sabato 31 dicembre 2011

L'euro, il parto di un genio o la scelta di un pazzo

L'euro festeggia il suo anniversario - dieci anni sono passati da quando la moneta è in circolazione. L'euro non è stato solo un successo economico, ma ha lavorato, anche ben oltre l'ambito della politica monetaria. Ora circa 320 milioni di persone pagano con la stessa moneta, così condividono qualcosa di praticità effettiva. E' interessante il giudizio che alcune personalità europee hanno dato della moneta unica:

"Esso crea identità. Così, l'euro, simbolo e motore di un crescere e vivere insieme in Europa ". (Angela Merkel, Cancelliere federale. Discorso che segna il 10 ° anniversario della BCE, 3 giugno 2008).

"L'introduzione dell'euro non è solo una decisione importante nell'Unione europea. Si tratta di una svolta profonda nella storia europea. La moneta unica europea e l'integrazione europea sono irreversibili. (Helmut Kohl, ex cancelliere. ZEI Europaformum, 14 gennaio 2002).

"L'area dell'euro nel suo insieme è molto più stabile rispetto a molti dei singoli Stati membri prima dell'introduzione dell'euro. L'area dell'euro è una garanzia di stabilità". (Jean-Claude Trichet, ex presidente della Banca centrale europea (BCE). Parlando alla conferenza per celebrare il decimo anniversario dell'euro, 10 luglio 2008).

"Si può essere sicuri che l'euro è una moneta stabile. Funziona". (Wolfgang Schaeuble, ex presidente della Unionsfraktion.1996.

"L'euro è il vostro denaro, è il nostro denaro. Egli è il nostro futuro. Si tratta di un pezzo d'Europa nelle nostre mani." (Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, 1 gennaio 2002).

"Dieci anni fa ho detto che l'euro sarà forte come il marco tedesco, e avevo ragione!" (Theo Waigel, ex ministro delle Finanze del Forum economico di Bruxelles, 16 maggio 2008).

"L'euro è un nuovo strumento per la creazione di pace e stabilità." (Jean-Claude Juncker, primo ministro del Lussemburgo).

"Questo denaro avrà un grande futuro." (Helmut Kohl, ex cancelliere. Discorso alla introduzione dell'Euro, 2001).

"L'euro non è Teuro. E' forte come il marco, in relazione al dollaro." (Hans Eichel, ex ministro delle Finanze. Dicembre 2001.

"L'euro è un simbolo della crisi economica". (L'economista William Nölling, Karl Albrecht Schachtschneider, Wilhelm Hankel e Joachim Starbatty, che si erano lamentati dinanzi alla Corte costituzionale federale contro l'euro, il 26 dicembre 2001).

"Questo è un momento in cui il mantello della storia ci tocca". (L'ex Presidente della BCE Wim Duisenberg in occasione della presentazione delle banconote nuove, 31 agosto 2001.

"L'euro è un simbolo di trionfo sulla sostanza." (Paul Krugman, premio Nobel e professore di economia alla Princeton University, maggio 2001).

"Per me, l'euro non è veramente rilevante". (Hans Meyer, ex presidente della Banca nazionale svizzera).

venerdì 30 dicembre 2011

Quando i robot pensano

Diversi gruppi di scienziati sono impegnati a costruire un robot che può imparare attraverso sensi artificiali (vista, tatto, udito, ecc.) conferiti dai progettisti. Francois Conti, del Dipartimento di Intelligenza Artificiale (AI) della Stanford University, ritiene che un robot può imparare attraverso i sensi. L'ex ingegnere di sistemi EPFL disegni sta pensando di dotare i robot umanoidi tipo Asimo per permettere loro di "sentire" gli oggetti dalle loro "mani" e non romperli per studiarli. Al laboratorio d' intelligenza artificiale presso l'Università di Zurigo, Rolf Pfeifer ritiene inoltre che l'intelligenza dell'uomo non è nata da una logica somma di algoritmi pre-integrati), ma, in particolare, dalla capacità, attraverso il suo corpo di adattarsi a situazioni in rapida evoluzione. Lavorare con un Robot ECCE. Il robot umanoide costruito da Lo Studio è costituito da una cornice fatta di elastici di plastica, in qualità di tendini, e motori che agiscono come i muscoli. "Le ossa non sono li fissi, ma mantengono i tessuti che li circonda. Il nostro robot può anche dislocare la spalla", ha detto Hugo G. Marks, membro del laboratorio. "ECCE può interagire con l'ambiente in maniera flessibile. Se colpisse un essere umano, è lui che si romperebbe". Animat, è nato l'11 gennaio 2011. I padri del "topo robot" alla Boston University, hanno dotato i moduli di sensori artificiali (visione, sensori touch, accelerometro) e una rete neurale che permette di apprendere dalla esperienza. Rilasciato in un bagno d'acqua, risale per partecipare a una piattaforma emersa. Nel quarto test, il robot sarebbe direttamente guidato dal suo "significato": Animat aveva imparato da una delle sue esplorazioni precedenti, senza che i suoi progettisti avessero bisogno di programmare tutti gli scenari possibile, hanno detto al New Scientist. Senza restrizioni, tutte da immaginare le possibili applicazioni economiche.

Una nuova moneta entra in gioco: lo yuan

Il numero delle transazioni in valuta cinese aumenta. La Cina vuole rompere la sua dipendenza dal dollaro troppo instabile."Stiamo assistendo alla nascita di una nuova valuta di riserva globale e noi siamo la levatrice." Così il Vice direttore della Hong Kong Monetary Authority (HKMA), Julia Leung, da un posto di prima fila commenta l'ascesa dello yuan, noto anche come renminbi. "Noi siamo il laboratorio designato da Pechino per testare il suo comportamento nel sistema monetario internazionale", ha detto. Le autorità cinesi non nascondono in realtà il loro obiettivo d'imporsi nel commercio così come il dollaro statunitense e l'euro. La Cina è la seconda potenza esportatrice mondiale. Situata al 25° piano degli uffici del Governo Nuovo nel mezzo della foresta di grattacieli tra Admiralty e centrale, vicino l'ingresso che separa Manhattan dal continente Cina, la HKMA non è solo il guardiano della politica monetaria di questo fiorente centro finanziario, ma è anche al centro della internazionalizzazione dello yuan. Quasi il 30% delle importazioni e delle esportazioni cinesi sono negoziate e finanziate da banche con sede nell'isola. Inoltre, la maggior parte degli investimenti esteri diretti a Shenzhen, Guangzhou, Pechino o Shanghai passa attraverso Hong Kong. Grazie al suo status di "un paese con due sistemi", l'ex colonia britannica conserva la sua lunga tradizione di convertibilità della valuta, mentre Pechino tiene la mano sulla evoluzione del tasso di cambio della propria valuta. "La quota del totale dei depositi in yuan con banche di Hong Kong è di circa il 10%, il che è notevole", dice Julia Leung. La popolazione di Hong Kong, che hanno i propri risparmi in dollari, è autorizzata a convertire al massimo solo il 10% del loro patrimonio in yuan. I primi passi per l'internazionalizzazione dello yuan è stata fatta nel mese di aprile 2009, quando Pechino ha dato il via libera a cinque città per l'utilizzo del renminbi negli scambi con i paesi vicini. "Il risultato è stato marginale, dice Julia Leung. Un nuovo impulso è stato dato nel luglio del 2010, quando l'autorizzazione è stata estesa a venti città. Quindi, c'è stato un crescendo di operazioni regolate in RMB. Questa crescita è stata più veloce di quella dello yen degli anni 60-70 quando il Giappone ebbe un boom economico. "L'anno scorso, secondo i dati resi noti dalla Banca del Popolo cinese e Credit Agricole, circa l'8% del commercio internazionale è stato negoziato in renminbi. Essi però sono incominciati a diminuire da questa estate.Se la crescita dell'economia cinese è forte, per l'internazionalizzazione della sua moneta ci vorrà tempo. Le autorità cinesi si rifiutano di dare un calendario preciso per la convertibilità dello yuan. Per ora, la banca centrale fissa un tasso di riferimento e limita la variazione giornaliera del tasso di cambio in una forchetta dello 0,5%. Ma lo scorso settembre, sono circolate voci circa la loro intenzione di passare alla piena convertibilità entro il 2015. "Se la Cina vuole convincere la gente a tenere lo yuan, deve autorizzare l'emissione di strumenti denominati in tale valuta," dice. Nel 2010 per la prima volta, McDonald, Caterpillar e la Banca Asiatica di Sviluppo hanno, con successo, raccolto fondi a fronte di obbligazioni conosciute come "Obbligazioni Dim Sum". In precedenza, questo privilegio era riservato allo stato e alle banche pubbliche. Recentemente, JP Morgan, attraverso uno speciale programma ha ricevuto l'approvazione dalla città di Pechino per lanciare un prestito in moneta locale per un importo di un miliardo di yuan. Secondo il Financial Times del 28 novembre, altre città, tra cui Shanghai, Chongqing e Tianjin, dovrebbero seguire a partire da gennaio 2012. A Hong Kong, diverse banche e istituzioni finanziarie tra cui HSBC, Bank of China, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Citigroup, hanno emesso obbligazioni denominate in yuan. "Esistono tutte le condizioni per internazionalizzare lo yuan", ha detto Charles Ng, direttore di Invest Hong Kong, organizzazione statale responsabile per attrarre di capitali stranieri sull'isola. L'economia cinese sta vivendo la stessa evoluzione che ha permesso agli Stati Uniti, all'Europa e al Giappone di utilizzare la propria moneta nel commercio internazionale. Le dimensioni dell'economia, la quota nel commercio internazionale e i tassi di cambio stabili sono le condizioni per accedere al nuovo status di potenza finanziaria oltre che commerciale. L'unico inconveniente: lo yuan non è accettato in tutti i paesi. Ma secondo Charles Ng, come, quando e quanto la Cina deciderà di aumentare le sue relazioni commerciali in tutto il mondo, a quel punto le aziende avranno tutto da guadagnare dalla negoziazione dei prezzi in una valuta meno volatile rispetto al dollaro o l'euro. Inoltre, sottolinea il ruolo di Hong Kong, dove la convertibilità non pone alcun problema. Il consiglio generale per l'internazionalizzazione dello yuan non è altro che Zhou Xiaochuan, governatore della banca centrale cinese. Nella sua visione nazionalista, egli crede che la Cina, una grande potenza economica, deve anche essere in grado di usare lo yuan nel commercio e come valuta di riserva. Egli vuole un posto in prima fila per il suo paese, ancora meno dipendente dal dollaro volatile e con più spazio nel mercato come valuta di riserva.

giovedì 29 dicembre 2011

Monti, l'Italia e l'Euro

Monti ha invitato il parlamento italiano ad approvare rapidamente le riforme perchè l'euro dipende dall'Italia. Il primo ministro italiano, Mario Monti, ha detto oggi, rispondendo alla domanda di una giornalista sulle similitudini dei mercati finanziari italiani e spagnoli, che il premio di rischio italiano "è significativamente più grande di quello spagnolo" perché "le riforme economiche dell'Italia sono molto più avanzate di quelle spagnole". Monti, che è apparso nella tradizionale conferenza stampa che si tiene prima della fine dell'anno, ha aggiunto che "la Spagna ha una struttura del sistema bancario e un mercato obbligazionario relativamente più piccolo, per cui diventa più semplice la persuasione morale delle autorità spagnole. In Italia, tuttavia egli ha osservato, abbiamo un mercato primario e secondario più articolato e un debito pubblico circa il doppio della Spagna". Il Presidente del Consiglio ha dichiarato che affronta le fluttuazioni dello spread senza divinizzarlo quando è basso e senza demonizzarlo quando è alto e ha sottolineato che la fiducia dei mercati si perde facilmente, mentre si ricupera con un lavoro continuo. Il primo ministro si è detto sollevato nel vedere che il premio di rischio è diminuito rispetto al suo picco raggiunto il 9 novembre con 558 punti base e ha dichiarato che è 'una tendenza', mentre la Banca centrale europea (BCE) ha ridotto gli acquisti di titoli italiani nel mercato secondario. "Non sono finite le turbolenze e rimane molto da fare, soprattutto in Europa", ha aggiunto.

