mercoledì 29 giugno 2011

Portogallo: Austerity in vista

Il nuovo governo portoghese di centro-destra ha presentato al Parlamento ieri martedì un programma di tagli, risparmi ed entrate straordinarie da sviluppare in 4 anni per affrontare i propri obblighi rispetto al piano di aiuti internazionali di 78 miliardi di euro. Come concordato con il Fondo monetario internazionale (FMI) e l'Unione europea (UE), il governo immetterà sul mercato entro il 2011 le proprie partecipazioni nella compagnia statale di utility Energias de Portugal (EDP) e nella REN che opera sulla rete elettrica. Lo Stato dovrebbe anche sbarazzarsi delle attività assicurative di Caixa Geral Depositos e della compagnia aerea TAP, anche se ancora non ha calendarizzato le due cessioni. Nella legge di programma, che sarà discusso dal Parlamento giovedi e venerdì, viene dichiarato che lo Stato portoghese deve rigorosamente rispettare tutti gli obblighi previsti per avere il supporto internazionale necessario per il mercato e per il ritorno alla crescita e alla creazione di occupazione. La stampa portoghese ritiene che l'attuazione di questo piano potrebbe essere accelerato per raggiungere l'obiettivo fissato per il 2011 per riportare il disavanzo al 5,9% del prodotto interno lordo. Il documento, tuttavia, non contiene le scadenze per la maggior parte delle misure. Queste includono anche l'aumento dell'IVA su alcuni prodotti, la sospensione della proposta di collegamento ad alta velocità tra Madrid e Lisbona, e una riduzione dei contributi sociali dei datori di lavoro. Il deficit di bilancio portoghese è stato del 9,1% del PIL alla fine dello scorso anno, mentre durante il governo precedente si era attestato al 7,3%. Il pacchetto di aiuti concessi al Portogallo sono calcolati in vista di un ritorno del deficit al 3,0% entro la fine del 2013. Il nuovo primo ministro portoghese aveva predetto che i prossimi due anni sarebbero stati terribili.

martedì 28 giugno 2011

Auto: si restringono gli spazi in Europa

Sbarazzarsi delle automobili, con questa filosofia città come Vienna, Monaco, Copenaghen, Parigi e Milano stanno tentando di risolvere i loro problemi di traffico. Il sistema prevede chiusure del centro al traffico, limitazioni di parcheggi e rendere la vita difficile ai conducenti. Gli automobilisti a Londra, Stoccolma e Milano devono pagare dai 5 ai 12 € per entrare nel cuore delle città, più un'altra tassa per la sosta oraria, decine di città in Europa hanno aderito ad una rete nazionale di "zone ambientali", dove le auto solo con basse emissioni di anidride carbonica possono entrare. Mentre gli americani fanno sempre più fatica a trovare risposta a lunghi spostamenti e agli ingorghi, le città europee incomincano a marciare spedite verso queste soluzioni. Peder Jensen, responsabile del gruppo Energia e Trasporti presso l'Agenzia europea dell'ambiente, ha dichiarato al Times che negli Stati Uniti, c'è stato molto di più di una tendenza ad adattare le città per accogliere chi guida. In Europa c'è stata più sensibilità a decongestionarle, rendendole relativamente prive di automobili e più vivibili per le persone. Nella guerra alle automobili solo una manciata di città degli Stati Uniti hanno provato questi metodi, ha detto Lee Schipper, un ingegnere ricercatore senior presso la Stanford University che si è specializzato nel settore dei trasporti sostenibile. San Francisco ha pedonalizzato parti di Market Street e a New York il sindaco Michael Bloomberg ha suscitato polemiche quando ha tentato di pedonalizzare alcune aree come Times Square. Indipendentemente da ciò, l'Europa ha di gran lunga un maggiore incentivo ad agire rispetto agli USA. Le città europee sono nate tutte prima dell'automobile e di conseguenza hanno strade strette. Il trasporto pubblico è migliore in quanto c'è una forte percentuale di mezzi a trazione elettrica ed ora anche a gas.L'Europa era sulla stessa strada degli Stati Uniti un decennio fa, con più persone che volevano il trasporto privato, ma poi la ricerca della qualità della vita, la sensibilizzazione effettuata dai partiti "verdi", l'informazione della carta stampata e dei media in genere, ha prodotto il cambiamento.

domenica 26 giugno 2011

Rischio inflazione sale in tutto il mondo

Al secondo Global Think Tank Summit che termina oggi svolgendo a Pechino, il vice premier cinese Li Keqiang ieri ha avvertito il rischio di una inflazione che sale in tutto il mondo mentre i vari governi si sforzano di rilanciare la ripresa economica. Egli ha poi aggiunto che, a fronte di una sfida comune per contenere l'inflazione, tutti i paesi dovrebbero aumentare il coordinamento delle loro politiche macroeconomiche per assicurare la crescita, e frenare l'inflazione. All'interno della Cina, l'inflazione è ancora molto alta, nonostante gli sforzi del governo per contenere gli aumenti dei prezzi. Il tasso d'inflazione nel paese ha raggiunto in maggio il 5,5%, e si prevede che accellererà al 6% nel mese di giugno, che è molto al di sopra dell'obiettivo d'inflazione del governo per il 2011 previsto al 4%. Li ha detto che tutti i paesi dovrebbero lavorare insieme per combattere il protezionismo commerciale e degli investimenti, migliorare e innovare la governance economica internazionale e promuovere l'istituzione di sistema finanziario internazionale giusto, inclusivo e ordinato. Ha chiesto sforzi per aumentare la rappresentanza delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo e colmare il divario "sud-nord" di sviluppo" tra i paesi poveri e paesi ricchi, che è fondamentale per la prosperità a lungo termine del mondo. Li ha detto che durante i prossimi cinque anni, la Cina accellererà la trasformazione del suo modello di sviluppo economico e troverà un equilibrio tra il mantenimento di una crescita stabile e relativamente veloce, la ristrutturazione dell'economia e la regolamentazione delle aspettative inflazionistiche. Il paese tenterà anche di accrescere la domanda interna, utilizzando un percorso di sviluppo verde, e sforzandosi di bilanciare la crescita economica con lo sviluppo sociale. Il summit di due giorni, con tema "governance economica globale: responsabilità comune", ha attirato più di 500 persone fra politici, funzionari governativi, imprenditori e rappresentanti di think tank della Cina e dall'estero. Inoltre sabato, Li Keqiang ha incontrato alcuni partecipanti stranieri, tra cui l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, e KC Sivaramakrishnan, presidente del Center for Policy Research dell'India. Il vicepremier ha dichiarato che la Cina è disposta a contribuire alla ripresa economica globale e lavorare con altri paesi per affrontare le sfide globali. Situazione molto diversa in Europa.

Francia: Il dato sui prezzi al consumo francesi segnala a maggio un aumento dell’indice pari a 0,1% su base mensile, contro il precedente 0,3%. L’inflazione invece si allontana leggermente dalle attese e dal precedente di 2,1% e a maggio e si attesta al 2,0%. Di fatto a maggio l’inflazione per la zona euro rallenta e conferma così le stime degli analisti; l’indice dei prezzi al consumo su base mensile non fa segnare alcuna variazione, dopo che ad aprile era cresciuto dello 0,6%. L’inflazione passa dal 2,8% precedente al 2,7% di maggio mentre la componente core scivola dall’1,6% di aprile e del consenso al più recente 1,5%.

