martedì 7 settembre 2010

La crescita economica resterà debole

Il direttore del centro studi e consigliere economico del FMI, Olivier Blanchard, riteneva che a medio termine sarebbe stato possibile un sorpasso da parte dei paesi emergenti su quelli ricchi, queste dichiarazione erano state fatte a Washington in una conferenza stampa del 22 aprile del 2009. Tutto ciò è stato ribadito in una intervista pubblicata lunedì 6 settembre dal giornale francese “Le Figarò”. La crescita economica probabilmente resterà debole sia negli USA che in Europa. E’ notizia di oggi che anche in Germania, locomotiva trainante UE, il numero degli ordini all’industria hanno subito un netto calo. Le preoccupazioni sono che un rallentamento dell’economia USA, abbia un effetto di trascinamento al ribasso sui paesi asiatici e dell’America latina. Bisogna aggiungere che questi paesi hanno, comunque, i mezzi e la volontà di aumentare la loro domanda interna e dunque di compensare la diminuzione della domanda esterna. In modo particolare la Cina sembra riorientare la crescita in questa direzione. Infatti in Occidente, dopo una fase di recupero per la ricostituzione delle scorte e qualche sostegno di bilancio, le vendite e gl’investimenti che dovevano tirare la domanda si sono calmati. Colpa anche dei numerosi freni presenti nel mercato, in particolare la debolezza del sistema finanziario. Comunque per Blanchard è più importante sapere che ciascun paese europeo sarà in grado di presentare un piano di consolidamento del proprio debito credibile e coerente con questa impostazione che conoscere la data esatta di riduzione del deficit al 3% secco nel 2013 o nel 2014. La situazione, all’interno della UE, è diversificata grosso modo in tre categorie. Ci sono paesi capaci di competere nelle esportazioni: la Germania è un classico esempio. La Grecia, la Spagna e il Portogallo devono ricuperare la loro competitività. Poi la Francia e qualche passo indietro l’Italia che possono meglio sviluppare la loro capacità nel commercio estero. Per quanto riguarda l’Italia una forte spinta potrebbe venire da una serie di riforme economiche e non solo.

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