mercoledì 28 dicembre 2011

Il Giappone, secondo mercato al mondo per il lusso

Con un fatturato stimato a 18 miliardi di euro, è il secondo più grande mercato del lusso mondiale dopo gli Stati Uniti. Una delle conseguenze non intenzionali del disastro che ha colpito il Giappone l'11 marzo è una rinascita seria dei fidanzamenti e dei matrimoni. Questa fiamma rinnovata nella società giapponese ha creato un grande vantaggio per gioiellerie e gioiellieri. Nelle 32 boutique Cartier di tutto l'arcipelago, il loro amministratore delegato, Christophe Massoni, osserva che vendono più anelli di fidanzamento. Nel negozio vasto di Ginza, il più esclusivo della capitale, entrano fino a 10.000 visitatori in un affollato week-end. Nel negozio Louis Vuitton a Sendai, clienti abituali - subito dopo aver ricevuto i loro premi assicurativi - sono rapidamente tornati "per essere felici" dopo il terremoto. È anche confortante. Il marchio di LVMH ha avuto il buon senso di scegliere questo paese per lanciare, in anteprima, la sua collezione disegnata da Lorenz Baumer. In Giappone, l'industria del lusso, dopo decenni d'incrementi di vendite, era regredita, riflettendo la grave recessione economica, aggravata dal crollo della banca statunitense Lehman Brothers a fine 2008. Il Giappone, che rimane, con un fatturato stimato a 18 miliardi di euro, il secondo mercato mondiale dei beni di lusso dopo gli Stati Uniti, era diventato una eccezione, l'unico paese ricco al mondo dove le montagne di gioielli, orologi, borse di marca di abbigliamento eleganti abiti firmati e costosi non si vendevano più. Mentre in Cina, contemporaneamente, una classe emergente di nuovi ricchi aumentava gli acquisti, in Giappone, le classi medie stringevano la cinghia. Questa eccezione ora appare solo un brutto ricordo. Nei primi mesi del 2011, tutti i protagonisti del lusso hanno registrato un inizio incoraggiante di ripresa. La società di revisione Bain ha rivisto, a metà ottobre, le sue prospettive per il mercato del lusso giapponese nel 2012: gli esperti prevedono l'uscita dalla recessione e un leggero aumento del 2% a causa del forte apprezzamento yen. "Questo è probabilmente il nostro miglior anno dopo tre o quattro anni di magra , ha dichiarato Francois-Henri Pinault , CEO di PPR (Gucci, Yves Saint Laurent ). Anche se è il mercato più esigente del mondo, un graffio sulla suola di una scarpa e non si può vendere la coppia" "I giapponesi hanno ripreso le loro abitudini, e il famoso autocontrollo che si poteva vedere nei primi mesi (dopo il disastro) sta svanendo ", ha aggiunto Richard Colasse, capo di Chanel in Giappone. Yoshiharu Fukuhara, presidente onorario del gigante dei cosmetici giapponese Shiseido, "il terremoto dell'11 marzo ha cambiato gli atteggiamenti psicologici. E' diventato essenziale per costruire relazioni con gli altri. " Una forma di alterità incrociata con un senso di orgoglio ancora più grande per essere giapponese. "Per molti anni, abbiamo imitato gli europei e gli americani. ora gli giapponesi hanno capito che devono trovare una loro dimensione", ha dichiarato. A sostegno di uno studio effettuato nel maggio 2011 intervistando 2500 persone, Naoko Okamoto, dell'agenzia pubblicitaria BBDO I & S assicura che dopo il terremoto, "il recente impegno per rafforzare la propria personalità è aumentato ed ha cambiato il comportamento verso il gruppo o la società". In conseguenza l'importanza del luogo di lavoro è diminuito leggermente a favore di una vita familiare più intensa. La vita trascorsa in ufficio per 20 ore non è più di moda, anche a causa delle restrizioni sul consumo di elettricità. "Così i mariti cenano più spesso a casa," ha detto. Tutti questi cambiamenti faranno cambiare il mercato del lusso? Noako Okamoto dice di sì. Il lusso è solo una questione di status sociale. Deve essere dotato di un alto valore emozionale o alzare l'edonismo. Il Giappone è la patria di 1.260.000 milionari su 5 milioni di milionari che compongono il pianeta e che possono comprare i prodotti di lusso. LVMH, che ha il 9% del suo fatturato mondiale in Giappone, si adatta a questa nuova situazione e pone fine alla standardizzazione dei suoi negozi. Alcuni negozi sono indirizzati, in tutto il mondo, verso il lusso e offrono pezzi speciali. Altri sono progettati per "fare traffico" per i più giovani, più connessi, con gli abitanti altamente istruiti delle città. Un altro studio condotto da Ipsos per il Circolo del lusso, in Giappone, evidenzia che il lusso è considerato "una scommessa sicura e un investimento a lungo termine". Questo è vero per un orologio d'oro o un diamante, ma meno evidente per un vestito o per le scarpe. L'acquisizione di questi elementi è "un modo per farlo bene", e "stare in moda" da la sensazione deliziosamente ingenua "di non invecchiare troppo in fretta "... Una ossessione ricorrente condivisa in un paese dove la popolazione, è più che altrove, ha una forte percentuale di anziani.

Lo Yuan a tappe forzate verso l'internazionalizzazione

A Pechino sta già prendendo forma un mondo senza dollaro, dopo che la Cina e il Giappone hanno deciso di usare lo yuan nei loro scambi. E' una prima mondiale per la moneta che attualmente non è convertibile e avrà come hub, Hong Kong. E' la Banca centrale di Pechino, che stabilisce una forchetta giornaliera di riferimento all'interno di una variabile non superiore allo 0,5%. Ma a Hong Kong, questi limiti sono stati rimossi facilmente tra la moneta cinese e il dollaro di Hong Kong e carte di credito cinesi sono accettate in quasi tutti i negozi. Risultato, mentre il valore dei depositi bancari a Hong Kong non ha superato 12,1 miliardi di yuan, 9 miliardi di yuan nel solo mese di agosto 2010. "Lo yuan alla fine del 2011 sarà in terza posizione dopo il dollaro statunitense e il dollaro di Hong Kong", dice Dickson Ho, vice capo economista presso l'Hong Kong Trade Development Council. E il valore complessivo dei contratti denominati in valuta cinese a Hong Kong raggiungeranno i 1.500 miliardi di yuan (€ 181.300.000.000). L'anno scorso, per la prima volta, le imprese straniere (McDonald, Caterpillar, Air Liquide, la Banca Mondiale, la Banca asiatica di sviluppo) hanno emesso il loro primo bond in yuan. E domenica, Cina e Giappone hanno accettato d'incrementare gli scambi nelle rispettive valute, lo yuan e lo yen, al posto del dollaro. A Tokyo nel 2012 sarà inoltre possibile acquistare obbligazioni denominate in yuan. Molti analisti leggono questi accordi come la cartina di tornasole che il centro di gravità si sta spostando in Asia. Hong Kong, più decisa che mai, si presenta come il banco di prova per l'internazionalizzazione della moneta cinese, con la certezza di ricavarne molti benefici. Questi obblighi "Dim Sum", come vengono chiamati, in riferimento alla cucina cantonese, sono una benedizione per il paese. Sempre secondo Dickson Ho, l'emissioni sono aumentate di cinque volte tra il 2009 e i primi nove mesi del 2011, a 85 miliardi di yuan. Gli ultimi dieci anni e poi la crisi negli Stati Uniti e in Europa, hanno visto spostare il centro di gravità delle operazioni economiche verso l'Asia. La Cina ha visto un incremento del suo PIL dal 20,6% del 2000 al 23,7% del 2009 quando la media annua in Europa è stata dal 3,7% al 7%, e poco più negli USA. Nel 2000, dice Simon Galpin, Direttore Generale di Invest Hong Kong, non più del 15% delle società, aventi sede nella Regione amministrativa speciale, questo è il nome ufficiale di Hong Kong, erano cinesi. Dieci anni dopo, sono diventate il 42% "e la capitalizzazione totale del mercato di Hong Kong è aumentata dal 27 al 57%". Alla Borsa, l'ingresso di nuovi capitali nel 2011, è stata pari a 135 miliardi di €, il 29% di essi da parte delle imprese del continente. "La formula" un paese, due sistemi "che governa il nostro rapporto con Pechino, ha costruito ponti per facilitare la libera circolazione della moneta cinese," afferma Edmond Lau, direttore esecutivo del Dipartimento delle autorità monetarie. E questo è ciò che ha permesso alla Cina di ampliare gli accordi con Macao, l' ASEAN (Associazione dell'Asia del sud-est), Russia, Australia, Canada, Singapore e presto. Se Li Min, vicepresidente della Banca popolare di Cina a Guangzhou, una filiale della Banca Centrale cinese spinge gli imprenditori, non solo delle grandi imprese, ad utilizzare lo yuan all'estero. "Vogliamo lavorare con piccole e medie imprese", ha detto. E' anche il desiderio della sua controparte in Bank of China di Hong Kong, banca privata questa volta, Hattie Wang Haixia, che parla di un territorio "molto a buon mercato per investire". Paul Yang, direttore esecutivo di BNP Paribas a Hong Kong, ammette, senza problemi, che il movimento è irreversibile e che oggi "una società che vuole finanziare operazioni interessanti in Cina deve operare con lo yuan". Il fenomeno è lo stesso per le imprese cinesi che investono all'estero. "Tutte queste operazioni gradualmente renderanno l'ambiente della moneta cinese più maturo ed efficiente", ha aggiunto, anche se ritiene che, per la piena convertibilità dello yuan, ci vorranno almeno altri dieci anni.

martedì 27 dicembre 2011

L'Italia verso il decimo posto fra le potenze industriali

Il Centre for Economics and Business Research (CEBR), un istituto britannico indipendente, ha annunciato oggi che il Brasile ha sorpassato la Gran Bretagna nella sua World Economic League Table 2011, piazzandosi al sesto posto per Prodotto Interno Lordo (PIL), dietro a Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Francia. L'Italia resta all'ottavo posto, come nel 2010 davanti a Russia e India. L'ascesa del Brasile, come osservato da CEBR, ha confermato le proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI) che sono anche supportate da società di analisi come: Economist Intelligence Unit (EIU) e Business Monitor International (BMI). Il Prodotto interno lordo (PIL) del gigante americano del Sud ha raggiunto, secondo i loro calcoli presi dal quotidiano Folha de S. Paolo, i 2440 miliardi di dollari, contro i 2410 miliardi dell'economia del Regno Unito. Il Brasile aveva già vinto un gradino l'anno scorso nella classifica delle economie mondiali davanti all'Italia, che ora ottava. La sua economia è cresciuta del 7,5% nel 2010, ma il governo ha rivisto la sua previsione al 3,5% per quest'anno, dopo un forte calo, dovuto alla crisi europea del debito e a un rallentamento della crescita globale. In un'intervista alla radio della BBC, il direttore del CEBR, Douglas McWilliams, ha detto che la classifica ha dimostrato anche il crescente peso dell'Asia nell'economia globale a scapito dei paesi occidentali. Inoltre, "i paesi che producono beni essenziali quali cibo ed energia, fanno molto bene a crescere gradualmente", ha aggiunto. Sempre secondo il CEBR, la Francia sarà superata dal Regno Unito nel 2016. Parigi scenderà al 9° posto nel 2020, mentre la Russia e l'India dovrebbero salire rispettivamente al 4° e al 5° posto.