Italia: I dati definitivi sui prezzi al consumo di maggio in Italia confermano in toto le stime preliminari lasciando allo 0,1% su base mensile la variazione dell’indice CPI, mentre l’inflazione rimane al 2,6%. Leggermente superiori ai livelli nazionali, ma sempre in linea con le stime preliminari, le statistiche armonizzate secondo i criteri europei che segnalano un incremento su base mensile dello 0,2% e su base annuale del 3,0%.

USA: Continua a crescere l’indice dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti, che a maggio si attesta allo 0,2% su base mensile,contro attese di 0,1% e precedente di 0,8%. Lo stesso indice su base annuale, invece, balza a sorpresa dal 6,8% di aprile e del consenso al 7,3%.

giovedì 23 giugno 2011

Petrolio verso il ribasso

Il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha dichiarato che giovedì inizierà a immettere sul mercato 30 milioni di barili di petrolio dalla Strategic Petroleum Reserve per alleviare le interruzioni delle forniture libiche. E' bastata questa dichiarazione per affondare i prezzi del barile. La vendita che sarà effettuata in 30 giorni (2 milioni di barili al giorno), rappresenta la metà di una vendita di 60 milioni di barili annunciata dall'Agenzia internazionale dell'energia, che comprende gli Stati Uniti insieme ad altri 28 paesi membri. Il mondo consuma 87,5 milioni di barili al giorno. Di questo totale, gli Stati Uniti ne consumano circa 19 milioni di barili al giorno, secondo Tom Kloza, analista capo presso il Servizio Informazioni Prezzo del petrolio. Gli Stati Uniti producono circa 9,8 milioni di barili in modo che finisce per importare la metà di ciò che produce. Il Dipartimento dell'Energia ha detto che la riserva si trova ad un "livello storicamente elevato" di 727 milioni di barili. La decisione di questa vendita straordinaria è stata presa in risposta alla continua perdita di greggio a causa di interruzioni delle forniture della Libia e di altri paesi per il loro impatto sulla ripresa economica globale ", ha detto il ministro dell'Energia Steven Chu. "Come ci muoviamo in avanti, continueremo a monitorare la situazione e siamo pronti ad adottare ulteriori misure se necessario."La Libia è ancora bloccata dalla guerra civile, con i ribelli, aiutati dai bombardamenti della NATO, che cercano di spodestare Muammar Gheddafi. I prezzi del petrolio, che erano già in discesa giovedi, hanno accentuato la caduta dopo l'annuncio. In effetti, i prezzi del petrolio e del gas erano già in calo nei mesi passati almeno negli USA. Il prezzo di un gallone di benzina era sceso quasi a 4 dollari a maggio. Il gas sera stato venduto a 3,61 dollari al gallone mercoledì. La maggior parte degli esperti attribuiscono il calo dei prezzi alle aspettative di una domanda più debole perchè la ripresa economica continua a rallentare. Mercoledì scorso, il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke aveva fatto una valutazione negativa circa le prospettive future dell'economia americana. "Le Dichiarazione di Bernanke circa il rallentamento del ritmo della ripresa è stata la chiave di questo movimento verso il basso," ha dichiarato Dan Dicker, un ex commerciante di petrolio e autore di "La fine dell'offerta di petrolio". Il prezzo del greggio Brent - il punto di riferimento europeo - è diminuito di quasi il 5%, quotando a 108,62 dollari il barile. Anche in Italia le compagnie petrolifere hanno iniziato una timida discesa del prezzo del petrolio presso le pompe.

martedì 21 giugno 2011

Carta d'identità per residenti italiani e stranieri

IMPORTANTI NOVITA’ PER IL RILASCIO DELLA CARTA D’IDENTITA’ ai minori di 18 anni. In prossimità delle vacanze estive conviene fare un controllo della propria carta d'identita, che è il documento che attesta la nostra identità e, se richiesto con validità per l'espatrio, è equipollente ad passaporto low-cost per espatriare in tutti i paesi dell'Area Shengen e molti altri (per i soli cittadini italiani). In conformità al Decreto-Legge n. 70 del 13 maggio 2011, è soppresso il limite minimo di età per il rilascio della carta di identità, precedentemente fissato in anni quindici, ed è stabilita una validità temporale di tale documento, diversa a seconda dell’età del minore, in analogia con la durata del passaporto.

* Rilascio della carta d’identità ai minori con età inferiore ai 3 anni: la carta d’identità rilasciata ai minori con età inferiore ai tre anni ha una validità di tre anni. La richiesta del documento del minore deve avvenire in presenza di entrambi i genitori e del minore stesso. E’ possibile la presenza di un solo genitore che accompagna il minore, ma in questo caso occorrerà la presenza di un altro soggetto maggiorenne in qualità di testimone, oppure la presentazione di un altro documento di identità del minore in corso di validità (passaporto o il certificato di identità con fotografia precedentemente rilasciato ai minori di anni 15). Per la validità all’espatrio, se un genitore non può essere presente occorre la dichiarazione di assenso all’espatrio. Occorre presentarsi con tre foto tessera del minore a colori su sfondo bianco, uguali, recenti e con il capo scoperto.

* Rilascio della carta d’identità ai minori con età dai 3 ai 18 anni: la carta d’identità rilasciata ai minori con età dai 3 ai 18 anni ha una validità di cinque anni. La richiesta del documento del minore deve avvenire in presenza di entrambi i genitori e del minore stesso. E’ possibile la presenza di un solo genitore che accompagna il minore, ma in questo caso occorrerà la presenza di un altro soggetto maggiorenne in qualità di testimone, oppure la presentazione di un altro documento di identità del minore in corso di validità (passaporto o il certificato di identità precedentemente rilasciato ai minori di anni 15). Per la validità all’espatrio, se un genitore non può essere presente occorre la dichiarazione di assenso all’espatrio. Occorre presentarsi con tre foto tessera del minore a colori su sfondo bianco, uguali, recenti e con il capo scoperto. ATTENZIONE: per il minore di anni 14, l’uso della carta di identità ai fini dell’espatrio è subordinato alla condizione che il minore viaggi in compagnia di uno dei genitori o di chi ne fa le veci, o che venga menzionato – su una dichiarazione rilasciata da chi può dare l’assenso o l’autorizzazione, convalidata dalla Questura o dalle Autorità consolari – il nome della persona, dell’ente o della compagnia di trasporto a cui il minore medesimo è affidato. E' opportuno munirsi di un certificato di nascita con indicazione della paternità e della maternità da esibire in caso di richiesta da parte delle Autorità di Frontiera.

* Rilascio della carta d’identità ai minori di cittadinanza straniera: nel caso di rilascio della carta d’identità ai minori di cittadinanza straniera è necessaria la presenza di almeno un genitore e di un altro soggetto maggiorenne in qualità di testimone o di un altro documento del minore in corso di validità (passaporto). La qualità di genitore deve essere correttamente registrata in Anagrafe. Occorre inoltre che il minore sia titolare di permesso di soggiorno in corso di validità o che lo stesso figuri iscritto sul permesso di soggiorno del genitore. Nel caso di richiesta della carta di identità con permesso di soggiorno in corso di rinnovo, se nella ricevuta postale figura unicamente il nome del genitore è necessario esibire anche copia del Mod. 209 (Ministero dell'Interno). Non è necessaria la dichiarazione di assenso alla validità per l’espatrio in quanto il documento rilasciato non costituisce titolo per l’espatrio. Occorre presentarsi con tre foto tessera del minore a colori su sfondo bianco, uguali, recenti e con il capo scoperto. Costo della carta d'identità: € 5,42. Dal 25 giugno 2008 la carta di identità per i maggiorenni ha validità 10 anni. Documentazione richiesta per ottenere o rinnovare la carta d’identità: per il richiedente maggiorenne italiano o appartenente all'Unione Europea:- tre foto tessera a colori su sfondo bianco, uguali, recenti e con il capo scoperto - carta d’identità precedente.

