venerdì 30 aprile 2010

Tempesta economica in casa Euro

Dopo i tagli di rating effettuati dalle agenzie S.&P. e Moody’s sulla affidabilità economica di Grecia, Portogallo e Spagna, sembra che entro domenica 2 maggio, con una riunione in teleconferenza dei Ministri delle Finanze dell’Eurozona, partirà il salvataggio della Grecia. Secondo il Financial Times il piano prevede tagli per 24 miliardi di euro. Tra le misure contenute c'e' l'aumento di due punti dell'Iva dall'attuale 21%, un rialzo del 10% delle tasse su carburanti, alcool e tabacchi, il taglio di tredicesima e quattordicesima per gli statali e per i pensionati più ricchi e il congelamento dei salari dei dipendenti privati. Il piano arriverà in cambio degli aiuti di Ue/Fmi che verranno concessi a scaglioni mensili, sotto la supervisione degli organismi eroganti. Inoltre Ue e Fmi stanno preparando un piano di aiuti triennali per un ammontare di 120 miliardi di euro. Per quanto riguarda il Portogallo il Governo di Lisbona, secondo una dichiarazione del Ministro delle Finanze, Fernando Teixeira dos Santos, con il concorso delle opposizioni, si appresta ad erigere barriere contro gli attacchi speculativi dei mercati. «La maggioranza delle opinioni sono concordi nell'affermare che il Portogallo e la Grecia sono due realtà diverse», ha sottolineato il ministro portoghese, citando istituzioni internazionali come l'Ocse, il Fmi, la Commissione europea, la Bce. Resta il fatto che a seguito del declassamento di Standard & Poor's, la Borsa di Lisbona ha perso il 5,36%, mentre i tassi sui titoli del mercato obbligazionario sono schizzati oltre il 5,5%. «Bisogna concentrarsi su quello che è prioritario per il Paese, perché le difficoltà non sono terminate», ha sottolineato ancora il ministro socialista. Non ci sono molte notizie sul piano di austerity che la Spagna dovrà approntare al più presto, cosa abbastanza difficile con una disoccupazione al 20% e un’inflazione vicina al 2% nel primo trimestre del 2010.
Resta la grande incognita per il futuro. Come l’Europa a 16 (Eurozona) o meglio a 27 l’UE si attrezzerà per rispondere con più efficacia a crisi del genere. Due sono i problemi urgenti da affrontare il primo è di livello culturale e strutturale, il secondo è di regole e relativi strumenti. Il primo problema di livello cultural-strutturale è che questa crisi ha dimostrato che in campo ci sono giocatori dalle potenzialità enormi. Basta pensare alla Cina 1.300 milioni di abitanti, l’India altro miliardo di abitanti, gli USA 340 milioni di abitanti; è possibile pensare che 27 nazioni della UE marcino ognuno per conto proprio nell’affrontare questi colossi che hanno grandi riserve economiche, fondi sovrani, e che si muovono nello scenario mondiale con una agilità imprevedibile sino a qualche anno fa. Possibile non pensare che una UE, forte di 497 milioni di abitanti, prima esportatrice di manufatti nel mondo, con eccellenze scientifiche e industriali, più unita non sia in grado di competere meglio a livello globale? Forse è molto difficile superare i localismi personali dei vari leaders oggi presenti sull’agone politico, ma non è impossibile. Il secondo livello d’intervento è conseguenza naturale di questo cambio di strategia. La UE, e i mercati in genere hanno bisogno di affrancarsi da queste agenzie di rating che sono di natura privata, ma assurgono a funzione pubbliche di rilevanza mondiale, in un groviglio di conflitto d’interessi inaccettabile in un settore delicato come quello della finanza mondiale. Sono agenzie che due anni fa hanno promosso con tre AAA obbligazioni legate a mutui che di affidabile avevano poco o nulla. Oggi dichiarano spazzatura i debiti di uno stato sovrano dell’Eurozona, senza accorgersi prima della graduale difficoltà del paese stesso. Di qui la necessità di organismi pubblici europei indipendenti che diano trasparenza e fiducia al mercato.

giovedì 29 aprile 2010

Il Qatar uno dei grandi produttori di energia

Il Qatar grande solo 11.586 kmq e con una popolazione di 833.285 abitanti ha prodotto, nel 2009, 797.000 barili al giorno di petrolio esportandone il 95%. Ha riserve stimate a 15,21 miliardi di bbl. Inoltre sempre nel 2009 ha prodotto 77 miliardi di mc di gas riservando al consumo interno solo 20,2 miliardi mc ed esportandone 56,80 mc. Anche in questo campo ha riserve per 25,26 trilioni di mc. Nel settore del gas naturale liquefatto (Gnl) è considerato senz’altro uno dei più importanti produttori di oro blu. Tutto ciò è stato possibile sia per la ricchezza del sottosuolo, che per gli enormi investimenti fatti nel settore prima della crisi economia dell’ultimo biennio. Una oculata politica degli investimenti ha permesso la nascita, nel paese, di una serie d’infrastrutture di primo livello che vanno dalle migliori università alla creazione di un parco scientifico tra i più grandi nel mondo. Le prospettive di un’ulteriore crescita dell’esportazione soprattutto di gas sono legate a due fattori. Il primo è il supporto logistico alle vendite, questo problema è stato risolto con la disponibilità di un numero sufficiente di navi, oleodotti e gasdotti che rendono estremamente flessibile la risposta alla domanda indipendentemente dalla localizzazione della richiesta, oggi il Qatar vende carichi all’Argentina, al Canadà e al Cile. Il secondo fattore è la necessaria correlazione del prezzo del gas a quello del petrolio, per rendere meno aleatorio il prezzo e quindi più facile la programmazione di ulteriori investimenti per raggiungere l’obbiettivo di 77 milioni di tonnella di Gnl all’anno entro settembre 2010.

mercoledì 28 aprile 2010

Prospettive economiche della settimana

28/04/2010
Europa. La fiducia dei consumatori nella zona euro è migliorata in aprile a -15,2 da -17,3 di marzo, secondo la Commissione Europea. Gli ordinativi al settore industriale dei 16 paesi euro hanno mostrato a febbraio un aumento dell'1,5% su gennaio e un incremento del 12,2% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Il tasso di disoccupazione rimane stabile al 10%.
Germania, il tasso di disoccupazione è stimato all’8,0%. La Volkswagen, ha registrato vendite in aumento del 25%, grazie soprattutto al contributo del mercato cinese. Il governo tedesco apre al prestito alla Grecia per 8,5 miliardi nel 2010,e per altre somme da concordare per il 2011 e 2012.
Italia. Quasi consumati gl’incentivi per le due ruote. Non si temono riflessi sui BTP dallo tsunami ellenico.
Francia. Positivi i risultati nel settore automobilistico, in particolare di Peugeot (fatturato in crescita del 27,5%).
Islanda. Moody's migliora l'outlook dell'Islanda portandolo a Stabile da Negativo; il cambiamento di outlook deriva dal miglioramento della situazione di liquidità dell'Islanda grazie al ripristino dei finanziamenti del FMI e dei Governi Scandinavi. Moody's aveva abbassato l'outlook lo scorso 6 aprile (il rating del paese è BAA3.
Grecia. L’abbassamento del rating di S & P e di Moody’s che hanno fatto precipitare il rating del debito pubblico a debito spazzatura ha aggravato la situazione. A questo abbassamento si aggiungono, la revisione al rialzo delle stime di Eurostat sul rapporto deficit/PIL 2009 al 13,6%, dal precedente 12,7%, non escludendo ulteriori revisioni al rialzo.
Spagna. S&P ha declassato il rating da “AA+” ad AA con outlook negativo.
USA. La riunione della Fed odierna ha confermato i tassi allo 0,25%. Significativi i dati sull’immobiliare statunitense, con le vendite di marzo relative alle case nuove ed esistenti in rialzo rispetto al mese precedente e alle attese di mercato
Giappone. C’è attesa per la riunione della Banca del Giappone venerdì 30 aprile;i tassi dovrebbero rimanere invariati nel solito range 0,0-0,10%.
Chi Paga?
A questo punto qualche valutazione va fatta per i danni economici che questi attacchi all'Euro e ad un paese dell'Eurozona hanno provocato e per l'impegno economico previsto per i prossimi 3 anni per un valore di circa 100 miliardi di €. Il pressing della BCE, del FMI sulla Germania e la cautela della Germania stessa ad aprire i cordoni della borsa, in presenza di conti statali ellenici non molto chiari, impongono a Bruxelles un approccio più efficace ed efficiente nel controllo dei bilanci degli stati facenti parte dell’Eurozona, creando quegli strumenti che ora non ci sono. Come si è potuto constatare i mercati e la speculazione non aspettano i tempi lunghi della politica. Qualche perplessità si è avuta per la sincronizzazione dei tempi fra attacchi della speculazione internazionale agli stati cosiddetti periferici della UE e l’abbassamento dei rating. Comunque la debolezza degli stati esisteva ed esiste. Alcuni segmenti di PIL nazionali gonfiati, (es.: settore immobiliare) alla fine non pagano. Non basta pensare che è augurabile una maggiore cautela e un maggiore controllo. E’ giunta l’ora che la UE si doti di quei strumenti che le consentano di fare dei grossi passi in avanti sul cammino dell’Unione.

lunedì 26 aprile 2010

Il gas naturale sarà il carburante del futuro

Il combustibile blu, come viene definito il gas naturale, sarà il grande protagonista della ripresa industriale che avverrà appena la crisi globale sarà superata. Il combustile blu è più pulito del petrolio, per cui inquina molto meno, ed è il più compatibile con le fonti di energia rinnovabili. Per il momento c’è abbondanza di produzione e il prezzo è minore rispetto al petrolio. Da questo punto di vista, l’Italia può dire di essere in ottima posizione, in quanto da molto tempo l’ENI ha intessuto con i vari produttori di questo combustibile ottimi rapporti, e nei circoli governativi si parla dell’Italia come Hub di smistamento per tutta l’Europa. Gl’incontri di questi due giorni a Lesmo, in Brianza, del Presidente Berlusconi e del primo Ministro Russo Putin sono stati dedicati anche al progetto Southstream, cui partecipano la Gazprom e l’Eni. I lavori per la costruzione del nuovo gasdotto inizieranno nel primo semestre del 2012, e attraversando il Mar Caspio fara sì che non si troveranno "mai al buio e al freddo importanti paesi come la Bulgaria, la Romania e anche l’Italia" ha detto il presidente Berlusconi, nella conferenza stampa che ha concluso i lavori del meeting di Villa Gernetto a Lesmo.
Questo combustibile che oggi rappresenta circa il 22% del consumo mondiale di energia primaria ha assunto ormai un ruolo decisivo e quasi indispensabile nel panorama energetico mondiale. La collaborazione dell’ENI con altri paesi forti produttori è nota a tutti. L’Italia importa gas dall’Algeria con un gasdotto che arriva in Sicilia e da qui s’immette nella rete nazionale. Il raddoppio che si sta costruendo in questi mesi collega l’Algeria alla Sardegna, per poi proseguire verso il Nord Italia.Un nuovo gasdotto collegherà presto la Grecia all’Italia attraverso il Mare Adriatico, altro gas arriva nel nostro paese dal Nord Europa attraverso la rete già esistente. I prossimi sforzi a livello europeo per lo sviluppo del mercato del gas saranno le condizioni di transito trasparenti e ragionevoli, onde evitare gli avvenimenti dell’inverno scorso con e in Ucraina. A livello mondiale occorrerà che l’Agenzia Internazione per l’Energia, sia dotata degli strumenti per un efficace intervento regolatore.