lunedì 26 dicembre 2011

L'Euro subisce le scosse di assestamento

Le apparenze possono ingannare. I 17 paesi dell'Eurozona, venerdì 9 dicembre, hanno messo in moto un trattato intergovernativo che si spera dia una svolta all'Unione economica e monetaria. Certo, questo accordo non farà nulla per calmare i mercati nel breve termine, quando la gestione della crisi del debito sovrano da parte dei leader europei è ancora caotica al punto di instillare dubbi sulla sopravvivenza dell'euro stesso. Tuttavia, l'impegno sembra sostenuto dal fatto che s'incomincia a trarre insegnamento dal fallimento dell'unione monetaria nella sua forma originale: si pongono le basi per un governo economico, precedentemente respinto dalla Germania, di fronte all'onnipotenza della divisione monetaria. Così, dopo due anni di crisi prolungata, i diciassette, sotto la pressione del mercato segnalano una disponibilità a rompere i tabù dei fondatori e rinnovare il contratto che regola la loro vita insieme per una maggiore solidarietà, con una maggiore disciplina fiscale - perché gli Stati meno virtuosi si ripuliscano i loro conti sotto il controllo dei loro vicini, dopo aver vissuto per un decennio, oltre le loro possibilità, grazie alla credibilità della Germania. Resta da sapere come questi impegni saranno inclusi in linea di principio entro il mese di marzo, scolpiti nelle tavole del futuro trattato. Rimane l'evidenza che l'area dell'euro resta un vero e proprio polo di attrazione, a dispetto di queste deviazioni ed è riuscita a realizzare questo progetto, con l'aiuto di quasi tutti i paesi dell'Unione, ad eccezione del Regno Unito. La resistenza di questo paese va trattata con delicatezza onde evitare l'apertura di un pericoloso vaso di Pandora, che può evidenziare l'esistenza di un'altra Europa, che vorrebbe smontare l'UU. L'emergere di una Europa a due velocità, o in cerchi concentrici, non è nuova: essa ha preso forma con la creazione dello spazio Schengen o con l'euro alla fine del 1990. Ma le forze centrifughe non sono mai stati più elevate e potrebbe minare l'intera struttura. Quasi che l'ulteriore integrazione dell'Unione economica e monetaria, sotto la pressione degli eventi, potrebbe far partire una nuova decadenza. Gli indizi in questo senso non mancano, siano essi diplomatici, politici o istituzionali. Chi si rallegrava nei circoli del potere in Francia, per l'isolamento del Regno Unito sbagliava perchè, in primo luogo, è un colpo per la coesione e la potenza di fuoco della UE. Il Primo Ministro David Cameron ha solo rafforzato l'euroscetticismo d'oltre Manica fino al punto che la questione della partecipazione del Regno Unito presso l'Unione europea è oggi più che mai chiesta. Ora, è più difficle risolvere i problemi nella zona euro, senza trovare un modus vivendi con Londra e la sua piazza finanziaria, la crisi è in parte dovuta alla attuale deregolamentazione del settore. Come è possible pensare di sviluppare una diplomazia comune e /o anche una difesa europea senza coinvolere gli inglesi, quando i tedeschi sembrano essere più che mai tentati, come durante l'intervento in Libia, a ritirarsi dagli affari del mondo? Le scosse di assestamento che hanno toccato l'euro possono, inoltre rendere il senso delle difficoltà delle politiche comuni. Sotto pressione per il trasferimento di maggior sovranità di bilancio a Bruxelles - una scelta difficile alla vigilia delle elezioni in Francia, in Germania e forse in Italia. Coincidenza? La Francia e la Germania hanno proposto, tre giorni dopo il vertice dell'Unione europea del 9 dicembre, l'istituzione di un comitato composto dei ministri degli Interni per una verifica del trattato di Schengen. Un modo per contrastare le proposte della Commissione europea, che ha suggerito al contrario, di centralizzare di più a Bruxelles la supervisione dell'area di libera circolazione dei cittadini. "Siamo sul bordo del precipizio," ha riassunto il Primo Ministro polacco Donald Tusk, alla fine della presidenza di turno dell'Unione. "Troppe persone in Europa si sono convinte che la soluzione per uscire dalla crisi è quello di uscire dalla UE. È un sintomo di una malattia ", ha continuato che ha riorientato la Polonia europea. Un avvertimento che merita di essere meditato.

domenica 25 dicembre 2011

Il finanziamento della BCE alle banche europee spiazza la vecchia casta europea

Il finanziamento a tre anni della BCE con un tasso base dell'1%, per alcuni vecchi politicanti è un assurdo molto pericoloso, e con questa motivazione spiegano il successo incontrato con 489 miliari di € richiesti da più di 500 banche dell'Eurozona. Molte di questi critiche partono da un commento positivo sulla figura del presidente Mario Draghi, riconosciuto come un uomo prudente che con le sue azioni difende coraggiosamente l'integrità del ruolo della BCE in conformità con i principi che disciplinano il ruolo delle banche centrali, e proprio per quanto di positivo ha fatto nel passao, dichiarano di essere state colpiti quando hanno scoperto l'annuncio di queste misure. L'accusa più forte è che si tratta di un dono che non riflette il rischio tra i paesi della zona euro e i relativi premi (spread) che devono pagare al mercato. Così banche italiane possono prendere fondi allo stesso tasso delle banche tedesche, mentre il divario tra l'Italia e la Germania è a più del 5% sulle scadenze decennali. In questo modo si promuovono quelle banche mal gestite o di paesi con un debito esorbitante. Il ruolo di una banca centrale è non per sovvenzionare le banche o i governi, ma di adottare una politica monetaria coerente con le condizioni di mercato e l'evoluzione dell'economia. La sua missione principale è quella di combattere l'inflazione. Quanto fatto ultimamente viene ritenuto un intervento inflazionistico. Questa operazione presenta una forma di SOS per la sua grandezza e durata: alcune banche europee avevano bisogno di 110 miliardi di fondi propri. Perché improvvisamente 489 miliardi di prestiti sono stati concessi a lungo termine? Questa misura incoraggia le banche a scapito di altri detentori di obbligazioni dell'Eurozona come ad esempio le compagnie di assicurazione o i fondi pensione. Quest'ultime note hanno una loro vericidità, per cui nei meccanismi finanziari europei che faticosamente Bruxelles sta cercando di costruire si dovranno trovare i giusti bilanciamenti. Ma colpisce l'assoluta mancanza di critiche e di suggerimenti alla classe politica dell'UE che a distanza di circa 11 anni di entrata in circolazione della moneta unica ancora non ha trovato il modo e il momento per una politica fiscale strettamente convergente. La speranza è che nelle maglie larghe di un' economia avanzata ogni paese trovi il varco per continuare a gestire il proprio orticello. L'esempio del mancato accordo sui derivati e sulla tassazione delle operazioni finanziarie, per le resistenze del Regno Unito sono la cartina di tornasole della buona volontà di marciare uniti verso un coordinamento efficace.

sabato 24 dicembre 2011

Pensioni: in Canada rimossa l'età legale di pensionamento

David Langtry, presidente della Commissione per i diritti umani, non ha nascosto la sua gioia per l'annuncio da parte del governo dell'abolizione del pensionamento obbligatorio. I canadesi sono sempre stati riluttanti a standard fissi e così hanno scelto di abolire il giorno del pensionamento. "La discriminazione in base all'età è una forma di discriminazione pura e semplice", ha detto David Langtry. Tutte le province canadesi, con l'eccezione di poche migliaia di dipendenti pubblici a New Brunswick, hanno abolito l'inizio del pensionamento obbligatorio. La decisione è stata presa anche per lottare contro la scarsità di manodopera e per garantire pensioni più alte. Ora, i funzionari e gli impiegati delle imprese di competenza della Confederazione possono andare in pensione a 70 anni o più tardi, se lo si desidera. In prima linea, nel movimento, ci sono i piloti dell'Air Canada che da anni si oppongono all'obbligo di andare in pensione a 60 anni. "Coloro che desiderano rimanere sul mercato del lavoro devono essere in grado di farlo fino a quando vogliono", ha detto il governo conservatore per giustificare una decisione molto ben accettata dalla popolazione.In effetti, il Canada si è trovato ad affrontare una carenza di manodopera e il mantenere al lavoro più anziani è un modo per rimediare a questa situazione. Ottawa ha inoltre introdotto incentivi per gli anziani che vanno in pensione più tardi. I lavoratori che si fermano sino ai 70 anni invece dei 65 anni ricevono il 42% in più dal Canada Pension Plan, la pensione pubblica. Dato che queste indennità pensionabili a carico dello Stato sono molto basse, contribuire ad un fondo pensione è l'unica alternativa ragionevole, ma non è una panacea. La maggior parte dei canadesi non hanno sufficienti risparmi, sia per negligenza o perché non possono. La decisione di Ottawa di rimuovere l'età pensionabile obbligatoria avviene anche in un momento in cui i fondi pensione stanno diventando sempre più onerosi. Nel solo Quebec, il disavanzo complessivo di questi piani privati è di 26 miliardi di dollari canadesi ed alcuni di questi fondi sono anche in bancarotta. Un macchinista del Quebec, Jean-Jacques Piché, il cui fondo pensione è stata liquidato dopo il fallimento della sua ex società, ha recentemente sconvolto l'opinione pubblica con una lunga lettera aperta pubblicata dai media Quebec: "Sono in pensione dal 2003, nel 2010 il reddito della mia pensione è stato ridotto del 40%". Per la maggior parte i pensionati non soffrono di cattiva gestione, la Corte Suprema del Canada sta studiando la possibilità che essi diventino creditori prioritari per i loro piani pensionistici nel caso di fallimento di una società. Una buona notizia dal momento che, finora, i pensionati erano spesso pagati dopo gli azionisti. Per quanto riguarda l'eliminazione del pensionamento obbligatorio, molti esperti ritengono che questo non porterà i canadesi a rimanere attivi più a lungo. In effetti nel Québec, dove l'andare in pensione non è più obbligatorio a partire dal 1982, normalmente la popolazione va in pensione a 62 anni.

venerdì 23 dicembre 2011

Scendono i tassi d'interesse in Russia

Per la prima volta dal giugno 2010 in Russia, la Banca centrale ha ridotto il tasso principale di rifinanziamento, oggi venerdì, motivandolo con le incertezze sulla crescita economica globale. Il presidente russo Dmitry Medvedev ha avvertito molto chiaramente, ieri che una depressione economica globale potrebbe durare diversi anni. La banca ha chiarito che il taglio di 25 punti base portando il tasso all'8% è "basato sulla valutazione dei rischi inflazionistici e rischi per una crescita economica stabile, comprese quelle causate dall'incertezza per la situazione economica estera" e d'altra parte un raffredamento dell'inflazione non fa intravedere pressioni sui prezzi fino alla metà del 2012. Il tasso annuo d'inflazione atteso del 6.4% questo mese rispetto al 6.8% del mese di novembre - è all'interno delle previsioni del governo. Il presidente russo Dmitry Medvedev, nel commentare positivamente il ribasso dei tassi, ha chiesto nuovi sforzi per rafforzare la competitività delle imprese del Paese, mentre per gli analisti la mossa è stata provocata, in parte, dalle preoccupazioni che le minacce di una crisi di liquidità bancaria stavano diventando più evidenti.