* In caso di furto o smarrimento della carta d’identità precedente:- nel caso non si fosse in possesso di altro documento d'identità in corso di validità occorre presentarsi sempre con la denuncia e due testimoni maggiorenni con documento di identità valido.

* Per il richiedente cittadino straniero non appartenente all'Unione Europea- tre foto tessera a colori su sfondo bianco, uguali, recenti e con il capo scoperto.- cartà d’identità precedente- permesso di soggiorno o carta di soggiorno, in corso di validitàLa carta d’identità può essere rinnovata da 180 giorni prima della sua scadenza, con le stesse modalità previste per il rilascio. Costo della carta di identità: € 5,42. Nota bene: non è necessario rinnovare la carta d’identità in occasione di cambi di indirizzo e di residenza. Chi non può raggiungere gli uffici dell'Anagrafe comunale per gravi motivi di salute, in alcuni comuni italiani è disponibile il servizio Anagrafe a Domicilio (per maggiori informazioni digitare il nome del comune di residenza).

* La proroga della validità delle carte di identità già emesse: in conformità al Decreto Legge 112 del 25.06.2008 la validità delle carte d'identità emesse a partire dal 26/6/2003 è prorogata di diritto per altri 5 anni. Il timbro di proroga potrà essere ottenuto presso tutti gli sportelli anagrafici. E' possibile farsi timbrare la proroga anche per i componenti del proprio nucleo familiare portando le loro carte di identità in originale, e per altre persone non familiari presentandosi con una delega sottoscritta dal titolare e con la sua carta di identità in originale.

Nota bene: Il Ministero dell'Interno, con nota del 21 agosto 2009, comunica che le Autorità egiziane hanno formalmente notificato di non riconoscere il documento cartaceo di proroga della validità della carta d'identità elettronica. Anche in altri Paesi, quali la Turchia, la Tunisia, la Croazia, la Romania e la Svizzera si sono verificate analoghe situazioni di disagio. Si suggerisce ai cittadini che intendessero recarsi in viaggio nei Paesi sopraindicati di munirsi di altro idoneo documento di viaggio.Per i cittadini stranieri il timbro di proroga viene apposto esibendo il permesso di soggiorno in corso di validità (oppure la ricevuta di rinnovo).

* Carta di identità per cittadini residenti in altro comune. Per chi ha domicilio in un comune diverso da dove è residente, il rinnovo della carta d'identità può avvenire nel comune di domicilio, con documento precedente già scaduto, smarrito o rubato, se per gravi e comprovati motivi a recarsi presso il proprio comune di residenza, allegando la relativa documentazione.La richiesta di rilascio della carta di identità come cittadino residente in altro comune comporta l'iscrizione nell'Anagrafe del comune di domicilio di coloro che sono "temporaneamente residenti", e può dare luogo a successivi controlli sulla abitualità della dimora e all'eventuale iscrizione d'ufficio nell'Anagrafe della Popolazione Residente. Il servizio viene erogato previa autorizzazione del comune di residenza e solo presso l’Anagrafe Centrale del comune di residenza. La carta d’identità viene rilasciata dopo circa 10 giorni dalla data di richiesta. In caso di smarrimento o furto della carta di identità precedente occorrono due testimoni al momento del rilascio della nuova carta di identità.

lunedì 20 giugno 2011

La Spagna e il suo deficit

Il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, a margine dei lavori dell'Ecofin di oggi in Lussemburgo ha dichiarato che i 27 ministri delle finanze hanno raggiunto l'accordo sulla messa a regime permanente del fondo europei anti crisi, o salva-Stati, che avrà una capacità di erogare prestiti da 500 miliardi di euro, mentre a livello dell'area euro è stato deciso di rinviare l'effettivo versamento di una nuova tranche di aiuti alla Grecia, a dopo che il parlamento greco avrà approvato le misure di austerità supplementari richieste in contropartita. Secondo uno studio della società "Ernst & Young" intitolato "Eurozona Previsione" (EEF), l'accordo raggiunto tra i governi europei e la BCE sono elaborati in previsione che il Pil della zona euro crescerà solo del 2% quest'anno e del 6% il prossimo. Così, lo studio rileva che un pacchetto di salvataggio per il paese ellenico ulteriore sarebbe solo un 'sollievo a breve termine'. Tuttavia, riconosce che una ristrutturazione moderata e ordinata del debito darebbe un 'sollievo' alla Grecia ed eviterebbe l'incertezza e il 'caos' nel settore finanziario della zona euro. Allo stesso modo, le previsioni di crescita di altri paesi europei tra cui Germania (+3,5%), Finlandia (+4,1%) e Olanda (+2,2%), possono essere considerate opportunità per le aziende che vogliono aumentare il loro fatturato quest'anno. Sempre secondo questo studio, la Spagna sarà il prossimo stato sovrano che andrà incontro a difficoltà non riuscendo a raggiungere l'obiettivo di disavanzo del 6%. L'economia spagnola crescerà dello 0,7% quest'anno e 1,2% nel 2012, una prospettiva debole che rende improbabile una svolta per un necessario processo di aggiustamento fiscale, sempre secondo lo studio di Ernst & Young "Eurozona Previsione" (EEF). Per quanto riguarda il deficit, la EEF ritiene che questo elemento si ridurrà al 6,6% quest'anno (sei punti in più rispetto alle previsioni del governo), ma chiarisce che le previsioni dipenderanno dall'assenza di incertezze politiche, dalla possibilità di far emergere il deficit delle amministrazioni locali e regionali e dalla lentezza delle riforme da attuare. Tuttavia, lo studio indica che, nonostante il buon andamento delle esportazioni e della spesa pubblica, altri indicatori quali gl'investimenti hanno prospettive più difficili sul lungo termine, per cui ci si aspetta di andare incontro al quarto anno consecutivo di ribassi, in calo del 4,5% nel 2011, con prospettive di una crescita del 1,6%, per il prossimo anno. Per quanto riguarda la disoccupazione quest'anno raggiungerà il suo massimo del 20,5%, con stime migliori per il 2012 con un abbassamento fino al 19,9%. L'inflazione sarà di circa il 3,3% alla fine dell'anno, e i consumi avranno una crescita limitata allo 0,1% quest'anno, per risalire allo 0,6% l'anno prossimo.