domenica 25 aprile 2010

G20 due importanti successi per l’Italia

Termina oggi la riunione, cosiddetta di primavera, del Fondo Monetario Internazionale, apertasi il 24 aprile scorso, in seduta congiunta con la Banca Mondiale alla quale hanno partecipato il Ministro delle Finanze Tremonti e il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi anche in veste di presidente del Financial Stability Board. Nelle tabelle che il FMI ha presentato, ci sono buone notizie per l’Italia. In una di queste, nel rapporto Pil-deficit, all’Italia, nonostante il suo debito entro il 2020, sarà richiesto un aggiustamento del saldo strutturale e quindi permanente di solo il 4% del PIL, un tasso leggermente superiore solo alla Germania (3,8%), per portare il livello del rapporto debito/Pil al 60% nel 2030. Ben più alti saranno i sacrifici richiesti al Giappone 12,30%, USA 11,90%, Irlanda 8,5%, Spagna 8,3%, GB 8,1%, Francia 8%, Portogallo 7,9%. Secondo il Ministro Tremonti, queste cifre sono il risultato della dieta rigorosa che Italia ha fatto in questi due anni di crescita enorme dei disavanzi pubblici mondiali a causa della crisi. La conferma della tenuta dell’Italia viene anche da una lettura dei dati Eurostat, in cui si legge che il debito tedesco alla fine del 2009 aveva superato quello italiano di 1.446 milioni di €. Certo facendo un rapporto fra i due PIL il risultato si ribalta.
Altro risultato positivo proviene dal lavoro svolto dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel suo intervento consegnato all’Internazional monetary and financial committee, l’organo più rappresentativo del Fondo Monetario Internazionale dove sono state accettate le sollecitazioni che, per prevenire future crisi, vanno rafforzati i patrimoni della Banche, con la riforma delle regole per il settore bancario da Basilea2 a Basilea3. Molti i suggerimenti per la conclusione di un accordo: dal rafforzamento e trasparenza degli standard contabili alla revisione dei requisiti di capitali e liquidità; dalle regole per limitare gli azzardi morali degli istituti (troppo grandi per fallire), alle regole e ai parametri d’interazione tra interventi sul capitale e le tassazione sul sistema finanziario, anche allo scopo di frenare l’effetto leva. Per il momento si è accantonato il problema della creazione di un fondo in grado di finanziare eventuali default di banche poiché non c’è uniformità sulla possibile tassazione dei flussi bancari. Lo scopo è di far gravare il peso dei salvataggi sul comparto anziché sui contribuenti.

sabato 24 aprile 2010

Consumi e investimenti pubblicitari in Italia

La fine del 2009 si è chiusa con un -3,% nell’ultimo trimestre che ha determinato un calo complessivo del PIL del -5,0%. Stime dell’Ocse prevedono una ripresa nel primo trimestre del 2010, con un aumento del Pil pari a 1,2%. Nei primi mesi del 2010 i consumi delle famiglie italiane sono in lieve ripresa rispetto agli ultimi mesi dell’anno precedente. I primi mesi del 2010 sono stati caratterizzati da una crescita progressiva dell’inflazione, con i trasporti +5,1%, altri beni e servizi +2,9% e l’Istruzione +2,5% . Variazioni negative si sono avute, invece, per abitazione, acqua, elettricità e combustibili -0,9% e per le Comunicazioni -0,3%. Il trend delle vendite nei supermercati è migliorato a febbraio con variazioni positive sia a valore +0,1% che a volume +1,5%. Si tratta della prima variazione positiva dopo tre mesi di calo. Il comparto alimentare si assesta su un -0,9% migliorando rispetto al mese precedente cosi come il comparto non alimentare -0,3%) Le immatricolazioni di vetture per il mese di marzo riportano un segno positivo +19,6%, per un totale di 257.694 unità immatricolate contro le 215.443 di marzo 2009. Si tratta dell’ultimo mese in cui gli ordini inevasi, registrati prima della scadenza degli ecoincentivi, si sono tradotti in immatricolazioni. Nel primo trimestre 2010, le immatricolazioni complessive riportano una crescita del 23,3%, contro il primo trimestre 2009 che aveva chiuso in negativo -19%. La prospettiva del mercato con un calo degli ordini -35%, è che anche le immatricolazioni diminuiranno dal prossimo mese.
Investimenti pubblicitari. Dopo l’aumento registrato a gennaio, il mercato della pubblicità si conferma in crescita anche a febbraio. Gli investimenti nel primo bimestre del 2010 sono cresciuti del +2,7% rispetto allo stesso periodo del 2009 arrivando a sfiorare la soglia di 1,3 mld di €. Il 2010 si è aperto con un buon andamento della televisione e con la tenuta dei quotidiani. Crescita a due cifre per radio, cinema e affissione. Aumenta il numero di aziende inserzioniste su tutti i mezzi ad eccezione della stampa. La televisione, considerando sia i canali generalisti che quelli satellitari (marchi Sky e Fox), chiude il primo bimestre 2010 con una crescita del +4,9%, dovuta ad un aumento degli investimenti di molti settori importanti come alimentari +10,8%, telecomunicazioni +16,5% farmaceutici +10,4%. In calo invece la spesa pubblicitaria del settore automobili -6,6%. Sulla stampa l’investimento cala complessivamente del -4,3%, ma i risultati dei vari mezzi sono divergenti. Mentre i quotidiani a pagamento confermano l’inversione di tendenza di gennaio, +1,0% nel bimestre, la free-press -6,7% e soprattutto i periodici -14,1% sono ancora in difficoltà. Considerando soltanto la tipologia commerciale nazionale l’andamento della pubblicità sui quotidiani a pagamento è molto positivo +9,8%. In modo particolari su alcuni settori come telecomunicazioni, finanza e assicurazioni.
La radio registra uno dei migliori risultati tra i media principali con una crescita del +11,0%. Anche in questo caso vi è stato un forte aumento degli investimenti provenienti dalle aziende di telecomunicazioni e finanza/assicurazioni. Aumento sostenuto anche per il cinema +23,7% e l’affissione +27,0% mentre internet registra un +3,8%. Il direct mail chiude il bimestre con una leggera contrazione -1,4%. Considerando la pubblicità commerciale nazionale su tutti i mezzi rilevati, i settori che aumentano maggiormente la spesa sono: telecomunicazioni +21,2%, mentre tra i settori principali segnaliamo il calo delle automobili -5,8%. mese di marzo si conferma essere tra quelli con il più alto tasso di attività in rete. Sono 24,2 milioni i navigatori attivi a marzo 2010, sostanzialmente stabili rispetto al mese precedente, ma con incrementi rilevanti nei consumi del mezzo: le pagine viste raggiungono la vetta di 2.305 (a gennaio 2010 erano 2.232) e il tempo speso sul web per persona è di quasi 32 ore (un’ora in più rispetto a gennaio 2010), Se confrontiamo i dati con quelli relativi allo stesso mese dell’anno precedente riscontriamo una crescita sotto gli aspetti: +10% l’audience, +8% le pagine viste, +6% le sessioni e +9% il tempo speso mediamente in un mese sul web dagli italiani. Per quanto riguarda le categorie di siti più visitate, la classifica rimane invariata rispetto a febbraio 2010. Sul podio si confermano motori di ricerca, portali e community, +12% rispetto all’anno scorso per i primi due, +14% per le community. Tra le prime dieci categorie, quelle che rilevano la maggiore crescita nell’ultimo anno sono quella delle News online che, con quasi 14 milioni di utenti, raggiunge il 57% dei navigatori attivi +28% e la categoria Video & Movies, con una crescita del 21% e un’audience di quasi 15 milioni di utenti. Sempre nell’ambito dell’informazione e dell’entertainment, da segnalare la forte crescita della categoria Sport: 9,2 milioni di utenti nel mese di marzo, +27%. Nell’ultimo anno aumentano, sui siti di sport, le visite per persona sono 9 nel mese +13% e il tempo medio trascorso dagli utenti su questa tipologia di siti è di 44 minuti +15%. Nei prossimi mesi con la conclusione del campionato di calcio e soprattutto con l’inizio dei Mondiali di Calcio 2010 in Sud Africa c’è da aspettarsi una crescita ancora più rilevante.

venerdì 23 aprile 2010

Tensione sui mercati valutari, la Grecia chiede aiuto

Dopo che i tassi per i Bond greci ieri erano saliti al 12% per le scadenze a 2 anni e la società Moody’s , aveva abbassato il rating da A2 a A3, con previsione negative e quindi un altro possibile declassamento a breve, oggi il Primo Ministro greco ha chiesto al FMI e alla UE l’attivazione del prestito di 45 miliardi per le preoccupazioni che la speculazione internazionale possa arrecare nuovi danni all’economia di quel paese. Infatti nella giornata di ieri lo spread sul decennale Grecia-Germania si era portato sopra i 500 pb, allargando e investendo altri paesi cosiddetti periferici della UE la forbice. Si tratta di Portogallo, Spagna e Irlanda. Infatti nell’occhio del ciclone si erano trovati i Bond del Portogallo con uno spread a 169 pb e in contemporanea i Cds a 5 anni della Grecia avevano toccato un nuova massimo con quota superiore a 500 pb e il Portogallo era passato da 201 a 245. Purtroppo diventa sempre più affollato il campo di forte pressioni sul valore dell’Euro. Ad Atene sono iniziati i colloqui con la BCE, la Commissione europea e il FMI, ma i tempi previsti della conclusione a metà maggio, onde by-passare il turno elettorale della Germania e rendere meno dolorosa per l’opinione pubblica tedesca l’erogazione dei 8,5 mld di €, non sono compatibili con i tempi della speculazione internazionale. Ulteriori indiscrezioni che vedono peggiorare di giorno in giorno il deficit di bilancio del 2010, giunto ormai ad oltre il 13%, hanno consigliato questa richiesta in anticipo, che potrebbe essere un ponte fra una pronta erogazione da parte del FMI e i tempi più lunghi necessari ai paesi dell’Eurozona a fare fronte ai propri impegni. Le Borse, dopo la risposta positiva da parte delle autorità finanziarie internazionali presenti ad Atene, hanno ripreso a salire, dando una boccata di ossigeno anche all’Euro, riportatosi a ridosso di 1,3475 nel cambio con il dollaro.