giovedì 22 dicembre 2011

Operazione liquidità BCE, poco gradita in Germania

Atmosfera nervosa in Germania dopo il successo dell'operazione "liquidità" della Banca centrale europea, effettuata ieri come finanziatrice dell'Eurozona di ultima istanza anche non avendo il permesso di stampare moneta come fa la Fed USA e la BoE del Regno Unito, ma evitando così un credit crunch su scala continentale. Qualche giornale tedesco ha parlato di banche ingozzate di € 489 miliardi di sostegno. Altri giornali fanno notare come una operazione del genere, in una UE dove l'inflazione viaggia sul 3% annuo, può non aiutare a frenare i prezzi, anzi la messa in circolazione di tanta moneta potrebbe alimentare un circolo vizioso al rialzo della congiuntura economica. In effetti poco hanno dato risalto al fatto che un intervento di queste proporzioni e così deciso ha messo in rilievo anche una mancanza d'indirizzo politico della classe dirigente europea che poteva, con un ruolo più incisivo, coordinare meglio la congiuntura nell'Eurozona. La conoscenza dei meccanismi e l'autorevolezza dell'attuale presidenza ha ovviato, per il momento, alle manchevolezze di Bruxelles e dei vari tandem politici di conduzione. In effetti i 489 miliardi di €, presi in prestito dalla sede a Francoforte della Banca centrale è stata una cifra notevolmente superiore a quanto era stato previsto dagli analisti (dai € 250 miliardi ai € 350 miliardi). Il programma del prestito della BCE, presentato in un primo tempo, dal nuovo presidente della banca centrale, Mario Draghi, all'inizio di questo mese, era stato progettato per ridurre la probabilità che una grande banca privata a corto di denaro il prossimo anno fosse costretta in una situazone predefinita catastrofica. L'offerta di ieri è stata la più grande somma stanziata in una operazione di liquidità dai 442 miliardi di € di prestiti presi dalle banche dal giugno 2009. "Questo è un bene. E' un numero positivo, nella parte alta delle aspettative. Dovete considerarlo come un risultato positivo," ha dichiarato James Nixon della Société Générale. Alcuni politici europei, tra cui il presidente francese, Nicolas Sarkozy, hanno espresso la speranza che le banche private utilizzeranno i fondi per comprare le obbligazioni sovrane di nazioni come Italia e Spagna, contribuendo così a stabilizzare la crisi del debito dell'Eurozona. Deutsche Bank ha stimato che le banche hanno utilizzato circa la metà di € 442 miliardi presi in prestito da parte della BCE nel 2009 per comprare titoli sovrani greci e spagnoli. In effetti gli analisti sono divisi sul fatto che questo sia probabile che accada. "Le piccole banche possono essere tentate di investire il ricavato dell'asta in obbligazioni sovrane, approfittando del grande differenziale del tasso d'interesse," ha dichiarato Christian Schulz, di Berenberg Bank. Annalisa Piazza di Newedge Strategy, ha detto che le banche più grandi sono suscettibili di tentare il "carry trade" cioè acquistare debito periferico ad alto rendimento utilizzando il basso costo del prestito della BCE. "Dato il gran numero di banche partecipanti alle aste di oggi, non possiamo escludere che le banche di alcuni paesi core hanno iniziato a prendere in considerazione operazioni di questo tipo. Giovanni Sabatini, dell'associazione bancaria italiana, ha espresso l'idea che le recenti azioni delle Autorità bancaria europea (EBA), che ha richiesto alle banche che detengono ingenti somme di debito dell'eurozona periferica di aumentare il loro capitale, agirebbe da disincentivo contro le banche che si fanno carico di nuovi titoli di stato europei. "Le regole EBA sono un deterrente per l'acquisto di obbligazioni sovrane", ha detto Sabatini. "Iniezioni di liquidità anche importanti dalla BCE non possono essere utilizzate per sostenere il debito sovrano. Le banche non solo non aumenteranno le loro esposizioni, ma probabilmente le taglieranno."

Compravendite immobiliari e mutui in calo

Secondo uno studio dell'Istituto Nazionale di Statistica, nel secondo trimestre 2011 le compravendite di unità immobiliari (219.905 in totale) sono diminuite del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2010. Il 93,2% dei contratti ha riguardato immobili per abitazione, il 5,9% unità immobiliari ad uso commerciale. Rispetto al secondo trimestre 2010, le compravendite di immobili ad uso residenziale sono diminuite del 3,1%, quelle di immobili ad uso comerciale del 2,5%. Il calo riguarda tutte le ripartizioni territoriali, con l'eccezione delle Isole, dove le compravendite a uso residenziale sono aumentate del 7,6% e quelle a uso commerciale del 18,7%. Le compravendite di unità immobiliari ad uso residenziale registrano nelle grandi città una diminuzione più contenuta (-1,8%) di quella osservata negli altri centri (-4,1%). Le compravendite ad uso commerciale mostrano una diminuzione più marcata nelle città metropolitane (-6,0%) rispetto alle altre, dove il calo è stato di lieve entità. I mutui (193.474 in totale) sono diminuiti dell'8,1% rispetto al secondo trimestre 2010. In particolare, quelli con iscrizione di ipoteca immobiliare (118.834) sono diminuiti del 5,3%, mentre i mutui non garantiti da ipoteca immobiliare (74.640) si sono ridotti del 12,3%. Il numero di mutui risulta in sensibile aumento soltanto nelle Isole (+23,3%): in particolare, quelli senza ipoteca sono cresciuti del 29,9%, i mutui con ipoteca del 19,3%. La diminuzione tendenziale dei mutui osservata nelle città metropolitane (-11,6% per i mutui senza iscrizione d'ipoteca immobiliare e -4,3% per quelli garantiti da ipoteca) è stata minore di quella registrata nelle altre città (rispettivamente, -12,7% e -6,0%).

mercoledì 21 dicembre 2011

La BCE ha prestato oggi alle banche europee 489 miliardi di euro

La crisi del debito in Europa ha aumentato il rischio di default dei governi e delle banche, rendendo cauti gli istituti di credito tra di loro e spingendo al rialzo il costo del credito. La BCE sta cercando di assicurare che le banche abbiano accesso a liquidità a buon mercato per il medio termine in modo che possano mantenere i prestiti alle imprese e alle famiglie. Oltre ai prestiti a lungo termine, la BCE ha allargato il pool di banche collaterali che possono utilizzare queste risorse per proteggere i fondi. I rendimenti delle obbligazioni governative italiane e spagnole sono scesi dopo che la BCE ha annunciato i prestiti l'8 dicembre e le banche acquistano i titoli per usarli anche come garanzie. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha suggerito che le banche potrebbero utilizzare i prestiti per comprare debito pubblico ancora di più. Quello che la BCE vuole è che i fondi siano utilizzati dalle banche per continuare a distribuire finanziamenti", dice Michael Schubert, economista di Commerzbank AG di Francoforte. "Ma c'è un secondo argomento, che è quello di fare carry trade dal prestito a buon mercato presso la BCE a l'acquisto di obbligazioni sovrane. "Non sappiamo come le banche utilizzeranno i soldi", ha dichiarato il presidente della Bce, Mario Draghi, al Parlamento europeo questa settimana, ricordando che circa 230 miliardi di euro di obbligazioni bancarie verranno a scadenza nel primo trimestre del 2012."Le banche rappresentano circa l'80% dei prestiti per l'area dell'euro", ha continuato Draghi. "Il canale bancario è cruciale per l'offerta di credito." Egli ha espresso la preoccupazione che le banche possono avere "limitazioni di finanziamento molto significative" per tutto il 2012. Secondo uno studio della Banca d'Inghilterra, le banche dell'Eurozona avranno necessità di rifinanziare nel 2012 un debito maggiore del 35% rispetto al 2011. Gl'istituti di credito hanno più di 600 miliardi di euro di debito in scadenza nel 2012, circa tre quarti dei quali è garantito. La BCE si sta concentrando sul fornire fluidità al sistema bancario per combattere la crisi del debito e per questo resiste a richieste di aumentare i suoi acquisti di bond per ridurre i costi di finanziamento dei governi. Essa offrirà un secondo prestito triennale nel mese di febbraio e le banche avranno la possibilità di ripagarlo dopo un anno. Jacques Cailloux, capo economista europeo della Royal Bank of Scotland Group Plc con sede a Londra, ha dichiarato alla televisione di Bloomberg che la manovra impostata dalla BCE è molto significativa e molto utile per le banche, ma non produrrà un punto di svolta in questa crisi. "E' stata ovviamente un'offerta che le banche non potevano rifiutare", ha detto Laurent Fransolet, responsabile della strategia del reddito fisso alla Barclays Capital di Londra. "Tuttociò dimostra la BCE non manca di munizioni e dà la sicurezza di liquidità alle banche per i prossimi anni. D'altra parte questo significa che le banche si potranno avvalere della BCE più a lungo. "La Barclays stima che l'operazione di oggi inietterà € 193 miliardi di denaro fresco nel sistema, rispetto ai € 296 miliardi di prestiti in scadenza. La BCE ha inoltre prestato alle banche 33 miliardi dollari per 14 giorni in una regolare offerta di dollari, contro i 5,1 miliardi dollari di una settimana fa, e 29,7 miliardi di euro per 98 giorni. Così l'euro è salito di mezzo centesimo a 1,3198 contro dollaro prima di ritirarsi a 1,3092 nel pomeriggio a Francoforte. "Più importante della dimensione dell'operazione è quello che le banche faranno con questo denaro", ha dichiarato Simon Smith, capo economista presso cambi broker FxPro Group Ltd. di Londra. "La dicotomia tra dimensione e utilizzazione spiega perché l'euro ha lottato per mantenere in positivo la sua reazione iniziale alla publicazione della notizia". Fintanto che i leader europei non riusciranno a concordare il giusto mix di politiche, che dovrebbe includere la ristrutturazione del debito sovrano o di una mossa per obbligazioni comuni (eurobonds), le misure della BCE non metteranno fine al caos.

L'Eurozona sotto osservazione delle agenzie di rating

A inizio dicembre S&P ha annunciato di aver messo in Credit Watch negativo tutti i paesi dell’area euro, che hanno perciò una probabilità del 50% di vedere il loro rating ridotto entro fine febbraio. Dopo il summit del week-end scorso, Moody’s, pur non procedendo a un effettivo Credit Watch, ha affermato ufficialmente l’intenzione di riconsiderare i paesi di tutta la UE nel 1° trimestre del 2012 e ha già tagliato il rating sul Belgio di 2 scalini (notch). Infine, Fitch, nel corso del fine settimana appena concluso, ha posto in Outlook Negativo la Tripla A francese e posto in Credit Watch Negativo Italia, Spagna, Belgio, Irlanda, Slovenia e Cipro. Tutte e tre le agenzie, con sfumature differenti, giustificano le proprie decisioni affermando che la stabilità finanziaria dei paesi dell’area euro è messa a rischio dai persistenti disaccordi fra le Autorità politiche su come risolvere la crisi del debito e dai sempre più importanti effetti che la crisi sta avendo su crescita e parametri di finanza pubblica. Queste decisioni sono il riflesso di due fattori che dovranno sempre di più pesare sulle valutazioni di mercato. Da una parte, i paesi, sulla falsariga delle società, saranno giudicati in maniera più stringente per i loro impegni interni in termini di finanza pubblica. Dall’altra parte, il coinvolgimento nella revisione del rating anche di paesi come Germania e Finlandia testimonia come l’appartenenza all’area euro non possa essere ignorata nella valutazione di ciascuno dei suoi elementi. L'ultima nota di ieri del senior vicepresidente di Credit Policy Moody's, Alen Laurin, in audizione oggi in commissione Finanze alla Camera insieme con il direttore generale di Moody's Italia, Alex Cataldo. L'agenzia di rating ricorda che Basilea 3 "è un passo positivo, che porterà però rischi di transizione inevitabili". Comunque, secondo il suo parere non ci si può aspettare che i rating tornino ai livelli pre-crisi sotto Basilea 3. L'Eba, l'Authority bancaria europea, "ha imposto il 9% come coefficiente patrimoniale di primo livello. Se l'operazione è perfettamente comprensibile, impone però una pressione sul bilancio delle banche che crea dei rischi", ha aggiunto il senior vicepresidente di Credit Policy Moody's.