sabato 18 giugno 2011

Bondholder volontari per il debito greco

La tedesca Angela Merkel con il francese Nicolas Sarkozy avrebbero trovato un accordo per ampliare il piano di aiuti alla Grecia a 150 miliardi di euro mentre lo stato greco dovrà realizzare privatizzazioni per 12 miliardi entro il 2012 per garantire la restituzione dei prestiti. I timori sul rischio-paesi coinvolge anche l'Irlanda e un contagio per l'Italia e Spagna è fortemente temuto dai mercati finanziari che fanno salire il rendimento dei titoli di Stato periferici, a partire dal bond decennale di Atene. L'ammorbidimento delle richieste tedesche che prevedevano per gli obbligazionisti di assumere una quota "sostanziale", ha preparato la svolta insieme all'impegno di lavorare con la Banca centrale europea al fine di evitare distorsioni sui mercati. "Vorremmo avere una partecipazione di creditori privati, su base volontaria", ha dichiarato la Merkel ai giornalisti ieri a Berlino in una conferenza stampa congiunta con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Questo piano "dovrebbe essere elaborato in collaborazione con la BCE in modo da non creare alcun contenzioso su questo."L'euro, azioni e obbligazioni greche dopo l'incontro della Merkel e Sarkozy hanno segnalato un'allegerimento delle posizioni di vendita che avevano rischiato d'innescare il primo default di un paese sovrano della zona euro. L'attenzione si sposta ora a Atene, dove il primo ministro George Papandreou ha effettuato un parziale rimpasto di governo per cercare di assicurarsi il passaggio delle misure di austerità necessarie per un salvataggio. Merkel ha voluto fornire una data per i dettagli del pacchetto di aiuti da elaborare, dicendo che la questione deve essere risolta "nel più breve tempo possibile." Infatti i Ministri europei delle finanze s'incontrano, con all'o.d.g. la Grecia, a Lussemburgo il 19-20 giugno, seguito da un vertice a Bruxelles dei leader dell'Unione europea il 23-24 Giugno. I capi delle finanze, probabilmente, "dovranno trovare un accordo affinchè il FMI e gli europei possanno erogare le prossime tranche alla Grecia, dato che gl' ingredienti principali del prossimo programma sono noti", questo è il succo di quanto ha dichiarato il vice ministro delle Finanze tedesco Joerg Asmussen in un'intervista a Bloomberg Television ieri. Il programma dovrebbe essere completato entro la prossima riunione in programma l'11 luglio. "L'obiettivo è il coinvolgimento del settore privato su base volontaria, e per questo l'iniziativa di Vienna, come si chiama, è una buona base", ha detto Merkel. "Penso che possiamo ottenere qualcosa su questi presupposti". Facendo eco al piano di Vienna, utilizzato durante la crisi finanziaria del 2009 per le unità delle banche dell'Europa orientale per mantenere la loro esposizione, comporterebbe per i creditori incoraggiarli a prorogare i prestiti obbligazionari in scadenza, e dare tempo alla Grecia finchè il suo programma di austerità dia i risultati auspicati o fino a che il fondo di salvataggio permanente entri in funzione a partire dalla metà del 2013. Un rollover che porti a reinvestire i proventi delle obbligazioni in scadenza in titoli nuovi. "Questo è un passo avanti", ha detto Sarkozy. "Finalmente abbiamo trovato una soluzione per un coinvolgimento del settore privato su base volontaria", ha detto. "Quello che abbiamo deciso solo ora è proprio nello spirito di quanto è stato deciso a Vienna." Il rendimento del bond greco a due anni è salito al 28,01% ieri pomeriggio a Londra, riducendo un incremento che in settimana aveva spinto il rendimento sopra il 30% per la prima volta dall'introduzione dell'euro.

venerdì 17 giugno 2011

I LED al piombo faranno diminuire la bolletta della luce

In elettronica LED è l'acronimo di Light Emitting Diode (diodo ad emissione luminosa). Il primo LED è stato sviluppato nel 1962 da Nick Holonyak Jr. I LED in questi anni si sono diffusi in tutte le applicazioni in cui serve: elevata affidabilità, lunga durata, elevata efficienza e basso consumo. Sono già ampliamenti utilizzati: nei telecomandi a infrarossi, negli indicatori di stato (lampadine spia), nei semafori stradali, nei dispositivi luminosi obbligatori di autovetture e motocicli, nei lampeggianti dei veicoli d'emergenza (ambulanze, polizia, ecc.), nei cartelloni a messaggio variabile, illuminazione e in tante applicazioni che ogni giorno diventano sempre più numerose. Dal 2006 la città di Raleigh, nel Carolina del Nord, (USA) è considerata la prima città a LED del mondo, per il consistente rinnovamento tecnologico attuato dalla cittadina per promuovere l'uso dell'illuminazione a LED. La forza commerciale di questi dispositivi si basa sulla loro potenzialità di ottenere elevata luminosità (quattro volte maggiore di quella delle lampade a filamento di tungsteno), basso prezzo, elevata efficienza ed affidabilità (la durata di un LED è di uno-due ordini di grandezza superiore a quella delle classiche sorgenti luminose, specie in condizioni di stress meccanici); inoltre essi non richiedono circuiti di alimentazione complessi, possiedono alta velocità di commutazione e la loro tecnologia di costruzione è compatibile con quella dei circuiti integrati al silicio.La VantagePoint Capital Partners, l'investitore della Silicon Valley che ha contribuito a portare Tesla Motors Inc. nei settori pubblici, prevede che entro il 2015, i prezzi dei LED precipiteranno e la concorrenza s'intensificherà per soddisfare la domanda in aumento di efficienza energetica delle luci. I prezzi dei LED potrebbero diminuire del 90% entro il 2015, ha dichiarato Alan Salzman, amministratore delegato della San Bruno, California, società di venture capital.Le lampadine ad incandescenza sono in fase di esaurimento in Europa. Negli Stati Uniti, le politiche di efficienza elimineranno le lampadine da 100 watt nel 2012. I produttori di LED guadagneranno una quota maggiore di mercato pari a 25 miliardi di euro l'anno come risparmio per l'illuminazione globale. Le aziende che oggi producono lampadine tra cui General Electric Co. e Koninklijke Philips Electronics NV si convertiranno alla produzione di LED e tutte le aziende che oggi sono in fase di start-up si prenderanno una fetta di mercato, con i LED a basso costo. "Siamo solo all'inizio dell'era dei LED," ha detto Salzman. "C'è la qualità del prodotto e poche giacenze sugli scaffali." VantagePoint ha investito circa 500 milioni di € in 32 aziende di tecnologia pulita, tra cui quattro che producono i prodotti LED: Switch Lampadina Co., Inc. BRIDGELUX, Huga Optotech Inc. e Glo AB. Secondo Salzman entro cinque anni, l'uso dei LED per l'illuminazione generale potrà crescere fino a oltre il 50% del mercato da meno dell'1% di oggi. Gli analisti tra cui Ben Schuman della Pacific Crest Securities Inc. ritengono che forse occorrerà qualche mese in più. Circa la metà dell'illuminazione è residenziale, per la quale c'è bisogno forse di più di cinque anni quale periodo di ricambio, poi non è escluso che l'illuminazione industriale e quella esterna prenderanno il sopravvento, seguita da quella commerciale, e poi dalla residenziale. Sui costi dell' illuminazione, una lampadina di base a LED farà risparmiare i consumatori fino a 5 euro all'anno rispetto alle lampadine a incandescenza, e durerà circa 30 anni. Se il costo sarà di € 12/13 per lampadina, l'ammortamento avverrà in meno di tre anni. Il mercato mondiale dei prodotti di illuminazione è stimato valere dai 30 miliardi ai 50 miliardi di € l'anno, secondo un rapporto dell'ottobre scorso effettuato da Bloomberg New Energy Finance.I LED producono luce dai semiconduttori al posto del filamento riscaldato utilizzato nelle tradizionali lampadine a incandescenza, e usando meno energia, consumano l'85% in meno, poi a differenza delle lampade fluorescenti compatte, non contengono mercurio.