giovedì 22 aprile 2010

Aspettative economiche per la settimana entrante

Europa. Le anticipazioni delle stime degli economisti vedono un moderato ulteriore miglioramento degli indici di fatturato delle PMI, ormai ampiamente al di sopra del livello di 50, considerato lo spartiacque tra contrazione ed espansione dell’attività produttiva. Le aspettative sia per l’industria che i servizi sono attesi in miglioramento, supportati dalla ripresa della domanda e dal clima favorevole che ha stimolato il settore delle costruzioni e la spesa delle famiglie. La forza della ripresa in atto è vincolata e, in prospettiva, limitata dalle necessità di aggiustamento dei conti pubblici che diversi paesi (non solo la Grecia) dovranno affrontare. La produzione industriale dell’area euro a febbraio è cresciuta dello 0,9% m/m, decisamente al di sopra delle attese (+0,1% ), mentre il dato di gennaio, che aveva visto una crescita dell’1,7%, è stato rettificato leggermente a +1,6%. L’inflazione europea (CPI) è tornata a salire, mostrando un aumento a marzo dell’1,4% La crescita mensile dei prezzi al consumo è stata dello 0,9%, in linea con le attese. I conti con l'estero dei 16 paesi dell’euro hanno mostrato a febbraio un saldo positivo pari a 2,6 miliardi. I dati destagionalizzati a cura di Eurostat evidenziano inoltre una revisione del passivo di gennaio a 9 miliardi dai precedenti 8,9 miliardi. I prezzi al consumo (CPI) in Germania in marzo hanno registrato un rialzo pari allo 0,5% m/m e +1,1% a/a, da rispettivamente +0,4% e +0,6%. In Francia, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,5% m/m a marzo (era atteso 0,4%), portando il tasso d’inflazione all’1,6%.
Germania. L’indice del comparto Manifatturiero ha già superato il livello di 60 a marzo, a conferma che il paese sta beneficiando più di altri del recupero del ciclo economico mondiale. Tale evidenza sarà probabilmente confermata anche dalla pubblicazione dell’indice IFO (domani 23 aprile), altro indicatore di fiducia delle imprese in Germania, arrivato ai massimi da giugno 2008 e atteso in salita anche ad aprile. Complessivamente sembra confermarsi il quadro di recupero
dell’attività produttiva in Europa.
Italia. Le tensioni politiche all’interno della maggioranza, non aiutano il quadro economico in attesa di riforme che possano rilanciare l’economia. Bene accolta in borsa la ristrutturazione Fiat, prevista nel giro di 6 mesi.
USA. Le vendite di case esistenti di marzo, attese a +5,6% m/m da -0,6% m/m, ma soprattutto il dato sugli ordini di beni durevoli di marzo, attesi a 0,1% m/m da 0,9% m/m. Il Dipartimento del Lavoro ha annunciato che i prezzi delle importazioni statunitensi a marzo, dopo due cali consecutivi, sono cresciuti dello 0,7% (+11,4% annuo); +2,9% per i prezzi dei carburanti. Negativo il dato sulla bilancia commerciale a febbraio, che registra un saldo pari a -39,7 miliardi di dollari, in aumento rispetto al dato precedente (-37 miliardi di dollari). L’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,1% m/m (2,3% a/a), dopo la variazione nulla di febbraio. Su base tendenziale, l’inflazione prosegue il trend in calo (1,1% da 1,3% a marzo). Sempre in USA le vendite al dettaglio sono aumentate a marzo dell’1,6% m/m. Al netto delle auto, le cui vendite hanno beneficiato di numerosi incentivi introdotti da Toyota e da altri produttori, il dato ha evidenziato un +0,6% m/m. Aumentano di 24.000 unità le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione, a 484.000 dai precedenti 460.000.La produzione industriale a marzo è salita dello 0,1% m/m, sotto le attese che indicavano un +0,7%.
Mercati Azionari
I mercati azionari ripiegano nell’ultima seduta della settimana dopo aver superato i precedenti massimi, grazie anche ad alcuni importanti dati macro superiori alle attese. Recuperano forza i settori ciclici , trainati da Auto, Costruzioni e Beni di Lusso. Relativamente all’Auto il CSP (Centro Studi Promoter) stima per il 2010 in Europa un calo delle immatricolazioni di almeno un milione di vetture (su 14 milioni) dovuto all’esaurimento degli incentivi. I dati di marzo sono ancora in aumento dell’11,1% a/a, grazie ai paesi che ancora beneficiano degli aiuti governativi. Al contrario, la Germania registra un forte calo del 26% e le previsioni per i prossimi mesi indicano una flessione significativa. Relativamente al Lusso l’associazione Altagamma e Bain & Co hanno rivisto al rialzo le stime di crescita a livello globale per il 2010; al momento, prevedono un aumento del fatturato del 4% rispetto alla precedente stima di ottobre (+1%) per un totale di 158 mld di euro. Le vendite restano sostenute dai consumatori cinesi (+15%), rispetto al complessivo +10% dell’Asia, mentre restano sempre in calo i consumi in Giappone (-3,6%). Nel breve, perde forza il Bancario dopo l’accusa di frode avanzata dalla SEC nei confronti di Goldman Sachs, che lascia ipotizzare anche il coinvolgimento di altre banche d’affari. Nel contempo, il comparto risente positivamente delle indicazioni giunte dalle prime trimestrali statunitensi, con JP Morgan e Bank of America che hanno riportato nei primi tre mesi del 2010 risultati superiori alle attese.
Valute.
Sul mercato delle monete la valuta europea è penalizzata dalla bassa propensione al rischio degli investitori, maturata a seguito delle turbolenze greche e della vicenda Goldman Sachs, che spinge il cambio, contro dollaro, in area 1,3450, finendo per favorire le valute più difensive come yen e dollaro, sfavorendo di contro le divise ad alto rendimento come euro e valute emergenti (ad esempio il dollaro australiano). Finché la questione greca non verrà risolta a pieno e non cesserà la ridda di dichiarazioni da parte dell'Europa (specie tedesche), della Grecia e in ultima istanza del Fondo Monetario (FMI), l'euro resterà in balia della volatilità che ha contraddistinto le ultime settimane, confermando quindi il nostro scenario, anche se la vicenda della banca d’affari Goldman Sachs, al momento, è ancora indecifrabile e non è chiaro l’impatto che potrebbe avere sul dollaro. Resta una debolezza di fondo anche per la sterlina; l'atteso dibattito televisivo tra i candidati premier laburista e conservatore ha confermato una certa confusione nel quadro politico inglese con l'esito della consultazione elettorale per nulla scontato. Lo scenario sullo yen è influenzato dalle dichiarazioni in arrivo dal Giappone, dove Motohisa Ikeda, membro influente del partito di maggioranza, sottolinea, ancora una volta, come il Governo desideri un cambio più favorevole allo yen, specie contro il dollaro onde favorire ripresa economica spingendo le esportazioni

mercoledì 21 aprile 2010

Nuovo contratto per i lavoratori edili

Nella notte tra il 19 e il 20 aprile, è stato firmato il nuovo contratto di lavoro per il milione e duecentomila lavoratori edili dalla Associazione nazionale costruttori edilli (Ance) e Fillea- Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil
Il contratto decorrerà dal 1 aprile 2010 al 31 dicembre 2012 si applicherà solo per quei rapporti di lavoro in essere alla data del 19 aprile e instaurati successivamente.
Sono previsti aumenti salariali diversificati per livello come ad es.:

Un ulteriore aumento sino ad un massimo del 6% sui minimi è previsto a livello di contrattazione territoriale a partire dal 1 luglio del 2011, e si dovrà tenere conto della produttività aziendale, dell’andamento congiunturale.
Ferie. Allo scopo di permettere ai lavoratori migranti o fuori sede di poter rientrare in famiglia sarà concesso che della 4 settimane di ferie, 2 di queste potranno essere usufruite nell’ anno successivo alla loro maturazione.
Istituzione delle borse di lavoro dell’industria delle costruzioni. Allo scopo di favorire al formazione dei lavoratori del settore e per combattere il lavoro nero, quello sommerso e il caporalato e i vari modelli d’intermediazione saranno istituite delle borse di studio. Di questa partita se ne farà carico l’Istituto Formedil
Al quale sarà riconosciuto un ruolo attivo nella implementazione e nel incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Un’ attenzione particolare sarà dedicata nell’arco della vigenza contrattuale al Fondo edile per la previdenza integrativa ancora poco diffuso nella categoria.

domenica 18 aprile 2010

Ripresa lenta per l’intero 2010.