martedì 20 dicembre 2011

Euro, raggiunto l'accordo per una manovra anticrisi

Il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker fa sapere che l'Europa ha rafforzato il suo arsenale anticrisi con l'accordo raggiunto tra i ministri dell'Eurogruppo per aumentare la quota di partecipazione dell'Ue al Fmi: tali somme saranno messe poi a disposizione degli stessi paesi dell'Euro. Il totale messo a disposizione è di 150 miliardi di euro di risorse aggiuntive per il Fmi attraverso prestiti bilaterali. L'Italia verserà 23,5 miliardi di euro, la Spagna 14,9 miliardi, la Francia 31,4 miliardi di euro, la Germania 41,5 miliardi. La Repubblica Ceca, la Danimarca, la Polonia e la Svezia hanno indicato la loro volontà di partecipare al rafforzamento del Fmi, mentre la Gran Bretagna ha rifiutato di impegnarsi, impedendo di raggiungere l'obbiettivo di 200 miliardi di euro precisando che un suo eventuale contributo sarà definito nell'ambito del G20 ad inizio del 2012. "Si tratta ovviamente di una soluzione limitata - ha commentato alla televisione di Bloomberg l'ex presidente di Ubs, Peter Kurer - Ciò di cui avremmo davvero bisogno in un mondo ideale sarebbero gli eurobond o un loro sostituito che possa assicurare ampia liquidità e fiducia nei mercati". Il successo della strategia FMI dipende da come le altre grandi potenze decideranno di reagire. Mentre sono in corso colloqui con la Cina, vi è qualche possibilità" che i legislatori degli Stati Uniti approvino più fondi, secondo quanto dichiarato dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble a Deutschlandradio. La BCE ha dichiarato di aver acquistato 336 miliardi € di obbligazioni nella settimana terminata il 16 dicembre, contro i 635 miliardi di € della settimana precedente. La prossima azione di lotta contro la crisi della BCE arriverà oggi, con l'offerta senza limiti alle banche di prestiti con durata tre anni, lubrificando il sistema creditizio con un diluvio di denaro. La chiave per rasserenare il clima resta la richiesta del Cancelliere tedesco Angela Merkel, di un nuovo trattato cementato da bilanci in pareggio e regole precise in modo da rendere più difficile per i trasgressori di liberarsi dalle sanzioni. I negoziati cominciano oggi sul testo, con l'obiettivo di firmare il trattato a marzo. Anche se nessun governo è stato punito per un deficit al di sopra del limite del 3% del PIL in euro nei 13 anni di storia, il voto rinnovato di probità fiscale è stato progettato per incoraggiare l'azione da parte della banca centrale indipendente. L'impegno ha segnato una "svolta", ha dichiarato Draghi in un'audizione al comitato del Parlamento europeo a Bruxelles ieri. "Il nuovo patto fiscale è un segnale fondamentale, che mostra una traiettoria chiara per l'evoluzione futura della zona euro". Oggi pomeriggio l'euro incontra il dollaro a quota 1,3130.

lunedì 19 dicembre 2011

Parigi - Londra lo scontro continua

Parigi ritiene che Londra dovrebbe per prima perdere la sua Tripla A. Le agenzie di rating non sono d'accordo, e gli inglesi sono furiosi. Di solito molto attento, alle parole, Christian Noyer, Governatore della Banca di Francia, ha inziato le ostilità giovedì in un'intervista al Telegramma Brest. "L'abbassamento della nota francese non sembra giustificato dai fondamentali economici. Sarebbe il caso che le agenzie iniziassero a degradare la Gran Bretagna che ha un deficit e un debito molto alto, più inflazione e meno crescita della Francia e il cui credito è al collasso ". Anche François Fillon, Primo Ministro, ha espresso la sua opinione dicendo che i suoi "amici britannici" hanno un debito e un disavanzo superiore a quello della Francia. E Baroin, il ministro dell'Economia, ha avuto un exploit a Europe 1, sottolineando che la situazione britannica è "molto preoccupante": "possiamo dare una lezione, ma non riceverla. A molti è sembrata una dichiarazione di guerra diplomatica, che segue le tensioni che si sono accumulate tra Londra e Parigi nelle ultime settimane. Il mese scorso, George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere, ha detto subito dopo alcune osservazioni sulla Grecia, "che i mercati dovranno guardare con più attenzione alla Francia." Più recentemente, il "no" di Londra per il nuovo Trattato europeo ha ulteriormente esacerbato le relazioni. Tuttavia, secondo una fonte diplomatica francese, questo non è altro che un modo per preparare i francesi alla perdita della Tripla A, facendo capire che le agenzie di rating non sanno quello che fanno. Queste affermazioni ovviamente hanno esasperato Londra. Per calmare le acque, François Fillon ha telefonato a Nick Clegg, il vice primo ministro britannico. Quest'ultimo ha risposto che gli attacchi sono "inaccettabili" e che era tempo di "calmare la retorica." Tuttavia, in un'intervista al The Guardian di sabato, ha dichiarato, anche per disinnescare le tensioni, che la forte dialettica era frutto della campagna presidenziale già iniziata in Francia, e l'ha spiegata con una dichiarazione tipo: "Non c'è niente di più popolare in politica francese che affrontare la perfida Albione". Ancora, Parigi è riuscita in questo modo a sembrare una vittima. Allo stesso tempo, la Germania ha lavorato nella direzione opposta, cercando di riportare la Gran Bretagna nel gioco europeo, nonostante il suo "no" al trattato. Angela Merkel ha proposto che la Gran Bretagna partecipi come osservatore ai negoziati del trattato e pubblicamente ha dichiarato il suo "grande rammarico" per il veto britannico. Ha anche chiamato Venerdì, David Cameron, per discutere la via da seguire sulle prossime iniziative in Europa. Infine, secondo Robert Zoellick, capo della Banca Mondiale, che era abbastanza preoccupato per la prova di forza verbale ha espresso la sua opinione sull'argomento. "I negoziati spesso lasciano le tensioni, ma se il processo europeo accentua l'amarezza contro il Regno Unito, penso che non sia cosa buona né per l'Unione europea né per la Gran Bretagna." E chiama tutti a un pò di moderazione su temi sensibili come le note di credito "su questioni chiave come quella, sarebbe importante incoraggiare le persone ad agire con un elevato livello di responsabilità".

L'economia cinese rallenta per il secondo mese

L'incertezza globale crescente sta spingendo alcuni investitori stranieri a ritirarsi dagli hedge fund che investono in Asia e sopratutto in Cina. Questo paese, per il secondo mese consecutivo ha visto diminuire la raccolta netta di capitali stranieri nel mese di novembre. La Banca centrale cinese e le banche commerciali, secondo i dati ufficiali, hanno venduto un totale netto di 27,9 miliardi di yuan (3,4 miliardi di euro) sul mercato dei cambi il mese scorso. Alcuni economisti, tuttavia, fanno notare, che il deflusso di capitali dalla Cina probabilmente può essere anche un fenomeno temporaneo e, quindi, non proprio preoccupante. Il settore immobiliare, vero lato debole della finanza cinese, ha visto i prezzi medi delle nuove case aumentare del 2,2% a novembre rispetto allo stesso periodo del 2010, il più piccolo incremento quest'anno, secondo i calcoli Reuters, suggerendo che la politica di Pechino sembra essere riuscita a contenere il boom immobiliare. Al contrario un indice ponderato di Reuters, sulla base dei dati pubblicati dall'Ufficio Nazionale di Statistica, mostra anche che i prezzi medi delle nuove abitazioni sono scesi dello 0,2% a novembre rispetto ad ottobre, il secondo mese consecutivo di declino. La recessione in Cina è anche una buona notizia per il pianeta perché c'è meno inquinamento e meno riscaldamento globale. Invece di 45 gradi di questa estate, ci saranno solo 44,5 gradi. Vuol dire anche che la bilancia commerciale dei paesi occidentali, Italia compresa, migliorerà così come diminuerà il deficit commerciale.

domenica 18 dicembre 2011

L'Italia è un paese ricco

Gl'italiani hanno un gruzzolo ben fornito. Mentre viene adottato un terzo piano di austerità, uno studio della Banca d'Italia, pubblicato questa settimana, rivela che il nostro paese è il più ricco del G8. Alla fine del 2010 la ricchezza lorda delle famiglie italiane era pari a circa 9.525 miliardi di euro, corrispondenti a poco meno di 400 mila euro in media per famiglia. Le attività reali rappresentavano il 62,2% della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,8%. Le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3% delle attività complessive. Secondo stime preliminari, nel primo semestre 2011 la ricchezza netta della famiglie italiane sarebbe aumentata dello 0,4% in termini nominali: l’aumento delle passività è stato più che compensato dalla crescita delle attività reali e finanziarie. Nel confronto internazionale le famiglie italiane secondo l'OCSE, mostrano un’elevata ricchezza, pari, nel 2009, a 8,3 volte il reddito disponibile, contro l’8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti. Esse, inoltre, risultano relativamente poco indebitate: l’ammontare dei debiti è pari all’82% del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100%, negli Stati Uniti e in Giappone è del 130%, nel Regno Unito del 170%. Questo risultato permette agli italiani di essere leader tra i paesi più ricchi. Nello studio di Bankitalia sono state considerate l’insieme delle famiglie consumatrici e delle famiglie produttrici, mentre sono state escluse le Istituzioni Sociali Private, cioè quegli organismi privati senza scopo di lucro che producono beni e servizi non destinabili alla vendita (sindacati, associazioni sportive, partiti politici, ecc.). I dati forniti dalla Banca d'Italia rispecchiano le attività e le passività finanziarie del settore famiglie e differiscono pertanto rispetto ad altre fonti, ad esempio i Conti Finanziari, che misurano anche il fatturato delle Istituzioni Sociali private. La variazione della ricchezza complessiva in termini reali può essere attribuita a due fattori: il flusso di risparmio (al netto degli ammortamenti) e i capital gains, che esprimono le variazioni dei prezzi delle attività reali e di quelle finanziarie, al netto della variazione del deflatore dei consumi. Nel 2010 il risparmio delle famiglie è ammontato a circa 50 miliardi di euro; i capital gains sono stati invece negativi (circa 180 miliardi di euro), principalmente a causa del forte calo dei corsi azionari avvenuto nel corso dell’anno.