mercoledì 15 giugno 2011

Inflazione dell'Eurozona prevista stabile a giugno

Dopo diversi mesi in cui si sono registrati consistenti rialzi che hanno portato l’indice dei prezzi al consumo (CPI) decisamente al di sopra del target massimo fissato dalla BCE al 2%, le stime degli analisti, per l’inflazione di maggio nella zona euro, anticipano una parziale stabilizzazione dei prezzi. La variazione del CPI della zona euro, che ad aprile si è attestata a 2,8% su base annuale e 0,6% mensile, secondo il cosiddetto "consenso" dovrebbe rallentare rispettivamente a 2,7% e 0% nella rilevazione di maggio che sarà comunicata il 16 giugno. Sembra dunque che le pressioni inflazionistiche derivanti dagli aumenti del prezzo del greggio e delle materie prime in generale si siano indebolite, favorendo così una momentanea flessione dell'inflazione sia a livello europeo che per i singoli stati membri. Nonostante l’inversione di tendenza, la crescita dei prezzi rimane su livelli d'attenzione e non è ancora possibile escludere di assistere in futuro ad effetti di seconda battuta che trasferiscano le tensioni anche ai prezzi non energetici. Proprio per questo nel corso della conferenza stampa di giovedì scorso Trichet ha sottolineato il fatto che i rischi per l’inflazione in area euro sono al rialzo. Il Governatore della BCE ha segnalato che le stime di Francoforte prevedono per il 2011 una crescita media dei prezzi al consumo compresa tra il 2,5% e il 2,7% (da 2-2,6% delle previsioni di marzo), mentre sul 2012 la forchetta è 1,1-2,3% (da 1-2,4%).

lunedì 13 giugno 2011

Bilderberg group a St.Moritz ieri ha terminato i suoi lavori

Dopo il G20 e l'Assemblea annuale dell'Onu, questo è la riunione che raccoglie le persone più potenti del mondo e che ieri ha chiuso i suoi lavori a St. Moritz, in Svizzera. Il grande meeting del gruppo Bilderberg ha lavorato protetto da un’impenetrabile cortina di riservatezza, al Suvretta House Hotel di Saint Moritz. La lista dei partecipanti, tra cui Kissinger e Rockefeller, è top secret, ma fino a ieri è stato al centro dell'attenzione mondiale. Come nel caso della non lontana Davos con il suo World Economic Forum, anche St. Moritz è stata nel mirino degli attivisti durante lo svolgimento dei lavori del 2011 del gruppo Bilderberg, un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 150 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario. La riunione del gruppo Bilderberg coinvolge ogni anno i power broker più influenti al mondo nell’ambito del governo, dell’industria, del settore finanziario, bancario e accademico. Il gruppo opera secondo le ‘regole della Chatham House’, ossia nessun particolare di quanto viene discusso può trapelare ai media, nonostante il fatto che siano presenti alla riunione alcuni VIP dei più grandi media al mondo, come il Washington Post, il New York Times, il Financial Times e l’Economist. Alcuni economisti accusano il gruppo di avere la forza di imporre al mondo una prolungata depressione che condannerà il mondo a decenni di stagnazione, declino e povertà. Altri una depressione intensa, ma più breve che aprirebbe la strada ad un nuovo ordine economico mondiale sostenibile, con minore sovranità, ma maggiore efficienzà. Altri ancora d’incoraggiare una falsa immagine di ripresa economica, attirando gli investitori a reinvestire il capitale nel mercato azionario per scatenare poi successivamente un’altra massiccia fase di contrazione che dovrebbe creare grosse perdite e una grave sofferenza finanziaria nei mesi a venire, secondo una relazione del Canada Free Press. Tutte ipotesi, mai finora dimostrate. L'impressione è che ci sia molta speculazione sul segreto e sul complotto del Gruppo Bilderberg, che trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici, mai registrati né riportati all'esterno, così questi incontri sono stati oggetto di critiche e sempre più oggetto di varie teorie del complotto, fino a portare il Bilderberg ad essere sospettato, da alcuni, di essere una società segreta. In effetti, una delle peggiori ‘colpe’ del Bilderberg è di aver contribuito alla creazione dell’euro, mettendo per la prima volta all’ordine del giorno una politica favorevole alla valuta unica all’inizio degli anni ’90, come ha rivelato il belga Étienne Davignon (ex commissario europeo). Oggi a riunione finita non è stata emanata nessuna dichiarazione finale, nessuna foto di gruppo, anzi, qualcuno dei partecipanti negherà persino di essersi recato all'appuntamento, contando sul fatto che non esiste una lista ufficiale d' invitati. Così sarebbe avvenuto anche quest'anno senza la sortita dell'europarlamentare della Lega Borghezio, allontanato in modo deciso e con qualche ammaccatura dall'imponente servizio di sicurezza. Un apparato di sicurezza giustificato, dall'elenco dei partecipanti che va dalla regina Beatrice di Olanda a Sofia di Spagna, dal principe ereditario Haakon di Norvegia al presidente della Bce Jean-Claude Trichet. La lista dei circa 130 partecipanti comprendeva altri personaggi famosi, dal presidente dell'Europa Van Rompuy a quello della Banca Mondiale Zoellick, e il cancelliere dello Scacchiere George Osborne etc. etc.. Ovvio che tanti nomi non potevano non suscitare curiosità.

domenica 12 giugno 2011

Vino, gli italiani primi produttori

I media generalisti parlano poco di vino, anche se ora l’Italia è prima al mondo avendo superato la Francia nella produzione. Non c’è nemmeno il tentativo di descrivere un settore che contribuisce alla definizione di stile italiano nel mondo molto più degli 8 miliardi che fattura ogni anno. Eppure ci sono 103 aziende che producono vino che superano la soglia dei 25 milioni di fatturato annui. C'è un tessuto di imprese artigiane straordinarie ma, come in molti altri settori dell’economia, soffriamo di nanismo e questa è senz’altro una delle causa delle nostre lentezze economiche. Comunque con i risultati finali dell'ultima vendemmia 2010-2011 l'Italia diventa il principale produttore di vino al mondo sfilando il primato alla Francia. A darne notizia è la Confederazione nazionale coltivatori diretti (Coldiretti) sulla base dei dati della Commissione Ue che rilevano una produzione di 49,6 milioni di ettolitri per l'Italia, superiore, anche se di poco, ai 46,2 milioni di ettolitri della Francia, su un totale comunitario di 157,2 milioni di ettolitri, in calo del 3,7%. Si tratta dell’effetto congiunto dell’aumento del valore delle esportazioni che con una crescita del 12% hanno raggiunto la cifra record di 3,93 miliardi di euro e del calo del 4,8% negli acquisti familiari che ha portato il valore delle vendite a livello nazionale a 3,89 miliardi di euro. Per la prima volta nella storia le esportazioni di vino Made in Italy in valore hanno sorpassato i consumi nazionali nel 2010. Il risultato è stato comunque un aumento del fatturato complessivo che è passato da 7,6 a 7,82 miliardi di euro del 2010, con un aumento del 3%. Il 2010 segna dunque una svolta che è destinata a condizionare fortemente la produzione e la distribuzione del vino italiano che dovrà fare i conti con il mutato scenario internazionale. Infatti lo storico sorpasso delle esportazioni sui consumi interni avviene proprio nell’anno in cui gli USA sono diventati, per la prima volta, il Paese dove si consuma complessivamente la maggior quantità di vino al mondo davanti a Francia e Italia, secondo il report di Gomberg-Fredrikson relativo al 2010, durante il quale gli americani avrebbero consumato 329 milioni di casse da 12 bottiglie che, solo nel canale retail, vale 30 miliardi di dollari. Nonostante la produzione californiana rappresenti il 61% del vino consumato negli States, nel 2010 è cresciuto l’export di vino italiano che ha conquistato il primato tra i vini stranieri. Negli Stati Uniti, dove si realizza oltre un quinto del fatturato all’estero, il vino italiano è cresciuto in valore dell’11% ed è leader di mercato davanti a Francia e Australia, mentre l’aumento è stato solo del 4% nel mercato tradizionale della Germania che rimane comunque la destinazione più importante. Non mancano però risultati sorprendenti sui nuovi mercati come in Cina dove è addirittura raddoppiato nel 2010 il valore del vino Made in Italy esportato con un aumento del 108% o in India con un +65%, mentre la Russia con un aumento del 58% e un valore delle esportazioni nel 2010 di 104 milioni di euro è divenuto uno dei principali partner commerciali. Alla domanda in crescita sui nuovi mercati si contrappone il calo a livello nazionale con le famiglie italiane che nel 2010 hanno speso più per acquistare acqua minerale che vino: 19,71 euro mensili contro i 12 euro di spesa media familiare mensile stimata per il vino. Negli ultimi 30 anni in Italia si è praticamente dimezzato il consumo procapite di vino che è sceso a circa 40 litri a persona per un totale di poco più di 20 milioni di ettolitri. Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani, che ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci anni, in cui si è verificato un calo del 20%, è stato accompagnato da un atteggiamento più responsabile di consumo. Insieme al cambiamento delle abitudini alimentari soprattutto nelle ristorazione a far calare la domanda sono state, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne antialcol e la stretta sulle norme del codice della strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino che è in realtà caratterizzato da un più responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i binge drinking del fine settimana.

