un gruppo formato dal Brasile, Russia, India, e Cina tutti impegnati in programmi di forte espansione al proprio interno e all’estero, con caratteristiche particolari come quelle della Cina, e in parte anche della Russia e India, in grado di esportare contemporaneamente manodopera, capitali e capacità imprenditoriali, che già si parla di una svolta per l’apparire sullo scenario globale di Sudafrica, Turchia, Indonesia e Messico con la nuova sigla da tenere a memoria per i prossimi anni, denominata “ Stim”.
Si tratta di paesi che insieme hanno una popolazione di quasi 500 milioni di abitanti con tassi di crescita della loro economia di circa il 5% all’anno e, Indonesia a parte, possono contare su un Pil pro-capite di circa 11000 dollari. Tutti questi paesi sono, secondo alcuni studiosi internazionali, considerati l’avanguardia di altri quattro che presto si affacceranno sul palcoscenico mondiale, per l’effervescenza delle loro economie, che sono Arabia Saudita, Argentina, Corea del Sud e Polonia, tutti paesi da considerare eccellenti mercati per la vecchia Europa, sia per i legami culturali che alcuni di questi paesi già hanno con essa e per altri anche per la vicinanza geografica. Per questo l’Europa deve ritrovare lo slancio che nel passato gli ha consentito di arrivare alla nascita dell’Euro, primo esempio di una moneta nata sulle convergenze di politiche di stabilità economica, noto come trattato di Maastricht, come primo passo verso un’unione più organica. Oggi quelle convergenze non bastano più, bisogna che si facciano passi avanti sull’unità politica dell’Europa. Il presidente Napolitano, in questi giorni in visita nei palazzi di Bruxelles che contano, sta con forza richiamando l’attenzione dei suoi interlocutori su queste necessità, speriamo che trovi orecchie disposte ad ascoltare.

lunedì 1 marzo 2010

Il navigatore satellitare, un ottimo investimento

Quanti soldi e quanto tempo si può risparmiare utilizzando bene un navigatore satellitare, lo sanno bene soprattutto i rappresentanti di commercio e tutti coloro che utilizzano la autovettura per ragioni di lavoro e di svago. Un’altra possibilità di risparmio è fornita dal fatto che questo strumento segnala la presenza di qualsiasi misuratore di velocità dei vari corpi dell’ordine che sono preposti al controllo del traffico, avvertendo il conducente di rallentare la velocità e di guidare con prudenza. Non è vero che il navigatore interferisce con gli strumenti della Polizia, ma anzi, come si può leggere in alcuni articoli pubblicati dal sito della Polizia stradale, la moderazione della velocità e la guida con prudenza è un obbiettivo anche del loro lavoro. Non è un caso che per raggiungere questo scopo, sempre nel sito della Polizia si possono leggere i luoghi di presenza di questi strumenti di controllo del traffico. D’altra parte su molte autostrade e strade statali è prassi normale trovare cartelloni che avvisano della presenza di controlli elettronici del traffico o di tutor. Cosa diversa dal navigatore satellitare sarebbe la presenza a bordo delle autovetture di strumenti che interferiscono con il funzionamento di quest’ultimi. Questi sono vietati dall’art.45 del Codice della strada con multe previste che vanno da 742 a 2970 € e il sequestro dello strumento stesso.