Dalla seconda metà del 2009 la ripresa economica si è diffusa a gran parte dei paesi, con l’eccezione di alcune economie caratterizzate da forti shock domestici (Grecia, Irlanda,Portogallo e Spagna). Come ci si attendeva, anche a inizio 2010, l’espansione si è consolidata trainata dai paesi emergenti asiatici, cosiddetti BRIC, da alcuni paesi del Mercosur e dagli Stati Uniti e dipende attualmente soprattutto dal miglioramento del ciclo delle scorte e dagli effetti di stimoli fiscali.
Politica monetaria. Una svolta del ciclo di politica monetaria si è già verificata in Cina, con una disponibilità alla rivalutazione graduale dello Yuan; in India e in alcuni piccoli paesi più legati al ciclo economico cinese o esportatori di materie prime, come Australia e Norvegia. Nel resto del mondo prevale la cautela in attesa di un ritiro significativo dello stimolo monetario che dovrebbe avvenire gradualmente soltanto dal prossimo anno. Per tutto il 2010 si prevedono tassi di interesse a breve termine bassi rispetto alla media storica. Fed e BCE stanno iniziando a rimuovere la liquidità in eccesso, ma difficilmente alzeranno i tassi ufficiali nella prima parte dell’anno.
Azionario. Pesa sul mercato azionario le vicissitudini dei mercati finanziari con le perdite di questi giorni del settore bancario americano con ripercussione anche in Europa. Diventa sempre più urgente un codice di comportamento e regole anche restrittive per quelle banche che non si attengono a regole di trasparenza nell’informazione ai clienti. Le borse sono in attesa degli effetti dello scontro in atto, negli USA tra SEC e settore bancario. In termini valutativi le borse potranno proseguire la salita in linea con la crescita degli utili, man mano che la ripresa economica avrà conferma.
Fondi Monetari. I tassi a breve sono destinati a rimanere bassi per tutto il 2010. Le remunerazioni dei monetari resteranno quindi molto contenute per tutto l’anno.
Obbligazionari governativi. Leggero calo dei tassi governativi da inizio anno, ma i rischi appaiono verso l’alto man mano che arriveranno conferme di stabilizzazione per la crescita economica. Consigliabili scadenze brevi o tassi variabili.
Obbligazioni corporate. Il differenziale di tasso offerto dalle obbligazioni di maggior qualità (Investment Grade) rispetto alla liquidità ed ai titoli governativi rimane interessante, in un contesto di tassi bassi e con potenziale rischio di rialzo.
Obbligazionari emergenti. Il comparto delle obbligazioni di Paesi Emergenti rimane interessante, supportato dal miglioramento dei fondamentali economici dei principali paesi emittenti e dal confermato supporto finanziario delle autorità internazionali.
Zona euro: ripresa in corso, ma debole. Nel terzo trimestre 2009 il PIL della zona euro è tornato a crescere e la ripresa si è consolidata a fine anno. Tuttavia, il PIL 2009 è calato del 4,0% rispetto al 2008 e la ripresa si presenta modesta rispetto alla caduta dei livelli di attività che l’ha preceduta. Lo scenario 2010 dovrebbe essere ancora sostenuto dal ciclo delle scorte, dalla ripresa della domanda estera e dagli stimoli fiscali, che dovrebbero portare a una crescita media annua vicina all’1%. L’inflazione è tornata positiva e nel primo trimestre 2010 ha toccato l’1,4%. La BCE dovrebbe mantenere i tassi ufficiali all’1% per tutto l’anno, ma nel secondo semestre 2010 dovrebbe iniziare a drenare l’eccesso di liquidità costituitosi durante la crisi. Nel corso dell’anno vari paesi, come Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, saranno chiamati a correggere la politica fiscale, a causa di un andamento del debito insostenibile e già fonte di preoccupazione tra gli investitori per le ripercussioni sul rating di questi paesi. La Grecia ha già iniziato colloqui con la BCE e il FMI per la concessione di un credito di 45 mld di € a un tasso del 5%, migliore rispetto a quello che il paese può spuntare sui mercati.
Negli Stati Uniti: si riprende la domanda interna. La ripresa economica si è rafforzata nel corso del secondo semestre 2009 e le proiezioni per il 2010 si sono fatte progressivamente più ottimistiche, fino a superare il 3%. Gli stimoli fiscali, il ciclo delle scorte, la stabilizzazione del mercato immobiliare e il miglioramento della bilancia commerciale dovrebbero continuare a sostenere la ripresa economica anche nel primo semestre 2010. L’occupazione dovrebbe stabilizzarsi, anche se con un tasso di disoccupazione ancora elevato. La Federal Reserve dovrebbe mantenere i tassi di interesse a 0-0,25% per gran parte dell’anno, pur iniziando a drenare parte delle riserve in eccesso a partire dal secondo trimestre 2010.
L’inflazione è tornata quasi ovunque positiva a causa dei rincari dei carburanti avvenuti a partire dall’estate 2009, dagli aumenti delle tariffe dei trasporti aerei e dei servizi. La debolezza della domanda dovrebbe contribuire a mantenere bassi i tassi di inflazione anche nel 2010, anche se una salita sopra l’1% è molto probabile nel primo semestre.
Giappone: ripresa fragile. Nel 2009 anche l’economia giapponese ha subito una contrazione del 5,2%. Politiche fiscali e monetarie accomodanti dovrebbero garantire una moderata ripresa nel 2010, sebbene al prezzo di un ulteriore aumento del debito pubblico. I tassi ufficiali di interesse sono attesi stabili e vicini a zero per tutto l’anno.
Valute. L’euro si è indebolito contro dollaro da inizio anno principalmente a causa dei problemi fiscali all’interno della zona euro. Nei mesi a venire l’andamento delle economie potrebbe confermarsi pro-dollaro, sia perché gli Stati Uniti stanno uscendo dalla recessione più velocemente dell’Europa, sia perché il tema del debito dei cosiddetti paesi “periferici” della zona euro rimane un elemento strutturale di debolezza per l’euro.
Valutazioni sullo scenario delineato. Le eccezionali misure di stimolo adottate dalle autorità monetarie e fiscali, il persistere di squilibri finanziari internazionali e la profondità della recessione creano grande incertezza sugli sviluppi di medio termine dell’economia mondiale. Il rischio di nuova instabilità finanziaria permangono, perché esistono sacche potenziali di crisi legate al dissesto dei conti pubblici di alcuni Stati e all’erosione del capitale delle banche più esposte alle aree di crisi.

sabato 17 aprile 2010

Economia Italiana in affanno

E’ leggermente aumentato il debito privato delle famiglie italiane raggiungendo il 60% rispetto al reddito disponibile. La nota positiva, rispetto al panorama dell’Eurozona, dove questo parametro nel primo trimestre del 2010 si è assestato al 95%, è che è inferiore del 50% rispetto agli altri paesi. L’aumento è dovuto principalmente alla richiesta di nuovi prestiti bancari e alla riduzione del PIL. Purtroppo le prospettive a breve, per quest’anno, non prevedono una diminuzione dell’indice di disoccupazione, giunta all’8,5%, che potrebbe essere uno dei mezzi a disposizione dei privati per aumentare la ricchezza familiare e diminuire il debito. Particolare preoccupazione desta la percentuale di disoccupazione giunta al 28% nella fascia compresa tra i 16 e 25 anni. Questo fenomeno porta di riflesso le famiglie ad aumentare i tagli alle spese, provocando ulteriori calo nei consumi, con tutti i riflessi economici comprensibili. Si spera in possibili recuperi, grazie all’azione degli incentivi governativi per 300 milioni di € per acquisti di prodotti industriali in vigore dal 15 aprile, insieme al sostegno alla ripresina nelle esportazioni avutasi nel 1 trimestre 2010 e trainata dalla domanda estera, soprattutto da Cina, Russia Turchia, India e alcuni paesi dell’area del Mercosur.
Altro fattore, secondo il Bollettino Economico della Banca d’Italia, è che la flessione dell’economia fa mancare introiti alle casse dello Stato, peggiorando i conti pubblici che porta l’indebitamento netto delle amministrazione statali al 5,3% del PIL, e la pressione fiscale aumentare dal 42,9 al 43,2.
Nuove preoccupazione provengono all’interno dalla situazione politica che si sta deteriorando con voci di possibili elezioni anticipate, qualora nella maggioranza di governo non si raggiunga, in una visione unitaria di conduzione politica, un accordo sulle riforme, sull’attuazione del federalismo fiscale, sulla riduzione dei costi della politica e soprattutto sui tempi di attuazione. Il rischio vero è lo slittamento dei tempi di ogni innovazione.
Nel campo internazionale c’è la bufera sul settore bancario, tra l’accusa della Sec, authority di vigilanza USA sulla Borsa, alla banca d’affari Goldman Sachs di non aver dato le migliori informazioni ai propri clienti sulla pericolosità di alcuni prodotti venduti nel passato, e il tentativo di imbrigliare il settore con regole di comportamento a livello internazionale necessarie, ma non molto gradite dagli interessati. La Goldmann Sachs ieri ha perso a Wall Street il 15%, ma la notizia ha trascinato al ribasso anche la Morgan Stanley -6.74%, Citigroup - 4.68%, Wells Fargo -3.88%, JpMorgan -3,90% e Bank of America che segna un -5.34%. Anche i mercati finanziari europei ne hanno risentito con cali dei titoli del settore.





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mercoledì 14 aprile 2010

Aspettative economiche della prossima settimana

Europa. BCE: tassi ancora fermi all’1%. In linea con le previsioni, la riunione della BCE si è conclusa con tassi stabili. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, su quelle di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale restano, infatti, invariati rispettivamente all’1%, all’1,75% e allo 0,25%. L’inflazione europea torna sopra l’1%. Le aspettative sono per una crescita dello 0,9% e un saldo della bilancia commerciale, negativo a -0,5 miliardi di euro.
Germania. Inflazione all’1,3% da 0,5%. Le immatricolazioni di nuove auto in marzo hanno registrato una flessione del 26,5% , portando il saldo negativo del 1° trimestre al 23%.
Italia ha registrato un’accelerazione dell’indice agli acquisti del settore terziario a 55,3 rispetto a 50,8 del mese di febbraio, decisamente più elevato delle attese pari a 52. I livelli raggiunti sono tornati vicini a quelli di ottobre 2007.
Francia Renault, Nissan e Daimler hanno annunciato ufficialmente l’accordo relativo ad una collaborazione nel segmento di auto di piccola cilindrata, tale da portare a sinergie complessive per circa 4 mld di euro.
Spagna. Inflazione all’1,4% dallo 0,9%.
Grecia. Approvazione di un pacchetto di misure di sostegno per 30 miliardi di euro da parte dei ministri delle Finanze area euro, alle quali potrebbero aggiungersi altri 15 miliardi da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI). L’intervento consente alla Grecia di abbassare il costo del debito di oltre il 2% sul variabile e del 2% sul fisso.
USA Negli Stati Uniti da dicembre 2009 l’inflazione risulta stabilmente superiore al 2%, dopo essere stata addirittura negativa per quasi tutto lo scorso anno (da marzo a settembre). In uscita il dato sul deficit pubblico mensile, atteso a -62 miliardi dal precedente -191,6, quello sulla bilancia commerciale stima un saldo negativo pari a 38,5 miliardi dai 37,3 precedenti. I dati relativi alle vendite di case in costruzione sono a un +17,3% . Le statistiche relative alle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione indicano quota 460.000 (vs. 435.000 attese). Per quanto riguarda invece le vendite delle grandi catene di negozi, sprint al +9,0% di marzo rispetto il precedente e ben più modesto +3,7% di febbraio.
Tassi.
Nella settimana appena cominciata, l’attenzione sarà rivolta alle reazioni dei mercati per le decisioni scaturite dal vertice tra i ministri dell’Eurozona, tenutosi a Bruxelles durante il weekend. I ministri delle Finanze europei hanno cercato di rassicurare i mercati fornendo i dettagli del piano di salvataggio, da mettere in campo qualora la Grecia dovesse farne esplicita richiesta. La decisione prevede un pacchetto da 30 miliardi di euro, da concedere in 3 anni ad un tasso lordo che attualmente sarebbe del 5% circa, a cui si assocerebbe un eventuale contributo del FMI di 15 miliardi di euro. I tassi concordati, per quanto superiori a quelli attualmente ottenibili sul mercato, sono comunque elevati (5%) e tali da incentivare lo Stato greco a far ricorso al mercato, seppure con la garanzia del supporto dei membri dell’ Eurogruppo. L’asta di ieri martedì che prevedeva il collocamento di titoli a 6 e 12 mesi per una totale di 1,2 miliardi di euro è andata bene, le richieste sono state pari a 7 volte l’offerta.

domenica 11 aprile 2010

Vini d’Italia, avanti tutta

Domani si chiude a Verona “VinItaly” dopo 5 giorni in cui sono sfilate circa 200.000 persone tra acquirenti e visitatori che hanno avuto la possibilità di contattare 4.200 espositori di tutte le parti del mondo, e che hanno visto un marcato aumento della presenza di stand francesi, austriaci e americani. Numerose sono state le degustazioni in quella che, più che una manifestazione fieristica è divenuto un incontro-crogiolo di idee e un laboratorio d’innovazioni. Particolarmente positivo è stato il dato che questa manifestazione ha sancito con il definitivo superamento del consumo di bollicine italiane rispetto al blasonato champagne francese. La crisi ha certamente influenzato i consumi. La contrazione ha colpito in primo luogo la Francia passata da 222 a 158 milioni per colpa della grande frenata dello Champagne (-22%). Per rendersi conto del valore di queste cifre l’export italiano del comparto vale 3,5 miliardi di euro e dunque il settore vino è tra le voci più importanti e positive della nostra bilancia commerciale. Anche in Italia la crisi ha influenzato i consumi di vino estero nel mercato domestico, con una riduzione di circa il 22% delle importazioni calate da 330milioni di € a 250milioni, ma oltre ad essere il frutto di un cambiamento dei gusti contiene, anche, il riconoscimento del miglioramento della qualità dei vini di casa nostra. Sono ormai valutati a 2.600.000 gl’italiani che si professano studiosi o conoscitori di vini e che si muovono annualmente tra cantine e agriturismi alla ricerca di bottiglie che hanno ricevuto riconoscimenti di denominazione d’origine controllata o garantita (DOC o DOCG) . Altri 7.500.000 sono coloro che dichiarano di partecipare almeno 3/4 volte l’anno a manifestazioni di settore che fra l’altro continua ad annoverare nuovi arrivi nella famiglia dei blasonati DOCG che sono: il Prosecco di Asolo, il Prosecco di Valdobbiadene, il già famosissimo Amarone. Ultima notizia, ma non per importanza, la fornisce il Ministero delle Politiche agricole che ha commissionato all’Ente vini – Enoteca Italiana di Siena, unico ente di diritto pubblico, una cartografia completa, un vero e proprio atlante geografico dei vini a denominazione d’origine, una descrizione precisa e minuziosa di vitigni, anche autoctoni, che sono la vera grande ricchezza d’Italia , che potrà diventare uno strumento utile per tutti coloro che vorranno approfondire la conoscenza di questo patrimonio nazionale.