venerdì 10 giugno 2011

La Catalogna sotto osservazione

La Catalogna insieme alla regione Rhône-Alpes in Francia, alla Lombardia in Italia e al Baden-Württemberg in Germania, è uno dei quattro motori dell'Europa e costituiscono una forza economica trainante per il resto dell'Unione Europea. Ma la forza della sua economia non l'ha salvata dalle critiche di Moody's che ha proposto al governo spagnolo di fissare un tetto di spesa per i governi regionali per contenere il disavanzo. L'agenzia di rating del credito, nel suo rapporto settimanale, martedì dopo la presentazione in Parlamento del bilancio della Catalogna per il 2011 ha espresso il parere che l'esecutivo centrale non ha strumenti efficaci e autonomi per raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit, come con la Catalogna, che prevede di chiudere l'anno con un disavanzo del 2,66% invece di 1,3 %, pari a 2.700 milioni, il doppio del target fissato dal Governo. Di conseguenza, la previsione di deficit elevati per quest'anno, come quelli preannunciati dalla Catalogna ha implicazioni negative, secondo l'agenzia, non solo per il merito di credito della Catalogna, ma anche per lo Stato spagnolo, al punto che rende difficile raggiungere l'obiettivo di disavanzo del 6% del prodotto interno lordo. Nel caso della Catalogna, in aggiunta, Moody's si aspetta ulteriori ritardi nel pagamento dei fornitori e un peggioramento della posizione di liquidità nel caso in cui il governo decida d'autorità di limitare il suo debito. L'Agenzia rileva che il bilancio iniziale della Catalogna nel 2011 mette in evidenza la difficoltà di ridurre le pressioni sulla spesa in settori sensibili come la sanità e l'istruzione con un consenso generalizzato, soprattutto in assenza di qualsiasi nuova importante iniziativa a livello nazionale. Questa difficoltà a ridurre i problemi della sanità e dell'istruzione porta ad una limitata riduzione dei costi operativi nel bilancio del 3% 2011-2012, che non compensa il calo dei ricavi del 6%. Anche la drastica riduzione del 40% degli investimenti previsti nel bilancio regionale non è sufficiente per raggiungere l'obiettivo di deficit fissati dal Governo, segnala l'agenzia. L'agenzia ritiene che vi siano due esiti possibili: o le amministrazioni centrali e regionali lavorano insieme per affrontare le pressioni della spesa strutturale nel bilancio regionale, che richiederebbe un consenso nazionale su questioni di salute e istruzione, o il governo centrale introduce strumenti efficaci per garantire il rispetto da parte delle regioni dei suoi obiettivi di deficit, in particolare attraverso l'introduzione di tetti di spesa autonomi e obbligatori. In caso contrario, sarà molto difficile per il governo spagnolo raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi di bilancio quest'anno e il prossimo, conclude Moody's.

mercoledì 8 giugno 2011

Nuovi aiuti internazionali per la Grecia

La scorsa fine settimana il presidente dell’Eurogruppo Junker ha annunciato il raggiungimento di un accordo per un nuovo prestito alla Grecia di circa 70 miliardi di € provenienti da EFSF e FMI). I funzionari del FMI hanno garantito, sotto condizioni, l’erogazione entro luglio della quinta tranche dell’attuale piano di aiuti, ora le pressioni sembrano destinate a spostarsi da Atene a Bruxelles. Non sono chiari, infatti, il grado e le modalità di partecipazione del settore privato al rifinanziamento del debito greco; non pare infatti di facile risoluzione il conflitto sorto tra BCE e funzionari tedeschi. Questi ultimi, infatti, vorrebbero fornire incentivi agli investitori privati per convincerli a scambiare i titoli greci in loro possesso con altri bond con scadenze più lunghe; i rappresentanti della BCE invece sarebbero disposti ad accettare solo una forma di rifinanziamento a scadenza del debito in mano ai privati. L’intento che certamente i due schieramenti condividono è quello di attuare una ridefinizione del profilo di debito greco che eviti che si configuri una condizione di default secondo le agenzie di rating; in merito venerdì Standard & Poor’s ha emesso una nota nella quale ha esposto la propria metodologia di valutazione, evidenziando come uno scambio del debito greco su base volontaria sarebbe valutato alla stregua di un fallimento, se i creditori dovessero ricevere condizioni peggiori rispetto a quelle offerte dal mercato secondario. Questo mese di giugno dunque sarà cruciale per il raggiungimento di un accordo tra le Autorità politiche europee, che dovranno discutere il nuovo pacchetto di aiuti. D'altra parte l’esecutivo di Atene sarà impegnato a cercare l’approvazione dell’opposizione su un nuovo piano di austerità necessario per assicurarsi il pagamento della quinta tranche del prestito da parte del Fondo Monetario Internazionale.

martedì 7 giugno 2011

Produzione petrolio in aumento, l'OPEC decide domani

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), che detiene circa il 75% delle riserve mondiali, ha facoltà di negoziare con le compagnie petrolifere produzione, concessione e quindi il prezzo del greggio (calcolato su un barile, circa 159 litri, corrispondenti a 42 galloni dei vecchi barili di legno utilizzati 150 anni fa per la vendita di whisky in Pennsylvania). Oggi sul mercato USA il petrolio ha quotato tra i 99 $ e i 99,5 $ al barile. Nell'ultimo trimestre 2008 il prezzo del greggio è crollato a picco di circa $100 in poche settimane, sotto quota $40, per poi risalire nel corso del primo semestre 2009 verso quota $70. Tra fine 2009 e primo trimestre 2010 il prezzo del greggio è salito di nuovo verso quota $80 al barile, dove si è attestato in pratica per tutto il 2010. Mentre il mondo occidentale cerca di uscire dalla Grande Recessione, le economie dell'Asia e dei paesi Bric crescono, Europa e Stati Uniti sono ancora alle presi con le crisi monetarie, bancarie, finanziarie, dei debiti sovrani, con disoccupazione molto alta e consumi fiacchi, scenario questo che tiene relativamente fermo il prezzo del greggio, anche se nella fascia alta delle quotazioni degli ultimi due anni. Domani mercoledì, secondo alcuni esperti, si discuterà un aumento della produzione fino a 2,5 milioni di barili per abbassare i prezzi. Gli esperti ritengono che domani l'OPEC possa preparare la loro prossima riunione ministeriale a Vienna con l'indicazione di espandere la produzione di 'Black Gold' per abbassare le tensioni sui prezzi presenti nel mercato. E' previsto un aumento nel terzo trimestre della domanda mondiale di petrolio e questa sarà, secondo una dichiarazione rilasciata lunedì da Johannes Benigni di JBC Energy in occasione della riunione APA. la risposta, sia pure in ritardo, ma necessaria. A suo parere, l'OPEC ha lasciato immutata la produzione dall'inizio del 2009 a quota di 24,845 milioni di barili al giorno , (Iraq escluso).

