domenica 25 aprile 2010

G20 due importanti successi per l’Italia

Termina oggi la riunione, cosiddetta di primavera, del Fondo Monetario Internazionale, apertasi il 24 aprile scorso, in seduta congiunta con la Banca Mondiale alla quale hanno partecipato il Ministro delle Finanze Tremonti e il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi anche in veste di presidente del Financial Stability Board. Nelle tabelle che il FMI ha presentato, ci sono buone notizie per l’Italia. In una di queste, nel rapporto Pil-deficit, all’Italia, nonostante il suo debito entro il 2020, sarà richiesto un aggiustamento del saldo strutturale e quindi permanente di solo il 4% del PIL, un tasso leggermente superiore solo alla Germania (3,8%), per portare il livello del rapporto debito/Pil al 60% nel 2030. Ben più alti saranno i sacrifici richiesti al Giappone 12,30%, USA 11,90%, Irlanda 8,5%, Spagna 8,3%, GB 8,1%, Francia 8%, Portogallo 7,9%. Secondo il Ministro Tremonti, queste cifre sono il risultato della dieta rigorosa che Italia ha fatto in questi due anni di crescita enorme dei disavanzi pubblici mondiali a causa della crisi. La conferma della tenuta dell’Italia viene anche da una lettura dei dati Eurostat, in cui si legge che il debito tedesco alla fine del 2009 aveva superato quello italiano di 1.446 milioni di €. Certo facendo un rapporto fra i due PIL il risultato si ribalta.
Altro risultato positivo proviene dal lavoro svolto dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel suo intervento consegnato all’Internazional monetary and financial committee, l’organo più rappresentativo del Fondo Monetario Internazionale dove sono state accettate le sollecitazioni che, per prevenire future crisi, vanno rafforzati i patrimoni della Banche, con la riforma delle regole per il settore bancario da Basilea2 a Basilea3. Molti i suggerimenti per la conclusione di un accordo: dal rafforzamento e trasparenza degli standard contabili alla revisione dei requisiti di capitali e liquidità; dalle regole per limitare gli azzardi morali degli istituti (troppo grandi per fallire), alle regole e ai parametri d’interazione tra interventi sul capitale e le tassazione sul sistema finanziario, anche allo scopo di frenare l’effetto leva. Per il momento si è accantonato il problema della creazione di un fondo in grado di finanziare eventuali default di banche poiché non c’è uniformità sulla possibile tassazione dei flussi bancari. Lo scopo è di far gravare il peso dei salvataggi sul comparto anziché sui contribuenti.

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