venerdì 9 aprile 2010

Italia e la globalizzazione senza regole

Le tendenze demografiche, i grandi cambiamenti nella scala dei bisogni e nella struttura delle risposte, la globalizzazione sregolata e una crescita dell’economia che rimane al di sotto del potenziale stanno progressivamente sgretolando la rete delle vecchie sicurezze. Si assiste ad un radicale cambiamento dell’economia e della società che si riflette, in negativo, sulla vita delle persone, sui loro bisogni, sulle loro paure e sui loro comportamenti soprattutto creando nuove povertà. E’ lungo l’elenco delle nuove povertà. Si va dalla precarietà del lavoro (co.co.co.) alle difficoltà d’inserimento nel mondo del lavoro, alle minori coperture sociali e previdenziali, agli anziani soprattutto quando soli, all’esclusione dai mezzi di comunicazione o analfabetismo digitale, alla divaricazione della scala sociale per la ricchezza acquisita da alcuni e frutto di evasione o elusione fiscale. C’è l’auspicio di una nuova organizzazione delle funzioni di indirizzo politico in materia di lavoro e salute in un unico Ministero dedicato allo sviluppo sociale che può e deve costituire l’occasione per una visione integrata dei vari profili che concorrono al benessere dei cittadini. Lo stretto legame tra salute e prosperità economica sottolineando, altresì, la centralità del benessere dei cittadini nelle politiche contemplate dalla Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Promuovere la salute consente di ridurre la povertà, l’emarginazione e il disagio sociale, incrementando la produttività del lavoro, i tassi di occupazione, la crescita complessiva della economia. Allo stesso modo un aumento della qualità della occupazione e delle occasioni di lavoro per un arco di vita più lungo si traduce in maggiore salute, prosperità e benessere per tutti. Una riforma del nostro modello sociale sarà più agevole e potrà consentire al tempo stesso soluzioni più avanzate e durature offrendo risposte unitarie e non settoriali o, peggio, segmentate in corrispondenza dei diversi bisogni nel momento in cui si manifestano. La sfida non è solamente economica ma, prima di tutto, progettuale e culturale. Bisogna riproporre la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali a partire dalla famiglia. Bisogna pensare a un Welfare delle opportunità che si rivolge alla persona nella sua integralità, capace di rafforzarne la continua autosufficienza perché interviene in anticipo con una offerta personalizzata e differenziata, stimolando comportamenti e stili di vita responsabili, condotte utili a sé e agli altri. Un Welfare così definito potrà offrire prospettive soprattutto a giovani e donne, oggi penalizzati da una società bloccata e incapace di valorizzare tutto il proprio capitale umano. Invece di ritardare all’infinito l’esperienza del lavoro, esso va considerato parte integrante dei processi formativi attraverso adeguati strumenti normativi che consentano di integrare positivamente esperienze di studio e di lavoro. L’obiettivo è di scoprire un modello di governance che garantisca la sostenibilità finanziaria e obbiettivi strategici dei prossimi anni per giungere, attraverso un costante esercizio di benchmarking con le migliori esperienze internazionali e in coerenza con le linee guida comunitarie, a un sistema di protezione sociale universale. Le disfunzioni, gli sprechi e i costi dell’attuale modello, così come il quadro difficile delle compatibilità macro-economiche attuali e soprattutto in prospettiva, sono noti e ampiamente documentati è sufficiente ricordare che la nostra spesa sociale si colloca leggermente al di sopra della media dei Paesi OCSE e che la sua composizione è manifestamente squilibrata in favore della spesa pensionistica, che costituisce oltre il 60% della spesa sociale al netto della istruzione. Poi c’è la sanità che rappresenta circa il 24%, seguita dall’assistenza (8,1%). La spesa per la salute è dunque oggettivamente penalizzata dal peso eccessivo della spesa pensionistica. In termini di incidenza sul PIL la spesa pubblica sanitaria in Italia assorbe il 6,8% (1,5% PIL quella privata): un dato inferiore alla Germania (8,6%), alla Francia (7,4%), alla Svezia (7,9%) e alla media europea (7 %). La spesa sanitaria desta preoccupazione non solo per il presente, ma soprattutto per le tendenze che sono state variamente analizzate e considerate. Ciò che allarma è la sua dinamica, spinta da una crescente domanda qualitativa e quantitativa. Nel periodo 1996-2005 la spesa in euro correnti è cresciuta del 6,9% annuo, a fronte di un incremento tasso di crescita del PIL inferiore della metà. L’invecchiamento e la bassa natalità determinano un cambiamento nelle priorità del sistema sanitario e ben tredici Regioni segnalano un disavanzo. L’85% del disavanzo complessivo si concentra in Lazio, Campania e Sicilia. I costi operativi sono così profondamente diversificati nelle Regioni e il criterio della spesa storica, posto alla base del riparto del Fondo Sanitario Nazionale, risulta sempre più insopportabile per gli equilibri complessivi della finanza pubblica e per i cittadini che vivono nelle aree caratterizzate da maggiore efficienza. Essi accettano la doverosa solidarietà verso i territori dotati di minore capienza fiscale affinché vi sia parità di opportunità per la erogazione dei servizi essenziali, ma non sono più disponibili a finanziare a piè di lista l’inefficienza. Ne va della stessa coesione nazionale. La spesa socio-assistenziale è per lo più amministrata dagli enti locali. Secondo l’ISTAT è segnata da un grande divario territoriale: si va dai 146 euro per abitante del Nord-Est ai 40 euro del Sud. Nell’ambito di uno stesso territorio le politiche variano da comune a comune. Raramente esse sono integrate con le politiche sanitarie e socio-sanitarie nel concetto di «sistema». È giunto il momento di gettare le fondamenta per un nuovo Welfare, che garantisca pari opportunità e diritti sostenibili lungo l’intero ciclo di vita a tutti. E’ finito il tempo della contrapposizione, tutta ideologica, tra Stato e mercato ovvero tra pubblico e privato. Un Welfare nuovo deve scommettere su una virtuosa alleanza tra mercato e solidarietà attraverso una ampia rete di servizi e di operatori, indifferentemente pubblici o privati, che offrono, in ragione di precisi standard di qualità ed efficienza, non solo semplici servizi sociali e prestazioni assistenziali, ma anche la promessa di una vita migliore, incidendo su comportamenti e abitudini negativi e in grado di proporre nuovi stili di vita. Mentre il vecchio Welfare si è concentrato con maggiore o minore successo, e con una certa dose di paternalismo, su singoli bisogni e su specifiche situazioni di disagio o debolezza, un moderno Welfare deve essere capace di fornire una risposta globale ai diversi bisogni della persona. Con queste premesse il tema della sostenibilità del modello sociale diventa ancor più rilevante nel contesto di straordinaria instabilità della economia globale che vede particolarmente esposto un Paese come è l’Italia fortemente indebitato e viziato da alcune dinamiche di spesa difficilmente comprimibili, come nel caso della previdenza. Bisogna, a questo punto, valutare bene la forza delle attività finanziarie delle famiglie che sono pari a quasi quattro volte il reddito disponibile. La ricchezza complessiva netta delle famiglie, tenendo conto degli immobili, è pari a oltre sette volte il reddito. La spesa privata rimane una componente essenziale delle spese socio-sanitarie delle famiglie italiane. In questo quadro, le diverse forme di mutualità fra privati, realizzate attraverso la bilateralità, le assicurazioni private o le forme miste, sia quelle di natura previdenziale sia quelle di natura socio-sanitaria, possono concorrere in maniera efficiente ed equa a migliorare la gestione dei rischi. Per questo motivo, queste realtà devono essere collocate all’interno di una visione organica del sistema di Welfare del Paese. Occorre dare, dunque, maggiore impulso allo sviluppo della previdenza complementare nonché ai fondi sanitari integrativi del servizio pubblico al fine di orientare e convogliare la spesa privata verso una modalità di raccolta dei finanziamenti che, nel rispetto del principio di solidarietà generazionale, sia in grado di porsi accanto al finanziamento pubblico di derivazione fiscale ed integrarlo. Si potrebbe favorire così la “socializzazione dei rischi” e la conseguente riduzione dei problemi di selezione degli iscritti. Lo Stato può disegnare un quadro normativo adeguato, offrire benefici fiscali, aiutare le parti e soprattutto le persone a prendere atto dei limiti, ormai ineludibili, dell’intervento pubblico. E’ positivo che l’attuale legislatura possa introdurre il federalismo fiscale e riformare, in termini quanto più condivisi tra gli schieramenti, la seconda parte della Carta costituzionale con particolare riguardo al suo Titolo V. Avere a disposizione un benchmark di riferimento e due strumenti che tra di loro devono essere letti, ovviamente, in modo integrato (da un lato, il controllo finanziario, di gestione contabile; dall’altro, la possibilità di verificare continuamente lo scostamento rispetto agli obiettivi di qualità) potrebbe consentire un pilotaggio molto più stretto e condiviso, tale da non viziare il nostro assetto istituzionale, se si vuole allo stesso tempo predisporre una capacità delle Regioni rispetto all’appuntamento del federalismo fiscale che, come è noto, interessa largamente la spesa sociale. Quest'ultima e le relative politiche non potranno non diventare anzi il metro su cui costruire il federalismo fiscale. Un passaggio urgente sarà il superamento della spesa storica, non solo essenziale per la coesione nazionale ma anche utile alle popolazioni delle aree con servizi più deboli e frammentati per innescare meccanismi virtuosi di responsabilità. Diversamente, si manterrà un circolo vizioso di cui conosciamo bene i risultati. Ragionevolmente il federalismo fiscale si sosterrà attraverso alcune deterrenze. La prima di esse è il rischio dell’innalzamento della pressione fiscale nei territori in cui la gestione è più inefficiente. In questi giorni sui giornali di tutto il mondo si parla, tra i paesi del PIGS, (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) di un possibile default della Grecia, che deve pagare sui propri bond interessi del 7% annuo per renderli appetibili dal mercato. E’ il risultato di politiche economiche che negli anni, non hanno tenuto conto della ricchezza reale del paese, che non hanno introdotto le riforme che avrebbero potuto contrastare la mancanza di competività del sistema Grecia, rinviando a un domani, non meglio precisato la correzione di un debito pubblico ormai fuori controllo. Fra questi paesi anche al Portogallo, la settimana scorsa, le agenzie di rating hanno abbassato il livello di fiducia. Per capacità di gestione finanziaria l’Italia sta meglio e non fa parte di quella lista. Ma il tempo che passa invano non è infinito.