domenica 5 giugno 2011

Cipro potrebbe entrare in crisi

Cipro, un'ombra rispetto alla Grecia, ma che agisce come una porta del gigante accanto famoso, che va alla deriva lentamente. L'agenzia di rating Fitch ha abbassato, il 31 maggio, da 'AA-' ad 'A-', il rating dell'isola del Mediterraneo, assegnandogli un outlook negativo. 'Questo declino riflette la gravità della crisi nella vicina Grecia e dei rischi che ciò comporta per il sistema bancario-cipriota e quindi per le finanze pubbliche del Paese', ha dichiarato un portavoce dell'agenzia. E Fitch non esclude un nuovo downgrade. A metà febbraio, Moody's aveva declassato il rating di Cipro di due punti per la stessa ragione. "La bocciatura riflette la gravità della crisi della vicina Grecia, spiegano gli esperti nella nota, esiste il rischio che questa situazione possa pesare sul sistema bancario cipriota, e di conseguenza sulle finanze pubbliche". L'esposizione della banche di Cipro verso la Grecia è considerata da Fitch un fattore "significativo" di vulnerabilità che si è intensificato con i successivi downgrade del debito greco da gennaio 2011. Eppure, con un debito del 61% del PIL, Cipro è lontano dall'essere lo Stato più indebitato della zona euro alla quale si è unita nel 2008. E' con 19.000 € pro-capite, è uno dei paesi più ricchi della zona. Ma il tallone d'Achille di questi lontani cugini dei Greci sono, ancora una volta, le banche. La maggior parte dell'esposizione del debito è detenuto da tre banche greco-cipriota ha dichiarato Fitch: Banca di Cipro, Marfin Popular Bank ed Hellenic Bank. Nella peggiore delle ipotesi di una ristrutturazione del debito greco Fitch calcola che le perdite per le banche potrebbero portare il governo di Nicosia ad aumentare il proprio debito del 25%, portandolo così all'85% circa del PIL, un livello molto più inquietante. Ma c'è di peggio: in un articolo pubblicato lo scorso novembre, l'agenzia ha trovato che l'orologio del debito stock-cipriota potrebbe realmente essere al 105% del suo PIL. Questa discrepanza con i calcoli ufficiali Eurostat è che quest'ultimo non tiene in debito conto le virtuali pensioni del Fondo sociale. Il termine copre anche la sicurezza sociale del paese, un eccesso apparente, ma il fondo ha cominciato ad andare in rosso per soddisfare le esigenze future in un gioco di prestigio contabile perchè Eurostat non considera questo debito pubblico. L'altro problema di Cipro può essere determinato semplicemente dal fatto che la spesa pubblica è aumentata del 10%, non molto lontano da ciò che accade nel resto della zona euro. Il tutto per finanziare un aumento del 4,5% degli stipendi dei dipendenti pubblici, il peso del debito più alto e, infine, per un incremento del 10,2% dei fondi stanziati per il famoso governo sociale. Il fondo di previdenza ha riconosciuto, pochi giorni fa, che potrebbe in ultima analisi, valutare la necessità di chiedere un prestito di 2 miliardi di € prima del previsto, forse questa estate, agli investitori stranieri. Gli importi coinvolti non sono enormi, il debito pubblico cipriota è di 10,5 miliardi di euro, ma un quarto stato in difficoltà su 17 incomincia ad essere pesante per l'economia dell'Eurozona.

venerdì 3 giugno 2011

La Cina impegnata nel risparmio energetico

La politica dell'energia pulita della Cina ha compiuto rapidi progressi negli ultimi anni. Nel suo piano relativo ai prossimi cinque anni, la Cina mira a ridurre l'intensità energetica del 20% tra il 2011 e il 2014: un obiettivo molto ambizioso. Il 31 maggio, il John L. Thornton Cina Center ha ospitato Qi Ye, direttore del Climate Initiative Policy (CPI) alla Tsinghua University. Nel presentare le conclusioni della recente relazione di CPI, "Review of Low-Carbon Sviluppo in Cina 2010", il professor Qi ha riassunto la politica energetica della Cina e le prestazioni delle emissioni nei settori chiave, ha descritto le politiche e gli strumenti in atto per raggiungere questi obiettivi, dando notizie sullo sviluppo futuro e l'impegno verso basse emissioni di carbonio per un'economia più verde. Qi Ye, parlando del prossimo piano quinquennale che inizia quest'anno, ha dichiarato che nonostante l'emissioni complessive di anidride carbonica che incidono nel riscaldamento climatico stiano aumentando rapidamente e la sua economia continua a crescere, una maggiore efficienza energetica sta contribuendo a far scendere l'intensità energetica. Un esperto di politica ambientale cinese, martedì ha dichiarato che la Cina è sulla buona strada per ridurre l'intensità energetica - la quantità di energia consumata per ogni dollaro di produzione economica - del 20% rispetto ai livelli del 2005. A partire dal 2009, l'anno più recente presente nel rapporto del Climate Policy Initiative, la Cina è sulla buona strada per soddisfare i propri obiettivi ambiziosi, secondo Qi Ye, direttore del gruppo alla Tsinghua University di Pechino. Qi Ye ha attribuito all'avanzamento di una legge sulle energie rinnovabili lo stimolo sullo sviluppo di energia idroelettrica e solare, la costruzione di centrali elettriche su larga scala e la chiusura delle piccole centrali elettriche inefficienti. Ora il problema è che il prossimo piano quinquennale della Cina chiede tagli consegueni: una riduzione del 16% dell'intensità energetica e un 17% di riduzione d'intensità di carbonio - la quantità di carbonio emessa per ogni unità di produzione economica, di solito il prodotto interno lordo. Le riduzioni effettuate durante l'ultimo piano di cinque anni, l'11%, saranno difficili da duplicare. L'unico settore dell'economia cinese che ha mostrato una riduzione assoluta dei consumi energetici dal 2005 al 2009 è stata l'agricoltura. Nei prossimi cinque anni, la Cina cercherà una difficile ristrutturazione economica e un maggior equilibrio tra le forti emissioni delle industrie pesanti e del terziario a bassa emissione. Qi ha detto che due terzi del consumo energetico cinese nasce dalla produzione e un terzo dal consumo, l'opposto del rapporto che c'è negli Stati Uniti. Un programma pilota di scambio delle emissioni partirà da quest'anno e misure più rigorose possono essere valutate in prospettiva. "E' possibile prevedere, per il prossimo anno, attuata una sorta di carbon tax", Qi ha detto, aggiungendo che in alcune province, il governo cinese "sta considerando un tetto massimo di consumo di carbone". La Cina vuole avere il 15% della sua energia proveniente da combustibili non fossili entro il 2020, un altro obiettivo difficile, ha detto Trevor Houser, del New York-based Rodio Gruppo, che svolge attività di ricerca economica. Se la Cina risponde a questo obiettivo e limita la sua crescita economica al 7%, si dovrebbero aggiungere 320 gigawatt di energia non fossile alla rete elettrica, otto volte l'obbiettivo degli Stati Uniti. Houser ha dichiarato nella stessa conferenza che se i cinesi dovessereo arrivare anche a metà strada, questo trasformerà radicalmente il mercato globale delle tecnologie energetiche pulite, perchè cambierà il prezzo-punti, e cambierà l'economia relativa alle tecnologie a basso tenore di carbonio rispetto al tenore di carbonio emesso dalle alte tecnologie non solo in Cina, ma in molti altri paesi.