sabato 17 dicembre 2011

Il rating del Belgio giù di due gradini

Ieri, 16 dicembre, l'agenzia Moody ha abbassato il rating assegnato al debito del Belgio di due tacche ad "Aa3". Il peggioramento delle condizioni di finanziamento per gli Stati dell'Eurozona, i rischi per la crescita dell'economia belga e il costo fiscale che potrebbe gravare sullo stato per il salvataggio di alcune banche, tra cui Dexia, sono state le motivazioni adotte da parte di Moody. L'agenzia aveva messo sotto osservazione il rating del Belgio nel mese di ottobre. Il rating di "Aa3", è il quarto livello migliore sulla scala e corrisponde ad un' emittente di buona solvibilità. L'outlook è "negativo", nel senso che l'agenzia crede che il gradino possa scendere ancora. Il paese è stato votato "AA" da Standard and Poor (il terzo miglior punteggio possibile), e "AA +" da Fitch. Lo stesso giorno, l'agenzia di rating Fitch ha abbassato ad una prospettiva negativa la nota "tripla A" della Francia, e anche messo in guardia i mercati per le note negative provenienti da Italia, Spagna, Belgio, Irlanda, Slovenia e Cipro. Il downgrade arriva una settimana dopo che i leader europei, nel loro ultimo tentativo di porre fine alla crisi del debito giunto alla sua terza edizione, ha accettato per l'Eurozona una unione fiscale più stretta, come spinta principale dei loro sforzi, anche se la Banca centrale europea ancora non è stata abilitata ad acquistare titoli del debito sovrano dei vari stati. In un'intervista telefonica da Francoforte, Alexander Kockerbeck, un funzionario di credito senior di Moody, ha dichiarato che "L'ambiente di finanziamento è un rischio aggiuntivo che abbiamo in questo momento". "Il rischio è che le cose possono cambiare in tempi relativamente brevi nel mercato del finanziamento, come abbiamo visto nel recente passato". L'economia del Belgio, il sesto paese per importanza nella regione euro, si è contratta, per la prima volta in oltre due anni, nel terzo trimestre, aggiungendo pressione sul primo ministro Elio Di Rupo, mentre cerca di ridurre il deficit, nel tentativo di scongiurare il contagio dalle turbolenze del debito europeo. Il PIL è diminuito dello 0,1% dal precedente periodo di tre mesi e le esportazioni si sono ridotte per il secondo trimestre consecutivo, mentre la spesa dei consumatori è scesa dello 0,2%, secondo le dichiarazione del 7 dicembre della Banca nazionale del Belgio. Il governo Di Rupo, che ha prestato giuramento il 6 dicembre, ha promesso 11.300 milioni di € in tagli alla spesa e aumenti delle tasse per contrarre il deficit di bilancio al 2,8% del PIL l'anno prossimo, come richiesto dall'Unione europea. Dopo il downgrade di Moody "Questo traguardo deve essere assolutamente raggiunto", ha dichiarato il ministro delle Finanze belga Steven Vanackere, alla radio RTBF. Il governo ha redatto il bilancio del 2012 su un'aspettativa che l'economia si espanda dello 0,8% Il Belgio ha previsto che le sue necessità d'indebitamento diminuiscano del 16% nel 2012 dopo la richiesta di quest'anno che è stata gonfiata dal salvataggio di Dexia e un deficit di bilancio più elevato. Il governo, in una proiezione del 12 dicembre ha previsto che il fabbisogno lordo per il 2012 sarà pari a € 38.600 milioni per prossimo anno, rispetto ad un bisogno d'indebitamento stimato per il 2011 in 46 miliardi di euro.

Danimarca, un paese sotto osservazione

Dal mondo globalizzato quando si guarda all'Europa, appare come uno strano miscuglio. I paesi del nord come la Svezia, la Finlandia, la Norvegia e la Danimarca ecc, sembrano in grande forma finanziaria, mentre i paesi del sud come Grecia, Spagna, Italia, ecc, sono tutti in cattive condizioni. Secondo alcuni analisti di hedge fund americani qualcuno di questi paesi dovrebbero essere messo, a breve, sotto osservazione. La Danimarca non è in così buone condizioni come il paese appare. In genere la Danimarca viene vista come un paese dal debito basso in rapporto al PIL (46%) e deficit in atto del 4% rispetto al PIL, quindi il paese è in buona forma. Soprattuto confrontato con gli Stati Uniti, il cui debito sul PIL è di oltre il 100%, e il deficit annuale è del 10%, per non parlare dell'Italia. A scavare però sotto la superfice si acclara che il sistema bancario danese è cresciuto a livelli astronomici. Negli Stati Uniti, le attività bancarie in percentuale del PIL è del 90%, in Danimarca è del 454%.In Europa, uno dei primi paesi andato in difficoltà è stata l'Islanda - che ha conosciuto una grave crisi economica nel 2008 - con un rapporto attività bancarie - PIL di quasi il 400%. Il problema che diventa evidente subito è che le banche in Danimarca sono troppo grandi per fallire o da salvare. La più grande banca della Danimarca, Dankse Bank ha un asset pari al 200% del Pil danese. Come se Banca Intesa, in Italia, avesse 3.600 miliardi di euro di asset. Un altro problema in casa danese sono le case e i mutui. Nel periodo 2000 / 2007 gl'immobili sono aumentati del doppio. Oggi i prezzi si sono fermati, ma se le persone non saranno ingrado di far fronte ai mutui e andranno in default, i prezzi delle case diminuiranno e tutta l'economia ne soffrirà. Il basso rapporto PIL / disavanzo avrebbe una rapida crescita, anche se il governo non avrà, nel frattempo, aumentato la spesa. Recentemente si è parlato nella UE di un fondo di 1000 miliardi di euro per salvare i paesi del sud come la Spagna l'Italia, la Grecia e il Portogallo. Tuttavia, pochi hanno preso atto che anche la Danimarca potrebbe averne bisogno nel prossimo futuro.

venerdì 16 dicembre 2011

Il 2012 un anno di crisi

Oggi il Primo Ministro italiano, Mario Monti, in occasione della conferenza in memoria di Tommaso Padoa Schioppa, presso la Banca d'Italia, alla presenza del Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e del suo predecessore e ora presidente della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato che non c'è una crisi dell'euro, ma c'è una crisi di bilanci nazionali. Se guardiamo al futuro, la prospettiva del 2012 sembra essere quella di un anno con un potenziale esplosivo di una violenza rara, qualunque sia la direzione del nostro sguardo. In Europa, la prospettiva di dover rifinanziare 1200 miliardi di euro di debiti è preoccupante: ampie fasce di investitori (comprese le banche europee) non sottoscriveranno le nuove emissioni di debito sovrano dell'Eurozona. L'Europa ha perso la fiducia degli investitori. La crescita non andrà a ridurre il peso del debito. L'Europa è in recessione, anche se alcuni paesi hanno ancora un surplus di piccole dimensioni, compensato dalle prospettive di recessione profonda di altri paesi che dovranno affrontare un programma di austerità inevitabile. Dall'altro lato dell'Atlantico, la paralisi del Congresso degli Stati Uniti e la data delle elezioni rendono difficile qualsiasi azione. Vi è,comunque, una differenza importante: il costo del debito pubblico degli Stati Uniti è meno della metà di quello europeo. L'effetto della valanga che porta l'Europa in un precipizio non si applica agli Stati Uniti, che continuano ad essere percepiti come il posizionamento di ultima istanza, aiutati con forza dalle agenzie di rating (USA). Questa è una questione di fiducia cercata e perseguita con intelligenza favorita dal fatto che da 200 anni sono un'entità unica e non frastagliata come l'Europa. L'Asia sta cominciando a sentire gli effetti di un rallentamento dell'economia. Il calo della domanda europea e l'impatto sulla produzione degli Stati Uniti ritoccano al ribasso le esportazioni dell'India e della Cina, ma il risparmio asiatico ha proporzioni significativi (circa il 30% del reddito familiare) e consumano poco. L'India, il cui governo è paralizzato, si trova ad affrontare una rupia in calo, l'aumento dell'inflazione e una bilancia dei pagamenti che sarà in disavanzo. In Cina, meglio gestita dal suo governo, la situazione è meno esplosiva, ma la sua crescita è in ribasso. La situazione in Medio Oriente, America Latina e Africa, non è molto diversa dai paesi del BRICS. La questione è che non ci sono molti casi di crescita in tutto il mondo per sostenere l'attività economica. La combinazione di Nord America ed Europa occidentale dovrebbero produrre una crescita zero. Oggi è l'Europa che preoccupa il mondo, non perché c'è una crisi del debito, ma a causa del debole intervento dei suoi leader politici. Martin Wolf, editorialista del Financial Times osserva come la crisi europea è il risultato dei mancati interventi dei leader politici, in particolare Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Questa probabilmente sarà la causa principale per la Germania della perdita di un punto prezioso sul rating AAA a AA + e per la Francia di perderne due a AA. I politici sono sempre più scollegati dalla realtà esplosiva. Non hanno saputo / voluto organizzare una ristrutturazione del debito italiano di circa 400 miliardi prossimo alla scadenza entro maggio 2012. Se il vertice del 12 dicembre era "un'ultima possibilità," l'Europa rischia di aver perso l'appuntamento. La fragilità del sistema bancario europeo si aggiunge a queste preoccupazioni. Non si vede come uno o l'altro paese della zona euro può sfuggire ad un salvataggio di emergenza di una delle sue istituzioni, con un rischio sistemico per l'economia. Il requisito perseguito della EBA di portare il Tier 1 ad un livello di equità del 9% a metà 2012 aumenta queste pressioni, fa diminuire la disponibilità delle banche a concedere prestiti per l'economia e spinge le loro azioni in un terreno sfavorevole. Tutto questo indebolisce il capitale delle banche. In questo contesto, fornire capitale sociale mediante emissione di azioni o emissione di debito è proibitivo. Gli investitori preferiscono i buoni del Tesoro o depositi a breve termine della banca. Non a caso nel programma "salva Italia" del governo dei tecnici italiani, una delle misure è quella che lo Stato garantirà l'emissioni di obbligazioni bancarie per i prossimi anni. I soldi ci sono, ma l'arretramento dell'economia a causa della preoccupazione degli investitori, non facilità il rilancio. Gestire l'ansia è diventata una priorità se si vuole che il tornado del 2012 non si trasformi in un tsunami di panico degli operatori economici. La tragedia è che la causa è principalmente politica, e i politici devono riconquistare la loro credibilità al più presto possibile, altrimenti sarà dura.

giovedì 15 dicembre 2011

Scontro Banca di Francia - Agenzie di rating

In una intervista che appare oggi giovedì, 15 dicembre, sulla stampa francese il governatore della Banque de France, Christian Noyer, ha dichiarato che un possibile deterioramento del rating AAA della Francia sarebbe "ingiustificato"."Il degrado non sembra giustificato dai fondamentali economici. A suo parere sarebbe più giusto che le agenzie iniziassero ad abbassare il rating del Regno Unito che ha più deficit, un debito maggiore, più inflazione, e una crescita inferiore alla Francia e il cui credito è al collasso. "Non so quali saranno le agenzie di rating che lo faranno. Quello che vedo è che queste agenzie sono state in grado, attraverso i loro commenti critici, d'indebolire una aspettativa positiva che esisteva sul mercato dopo il vertice di Bruxelles, la settimana scorsa," ha dichiarato." Le Agenzie sono diventate francamente incomprensibili e irrazionali", ha continuato Noyer. "Sembrano più impegnarsi in minacce, che a valutare se gli Stati hanno preso decisioni forti e positive, si comportano come se nulla fosse accaduto. Si può pensare che le agenzie di utilità per guidare gli investitori non siano più tali e non è provato che oggi lo facciano", ha dichiarato. "Gli argomenti che sviluppano, sembrano sempre più politici e meno economici."Inoltre le banche francesi sono "molto ben capitalizzate rispetto alle controparti europee e americane", ha detto ancora Christian Noyer, mentre Fitch ha declassato di una tacca ieri le note di Crédit Agricole e Crédit Mutuel. "Non dobbiamo esagerare la portata di questo degrado soprattutto perché le agenzie sono peggiorate di recente, le banche più grandi nei paesi sviluppati ", sostiene." Quel che è certo è che le nostre le banche hanno risorse più che sufficienti a paragone di tutto il sistema bancario globale ", ha detto ancora. Le banche francesi si sono potenziate autonomamente "con risorse proprie e, naturalmente, senza l'aiuto dello Stato", dice, aggiungendo: "Ecco perché non ho preoccupazione per il sistema bancario francese".