mercoledì 7 aprile 2010

Economia globale e crisi in Asia

La crisi globale degli ultimi due anni ha colpito anche le economie asiatiche attraverso il commercio e gli investimenti, più che per il contagio finanziario. Inizialmente con una forte contrazione della domanda esterna proveniente dagli USA e dall’ Europa che ha provocato una flessione nelle esportazioni e nella crescita economica ad eccezione della Repubblica Popolare Cinese nella quale gl’ investimenti esteri diretti sono continuati a crescere nel 2008, anche se a ritmi più lenti rispetto al 2006-2007. Tuttavia, nel 2009, tutti i paesi dell'Asia orientale, tra cui la Repubblica popolare cinese, a fronte di flessioni dell’afflusso di investimenti diretti, hanno adottato pacchetti di stimoli fiscali, coordinando le risposte politiche a breve termine della crisi. A più lungo termine, i paesi della regione hanno convertito le loro strategie di crescita verso l’incremento della domanda regionale e nazionale alleggerendo la dipendenza dalla domanda di esportazioni verso il Nord America e l’Europa. In questo contesto, la cooperazione regionale e l'integrazione tra paesi limitrofi hanno assunto un’importanza maggiore. Nel commercio e negli investimenti le politiche d’integrazione orientate dal mercato, hanno permesso alle economie dell'Asia orientale d’integrarsi sempre di più a partire dalla metà degli anni 1980 anche se a tutt’oggi esistono ancora ampli spazi di manovra. Da questo punto di vista l’ "East Asian Miracle" è stato ampiamente attribuito alla trasparenza dell'Asia orientale nel commercio estero con regimi di investimento più aperti. Seguendo il modello export-led del Giappone degli anni 1950 e 1960, l’ economie di recente industrializzazione (le cosiddette Tigri asiatiche) di Hong Kong, Cina, Singapore, Corea del Sud e Taiwan hanno sviluppato prodotti per l'esportazione. L'accordo del Plaza del 1985 ha visto la forte rivalutazione dello yen giapponese e ha permesso alle cosidette Tigri asiatiche di accelerare le loro esportazioni di manufatti ad alta intensità di lavoro nel quale il Giappone stava perdendo il vantaggio comparato. Entro la fine degli anni 1980, queste economie, a loro volta, hanno iniziato a perdere competitività a causa del costo del lavoro in crescita, e ai tassi di cambio, per questo il vantaggio competitivo si è trasferito ai paesi vicini. Il gruppo ASEAN4 (Indonesia, Malaysia, Filippine e Thailandia) hanno risposto positivamente agli investimenti provenienti dal Giappone e, a loro volta, hanno liberalizzato i loro investimenti all’estero e le politiche commerciali. Risultati eccezionali si sono avuti nelle esportazioni di manufatti, in particolare nel campo dell'elettronica. I paesi vicini orientati al percorso pro-esportazione sono la Cambogia, la Repubblica democratica popolare del Laos, Myanmar e Vietnam (CLMV). Alcune economie (Thailandia, Corea, Indonesia, Malesia e Filippine) sono state più colpite di altre, ma va osservato che non hanno ricorso al protezionismo e hanno continuato a mantenere politiche commerciali aperte, liberalizzando i loro regimi di investimento nel 2008. Tre sono state le priorità della loro politica commerciale: la liberalizzazione commerciale unilaterale, la liberalizzazione nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), e la priorità regionale. Gli economisti sostengono che la liberalizzazione unilaterale migliora l'efficienza di un'economia e la competitività ed è sicuramente preferibile al bilateralismo e regionalismo in quanto non dispone di risorse che distorcono il commercio. In Asia orientale, Hong Kong, Cina e Singapore sono le tre economie con lo stato più avanzato di liberalizzazione unilaterale del commercio e dei regimi di investimento. Tale positiva scelta, che non è nella norma, ha portato nella quotidianità i governi a confrontarsi con i settori economici meno competitivi e i gruppi di pressione che chiedono più protezione. Va notato che, mentre la liberalizzazione unilaterale migliora l'efficienza interna e la competitività, non vi è alcuna garanzia di un accesso indiscriminato ai mercati del mondo, che sono sempre più oppressi da accordi commerciali con regole discriminatorie. Sotto l'Asia-Pacific Economic Cooperation's (APEC) la liberalizzazione e il regionalismo aperto, su base volontaria e unilaterale è stata incoraggiata, anche se poi nella prassi è abbastanza evidente che i membri dell'APEC hanno stipulato accordi di libero scambio bilaterali e plurilaterali tra di loro nonché con i paesi terzi dell'APEC. Il trend rimane povero per l'agricoltura e la liberalizzazione dei servizi. Il Doha Round, lanciato con molto ritardo nel dicembre 2001, è in grave pericolo di sopravvivenza e molti paesi hanno preferito accordi bilaterali e regionali. Il rischio è che troppi accordi possono emarginare i paesi periferici, con mercati di piccole dimensioni. Altro settore con un interessante sviluppo è quello degli investimenti all'estero per acquisire l'accesso diretto alle forniture di risorse naturali, come petrolio e gas in Brunei e Indonesia a costi inferiori a quelli domestici. A questo punto diventa prioritaria l'efficienza per poter concentrare la produzione e approfittare dei fattori locali favorevoli come il lavoro, le competenze, la tecnologia o le infrastrutture logistiche. Questo trend di sviluppo economico ha permesso a due paesi dell’area (Cina e India) d’inserirsi con forza in una lista di paesi emergenti a forte sviluppo denominata BRIC (Brasile,Russia, India e Cina) e prossimamente nel giro di qualche anno potranno essere seguiti anche dall’Indonesia. Di quest’ultima è stata notata la capacità di resistere bene alla crisi e alla pressione inflazionistica, nel 2009 ha mantenuto l’aumento dei prezzi entro un +4,5%. Nel 2010 forti preoccupazioni si hanno sui tassi di cambio. Molti economisti si stanno confrontando sui giornali di tutto il mondo sul valore di cambio dello Yuan cinese, stimato eccessivamente sottovalutato rispetto al suo valore reale. Questa sottovalutazione porta a un ampliamento dell’esportazioni di quel paese con incrementi a 2 cifre dei surplus commerciali e distorsioni nella sostenibilità nel lungo periodo di una ripresa economica.

lunedì 5 aprile 2010

Osservatorio economico

Il contesto macroeconomico e finanziario di riferimento sui conti economici nazionali del quarto trimestre del 2009 mostrano una ripresa economica più vigorosa negli Stati Uniti e un nuovo rallentamento nell’Area Euro. Il Pil ha evidenziato negli Usa una variazione del +1,4% contro lo +0,1% registrato nell’Area Euro. Il 2009 si chiude quindi con una caduta del Pil del 2,4% negli Stati Uniti e del 4% per l’Eurozona. Tra i principali paesi dell’Area Euro, in Italia il Pil è tornato a ridursi su base congiunturale nel quarto trimestre -0,2% , mostrando un dato peggiore del previsto dopo la ripresa del terzo trimestre. I dati medi del 2009 mostrano, quindi, una diminuzione del Pil del 5% in Italia e in Germania e del 2,2% in Francia. Per quanto riguarda le componenti del Pil italiano, gli ultimi dati disponibili, relativi al terzo trimestre, evidenziano come il contributo maggiormente positivo alla crescita congiunturale annualizzata (+2,5%) sia da attribuire ai consumi privati (+1 punto percentuale) e alla bilancia commerciale (+0,8 p.p.); positivi sono tornati anche i contributi degli investimenti +0,2 e delle scorte +0,6. Negativo è stato invece il contributo della spesa pubblica -0,1. Segnali migliori arrivano dai leading indicators dell’OCSE: l’ultimo dato relativo al mese di dicembre segnala un’aspettativa di espansione economica sia per l’Italia che per tutte le altre principali economie avanzate; come già avvenuto nei mesi scorsi, l’indicatore italiano si conferma il più elevato. In Italia l’indice della produzione industriale ha mostrato una nuova riduzione adicembre (-0,7% m/m; -5,6% a/a)1. Mediamente nel 2009 l’indice ha fatto registrare una variazione del -17,5% rispetto al 2008. La produzione dei beni di consumo ha evidenziato, a dicembre, una variazione del +1,7% su base mensile, la produzione dei beni di investimento del -1,6%, quella dei beni intermedi del +1,2% e la produzione dei beni ad alto contenuto energetico del -0,2% . La produzione industriale è diminuita a dicembre anche nel complesso dell’Area Euro -1,7% m/m ; -4,9% a/a. Con riferimento agli altri principali paesi dell’Eurozona l’indice è diminuito a dicembre sia in Germania (-2,6% m/m; -6,7% a/a) che in Francia (-0,1% m/m; -2,3% a/a). Continua a rallentare il calo tendenziale dei nuovi ordinativi manifatturieri nell’Area Euro (-3,1% a/a a novembre; -12,2% a ottobre). In Italia il dato di novembre segnala una variazione nulla su base annua (+6,4% a/a in Germania a dicembre; -5,5% a/a in Francia a novembre). Le vendite al dettaglio hanno mostrato a dicembre nell’Area Euro una riduzione dello 0,3% m/m in Italia a novembre (-1,4% a/a), un aumento a dicembre in Germania (+0,8% m/m; -2,5% a/a) e in Francia (+1,2% m/m; +2,5% a/a). Nel mese di gennaio 2010 l’indice di fiducia delle imprese nell’Area Euro è migliorato, passando da -16 a -14,1 punti. In Italia l’indice è passato da -11,2 a -10,2; Germania (da -18,7 a -15,4), in Francia è peggiorata (da -13,4 a -14,1). Sul fronte dei consumatori, nello stesso periodo, gli indici di fiducia hanno continuato a evidenziare un recupero nel complesso dell’Area Euro (da -16,1 a -15,8). In dettaglio, il mood dei consumatori è risultato, a gennaio 2010, in peggioramento in Italia (da -15,9 a -17) e in Germania (da -15,7 a -17,8) e in miglioramento in Francia (da -17,6 a -16). Per quanto riguarda i finanziamenti bancari nell’Area Euro l’evolversi della congiuntura negativa si sta riflettendo anche sulla dinamica dei finanziamenti bancari, che negli ultimi mesi ha manifestato in Italia, così come nell’area Euro, un trend in forte rallentamento con talune differenziazioni tra paese e paese. Alla fine del 2009 la variazione tendenziale del totale impieghi è risultata pari a +0,1% nella media dell’area Euro. Da un’analisi degli impieghi per destinazione emerge, inoltre, come in Italia rimanga prevalente la quota sul totale dei finanziamenti concessi alle imprese rispetto a quella destinata alle famiglie, diversamente a quanto succede nella media europea: in particolare, la quota degli impieghi alle imprese non finanziarie sul totale risulta a dicembre 2009 pari al 63,1% in Italia, un valore superiore alla media dell’Area Euro: 48,7%. Ciò si spiega anche con riguardo alle diversità istituzionali, finanziarie, di struttura e comportamentali che caratterizzano il sistema economico italiano costellato di piccole e medie imprese. Comunque è stata evidenziata una lieve ripresa della dinamica dei prestiti bancari a febbraio 2010, sulla base di prime stime, i prestiti a residenti in Italia al settore privato hanno segnato un tasso di crescita tendenziale pari al +1,2% (+1% a gennaio 2010). Alla fine di febbraio 2010 l’ammontare dei prestiti al settore privato del sistema bancario italiano è risultato pari a 1.542 miliardi di euro. Rispetto a febbraio 2009 il flusso netto di nuovi prestiti è stato di circa 18 miliardi di euro. In particolare, secondo prime stime, i prestiti a famiglie e società non finanziarie sono risultati pari a 1.350,5 miliardi di euro, in crescita tendenziale del +0,8% (+0,2% a gennaio 2010; +3,1% a febbraio 2009; -1,3% nella media Area Euro a gennaio 2010). Ove si consideri la disaggregazione per durata, si rileva come il segmento a medio e lungo termine (oltre 1 anno) abbia segnato un ritmo di crescita tendenziale del +3,9% (+3,7% a gennaio 2010; +2,2% a febbraio 2009), mentre quello a breve termine (fino a 1 anno) una flessione di -6,4% (-7,7% a gennaio 2010 e +5,3% a febbraio 2009). Più marcata è stata la crescita dei finanziamenti per l’acquisto di immobili, risultata a gennaio 2010 superiore al +6,8% (+6,1% a dicembre 2009 e -0,7% a gennaio 2009). L’analisi dell’andamento del credito bancario per branca di attività economica mette in luce come a gennaio 2010 i tassi di crescita più sostenuti abbiano riguardato il settore dei servizi dei trasporti marittimi ed aerei (+6%), quello degli altri servizi destinabili alla vendita (+2,6%), quello dei prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+2,3%). Variazioni negative si sono di contro registrate nel comparto dei servizi delle comunicazioni (-26%), mezzi di trasporto (-15,9%), in quello dei prodotti energetici (-11,5%), in quello dei prodotti tessili, cuoio e calzature, abbigliamento (-10,4%), in quello del materiale e forniture elettriche (-10,2%), in quello dei prodotti in gomma e plastica (-9,7%) ed in quello delle macchine per ufficio, elaborazioni dati, strumenti di precisione, ottica e simili (-9,4%). Da un confronto internazionale sulla base dei dati Bce, emerge come nell’ultimo anno si sia registrato un rallentamento nella dinamica del totale dei finanziamenti alle imprese sia nella media dell’area Euro, passata da circa il +10,2% di dicembre 2008 a -2,7% di dicembre 2009, che nei principali paesi europei: Spagna (da +6,8% a -3,7%), la Francia (da +10,7% a -2,1%), l’Olanda (da +9,6% a +5,3%). In Germania si è passati da +10,2% a - 4,8%. La quota dell’Italia sul totale Area Euro per quanto concerne i finanziamenti alle imprese non finanziarie si è consolidata negli ultimi anni, posizionandosi al 18,3%, a fronte di un’incidenza dell’Italia in termini di Pil di circa il 17%. Interessante anche una lettura dei dati di finanziamenti alle imprese divisi per grandi aree geografiche che segnala, secondo i dati relativi a settembre 2009, un tasso di crescita su base annua nel Nord d’Italia pari al -0,5% (+1,5% a giugno 2009), a +0,5% nel Centro (+2% in precedenza) e del -0,1% al Mezzogiorno (+0,5% a giugno 2009). Per branca i tassi di crescita nel 2009 ha seguito le seguenti evoluzioni su base annua:
- l’agricoltura +3,3% (+2,7% a settembre 2009);
- il commercio ed alberghiero una contrazione del -2,6% ;
- l’edilizia una variazione positiva del +0,6%;
- l’industria ed i servizi industriali hanno manifestato una variazione del -7% .
L’analisi dell’andamento del credito bancario per branca di attività economica mette in luce come a dicembre 2009 i tassi di crescita più sostenuti abbiano riguardato il comparto dei servizi dei trasporti marittimi ed aerei (+5,6%), quello degli altri servizi destinabili alla vendita (+3,4%), quello dei prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+3,3%).