giovedì 2 giugno 2011

II gioco d'azzardo riporta in testa alle tigri asiatiche Macao

Macao è un piccolo territorio costiero (meno di 30 km²) che si affaccia sul mar Cinese meridionale. Sotto sovranità portoghese fino al 1999, è ora una regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese. Può fregiarsi del primo posto nella graduatoria dei paesi al mondo per aspettativa di vita.L'economia di Macao si basa principalmente sul turismo, altre attività rilevanti sono l'esportazione tessile, servizi bancari e altre forme di servizi finanziari. L'industria ha fornito circa i tre quarti delle entrate sulle esportazioni, mentre il gioco d'azzardo e il turismo rappresentano più del 50% del PIL di Macao e il 70% delle entrate governative. In effetti l'odierna Macao è stata di recente protagonista di un'espansione economica stupefacente. Il paese corteggia il commercio e il turismo come mai prima d'ora, spingendo la tradizione del gioco d'azzardo verso nuovi limiti. Il proliferare di nuovi mega-casinò ha aumentato le possibilità di tentare la fortuna. I proventi del gioco d'azzardo a Macao sono nettamente superiori a quelli di Las Vegas e ogni tavolo da gioco della città asiatica genera un profitto 10 volte maggiore rispetto alla città americana. Stimolato dalla performance positiva del settore dei giochi, il prodotto interno lordo (PIL) di Macao nel primo trimestre 2011 è cresciuto del 21,5% anno su anno, secondo i dati diffusi lunedì dall'ufficio di Statistica e Censimento Service (DSEC) di Macao. Analizzati nei componenti principali, l'esportazioni di servizi di scommesse e investimenti sono aumentate del 36,1% e 28,4% rispettivamente nel periodo in cui la spesa totale dei visitatori, escluse le spese di gioco, sono aumentate del 2,6%. Nel frattempo, la prolungata diminuzione delle esportazioni di merci ha continuato a registrare un calo del 6,7% nel primo trimestre 2011, mentre le importazioni di merci sono aumentate del 22,7%, secondo quanto calcolato dall'Ufficio di Statistica (DSEC).Per la continua espansione del turismo, del settore giochi, l'aumento dell'occupazione e del reddito complessivo, nel primo trimestre, ha fatto si che la spesa per il consumo privato sia aumentata del 12,6%; le spese per consumi finali nel mercato nazionale sono cresciute del 9,6%, mentre le spese per consumi finali all'estero sono aumentate del 24,5%. I dati inoltre indicano che gli investimenti privati nello stesso periodo sono cresciuti del 28,4% anno su anno, mentre gli investimenti pubblici sono aumentati del 32,2%.

La Cina preoccupata da un atterraggio duro

Oggi la moneta cinese incontra alla borsa di Shangai il dollaro USA a quota 6,4826 e l'euro a 9,3207. Con un inflazione che viaggia mediamente al di sopra del 5%, alcuni economisti asiatici sono preoccupati di un "hard atterraggio" imminente per l'economia cinese. Parlando ieri a un seminario Zhang Yongjun, ricercatore del Centro cinese per gli scambi economici internazionali, think tank governativo, ha dichiarato che lo yuan è sottovalutato, ma non quanto credono gli Usa e quanto il Peterson Institute for International Economics, un importante think tank statunitense, ha stimato nel novembre 2010, del 19,7%. Zhang Yongjun ha dichiarato che il tasso di cambio dello yuan è solo uno dei fattori dello squilibrio commerciale tra Stati Uniti e Cina. Secondo Zhang i due Paesi dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla ristrutturazione economica e l'apertura del mercato per affrontare lo squilibrio. Tuttavia Zhang ha aggiunto che l'apprezzamento continuato dello yuan sarà vantaggioso per l'economia cinese nel lungo periodo. Anche con la crescita del primo trimestre al 9,7%, le preoccupazioni di un "atterraggio duro" della seconda economia più grande del mondo cominciano ad emergere, così il governo tenta di sgonfiare l'economia. Le imprese private non fanno più i soldi come nel passato. I costi di produzione sono in aumento e il prestito è diventato più difficile da quando il governo ha fatto salire i tassi d'interesse e ha innalzato il coefficiente di riserva per le banche per contrastare l'inflazione. Il settore manifatturiero PMI, secondo un indicatore chiave sulle prospettive di crescita industriale rilasciato dall'Ufficio Nazionale di Statistica, è sceso al 52,9% nel mese di aprile, in calo dal 53,4% del precedente mese di marzo. In aprile il valore aggiunto industriale è salito al 13,4%, 1 punto percentuale in meno rispetto al mese precedente.Anche JPMorgan Chase ritiene che i dati economici suggeriscono la probabilità che in Cina si sta costruendo un atterraggio duro. Tuttavia, Fan Jianping, economista capo, con le informazioni dell'Istituto centrale di statistica ha sostenuto che un atterraggio duro è improbabile, la situazione in Cina non è uguale a quella che seguì la crisi del credito negli Stati Uniti nel 2008, piuttosto è il risultato di regolamento di macro-economia. La crescita cinese rallentò al 6,7% nel primo trimestre del 2009, perchè la crisi finanziaria globale aveva fiaccato le esportazioni cinesi. "Tale rallentamento drastico non si ripeterà oggi, perchè l'economia globale è sulla strada del recupero e la domanda esterna è a un livello sano", ha detto Wensheng Peng, capo economista della China International Capital Corporation. Egli ha previsto che la crescita del PIL cinese possa rallentare al 8,4% nel quarto trimestre dell'anno e questo non può essere riconosciuto come un atterraggio duro. Lian Ping, capo economista presso la Bank of Communications, ha dichiarato che la forte crescita degli investimenti delle immobilizzazioni e i surplus commerciali non supportano la possibilità di un atterraggio duro, ritiene che l'economia potrebbe crescere di quasi il 10% nel secondo trimestre partendo da una base di confronto più bassa di un anno fa. I timori di un atterraggio duro hanno influenzato il mercato azionario cinese deprimendolo lunedì di quasi il 3% dopo che che l'Index compilato da HSBC è sceso a 10 mesi a livello più basso di 51,1 in maggio. Qu Hongbin, capo economista di HSBC per la Cina, ha detto che i dati di PMI sono coerenti con la crescita della produzione industriale e PIL, mentre non bisogna preoccuparsi troppo per il "duro atterraggio". Gli economisti hanno concordato che la priorità assoluta per l'economia cinese è la lotta contro l'inflazione. Il Consumer Price Index (CPI) è stato del 5,3% in aprile, in lieve calo da 32 mesi, che a marzo era salito del 5,4%. La banca centrale ha aumentato il rapporto di riserva obbligatoria (RRR) delle banche commerciali cinque volte quest'anno e gli analisti di mercato si aspettano un altro aumento dei tassi a giugno.