mercoledì 14 dicembre 2011

I BRICS rallentano, ma pesano ancora per il 40% nell'economia mondiale

Il Fondo monetario internazionale comprende una vasta gamma di paesi, non meno di 150 dall'Afghanistan allo Zimbabwe, fra questi ci sono i "mercati emergenti". Fra i mercati emergenti ci sono i big, i "BRICS" (la frase coniata nel 2001 da Jim O'Neill, capo economista di Goldman Sachs ): Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa. Con tassi di crescita da far impallidire d' invidia l'economie sviluppate, sono apparsi nei primi mesi del 2000 come i vincitori del decennio a venire. Molti hanno quasi pensato per un breve periodo, che sarebbero sfuggiti alla crisi economica brutale del 2007-2008, al contrario dei paesi ricchi immersi nella crisi dei mutui subprime e in una crisi del debito di cui ancora oggi non si vede la fine. I modelli di sviluppo dei cinque membri del gruppo hanno proprie specificità - infatti è davvero difficile confrontare India e Russia, i regimi politici e le dinamiche economiche molto diverse - l'accelerazione della crescita, all'inizio del secolo mostra profondi cambiamenti strutturali nelle economie emergenti, che hanno formato con numerosi argomenti la teoria del disaccoppiamento. Questa teoria, portato alla luce agli inizi della crisi subprime, sostiene che i mercati emergenti potranno eventualmente staccarsi dai paesi sviluppati per continuare a crescere al proprio ritmo, senza essere influenzati dai cambiamenti nella "vecchia" economia. Quattro anni dopo la prime scosse della crisi, questa teoria deve fare il punto della situazione. Se il Brasile, Cina e India hanno il loro momento di rallentamento significativo negli ultimi mesi, i tassi di crescita di quest'anno e quelle previste per l'anno prossimo rimangono nettamente superiori a quelli dei paesi ricchi. I dati degli ultimi dieci anni sono impressionanti: in percentuale sul PIL a valuta costante, la crescita brasiliana era inferiore al 2% nel 2001, ma ha raggiunto il 6% nel 2007. Dopo una leggera contrazione nel 2009 il PIL è nuovamente in aumento, e la ripresa è stata del 3,7% nel 2011. Per la Russia, il PIL è cresciuto del 5% nel 2001 dell' 8,5% nel 2006 e poco più del 4% nel 2011. Per l'India: la più grande democrazia del mondo ha registrato un piccolo 3,8% nel 2001, prima di toccare il 10% nel 2007, fino al poco meno dell'8% nel 2011. La Cina è il paese dei superlativi, con il 8,3% di crescita nel 2001, non meno del 14% nel 2007 e 9,5% nel 2011. Sud Africa, una new-entry nel piccolo gruppo, non sfigura : crescita del 2,7% nel 2001, che passa al 5,6% nel 2006 e s'impostata al 3,4% nel 2011 (fonte : FMI). Se queste cifre sono da capogiro in gran parte a causa di un fenomeno di "recupero", essi riflettono anche una forte economia di recente acquisizione da parte dei paesi emergenti. Dimenticate i programmi di aggiustamento strutturale degli anni 1980, crisi finanziarie e fallimenti degli anni 1990: il BRICS solo ora rappresentano circa il 40% dell'economia globale. Tutto questo senza dimenticare il gruppo esterno che tampona da vicino il plotone di testa: Messico, Corea, Israele, Turchia, Indonesia, questi sono solo alcuni nomi.

martedì 13 dicembre 2011

Il debito italiano è più sostenibile

L'Italia sta pagando di più per prendere in prestito denaro, ma esattamente non è facile valutare quanto il governo finirà per pagare di più per finanziarsi nei prossimi anni, ed è sicuramente più coinvolto che guardando semplicemente il rendimento delle ultime aste. La Banca dei regolamenti internazionali ha riportato le somme che suggeriscono quanto il rapporto debito PIL in Italia ha lavorato fino a dimostrare che non è così costoso come alcuni dei rendimenti pagati recentemente suggeriscono. Infatti, la BRI dice che il paese "dovrebbe essere in grado di sopportare rendimenti elevati per qualche tempo, a condizione che conserva l'accesso al mercato". Allora, qual'è il tasso sostenibile per un paese con una situazione demografica come quella italiana (rapido invecchiamento della popolazione) e il profilo del debito (un rapporto debito-PIL del 120%)? La BRI afferma che in Italia gli oneri finanziari sono sostenibili almeno fino al 2014, sulla base di tre possibili scenari. La peggiore ipotesi è che i rendimenti si assestino sui 500 punti base sopra il tasso del 2007 pre-crisi per i prossimi tre anni, il che significherebbe rendimenti su quasi tutte le scadenze di oltre il 9%. I costi di finanziamento supplementare a carico dell'Italia viaggerebbero su una percentuale poco più del 2% del PIL, secondo la BRI. Ciò a fronte di piani per tagliare il debito pubblico con l'equivalente del 12% del PIL nei prossimi tre anni, come ha annunciato il primo ministro Mario Monti, il 4 dicembre.La banca calcola che se i rendimenti si stabilizzano sulla base dei costi del 9 novembre, cioè tra il 6% e l'8% sulla maggior parte delle scadenze, il "costo aggiuntivo annuale sarebbe pari allo 0,95% del PIL del 2010". Ora consideriamo l'asta bond di oggi: l'Italia ha venduto 7 miliardi di euro scadenza ad un anno, il costo massimo dell'asta e oneri finanziari è diminuito. Il Governo italiano ha venduto i titoli al rendimento del 5,952%, in calo rispetto al 6,087% dell'ultima asta del 10 novembre, che è stato il più alto in 14 anni. La domanda è stata 1,92 volte l'importo in offerta rispetto a 1,99 volte il mese scorso. L'Italia non è in procinto di affondare sotto la sua montagna del debito, anche con rendimenti più in alto di come sono. Non solo la BRI, ma anche la domanda di questa ultima asta confermano questa diagnosi.

Grecia, ancora nessun accordo con i creditori delle banche

Nei negoziati tra il governo greco e i creditori privati delle banche, non vi è ancora alcun accordo. I colloqui hanno familiarità con le operazioni da continuare, ma in un secondo tempo. I colloqui di oggi tra Atene e i creditori privati della Grecia sui dettagli di uno scambio di bond sono finiti per ora senza un accordo. Secondo la Reuters che l'ha appreso da ambienti bancari, la discussione continuerà. "La Grecia ha presentato una proposta ai creditori privati per ottenere una particolare attenzione", si legge nei negoziati. "La proposta non è stata respinta. I negoziati però non possono essere completati oggi". Le banche avevano accettato alcune settimane fa, sulla scia del piano di salvataggio per la Grecia, un cambio dei bond al 50% del loro valore. Condizioni importanti nella trattazione del debito devono ancora essere negoziati. Le delibere sono stati programmate entro due giorni. Uno dei partecipanti ha detto che vi erano stati progressi nei colloqui. Inoltre, come riportato dai distretti, le banche richiedono che i nuovi titoli abbiano lo stesso status di titoli di Stato.

lunedì 12 dicembre 2011

Il caro-benzina non è uguale per tutti

Tutti gli automobilisti italiani che hanno la fortuna di abitare in una fascia di 30 km dal confine hanno la possibilità di fare il pieno in terra straniera con risparmi dai 30 ai 40 centesimi di euro a litro. Questo vale sia per la benzina che per il diesel. Gl'interessati non sono pochi perchè riguardano gli abitanti della Liguria e della Val d'Aosta con la Francia; il Piemonte e la Lombardia con la Svizzera; l'Alto Adige con l'Austria; il Veneto e il Friuli con la Slovenia; la Romagna con la Repubblica di San Marino ed infine quei pochi fortunati romani che possono accedere ad una pompa del Vaticano. Oggi le associazioni dei consumatori delle provincie di Varese e Como, in Lombardia, hanno invitato gli automobilisti a non fare rifornimenti di carburante per protestare contro il recente aumento del prezzo della benzina, dove il diesel è arrivato a costare un euro e 70 centesimi al litro. Una vera mazzata per gli automobilisti italiani e soprattutto per i distributori di benzina della zona che a soli tre giorni dal forte rincaro, hanno constatato che le loro vendite sono crollate del 40%. Soddisfazione invece dei distributori di carburante dei paesi confinanti: Francia, Svizzera, Austria e Slovacchia dove da domenica gli automobilisti italiani a secco di carburante si sono sottoposti a lunghe code pur di risparmiare dai 20 ai 35 euro a pieno, come ai vecchi tempi.

sabato 10 dicembre 2011

Accordo all'UE: ecco i 5 punti base

Bruxelles. - Dopo una notte di maratona negoziale, ecco di seguito i punti convenuti. L'accordo prevede anche che la decisione sia seguita dalla sottoscrizione di un nuovo trattato dovrà essere adottato entro tre mesi da 26 dei 27 paesi membri UE che hanno manifestato già ieri una disponibilità di massima, Gran Bretagna esclusa:

* Sanzioni automatiche contro lo Stato che supera il disavanzo del 3%. Nei prossimi giorni si stabiliranno l'ammontare di tali sanzioni.

* I bilanci dovranno essere equilibrati e il deficit strutturale di ogni Stato non potrà superare lo 0,5% del PIL. La Corte di giustizia europea vigilerà sugli stati affinche ogni paese adotti la cosiddetta "regola d'oro" che prevede l'equilibrio di bilancio nella propria costituzione o in un livello equivalente.

* Gli importi stabiliti per salvare gli Stati saranno aumentati in rapporto alle difficoltà: i paesi dell'UE si sono impegnati a studiare, nel marzo del 2012, se aumentare il massimale del meccanismo futuro di stabilità europeo (MES) attualmente di 500 miliardi di euro. Ancora più importante, entro dieci giorni, si presenterà un bilancio di 200 miliardi di euro di fondi aggiuntivi da rapportare al Fondo monetario internazionale per assicurare che abbia le risorse per contrastare la crisi. Questo denaro potrebbe essere rilasciato attraverso le banche centrali nazionali, anche se il capo della BCE, Mario Draghi, ha avvertito che una simile mossa sarebbe "contraria allo spirito dei trattati europei", in quanto la BCE non può finanziare il debito degli Stati.

* Il futuro MES sarà gestito secondo la regola del voto a maggioranza qualificata, cioè dell' 85% e non all'unanimità come avviene adesso. In particolare un piccolo paese non può opporsi al MES d'intervenire per salvare un altro. Solo Germania, Francia e Italia hanno più del 15% dei voti che equivale ad un veto di fatto.

* Al settore privato non sarà chiesto d'intervenire in caso di ristrutturazione del debito di uno stato come è avvenuto con la Grecia. Clausole standard per l'azione collettiva saranno incluse nei prossimi regolamenti in modo che il settore privato sia trattato alla pari del settore pubblico. Questa clausola ha lo scopo di incoraggiare gl' investitori a cominciare prestare denaro agli stati in difficoltà.