domenica 4 aprile 2010

Aeroporto Malpensa riprende quota

L'Italia è al sesto posto nella classifica delle prime economie nel mondo. Il reddito dei suoi cittadini è elevato. E queste conquiste ottenute in meno di 60 anni, non sono da sottovalutare visto che tutto sommato si tratta di un tempo breve se considerato con lo sguardo lungo della storia. L'aumento del benessere non si è limitato al solo PIL, totale e per abitante. Ha toccato molti aspetti della vita: dalla salute alla dimensione delle abitazioni, dall'istruzione al tempo libero. I momenti di maggiore rapidità del progresso hanno coinciso con quelli di apertura agli scambi internazionali e alla concorrenza, con il moltiplicarsi di possibilità di scelta e di libertà nei vari ambiti della convivenza civile. Da quasi un ventennio, però, l'economia italiana fatica ad avanzare e ciò sta generando disagi sociali e incertezza per il futuro. Negli ultimi anni in Europa e nel mondo è cresciuta la domanda di mobilità e le previsioni per il futuro indicano un aumento dei movimenti di traffico. Il trasporto aereo è un elemento determinante del business e del turismo nazionale e internazionale, poiché agevola gli spostamenti di massa, alimenta gli scambi culturali e con essi i benefici sociali. I sistemi aeroportuali costituiscono una fonte indiscussa di benefici economici, in particolare in quelle aree geografiche che in questo settore riconoscono la fonte primaria del loro benessere. L’aeroporto d Malpensa due anni orsono subì un taglio di voli e di traffico-passaggeri valutato a circa a 10 milioni di passeggeri, con il de-hubbing di Alitalia che sembrava aver avviato questo scalo sulla via di un inarrestabile declino. Sono stati sufficienti 2 anni e l’impegno di tutti gli operatori, pubblici, privati e gruppo dirigente della SEA a invertire la tendenza e recuperare quella domanda di traffico passeggeri che comunque esisteva sul territorio per riprendere la strada della crescita. A partire dal 28 marzo e con l’entrata in funzione degli orari estivi ben 175 voli settimanali nuovi hanno ripreso a decollare da Malpensa. C’è il ritorno al collegamento con 160 destinazioni, rispetto alle 166 servite nel 2008. 13 nuove destinazioni, tra i quali spiccano i voli diretti per Miami serviti da Alitalia e per Hong Kong serviti da Cathay Pacific e per il momento 5 nuove compagnie aeree hanno avuto la possibilità di collegare Milano all’Europa e all’Africa. Tutte queste acquisizioni sono solo una parte delle possibilità di sviluppo che l’aeroporto avrà appena saranno soddisfatte le richieste presentate da altre 6 compagnie aeree internazionali. Le nuove compagnie che già sono autorizzate ai voli sono: Bulgaria Air con 3 voli su Sofia; La compagnia libica Afriqiyah che da luglio avrà 3 voli per Tripoli e Norwegian Air Shuttle con 4 voli settimanali per Oslo. A queste sono da aggiungere Blu Express e Wind Jet. Più 8,8% l’aumento del traffico passeggeri del primo bimestre 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009. Nel frattempo la SEA ha inviato all’ Enac la richiesta per dare avvio all’iter per la sottoscrizione di un contratto di programma in deroga, come previsto dalla legge 3 agosto 2009, n.102. La legge sopracitata ha introdotto un sistema regolatorio in grado di delineare un nuovo modello tariffario per i sistemi aeroportuali di rilevanza nazionale con traffico superiore ai 10 milioni di passeggeri, “che tenendo conto dei livelli e degli standard europei, sia orientato ai costi delle infrastrutture e dei servizi, a obiettivi di efficienza e a criteri di adeguata remunerazione degli investimenti e dei capitali”. La legge consentirà alla SEA di armonizzare le tariffe, conducendo fra l’altro a un loro progressivo allineamento ai valori medi europei che sono, attualmente, superiori di circa il 50%. La norma vincola i livelli tariffari all’effettiva realizzazione degli investimenti programmati, impegno che fra l’altro la SEA si è assunta presentando un piano d’investimenti pluriennali, lo scorso 14 ottobre, al Presidente del Consiglio Berlusconi e al Ministro delle Infrastrutture Matteoli.

sabato 3 aprile 2010

Le banche al bivio: più investimenti meno sportelli

Un comunicato stampa dell’ABI di fine marzo comunica l’aggiornamento del monitoraggio, che fotografa l’utilizzo dell’”Avviso comune”, accordo siglato il 3 agosto alla presenza del Ministro dell’economia Giulio Tremonti, dall’ABI e dalle altre rappresentanze dell’Osservatorio permanente sui rapporti banche imprese. Il ricorso delle piccole e medie imprese alla procedura per sospendere i debiti a fronte di un momento di difficoltà emerge che sulla richiesta di sospensione da febbraio 2010 le piccole e medie imprese hanno potuto contare su 9 miliardi in più di liquidità. I settori che più hanno fatto ricorso sono l’industria, il commercio/alberghiero e altri servizi. All’iniziativa hanno aderito 584 banche, oltre il 98% degli sportelli, al 28 febbraio 2010 sono state 153.000 le domande delle imprese, per un controvalore complessivo di finanziamenti in essere di 48 miliardi di euro. Il sistema bancario ha analizzato 145.000 domande (45 miliardi di euro) e ha accolto l’80% delle domande (114.000 pari a 36 miliardi), ancora in corso di esame 23.000 unità (7 miliardi), mentre solo il 2% non è stato accolto (3.300 per 800 milioni di valore). L’analisi relativa alla distribuzione territoriale delle domande accolte, per sede legale dell’impresa richiedente, evidenzia che il 54,1% delle domande è riferito ad imprese residenti nel Nord Italia. La quota restante riguarda tutto il Centro Sud. Altro settore in cui le banche si stanno impegnando sono la promozione di finanziamenti verdi, quasi l’80% delle banche hanno iniziative e prestiti a tassi agevolati per favorire la riduzione di CO2 e servizi specifici per l’acquisto di abitazioni ecocompatibili. Fa da contrappeso a questa serie d’iniziative la crisi del lavoro e della profittabilità economica degli sportelli che a fine 2008 avevano raggiunto il numero di 34000 comprati o venduti sotto la pressione delle grandi fusioni a un valore che poi ha generato minusvalenze di una certa entità come MPS che ha pagato gli sportelli dell’Antonveneta 9 milioni di € l’uno, che poi, qualche mese fa, ha venduto alla metà de prezzo pagato. Già nel 2007 la Popolare di Vicenza per 61 agenzie della UBI Banca aveva pagato 8 milioni di €. Fanno eccezione a questo trend le banche popolari, di credito cooperativo, meno generaliste e più legate al territorio e le filiali italiane di banche straniere. Oggi, oltre a una riduzione degli sportelli aperti al pubblico, le banche sono orientate su sportelli snelli e sulla disincentivazione del ricorso allo sportello facendo pagare penali sulle piccole operazioni in contanti. Gli sportelli automatici e i bancomat, sempre più evoluti e sicuri, saranno le nuove frontiere del sistema bancario italiano.