Di fatto da ieri la mappa della UE viene ridisegnata, poichè il Regno Unito ha rifiutato di partecipare alla fase successiva al trattato di Maastricht che aveva fondato la moneta comune. Dopo un vertice, quasi non stop, di due giorni del 7 e 8 dicembre, 26 dei 27 capi di stato e primi ministri hanno deciso di forzare la marcia, con una disciplina di bilancio aggiornata ai diciassette paesi dell'euro ai quali si aggiungeranno gli altri 7 paesi che ancora non hanno l'euro come moneta. Le decisioni prese a Bruxelles per evitare il collasso dell'euro, lascia il mercato in aspettativa. Mai gli europei erano stati legati da una disciplina collettiva che prevede l'automaticità delle sanzioni. Un trattato intergovernativo dovrà bruciare i tempi entro tre mesi. La BCE ha dichiarato la sua soddisfazione, perchè l'operazione prevede momenti di blocco credibili per fermare il fuoco del debito.

martedì 6 dicembre 2011

La UE deve fare un salto di qualità

I mercati azionari hanno reagito favorevolmente agli impegni presi dal Cancelliere Merker e dal presidente francese Sarkozy circa i nuovi interventi che possano costituire importanti passi in avanti nella soluzione della crisi ed evitare estreme conseguenze sul fronte dell’euro e dei rating dei paesi della tripla A. Un importante impulso è stato offerto anche dall’azione congiunta delle principali Banche centrali mondiali a sostegno della liquidità, che ha permesso ai listini azionari di archiviare la migliore settimana in termini di performance degli ultimi anni. La cautela resta comunque d’obbligo, anche per il perdurare di una situazione di estrema incertezza nei mercati, misurata da spread sui titoli governativi a livelli elevati. L’attenzione è ora posta ai nuovi appuntamenti in calendario nella settimana, incentrati soprattutto sulla riunione dell’Eurogruppo, considerata lo spartiacque nell’evoluzione della crisi, a cui si aggiungono le decisioni della BCE in termini di tassi e di nuovi interventi quantitativi. Giovedì la BCE si riunisce a Francoforte. La Banca centrale, secondo le attese di mercato, dovrebbe annunciare non solo un taglio dei tassi d’interesse di 25pb all’1,0%, ma potrebbe addirittura introdurre nuove aste a lungo termine (2 o 3 anni) per finanziare le banche e favorire dunque la corretta trasmissione degli stimoli di politica monetaria. In occasione della conferenza stampa che seguirà la riunione della BCE, saranno probabilmente sollecitati al presidente Draghi nuovi chiarimenti in merito alla strategia di gestione e possibile evoluzione dell’SMP, il programma di acquisto di titoli di Stato condotto dalla BCE sul mercato. Il vero test sarà rimandato in ogni caso a dopo il fine settimana, considerato il fatto che l’8 e il 9 dicembre si riuniranno i Capi di Stato e di Governo europei per decidere quale strategia adottare per affrontare l’attuale crisi del debito, nella speranza di trovare un accordo su soluzioni auspicabilmente convincenti, soprattutto su una proposta comune di convergenza e unificazione fiscale a livello europeo per tutti i 27 paesi della UE.

domenica 4 dicembre 2011

Decreto "salva Italia"

Le nuove misure di correzione fiscale presentate questa sera dal Primo Ministro italiano, Monti, sembrano convincere la maggioranza dei giornalisti presenti in sala alla conferenza stampa. Eguale eco si riscontra nei primi commenti a caldo della stampa estera pubblicati subito dopo la presentazione dei conti. Il decreto preparato dal Consiglio dei Ministri, riunitosi in seduta straordinaria, convocata alle 16.00 di oggi, dovrebbe consentire all'Italia di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Entrambi i piani di austerità adottati nel luglio e settembre di quest'anno, dal precedente governo, per un totale di 60 miliari di €, da soli non sono stati sufficienti infatti a raggiungere questo obiettivo mentre l'Italia rischia di entrare in recessione. Il piano anti-crisi con tagli e imposte draconiane hanno lo scopo di mettere l'Italia fuori dalla crisi del debito. Dopo tre ore di incontri, il governo, che è in vigore da meno di tre settimane, ha approvato un decreto contenente misure di aggiustamento fiscale, per circa 24 miliardi di euro, con una riforma delle pensioni, fortemente contestata dai sindacati. Le misure saranno presentate lunedì pomeriggio ad entrambi i rami del Parlamento che dovrebbero approvare tutto il decreto prima di Natale. Parlando ai cittadini italiani all'inizio di una conferenza stampa, il capo del governo italiano ha avvertito che la crisi attuale è "molto grave" e "potrebbe minare quanto è stato fatto per almeno quattro generazioni di italiani ". Mario Monti ha voluto mostrare se stesso come esempio. "Quando si chiedono sacrifici a tutti i cittadini, è mio dovere rinunciare al mio stipendio di presidente del Consiglio e Ministro degli dell'economia e delle finanze. Questo nuovo piano anti-crisi, per cui il Primo Ministro Monti ha voluto l'adozione di domenica, invece di lunedi è avvenuto a causa dell'urgenza della situazione da prendere in considerazione, comprende tagli alla spesa pubblica, un incremento della tassa sugl'immobili e una riforma delle pensioni. La questione più scottante per il governo era quella delle pensioni per la quale aveva promesso di adottare una riforma «incisiva». Il ministro degli Affari sociali, Elsa Fornero, nell'annunciare l'adozione di questa riforma, ha sottolineato che essa comporterà un aumento dell'età pensionabile e del numero di anni di contribuzione, fissato a 43 anni per gli uomini e 41 per le donne, a partire da gennaio 2012. La riforma prevederà che il calcolo della pensione sarà fatta sulla base della intera carriera e non sulla paga percepita. Le decisioni del governo hanno provocato una protesta immediata da parte dei sindacati, in particolare della CGIL, il più grande sindacato della sinistra, guidato da Susanna Camusso che ha già fatto notare che "40 anni di contributi era un numero magico, che si dovrebbe non toccare. "Le misure sono "socialmente insostenibile" e sono "un duro colpo per i pensionati", si è lamentata Susanna Camusso. Per Raffaele Bonanni, leader del sindacato moderato cattolico Cisl, il governo ha promesso che le misure combinano "disciplina, crescita ed equità", "ma non ha calcolato l'impatto sociale" del piano di austerità che convogliano sui pensionati il grosso dei sacrifici. La necessità di rassicurare i partner stranieri sulla Italia, fortemente indebitata e terza più grande economia della zona euro ha consigliato l'accelerazione di tutta la manovra. L'emergenza è il risultato della sfiducia dei mercati che hanno spinto i tassi d'indebitamento per l'Italia a livelli ritenuti insostenibili per il paese gravato di un enorme debito pari al 120% del suo PIL. L'Italia "non dovrà essere vista in Europa come una casa in crisi", ha dichiarato Monti nella conferenza stampa dopo la riunione di gabinetto, e che egli punta a volere "un Italia orgogliosa della quale non si potrà ridere più come è successo in passato. "In precedenza lo aveva anche detto il sindaco di Bari, Michele Emiliano , che "la situazione è grave in Italia e che è seguita anche da Washington, Pechino e Tokyo". La maggioranza della classe politica italiana è d'accordo sulla necessità di adottare nuove misure di austerità. "La scelta è per un piano molto austero ad evitare un domani il rischio fallimento", lo ha detto al canale televisivo Sky TG24 Angelino Alfano, capo del PDL, il partito di centro-destra dell'ex primo ministro Silvio Berlusconi, per sottolineare la necessità di sacrifici. Emma Marcegaglia, la presidente della Confindustria italiana, ha parlato anche di "una situazione molto grave" e di riforme "essenziali". Solo la Lega Nord, il partito di Umberto Bossi ha annunciato una opposizione frontale alle misure del governo. Per Bossi, la crisi della zona euro è "una sconfitta dell'Italia nella guerra economica.

venerdì 2 dicembre 2011

L'Eurozona a un bivio, necessità di un Europa più forte

Mario Draghi, il nuovo presidente della Banca centrale europea, ieri, in un discorso al Parlamento europeo ha fatto presente che è pronto a prendere nuove iniziative per affrontare la crisi del debito della zona euro, a causa dei rischi per l'economia che sono cresciuti e per le difficoltà del settore bancario. Evidenziando l'azione della BCE e di altre banche centrali che mercoledì sono intervenute sui mercati per fornire alle banche liquidità in dollari, Mario Draghi, dopo un mese dall'inizio della sua presidenza, ha dichiarato che la banca è impegnata a garantire che l'inflazione non superi l'obiettivo di poco inferiore al 2%. Draghi ha assicurato il Parlamento europeo che:"La politica monetaria della BCE è costantemente guidata dallo scopo di mantenere la stabilità dei prezzi nell'area dell'euro nel medio termine - e questo vale per la stabilità dei prezzi in entrambe le direzioni". Draghi ha sottolineato che parlava della BCE in un periodo precedente alla riunione programmata per il primo giovedì del mese e che nulla di quanto aveva detto doveva essere interpretato in termini di future decisioni politiche. Nel suo discorso, i mercati hanno letto un avviso che la BCE punta a un secondo taglio del tasso d' interesse ufficiale nella prossima riunione di giovedì, anche se dovesse spingere l'euro verso una fascia più bassa di quotazione. In questo caso per le aspettative economiche di recessione non dovrebbe essere un grande rischio per un ulteriore aumento dell'inflazione. "Questi commenti non aprono la possibilità di un taglio dei tassi", ha detto Jeremy Stretch, responsabile della strategia valutaria a CIBC World Markets. "La prossima settimana avremo le previsioni degli esperti della BCE che ci daranno sicuramente un downgrade sostanziale delle previsioni di crescita e d'inflazione. Tutto ciò porterà ad aspettative di un taglio di tasso da parte della BCE e all'estensione di misure non-standard. I mercati ne uscirebbero molto frustrati se nulla dovesse accadere la prossima settimana ". Draghi ha anche fatto pressione sui governi dell'Eurozona ad adottare un "nuovo patto fiscale" - un accordo sulle regole di bilancio più strette che ha detto contribuirà a ripristinare la fiducia dei mercati finanziari nella valuta unica. "Credo che i prossimi giorni saranno molto importanti per dirci se facciamo progressi su questo", ha poi aggiunto, pressando i leader europei a raggiungere un accordo nel vertice cruciale del 9 dicembre. Ieri, 1° dicembre, il presidente francese Sarkozy, in un discorso a Tolone, ha riconosciuto la necessità che la presenza europea sia rafforzata nella legislazione dei paesi aderenti. Egli ha riconosciuto che la crisi è talmente profonda che se ne può uscire solo tutti assieme. Germania e Francia hanno promesso di elaborare proposte per una maggiore integrazione fiscale della zona euro da presentare nel summit del 9 dicembre, il giorno dopo ci sarà la riunione della BCE.

giovedì 1 dicembre 2011

La Grecia diminuisce i dipendenti statali

I primi 16.000 dipendenti statali greci lunedì sono entrati in cassa integrazione e fanno parte del piano del governo di diminuire di circa 35.000 unità i dipendenti pubblici nei prossimi mesi per ridurre i costi di amministrazione. Al primo gruppo di 10.000 dipendenti che devono andare in pensione nel 2013 sarà pagato il 60% del loro stipendio per un anno, al termine del quale il dipendente può essere riassunto, ma non avrà diritto ad alcun risarcimento se non troverà o se non accetterà il lavoro offerto. Altri 6.000 dipendenti, che in alcuni casi hanno superato l'età pensionabile, andranno direttamente in pensione. Dal 1° gennaio altri 12.000 dipendenti, ai quali mancheranno due anni per la fuoriuscita in pensionamento andranno in pre-pensionamento, questo avverrà per eliminazione delle loro funzioni o per la chiusura di 36 aziende e agenzie. I piani esecutivi saranno in funzione sino al 2015 e riguarderanno un totale di 300.000 dipendenti. Ad oggi, circa 170.000 posti di lavoro sono stati lasciati liberi grazie a prepensionamenti o mancati tour-over.Un gruppo di dipendenti dell'Aviazione Civile, ora toccati dal programma di cassa integrazione, hanno protestato contro la loro collocazione ed hanno occupato gli uffici di questa istituzione ad Atene. Inoltre, i giornalisti dell'agenzia di Stato ANA, della radio e della televisione pubblica hanno effettuato ieri 12 ore di sciopero per protestare contro la riduzione del personale a causa della prevista chiusura di un canale televisivo e contro i tagli.