venerdì 2 aprile 2010

La sanità è il banco di prova per i neo-presidenti regionali

Il deficit di settore accumulato in questi anni vale circa 3,5 miliardi di Euro, con regioni tipo Lazio che da sola raggiunge il milione e 400.000 € e poi, a scalare, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria che insieme producono l’80% del deficit sanitario nazionale a fronte del 40% della popolazione. Nel Lazio, oltre alla sanità pubblica, ci sono, tutti convenzionati con il S.S.N. struttute religiose pari a 43 unità, tra ospedali, istituti di riabilitazione e di convalescenza, con circa 1900 medici e paramedici più altri 2600 lavoratori impegnati nei vari settori. Al confronto con questa situazione disastrosa, in cui le precedenti amministrazioni regionali di sinistra e di destra non hanno avuto la capacità d’intervenire per contenere il deficit, ci sono regioni meglio amministrate, che sono anche importatrici di pazienti dal Sud-Italia in cerca di una migliore assistenza specialistica, che non raggiungono con il 60% della popolazione il 20% del deficit. Le 5 regioni, tutte del Nord-Italia, sono la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia-Romagna, il Friuli e la Toscana. I Fondi Fas pari a un miliardo e 987 milioni di € utilizzabili per ridurre il deficit di settore andranno per 1 miliardo di € alla Calabria, 500 milioni di € alla Campania, 420 milioni di € al Lazio e 67 milioni di € al Molise. In Calabria, su 2.604.000 abitanti ci sono 43 strutture ospedaliere + 2 in costruzioni. E’ ovvio che è difficile parlare in queste regioni dal deficit mostruoso, di chiusure, ristrutturazioni, accorpamenti, in quanto gl’interessi stratificati, gl’intrecci economici politici e religiosi si ergono come un muro di gomma a qualsiasi tentativo di razionalizzazione in tempi brevi. L’unico tentativo pragmatico, anche in vista dell’abbandono del rimborso per spesa storica è il tentativo governativo di trovare un accordo su una tabella di costi standard per prestazioni e forniture sulla base di costi e necessità individuati. Una volta raggiunta e sottoscritta l’intesa, fissare questa specie di benchmark per i territori. In una prima fase e per un tempo prestabilito sarà possibile accettare una differenzzazione in base ad alcuni standard che tengano conto della logistica, cioè della distanza territoriale tra una struttura e l’altra, dell’ intensità demografica sul territorio e dell’’età anagrafica della popolazione servita. Il confronto tra le varie anime politiche della maggioranza sarà il vero banco di prova della tenuta politica per dopo azzerare i gap tra le varie regioni perché in questi ultimi 9 anni (2001-2009) si sono avuti il 1.792.000 € di debito del Lazio e l’avanzo di 162.000 € del Friuli. D’altra parte la possibilità di un attimo di respiro che viene dal fondo 2010 che lo Stato deve ancora distribuire, come entrate generali delle regioni, pari 108 miliardi, più 4 miliardi del federalismo fiscale fermi per la pausa elettorale delle amministrative, va colto per meglio organizzare l'uscita dal disavanzo cronico non più sopportabile.

giovedì 1 aprile 2010

Aspettative economiche della settimana entrante

Europa. La settimana che si apre, vede il tasso di disoccupazione di febbraio, a 10% dal precedente 9,9%. Secondo la stima flash della Commissione Europea, l'indice di fiducia dei consumatori in marzo per la zona euro si è attestato a -17,2 da -17,4 di febbraio. Per i 27 paesi dell'intera Unione Europea l'indice è a -13,8 da -13,5. Gli ordinativi al settore industriale dei sedici paesi dell’euro hanno mostrato a gennaio una flessione del 2,0% su dicembre e un incremento del 7,0% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Lo riferisce l'istituto di statistica comunitario Eurostat.
Germania. L’indice IFO ha sorpreso positivamente attestandosi a 98,1 e superando le stime che indicavano 95,8. L’indice ha quindi recuperato la flessione del mese scorso dovuta probabilmente al clima eccezionalmente rigido.
Italia. La settimana di dati in Italia prevede le statistiche PMI Manifatturiero di marzo, atteso a 52,6 dal precedente 51,6. E’ presumibile un rallentamento di dati nella parte economica, sia per le feste pasquali, sia per l’attesa di conoscere meglio le riforme economiche al vaglio del Governo.
USA. Prospettive migliori nel mercato del lavoro USA che a differenza dei due mesi precedenti, per marzo vedono un aumento dell’occupazione mensile di 190 mila unità, segnalando l’avvio di una ripresa della creazione di posti di lavoro. In realtà, parte di tale aumento sarebbe in ogni caso attribuibile alle assunzioni pubbliche legate all’avvio del censimento, stimate pari a 150 mila circa per il mese di marzo e superiori al milione per il 2° trimestre 2010. Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti si sono attestate a 442 mila unità per la settimana scorsa, ad un livello inferiore rispetto al dato precedente, che si era attestato attorno alle 456 mila unità, potranno avere un effetto favorevole sull’economia per la conseguente maggiore spesa per consumi che un maggior numero di lavoratori retribuiti determina. Oltre che sull’economia americana, quest’aumento dei consumi potrebbe riflettersi favorevolmente anche sull’economia europea, le cui merci saranno progressivamente più competitive anche grazie al recente significativo indebolimento della valuta europea. Il dato sul PIL del 4° trimestre 2009 è stato rivisto al ribasso al 5,7%. La fiducia delle famiglie rilevata dall’Università del Michigan a marzo è stata rivista marginalmente verso l’alto a 73,6 dal 72,5 della lettura precedente. L'indice redatto dalla Federal Reserve di Chicago sull'attività nazionale ha mostrato a febbraio una contrazione a -0,64 dopo il -0,04 rivisto di gennaio. La media mobile a tre mesi è passata il mese scorso a -0,39 da -0,13 di gennaio. Le vendite di case nuove a febbraio sono diminuite a 308 mila unità, da 315 mila di gennaio. Il dato complessivo sugli ordini di beni durevoli in febbraio ha segnato +0,5% (atteso +0,6%), in rallentamento rispetto alla crescita del mese precedente pari a +3,9%
Mercati azionari. Continuano a mostrare forza, anche se il livello elevato dei debiti pubblici resta una criticità di rilievo e le tensioni sui paesi periferici (Pigs) europei continuano a tenere la moneta unica sotto pressione. A tal riguardo, alle incertezze relative alla posizione della Grecia si è aggiunto anche l’abbassamento del rating da parte di Fitch sul Portogallo. Inoltre, il Fondo Monetario Internazionale ha ribadito nuovamente come le elevate posizioni debitorie pubbliche possano incidere negativamente sulla crescita economica.
Valute. Settimana sul mercato delle valute che si chiude col recupero dell'euro contro il paniere delle principali valute e contro il dollaro (1,3380) dopo il raggiungimento del minimo a 10 mesi a 1,3268. La questione greca va risolvendosi attraverso il varo del piano congiunto fra Europa e Fondo Monetario Internazionale attraverso prestiti bilaterali, volontari e coordinati, ma solo se la Grecia sarà nell’impossibilità di approvvigionarsi sul mercato dei capitali. Lo scenario sembra
rasserenarsi e anche la volatilità sull'euro dovrebbe ridursi, visti i picchi toccati nelle scorse settimane. L'idea resta quella di un cambio euro/dollaro stabile nell'intervallo 1,3250-1,36 nel breve/medio periodo. Si segnala nell’area della sterlina la pubblicazione delle vendite al dettaglio di febbraio, migliori delle attese, ma che subiscono una pesante revisione al ribasso del dato di gennaio; la valuta si è rafforzata sulla pubblicazione della statistica per poi tornare sui livelli soliti in area 0,90 contro euro e 1,49 contro dollaro, lasciando di fatto invariato l’attuale trend di debolezza, che si riconferma anche nel breve/medio periodo. Il Giappone soffre di deflazione e la stessa BoJ, nelle ultime dichiarazioni, sottolinea come tale fenomeno stia cominciando a influenzare la percezione dei cittadini sui movimenti futuri dei prezzi e questo possa rendere ancora più difficile l'uscita del paese dallo scenario deflazionistico. A dimostrazione di ciò il dato in calo dell'indice dei prezzi al consumo in Giappone nel mese di febbraio. La flessione mensile è stata dello 0,1%, con un calo tendenziale dell’1,1%, in linea con le attese del mercato.
Commodity. Il WTI resta sotto gli 81 dollari al barile, ma sulla settimana ha pesato il movimento del dollaro più che i fondamentali relativi alla domanda di energia espressa dal ciclo economico mondiale. Tutti i comparti beneficiano delle dichiarazioni cinesi in merito alla garanzia di offerta di moneta e credito stabili nel 2010 per realizzare un appropriato allentamento monetario da parte della Banca Centrale cinese. La Cina proverà, cioè, ad incanalare il credito bancario in settori chiave al fine di mantenere un certo equilibrio tra inflazione e crescita.
L'Energia chiude la settimana in calo a -1,8%, influenzata in modo non univoco dal dato sulle scorte di greggio negli Stati Uniti, che sono aumentate di 7,3 milioni di barili (la scorsa settimana), come comunicato dall'Energy Information Administration (EIA); le attese erano per un +1,5 milioni di barili. Al contrario, però, le riserve di distillati sono calate di 2,4 e scorte di benzina sono scese di 2,7 milioni di barili, contro una previsione di riduzione di 1,3 milioni.
I Metalli Industriali archiviano la settimana con una performance di +0,4%; ancora una volta i singoli metalli beneficiano delle intenzioni della Cina in termini di politiche fiscali e di gestione del ciclo economico, oltre alle notizie sull'India che si candida a contendere il ruolo di leader alla Cina nella domanda di Metalli Industriali e di Energia, così come la rivalutazione auspicata dello yuan cinese, che potrebbe dare ulteriore spinta al rialzo delle materie prime. Positiva anche la performance dei Metalli Preziosi (+0,2%) mentre gli Agricoli registrano un pesante -3,3%.
Tassi. La scorsa settimana i mercati hanno risentito della profonda incertezza che ha animato la discussione dei leader europei, prima dell’accordo raggiunto durante la riunione del Consiglio Europeo. L’Argentina, impegnata da tempo nel tentativo di rientrare sui mercati internazionali dei capitali, ha ottenuto nella settimana appena trascorsa, l’autorizzazione dalla SEC (Securitites and Exchange Commission) per l’offerta di scambio pari a 20 miliardi di dollari di vecchie obbligazioni in nuovi titoli obbligazionari. Lo ha dichiarato il Segretario alle Finanze Hernan Lorenzino. Dopo questa prima approvazione, l’Argentina ha depositato in Consob il prospetto per la nuova offerta di scambio. L’offerta resterebbe comunque condizionata al successo di un’emissione parallela di obbligazioni global con scadenza 2017, di ammontare non inferiore a un miliardo di dollari USA, non rivolta però alla clientela italiana. Il prospetto non ha indicato ancora la data di inizio dell'offerta e il periodo di adesione, che verranno eventualmente concordati con la Consob. Aspettative positive sul buon esito del collocamento delle nuove obbligazioni spingono i rendimenti delle obbligazioni del precedente swap al ribasso.